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Antefa o: sacralità della natura, luoghi sacri

Il conce o di sacralità insito nella natura e nei ‘viven vegetali’ che la rappresentano ha origini an che e si ritrova in tu e le culture: nell’uso a  ni proge uali del materiale vegetale, come singola specie e nella composizione di forme, la memoria è un elemento determinante. Cer arche pi e certe immagini di paesaggi sono lega ad un certo luogo e si stra  cano nell’immaginario colle vo 3, siano essi consuetudini di col vazione, immagini le erarie, signi ca simbolici. Prendendo ad esempio il cipresso, esso può richiamare alterna vamente il paesaggio toscano, una famosa poesia o la sua consacrazione ad albero funerario per eccellenza. Il terreno sacro ai mor è impregnato di tali signi ca allegorici.

Ciò è tanto più vero quando alcune cara eris che peculiari del luogo naturale fanno percepire in modo più intenso un signi cato sacrale o religioso. Allora qualsiasi cosa può essere vista come ierofania 4 e di conseguenza diventare ogge o di venerazione. Si parla in questo caso di Genius Loci, ma non è così per tu : c’è chi con nua a vedervi solo la cosa in sé, poiché è di fa o fondamentale il contesto culturale in cui l’osservatore è inserito e il  po di educazione del suo sguardo 5.

“Esistono luoghi che scuotono l’anima dal letargo, luoghi avvol , immersi nel mistero, prescel per l’eternità per essere sede dell’emozione religiosa [...] Quante volte [...]

ci è capitato di imba erci nel limitare di un bosco, in una ve a, in una fontana, in un semplice prato che ci imponevano di far tacere i pensieri per ascoltare il profondo del nostro cuore! Silenzio! Gli dei sono qui” 6. Un altro fa ore che so olinea la sacralità di cer luoghi è la frequente permanenza di una des nazione religiosa in si par colari anche nella successione di cul diversi.

FIG. 4.1 The sacred grove, Arnold Bocklin, 1882. [da IMPELLUSO pag.

296]

Da sempre l’uomo ha a dato alla natura il compito di proteggere i propri congiun 7: la convinzione che gli elemen del mondo naturale siano in mamente lega al compianto o alla commemorazione dei defun ha origini tanto remote da potersi considerare innata nell’uomo, forse dal gesto di posare una pietra per segnare un luogo di sepoltura, forse dal ciclo della vita che i vegetali perpetuano. La ricchezza dei ri che uniscono l’uomo, la morte e la natura segnalano come sia an co e radicato il senso di custodia dei mor a raverso l’u lizzo di forme vegetali.

Speciale rilevanza tra ques luoghi è assunta nell’an chità greca e la na dal bosco sacro. Si può dire che esso sia “alla base della nascita del complesso sen mento nei confron della natura che in uenzerà la successiva rappresentazione del giardino” 8. Infa la mitologia classica tributa cul esclusivi agli elemen naturali in cui si ri ene che abi no le divinità e le forze primigenie dell’universo. In queste selve incontaminate e solitarie, non corro e da mano umana, l’uomo può entrare in conta o con il divino.

Nel mondo greco il bosco è un luogo ameno in cui si percepiscono l’armonia e la grazia (apollineo), mentre la concezione la na introduce l’aspe o terri co (dionisiaco) e l’uomo prova  more e sgomento. In seguito, grazie alla contaminazione con  loso e orientali, viene reintrodo o l’elemento este co.

Altro elemento da sempre dotato di forte carica religiosa e simbolica è l’acqua 9: le grandi civiltà del mondo an co sono sorte sulle rive di grandi  umi, che sono diventa elemen mitologici e simbolici per eccellenza assieme alle  gure ad essi

associate (ponte, barca). Fiumi ancestrali irrigano l’Eden, delimitano le terre emerse, segnano il con ne con l’aldilà. L’acqua possiede un principio vitale duplice: con ene e genera la vita vegetale ed animale ed è essa stessa un ‘essere’ mutevole, mobile e rumoroso, che sembra vivente. Non a caso, la presenza di fon è una costante dei santuari, in luoghi consacra da even miracolosi.

Il principio della terra madre 10 generatrice della vita è forte nei popoli an chi, che pra cavano l’inumazione so o la terra, anche in posizione embrionale. Il grembo prote vo accoglie l’uomo dopo la morte per reinserirlo nel ciclo vitale della natura, manifestato dal rinnovarsi della vegetazione. Alle origini della cultura la na il mondo dei mor veniva già associato alla campagna lavorata, alla terra che la mano dell’uomo rende fer le, come metafora del ciclo agrario e del legame tra terra, decomposizione e nuova vita generata dal seme ge ato nel solco 11. Se per i pagani questo è il luogo dell’ul ma dimora, per i cris ani nella terra si a enderà la resurrezione della carne.

La  pologia della gro a è una variazione di questo tema ed è anch’essa un arche po della sepoltura, e anche il sarcofago man ene uno stre o legame con la terra.

FIG. 4.2 - Mausoleo del duca di Montagu, Burlington 1742. [da COLVIN  g. 299]

FIG. 4.3 - Tomba piramidale ricoperta di erba, Brandeburgo 1871. [da COLVIN  g. 320]

FIG. 4.4 - Ricostruzione in pianta e prospe va di un mausoleo romano nel suo giardino

funerario. [da COLVIN  g. 44]

Da sempre l’albero è l’organismo che meglio incarna il ciclo della vita, il rinnovamento e la forza generatrice, ed è per questo considerato un intermediario con l’aldilà e un custode dei mor . Già nell’an co Egi o, Osiride è la divinità sia dei mor che della vegetazione 12. Presso diversi popoli è di usa la tradizione di piantare un albero ogni volta che nasce un bambino, a nché cresca con lui e ne sia il riferimento simbolico naturale. Quando l’uomo muore, viene sepolto ai piedi del suo albero che con nua a vivere e fru  care come suo monumento funerario 13. In altri casi, la sepoltura è individuata da un albero piantato sopra di essa. Nei paesi nordici è presente la  gura dell’albero custode, centro simbolico a orno al quale la famiglia crea il proprio cimitero privato, senza alcuna recinzione.

So o diverse forme, a ngendo agli elemen sopra cita , si assiste alla formazione di uno spazio sacro e religioso che consacra il rapporto tra l’uomo e la natura e, se des nato al culto dei mor , è caricato da espressioni di commemorazione 14. Si può dire che ancora oggi “fare un giardino, in fondo, è un modo di invocare la natura, enunciare una sorta di preghiera in cui si sussurra la speranza di non averla ancora perduta. Per questo, non importa quali siano il disegno o le piante scelte, un giardino ci potrà persuadere solo quando trasme erà sommessa la sensazione che vi vibri una qualche invisibile corda che riconne a a un non so che di sorgivo e forse selva co.

Chiamiamolo il nostro an co cercare, tra le piante, la vita” 15.

FIG 4.5 Foto d’epoca della Via Appia an ca, 1880 circa.

“La Via Appia è il più mirabile dei cimiteri an chi, in nitamente evoca vo [...]

Pini romani ombreggiano la strada,  nché la strada si apre e dà vista sulla pianura, dove si possono vedere le ombre delle nuvole chiazzare il paesaggio.

Le tombe, collocate tra pini e cipressi, creano un paesaggio d’Arcadia indimen cabile.

Pini, mir , cipressi e rose sono a anca

alla rassegnata bellezza delle tombe in rovina”.

(cit. trad. da Curl, p.68) [da www.

fondazionezeri.

unibo.it]

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