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Le alterne fortune della presenza vegetale nelle aree di sepoltura

4. 2

Consuetudini an che

Dall’an chità, la de nizione dello spazio consacrato ai mor coincide nella maggior parte dei casi con la delimitazione di uno spazio aperto, a conta o con la vegetazione 17. Nei sepolcri notabili degli an chi Egizi erano scolpi o dipin ninfee e

 or di loto ad adornare le pare , oltre ai  ori veri depos al momento del funerale.

La cultura araba e musulmana, nel sud della Spagna e a orno al Mediterraneo, curava in modo par colare i cimiteri come giardini. I Turchi inaugurarono per primi la consuetudine di piantare un cipresso accanto ad ogni sepoltura.

I Greci non ri utavano la sepoltura neppure ai nemici, perché credevano che un corpo insepolto fosse un’o esa agli uomini e agli dei: da ciò si comprende come fosse importante il culto dei mor . Era consuetudine adornare le tombe con asfodeli, amaran e mir ; nelle necropoli si piantavano rose e  ori per le o erte rituali. Mentre i poveri erano sepol in necropoli extraurbane, i benestan facevano costruire i propri monumen funebri nei loro possedimen di campagna. A personalità importan ed agli eroi erano tributa onori speciali, anche erigendo giardini funerari in loro omaggio, dove collocare la sepoltura e recarsi per celebrarne la memoria (ad esempio nell’Accademia platonica). La vegetazione aveva scopo ornamentale, ma già erano privilegia alcuni ‘alberi funerari’ come le conifere, consacrate a simbolo dell’immortalità e u lizzate anche per le pire funerarie.

Molte tombe etrusche, che si conformavano come vere e proprie abitazioni pietri cate ed erano raggruppate in necropoli che richiamano da vicino la ci à, erano dipinte con alberi, piante, animali e scene di vita quo diana, mentre all’esterno gli alberi ingen livano i viali di quelle case silenziose. Dal tumulo etrusco ricoperto di terra deriva la  pologia romana, che spesso è coronata da alberi dispos sugli spal archite onici (ad esempio il Mausoleo di Augusto) o più semplicemente da un bosche o di alberi pianta nella terra. Da questo modello deriva il tumulo botanico.

“Dell’arte funeraria romana sono rimaste solo le tracce più durevoli, le tombe ed i monumen di pietra o di marmo lungo le strade consolari e le strade importan

che si dipanavano dalle ci à. Dello stre o legame del culto romano dei mor

col mondo vegetale [...] non rimangono che evidenze di fonte le eraria” 18: del mondo romano si conoscono mol cimiteri mura , in genere con un monumento centrale importante, e veri e propri giardini funerari che consistevano in recin

priva contenen una o più sepolture e sistema a giardino con piante potate in modo formale e  ori odorosi. La presenza dell’acqua, an doto del fuoco delle pire crematorie, enfa zzava un perfe o bilanciamento, per un senso di riposo completo.

Fon , statue e passeggiate ombrose assicuravano che il giardino fosse un’oasi di pace

e bellezza di cui il defunto stesso poteva avere esperienza. Il paesaggio ideale di un oltretomba paradisiaco poteva essere goduto sulla terra, poiché il giardino funerario simboleggiava il giardino dell’aldilà, ed i romani facoltosi lasciavano donazioni per garan re con nuità e inviolabilità di tali giardini ed assicurarsene un godimento perpetuo. Nel recinto erano racchiuse piantumazioni che fornivano  ori, fru a e vino per onorare il defunto, come vigne e rose in abbondanza che assicuravano o erte per le libagioni ma anche una rendita fondiaria per mantenere gli stessi mausolei: la produzione aiutava a  nanziare il sostentamento del giardino e delle tombe. Vi erano edi cate case es ve e sale da pranzo a nché i familiari potessero ritrovarsi per i festeggiamen durante i giorni di commemorazione. Gli epita alludono alle rose ed altri  ori, alla tomba collocata in un giardino di delizie e all’urna inghirlandata.

FIG. 4.6 Ricostruzione del Mausoleo di Augusto, Roma, 28 a.c. Gli alberi decorano il tumulo archite onico.

questo arche po sarà ripreso nell’archite ura rivoluzionaria. [da ETLIN pag. 285]

FIG. 4.7 Cimitero pomario nell’Abbazia di San Gallo: orto e giardino sono luogo di sepoltura, con tombe simmetriche alternate a quinconce intercalate da elemen vegetali ordina a scopo u litario e medita vo. [da VERCELLONI tav.

12]

FIG. 4.8 Albero di tasso al centro del cimitero. Nei paesi nordici è consuetudine piantare dei tassi presso gli ingressi ed al centro dei luoghi sacri. [da AUZELLE pag. 81]

FIG. 4.9

An co churchyard.

[da ARIES images

 g. 28]

Avvento del cris anesimo e condanna delle usanze pagane

Nel cris anesimo an co le consuetudini legate al culto ‘vegetale’ dei mor

rimangono molto simili alla tradizione romana, sopra u o quando nel 313 la religione è liberalizzata e si possono collocare i recin funerari all’aria aperta (subdiali) fuori dalle ci à, ed i benestan concedono terreni di proprietà situa in campagna per is tuire sepolcre in cui si possano riunire tu i ‘fratelli nella fede’. Nel corso del tempo, la natura ha ripreso il sopravvento su ques spazi non cara erizza

dall’archite ura, e non ne resta traccia.

Nel corso del Medioevo 19, mentre cresce l’aspirazione ad essere sepol il più vicino possibile alla chiesa e alle reliquie, si consolidano due  pologie di stru ura: ad atrium, con arcate per le fosse comuni e ossario nel campo centrale, oppure un basso recinto per le fosse individuali all’interno del perimetro consacrato o coemeterium, termine che designa non solo il luogo delle inumazioni, ma tu o il terreno consacrato di per nenza della chiesa che bene cia del diri o di asilo (azylus circum ecclesiam).

Questa usanza si allarga man mano a stra più ampi di popolazione e perdura  no a

 ne Se ecento, nonostante preveda nella maggior parte dei casi sepolture anonime (è malvista la pra ca di ‘innalzare i cadaveri dal suolo’, preferendo l’inumazione) o quantomeno la separazione tra giacitura del corpo e monumento commemora vo.

È da rilevare che in questo spazio prote o che gode del diri o di asilo, in genere collocato in posizione centrale nel villaggio, si svolgono tu i momen salien della vita comunitaria: ritrovi e riunioni, merca e commerci, feste e balli, in un intreccio/

promiscuità/con denza tra vita e morte, come una reale danse macabre.

In questo spazio aperto condiviso tra diverse funzioni, anche la vegetazione e le sepolture si contendono il posto,  no ad una sorta di prevenzione u ciale contro le piantagioni nei cimiteri: a  ne ‘500 il Concilio di Trento risolve di bandire qualsiasi forma di vegetazione allo scopo di ra orzare la tradizione cris ana che aveva sempre ri utato la presenza di alberature vicino alle tombe, considerata una cara eris ca delle sepolture pagane. Anche a Milano, nel 1573 è imposta la costruzione di mura o siepi ed interde o l’ingresso agli animali. Ai tempi della Chiesa trionfante, nei cimiteri è bandito ogni  po di vegetazione e anche in seguito vengono rinnova tali divie , in quanto alle preoccupazioni religiose si assommano quelle sanitarie, con la paura che prodo vegetali provenien dai camposan , che nel fra empo sono abitualmente sfru a dai contadini come pascolo o fru eto, siano poi des na

all’alimentazione umana. In Francia il vescovo di Rennes ordina nel 1636 che i tassi vengano “sradica e tol dai cimiteri, poiché i contadini se ne servono per ca vi usi”:

l’ordine viene eseguito, ma è osteggiato dal popolo con violenza, tanto che i tassi in

Bretagna sono ripianta in gran numero 20. Tu i divie di cara ere religioso sono sempre contravvenu , e ancora nel 1765 un decreto del Parlamento di Parigi di da

“i por eri e chiunque altro di piantare alberi ed arbus nei cimiteri”.

Auzelle 21 so olinea che in realtà la nozione di albero funerario è variabile nel corso dei secoli, e l’arboricoltura del XVI secolo non ha necessariamente le ostentazioni simboliche che le si sono a ribuite a posteriori. Nondimeno, il privilegio che hanno certe specie di conservare il loro fogliame ha rivelato la loro vocazione simbolica già dall’an chità, ed il cris anesimo si richiama al paganesimo an co, a ribuendo all’ornamentazione vegetale della morte un valore este co (giardino) e meta sico (resurrezione). A questa simbologia si rifà la vegetazione dei conven e dei chiostri con i viridarium, termine che signi ca allo stesso tempo fru eto e cimitero.

Sarebbe però abusivo dare un peso eccessivo alla dotazione  oreale o arborea: essa è un elemento accessorio nell’ordinamento dei cimiteri, e sarebbe un anacronismo elevarla ad un ruolo che non le appar ene.

FIG. 4.10 Bosquet religieux, Hazon, 1801. [da ETLIN pag. 264]

FIG. 4.11 Proge o di cimitero, F.V.

Pérard de Montreuil, 1775 ca. [da BERTOLACCINI pag. 31]

FIG. 4.12 Champ de repos, Chambry e Molinos, 1799. [da AUZELLE pag. 128]

Dalle prime

 mide apparizioni all’esterno del recinto, gli alberi tornano nel proge o,  no al cimitero concepito come un parco pi oresco.

Il diba to illuminista sulla funzione sanitaria della vegetazione

In Francia a par re dal 1770 sono pubblica numerosi studi che indagano le cosidde e teorie areiste 23: la natura dell’aria, le cause che ne determinano l’alterazione ed i sistemi per boni carla; e gli alberi sono tra gli accusa . “Etrange interdic on [...] alléguait-on ou croyait-on que les planta ons étaient suscep bles de gêner la circula on de l’air, condi on essen elle pour que le cime ère ne soit pas un danger pour les vivants? [...] Quelle curieuse compe  on entre les morts et les planta ons!” 22.

Nel 1783 una Dichiarazione Reale decreta l’allontanamento dalla ci à di tu quegli impian che producono ‘ri u ’ considera fonte di contagio, cimiteri compresi, nel nome del già citato con i o sano/insano in cui dal controllo dell’insalubrità consegue il controllo dell’inquietudine. I primi regolamen di polizia mortuaria prescrivono quindi la realizzazione dei deposi extraurbani come spazi spogli e disadorni, essenziali all’estremo e privi di ogni copertura vegetale 24. L’interdizione alla presenza della vegetazione è mo vata dalla preoccupazione che le masse frondose possano imbrigliare le corren d’aria e le radici possano rallentare lo smal mento dei liquami, e in generale siano un pericolo per il mantenimento dell’assoluta salubrità del luogo:

“i cimiteri si costruiranno in un luogo aperto, poco distante dal centro abitato, della dimensione che chi governa giudicherà più idonea [...] dovranno essere circonda da un muro alto, ed avere una porta forte e sicura [...] In ques cimiteri non dovranno crescervi vi , alberi, arbus né piante di alcun genere, non solo quelle che danno fru , ma anche quelle che non danno alcun fru o, né quelle che possano servire da pasto per gli animali. Ugualmente non può crescervi il  eno, né alcuna erba verde che possa essere mangiata” 25. Solo cipressi o pioppi italici sono al limite ammessi lungo i viali di accesso o intorno ai con ni, che avvertano della des nazione sacra del luogo richiamando immagini funerarie dell’an chità classica 26.

Nel 1803 il Ministro dell’Interno francese Jean-Antoine Chaptal, redigendo il proge o di legge che sarà alla base dell’Edi o di Saint Cloud, viene osteggiato in questa teoria dai più illustri scienzia e igienis , come l’abate Joseph Priestley, che nel fra empo hanno vagliato gli studi sulla fotosintesi cloro lliana e sulla capacità delle piante di donare salubrità agli ambien , generando “una vera doccia di aria puri cata”, favorendo l’assorbimento delle esalazioni me  che e profumando l’ambiente, sopra u o nel caso si scelgano essenze resinose, più indicate per i luoghi funebri anche per le cupe tonalità del fogliame.

Anche la reazione alle condizioni di degrado in cui versano i cimiteri urbani parigini è una causa importante dell’introduzione massiccia della vegetazione: la presenza

degli alberi all’intorno e dentro i cimiteri avrebbe modi cato la  sionomia inquietante di quei luoghi. Se l’assenza di alberi nei primi cimiteri extraurbani se ecenteschi è dovuta in parte all’estrema essenzialità ed anonimato con cui si concepisce lo spazio, senza par colare interesse per l’apparato decora vo, ben presto i pregiudizi che avevano accompagnato le prime ipotesi proge uali sono accantona in favore di una natura partecipe della scena funebre con scopi igienici, consolatori ed emozionali.

Il riconoscimento u ciale è sancito nel 1804 con l’emanazione dell’Edi o di Saint Cloud 27 che, mi gando il radicalismo delle prescrizioni di anonimato ed egualitarismo, concede maggiore spazio all’inizia va personale (anche dal punto di vista monumentale e scultoreo) ed all’aspe o este co ed emo vo, anche se non accenna a possibili con gurazioni archite oniche: “On y fera des planta ons, en prenant les précau ons convenables pour ne point gêner la circula on de l’air”.

A seguito della la rivoluzione francese, l’albero viene considerato come un vero e proprio simbolo funerario des nato a segnalare, proteggere e depurare i cimiteri e durante il XIX secolo anche la Chiesa  nisce con l’acce arlo. D’ora in poi, la scelta di usare o meno gli alberi è a carico del proge sta: la scienza e la religione li hanno riabilita in modo de ni vo 28.

La riconciliazione roman ca tra cimitero e giardino

La vegetazione è contemplata nelle tra azioni teoriche sui cimiteri ancor prima del consolidarsi delle nuove scoperte scien  che, e già precocemente nel 1788 Quatremère-de-Quincy 29 elogia la presenza degli alberi nei recin funebri sopra u o per il loro aspe o malinconico: “la plus ancienne manière d’embellir les cime ères isolés c’est d’y planter des arbres: déja chez les anciens le cyprès étoit des né au deuil des tombeaux, comme la rose au plaisirs de l’amour”. Allo stesso modo nelle relazioni del 1801 per la proposta di un nuovo cerimoniale, Bernardin De Saint-Pierre e Delille 30 pre gurano una natura riconciliata in modo de ni vo con lo spazio cimiteriale in cui il giardino assume il compito simbolico di esprimere un nuovo culto dei defun . Nello spazio razionale della morte si insinua lo spazio funebre di  loso e poe , luogo di visita, meditazione e conforto, la tendenza alla malinconia e cupezza viene ra orzata dalla poesia no urna e sepolcrale, che tes monia la nascita del culto moderno dei mor rivendicando il diri o all’immortalità laica 31. L’in uenza dei pi ori paesaggis , come Poussin, fornisce immagini pi oriche ispiratrici della sepoltura roman ca nella

‘dolce Arcadia’ e l’isola dei pioppi di Ermenonville, celebrata dal  losofo Rousseau ne è la sua interpretazione costruita ed esempio da imitare. Nel tra ato di Hirschfeld sull’arte del giardinaggio, i Jardins de cime ère “pre gurano il cimitero pubblico

FIG. 4.13 Cimitero di Green-Wood, Brooklin, 1847. [da ARIES images  g. 345]

FIG. 4.14 Cimitero di Nunhead, Londra, 1843 ca. [da CURL pag. 233]

FIG. 4.15 Cimitero di Tower Hamlet, Londra.

[da CURL pag.

240]

La somiglianza con un parco pubblico in cui passeggiare è evidente.

come un parco, un luogo di meditazione e di svago all’interno del quale le tombe, uscite dall’anonimato dei grandi e scarni recin se ecenteschi, acquistano nuova autonomia, manifestano un mutato rapporto con la morte che da privata diviene pubblica a raverso la celebrazione del defunto, an cipano un rinnovato culto dei defun e un nuovo modo di intendere le sepolture all’interno dello scenario naturale, che avrà massima espansione nell’archite ura dell’O ocento” 32.

Da questo momento l’archite ura funebre si lega in modo indissolubile al tema del giardino commemora vo: i cimiteri vogliono proporsi come Campi Elisi, spazi del riposo eterno dove la natura sublimata può distogliere dai tris ricordi 33. Nei proge

viene suggerita una vegetazione abbondante come elemento di rallegramento del riposo dei mor , e vengono privilegia gli aspe naturalis ci e paesaggis ci.

Il camposanto si conforma talvolta come un belvedere sul paesaggio circostante, e cambia anche il modo di concepirne i con ni: scompaiono le barriere che presidiavano lo spazio neutro e disadorno, mentre si cerca di dilatarne i con ni ed estenderne i signi ca 34. In proposito il proge o di Giraud prende a modello i giardini inglesi, realizzando un fossato che non interrompe la vista sull’esterno, siepi e rampican che mascherano il muro di cinta.

FIG. 4.16 Chiesa e cimitero di S. Ma a a Breslavia. E’

probabilmente questo l’aspe o di mol cimiteri urbani prima della riforma. [da LATINI pag. 10]

FIG. 4.17 Incisione del cimitero degli Innocen a Parigi prima della chiusura.

colpisce l’aspe o brullo e smosso del terreno, con pochi monumen , personaggi occupa in faccende di vario genere, cortei funebri e becchini al lavoro, lo charnier colmo di ossa. [da AUZELLE pag. 46]

4. 3