finalmente Onorina sidecidea parlare.
—
Agata trovache bisogna dirvi tutto; tantoil
bene come
ilmale, saremodunque
franche in tutto; iocredoinfatti che questosia il meglio.Prima
di tutto,signorEdmondo,
vipregodi cre-dere che lediceriechesitengonosul nostroconto non ci fanno alcuncaso-, voi avrete inteso par-laredi unacertasignora Droguet...—
Questadonnatanto curiosa,soggiunse Agata, chestettenascosta tuttoun
giornoinun cespuglio per ispiareilpassaggiodelsignorPaolo.— E
cheha ricevuto tanto male Freluchon,
perchèeglisi recò a
domandare
dime
in casa sua?—
Perloappunto...icampionidellasuasocietà, che eranovenutia visitarci, cihanno
fattopassarela voglia di conoscerla per intiero; noi non siamodunque
andatea far visita nè alla signora Dro-guet, nèallesue amiche, lesignore Jarnouillard eRemplumè.
Ecco ilnostro primodelitto: esso era assaigraveIMancare
ai riguardi dovuti a queste signoreenonunirciallaloro società; que-sta fuun’offesa chenon ci si potè perdonare.Da
queltempo
si cominciòa trovare che le nostre fisonomie erano sospette; in seguilo voisapete che ilcaso ci feceavere due volteper protettore90
il proprietario della Torricella; egli cicondussea casa una serache una vacca ci aveva spaventa-to... poiun’altravolta cheun’orribiletempestaci avevasorprese in
mezzo
alla campagna...Ma
inun
paese piccologli èben difficileche qualcuno entriin una casasenza chevi sifaccia osserva-zione... noifummo
veduteincompagnia
diquel signorechenon voleva saperne di loro... credo anche eh’io fossi appoggiata al suo braccio...ciò dovette necessariamente aumentare lastizza di quelle dame... colui che da quasi nove anni abita,io credo,in questi dintorni e che sem-pre avevarifiutato ogni relazione con legrosse cuffie del paese, offrivaorailsuobraccioa noi...
anoi, nuovearrivate eforestiere...infine,per ac-crescere le ciarledi questa gente, poco
tempo
fa siete venuto voi ed avete appigionato tuttauna
casa pervoi solo...— E
che importa a loro di questo?... ioho
pagalosei mesi anticipati...— Che
cosaimportalorodiquesto!...Ehisignore!tuttoimporta aglioziosi che
non haunoafar
al-trochea cercardi saperequanto si fa in casa deiloro vicini.In'ine voi venitespesso avisitar-ci... enon frequentatenessun altro... si deve
dunque
pensareche...chelanostracompagnia
vipiacemolto1 . ,
— Ah
Isignora... forse voimi
ditequesto perchè ionon
sia più tanto assiduo...o intendete proi-birmidi venirvi a visitare!...—
IoDon dicoquesto, ma...Onorina sembrava impacciata, Agata era tre-mante,
Edmondo non
esita più.—
Signora,egli dice, voglio crederecheve-dendomi
venire in casavostra cosìassiduamente, voi nonavretegiammai
suppostocheun
deside-97 rio colpevole,
un
sentimento frivolomi
vi gui-dasse...Ma
vedo eh’è meglio ch'iomi
spieghi...che vi parlicon franchezza,che anche in questo
iosegua il vostroesempio... Ionon devo lasciar sussistere alcunodioso sospetto...Signora,s’io vi dicessi che
amo,
che adoro madamigella Agata,io non vi apprenderei niente di nuovo... perchè voiavetedovuto indovinare quest’amore, che
mi
riuscìassaidiffìcilenascondere...
Ma
confessandovi ciòch’io provo perlei,vi dico anche che ilmio
solovoto,la mia maggiorefelicità saràquelladi chiamarla mia moglie...esenon ve lodissipri-ma
d’ora... fu perchèvolevo sapere...
per-chè desiderava assicurarmi...se dalsuolato... la signorina...
—
Egli volevaesseresicuro eh’ioloamavo
..vedi tu, mia
buona
amica,grida Agatachenon
poteva più contenere la suagioia,edora n’èben certo... eccociòche attendeva perparlare.— Ebbene,
Agata!... che dite Voidunque?
mormora
Onorina, mentreche lagiovanetta, con-fusa perciòcheleera sfuggito,rimaneinterdetta ecommossa.
Ma Edmondo
si precipita ai ginocchi di Ono-rina, dicendo:—
DI grazia,signora, non la rimproveratee permettetech’ellanon ritratti quelle paroleche mi fannocosì feliceI...Onorina guarda
un
istante idue
giovani inna-morati, poi sorride e prende adambedue
lamano.
—
Calmatevi,ragazzi... ionon
holaciera cosi rigida, almeno lo credo1 via, sedetevi qui * pressodime
e discorriamo.Voiamate
Agata...si,senza dubbio, iolo avevo indovinato, ed è perchè
ho
fede nelvostro onore che ho permesso98
le vostrevisite. Ella pureviama...perchèdovrei biasimala, se da questo ricambiodisentimenti deve nascere la vostra felicità?... Voi desiderate di divenire suo marito...
ma
prima di tutto fad’uopo checonosciate tutto ciòche riguarda co-lei a cui voletedare il vostro nome. Agata non porta cheil
nome
di sua madre...Montoni. Giu-lia, la sua poveramadre,
fuamata daun
gio-vanedell’alta società,il conteAdemaro
di Haut-mont. Questinon abbandonò
coleichesieradata alui; eglil’amava teneramenteecontava farla sua sposa,ma
per non romperla conla sua famiglia, attendeva che unacircostanza favorevole gli permettessedi contrarretalematrimonio.Ohi-mè
I lutto adun
trattoilgiovanedisparve...Giu-lia non lo rividepiù, non ne ebbe più notizia-nulla...nulla... e lasciandolaei leavevaancor det-to: arivederciben prestoI ed aveva copertodi baci suafiglia alloradell’età disei anni.
— Oh!
questo è assai strano... il conte eradunque
ritornatoin senoalla sua famiglia?—
No... Giuliafece prendere informazioni.. .non le sidiede alcunanotizia del padre di sua figlia...esei annipiù tardi la povera
madre mi
confidava sua figlia, dicendomi: iomuoio... ve-gliate sulla mia Agata, acui non restatechevoi per amarla. Ecco, signorEdmondo
, tuttoquello che riguarda colei che volete nominare vostra moglie...— Oh!
signora, voinon crederete, spero,che
ciò possa per nulla diminuirel’amore
che sento perlei, nèilmio
desideriodifarnelacompagna
della mia vita...—
Vedi tu, mia buona amica...
ciònon
cambia punto i di lui sentimenti, io ne ero si-curaI...99
—
Cara Àgata, le«venturedi vostramadre non
possonocherendervi piùinteressantea’miei oc-chi.Ma
lascomparsa improvvisadi vostro padre mi sembra pureassai straordinaria... essa deve dipendere da qualche avvenimento misterioso...chisa?...da qualchedelitto forse...
— Ahi
noi l’abbiamospesso pensato...— E
maiun
indizio, unacircostanza non ha potutofarviscoprirechecosa glisia successo?—
Nulla1...finchévisse la mia poveramadre, ellanon
cessò d’indagare,d’informarsi...ma non
giunsea trovarlatracciadicoluicheleaveva giu-ratoamore
eterno! alla suamorteioavevododici anni,non potevopiùfaraltroche piangerela miabuona
madre...edamare
teneramente colei che ebbe la bontà di prèndersicura delt’orfanella.Agatasi getta nelle braccia di Onorina che asciuga vivamente alcune lagrime che scorrevano da’ suoiocchi epoi ripiglia:
—
Adesso,giovani fidanzati... perchè da que-sto giorno vi considerocome
tali, parlirraodi coseserie. Obliamo perun momento
l’amore...che
dev’essereunacosa assaidolce,ma
chenon
basta percondurre una famiglia...ahi ioparlo adessocome
un vecchio tutore,non èvero?Ma
i vecchi
hanno
quasi sempreragione,giacchésta della loro l’esperienza,quelgrande insegnamento chesi paga assai caro perchè serva a qualche cosa.La
mia Agata non ha nulla... niente di dote!...ohimè!
io non posso dargliela!... e voi, signorEdmondo,
qual’ è la vostra posizione?...Pensate che noiviabbiamo dimostrato unaintiera franchezza...
— Oh!
ionon voglioingannarvi, signora, nè farmi migliorediquellochesono. Ioavevo rice-vuto 60,000franchida uno zio...gliavevacollo-100
cati, eperqualche
tempo mi
contentai di vivere conla rendita...ma
presto...conoscenze... circo-stanze... follie..—
Bastai noi indoviniamo... avete mangiato tutto?...—
No, osignora,mirestanoancoraun
20,000 franchi...ma
ho delle speranze,otterròun
im-piego... un posto vantaggiosom’ò
stato pro-messo...— Ebbene,
signorEdmondo, non
trovate voi più ragionevoledi aspettare a maritarviquando
avrete avutotaleposto? Primieramentevoi siete moltogiovane!... eAgataavràdiciasette annitradue
mesi...mi sembra che voi possiate aspettare unpoco...—
Voi avetesempreragione, signora.Sposandola signorina,io v glioassicurarlealmeno una po-sizionefelice... ionon vogliotremare per 1* avve-nire... adesso che ioso chevoi consentitealla nostra unione... adesso chenoi, siamofidanzati
,
avrò ilcoraggio diaspettare1...
Ma
faròinmodo
chearrivi ben presto quelgiorno incui potrò offrimele marito degnodi lei.— Ohi
ionon sono ambiziosa, gridò Agata, 10 non ho alcuna fortuna.—
Tacete, signorina, disse Onorina,credo in veritàchevoi abbiatemeno
giudiziodiEdmondo...fortunatamente ne avròio pervoi...Eccovi fidan-zata... ed ora che le cattive lingue dicano ciò che vogliono,Tonietta avràil dirittodi rispon-dere loro:se ilsignor
Edmondo
Didierviene so-vente presso la mia padrona si èperchèegli è11futurosposo di madimigella Agata.
Idue innamorati sonoal
colmo
dellagioia,e
Edmondo
lascia queste signore con lasicurezza diessere amatoe di vedereun
giornocompiti40i
tutti isuoi voti.Onorina lasciache Agata
gu-sti quella dolce meditazioneche seguesempre
allacertezza d’essere unitiall’oggetto della pro-priascelta;elladiscendesola nelgiardino; la gior-nataera superba; arrivataall’estremità del giar-dinoella apre una porticina cheriferiva sopra una strada pocofrequentata,
ma
donde si ve-devano i dintorni anche più lontani. Onorina riguarda macchinalmente dal lato del podere dellaTorricella.Ella fa senza pensarvi qualche passo sulla strada, poi si asside sottoun’grosso noce, ai piedidelquale, un tronco d’albero rovesciato formava
un
sedile naturale.Onorinastava da qual-chetempo
aquelposto,contenta della felicitàdi Agata, dicendoasè stessache dovevaessere cosa bendolcel’ispirareamore
aqualch’uno chesiama, allorché tuttoa untrattoella sentìqualche cosa rasentarela suamano;
ilsuo primomovimento
fu quellodella paura,
ma
taleapprensionesvanì nonappena
ellavide vicinoasèAmico,ilbelcane del proprietariodella Torricella.Amico
testimoniòad Onorina lagioia eh’ esso provava per averlaincontrata,leccandolelemani
esaltellandoled’intorno;poi spinse la famiglia-rità finoaposare lesue
due zampe
anteriori sulle ginocchia della signora, la quale riceveva con piacere tali testimonianzed’amicizia, epassandolesue mani’ sul collo di
Amico
gettava qual-che sguardointornoasè,perchèlapresenza del caneannunziava sempre quella del suo padrone.Ma
ella ebbe un bel guardarsidattorno, non vide alcuno. IntantoAmico
lalasciòperun momento
eanch’esso andòa guardare da luttii lati, poi ritornò verso Onorina, allaquale abbaiando sem-brava volesse indirizzare una domanda.102
— Vedo
beneciòchelucerchi,mio
buoncane...èAgatache tu
domandi;
Agata che tusei abi-tuato aveder sempre conme!
Oggiiosono soia-bisogna contentarsi della mia compagnia...ma
anche lu sei solo,Amico... per qualcaso sei tu venutofin quisenza il tuo padrone?... ora sei molto lontano dalla tua dimora ... edè per venirea veder noi che sei partito daila Tor-ricella?...èil tuopadrone che timanda?...
Ilcanedopo avereascoltato sicollocòaipiedi diOnorinae visiadagiò conquell’
abbandono
,
conquella pigriziache usanogiianimali allorché prendono
un
postochefa loropiacere.—
Parech’ei non pensiadallontanarsi,pensò Onorina, questoè singolare,ilsuopadrone èdun-que
qui vicino.Inquel
momento Amico
volse vivamentela te-sta senza abbandonare il suo posto. Onorina volse gliocchidallapartechesembrava indicarleil cane ed ellascorseil proprietario della Tur-ricella salire
un
piccolo sentiero chedal villag-gioconduceva alla strada su cuiella si tro-vava.Paolonon Vavea veduta,ma non
po-tevamancare
di passarlepresto viciuo...Onoriua abbassògliocchi,ma
ilsuobraccio rimase posato sul canecome
per obbligarlo a non lasciarla.Scorsi alcuni minuti. Paolo si fermava in fac-cia alla giovanedonna, edil suo caneloguar*
dava fissamente e senzamoversi,
come
per dir-gli: quisista benissimo.—
In verità, signora,iotemo
cheilmio
fe-deleAmico
abusi troppo dellabontà chevoi gli dimostrate,dissePaolo salutandoOnorina, esso ètropposcreauzato... bisognavascacciarlo.— E
perchè, signore, avrei cacciatoquestobuon
cane chemi
dimostra amicizia?... essa non è403 cosatanto
comune
... e di questa credochesi possafidarsi.— Oh
!sìsì,diquestasolamente...— Oh!
signore...voi noneccettuate alcun’ al-tra?... sarebbeassai tiiste il pensareche nessun altropossa nutrire amicizia pernoi...Paolo nonrispose,e rimaserittoinnanzi a Ono-rino;egli contemplavail suo canee sembrava indagarel’espressione di contentezza che gli si leggeva negliocchi.
—
Signore,disse Onorina dopoun momento,
sevoi vi volete riposare,il tronco d’albero, sul qualeio sono seduta è abbastanza grande per tuttie due...io non vi offro di entrarein casa mia...
quantunque
essa sia adue passi daqui...poichénon essendovi voi
giammai
degnato di aderireai nostri inviti, debbo presumere cheessi non visienograditi...Il padrone d’
Amico
tacque ancora,ma
si assisesul troncod’alberoafianco della giovane donna, ed ilsuo cane chel’avea seguito colio sguardo allungò una dellesuezampe
e la appog-giò sopra ilsuo padrone contemplandolo conariagrandemente
soddisfatta. Onorina aspettavacheil
suo
vicinoleparlasse,ma
egli continuava nel silenzioesembravaimmerso
nellesueriflessioni.Onorina che aveavoglia di discorreresi decise acominciare per la prima.
— È
moltotempo
chevoiabitatequestopaese, signore?...— Poco
più di noveanni, signora.— E
vivete solo nellavostraproprietà ?—
Quasi!...—
Voi avete abbandonato ilmondo
dibuon
ora...
—
Si abbandona facilmente ciò che si di-sprezza!m
—
Oh, signore, tale disprezzo non può com-prenderetutto ilmondo,
lasciatemelocredere...—
Vihanno
senza dubbioeccezioni,signora...ma
io... io fui cosi crudelmente provato chemi
è lecitod’avere cattiva opinione degli uo-mini!...— Ah
!...eforseanche, delledonne?
—
Delledonne
ancora più!—
Veramente!...eperchèuna donna
viavrà ingannato, voi le disprezzate tutte!...Permettete eh’io vidica, signore,chetutteledonne
nonsi rassomigliano.— Nondimeno
esse sono state perme
tutte eguali!— Ah!
voi siete statodunque
ingannato da parecchie.—
Finchénonsitrattachedi piaceri...difol-lie... si
può
sempre scusare, perdonare...ma
vihanno
diquei tradimenti chearrivano al cuore, che producono conseguenze funeste... chetrasci-nano
sventure irreparabili...Ah!
questenon
siperdonano mai.
—
No,ma
siversano i propri dolori nel seno di una persona che ci consoli... checerchi di farci obliarelenostrepene o almeno di raddol-cirle...^—
Ionon hogiammai
incontrato similiper-• sone!
— Come
ne avrestepotuto incontrare se fug-giteogni compagnia, ogni consorzio ?—
Ioho quello delmio
cane...essomi
àma...esso
non mi
tradirà... nonèvero,Amico?
Per tutta risposta
Amico
che avea dirizzate le orecchie echetenevasempre appoggiatalazampa
sinistra sul suo padrone, allungòla destrae la pose sulleginocchia'di Onorina.
105
—
Iq verità, Amico, tu diventi troppo fami-gliare, dissePaolo facendoun movimento
per ri-tirarelazampa
che il cane avea allungala,ma
Onorina gli fermòilbraccio:
—
Lasciatelo... voi vedete eh’ essomi
ama...eciòforsevi rincresce?
—
No...no,signora... soltanto...—
Ciòvistupisce?—
Confessoche...conoscendovi appenadacosì poco tempo...—
Voi non comprendete nulla dell’amicizia chemi
dimostra ilvostro cane...ma
la prima volta eh’ esso ha veduto Agata è corso a farle mille carezze... questoèancor piùsingolare.—
Diffatti ioho soventedomandato
ame
stesso,ma
invano,donde potessederivarequesta affe-zioned’Amico
peruna persona ch’egli non avea inai veduto...—
Iocredevo,signore,che avrestemeglio in-dovinato gl’ istintidiquestobuono
e fede! servi-tore...almeno
dopo quantome
ne avevanodetto...— E
checosa vihanno
detto, signore?— Che
ilvostrocane aveaildono d’indovinarei sentimentichegli estraneiprovavano peril suo padrone...chein virtùdiquestoistinto,esso acco-glieva assaimale i vostrinemici, eh’ esso bron-tolava ed abbaiavadietro le persone dicui voi dovevatediffidare, mentre alcontrario esso
testi-moniava
moltaamicizia a quelle che.sisentivano inclinate anutrire per voi... una sincera affe-zione...Onorina
avea quasibalbettato quest’ultime pa-role.Paolo
fissò allorai suoi occhi sopra i linea-menti dolci esimpatici della giovane signora, elasua fronte,ordinariamente
ingombra
di nubi Kock. Paoloeilsuocane.Voi. 4. 8106
sembrò
rischiararsi; si sarebbedetto cheperlaprima volta dopo molto
tempo
una sensazioqc gradevolefacessepalpitareilsuo cuore.—
Didatti,signora, riprese Paolodopo unmo mento,
ilmio
canemi
ha dato soventi pro-ve ditale istintosingolare...ma non
avevo io ildiritto didubitare dellasua seconda vista?...come
supporre che voi possiate sentirepermr
la più leggiera affezione... io non ho fatto nulla permeritarla...
—
Voi dimenticate, signore,chegià duevolle avete acquistato dirittialla nostra riconoscenza, la sera della vacca... equella dell’uragano... che sarebbestatodi noisenza il vostroaiuto1?— Qualunque
viandante avrebbe fatto quello chefeci io...—
Ora lo vedo, signore, cotesla è una risolti zionegià presa...voi non volete vedere intorno avoi che personecattive... false... traditrici...— Oh!
signora...— Ma
voi avreteun
bel fare... il vostro cane chesene intende ci terràsempre per sue ami-che^,A
voi, guardate confessomi
fìssa... par.chqfapprovi le
mie
parole... seesso continua amostrarmi tanta amicizia,scommetto che voi dif-fidereteanchedi lui, non èvero, signore?...
— Ah
! signora,al contrario... iopenserò aver finalmente trovato ciò eh’io credevo introvabi le.,cioèuna buona amica!..Inquel
momento
Agatacomparve
alla piccola porta delgiardinogridando:—
Onorino!OnorinaL.
sei qui?—
Eccomi, dissequesta alzandosi, ionon
ero molto lontana.—
Ti ho cercatadappertutto ed ero inquietaperle... oh,ecco Amico...
buon
giornomio buon
cane.
107 Amico avealasciatoilsuo posto per correre ai-rincontrodi Agata,ches’accorsealloradel pro-prietariodella Torricella;ellaglifeceungrazioso saluto,dicendogli:
—
Se avessi saputoche il signore era vicinoa te,nonsarei statainquieta,poiché egli èsempreilnostroprotettore...
—
Io non ho ancorafattonullapermeritarmi questo titolo, rispose Paolo salutando Agata.Ma
miriputereiben fortunato, signorina,sein realtà
miriputereiben fortunato, signorina,sein realtà