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5.1 Negazionismo e antisemitismo

Nel discorso pubblico, dalla seconda metà del XX secolo in poi, anche a causa di una certa superficialità e pigrizia culturale, il tema dell'ebraismo è stato quasi

204 M. Pasqua, “Fuori la feccia ebraica da atenei e procure”, sul web liste nere e appelli al boicottaggio, in “la

Repubblica, 21.07.2011

205 ivi

sempre associato al tema della Shoah e del nazismo. Sebbene l'ebraismo possa contare su una storia estremamente lunga e ricca è sufficiente visitare una qualsiasi libreria per scoprire come ancora oggi la stragrande maggioranza dei volumi dedicati all'ebraismo o alla storia ebraica sia quasi esclusivamente incentrata sull'Olocausto.

Di particolare attualità è il tema del negazionismo della Shoah riguardo al quale nel mese di ottobre del 2013 il Parlamento Italiano aveva ipotizzato l'istituzione di un vero e proprio reato207. Il ddl del Senato è stato però poi ritrattato anche in seguito a

un appello della Sissco, Società italiana per lo studio della storia contemporanea, che aveva denunciato la pericolosità di una legge atta a limitare la libertà d'opinione208.

Si può considerare il negazionismo intrinsecamente una forma di antisemitismo? Negli stessi giorni in cui in Italia si discuteva di introdurre il reato di negazionismo, la International Holocaust Remembrance Alliance209 adottava una definizione

operativa di negazionismo e banalizzazione della Shoah. Nel documento si sancisce che la negazione dell'Olocausto “nelle sue varie forme” è senza dubbio una forma di antisemitismo in quanto viene considerato automaticamente come mezzo per

“sollevare il nazismo e l'antisemitismo dalla colpa o dalla responsabilità nel

genocidio del popolo ebraico210”. La questione in realtà è più complessa e ha a che

vedere, come osserva Amos Luzzatto211, soprattutto con l'uso che il negazionista fa

delle sue tesi: se il negazionismo viene utilizzato a fini propagandistici per

“strumentalizzare la gente” è chiaramente antisemitismo mentre potrebbe non esserlo se semplicemente “impiegato al fine di condurre un'indagine storiografica o

filosofica212”. Su posizioni simili si pone Sergio Romano che scrive:

207 L. Romano, Ok del senato al reato di negazionismo, in “il Giornale”, 15.10.2013

208 F. Grignetti, Cade il reato di negazionismo “Prevale la libertà d'opinione”, in “La Stampa”, 26.10.2013 209 L'International Holocaust Remembrance Alliance è un'organizzazione intergovernativa che, basandosi sulla

Dichiarazione di Stoccolma, si dedica alla sensibilizzazione dei leader politici sul tema dell'Olocausto. Le radici dell'organizzazione furono piantate nel 1998 dall'allora primo ministro svedese Goran Persson sotto il nome di Task Force for International Cooperation on Holocaust Education, Remembrance, and Research. L'IHRA è composta da trentuno Stati membri e da quattro paesi osservatori rappresentati da membri dei rispettivi governi. Due volte l'anno sono previste riunioni ospitate a rotazione. www.holocaustremembrance.com [consultato il 09.01.2014]

210 Dal documento ufficiale leggibile alla pagina web http://www.holocaustremembrance.com/working-definition-

holocaust-denial-and-distortion [consultato il 04.01.2014]

211 Amos Luzzatto è una delle più importanti personalità dell'ebraismo italiano. Dal 1998 al 2006 è stato presidente

dell'Unione Delle Comunità Ebraiche Italiane

Ma la maggior parte dei negazionisti, quale che sia la loro tesi, ha uno scopo politico, esplicito o sottinteso. Vogliono indurre nel lettore la

convinzione che dietro la letteratura sul genocidio e l'importanza che esso ha nelle società occidentali […] vi sia un preciso disegno ebraico: tenere in scacco la Chiesa Cattolica, esercitare continue pressioni sui debitori e sui loro eredi, conferire una maggiore legittimità allo Stato d'Israele e alle sue politiche palestinesi. Considerato in questa prospettiva il

negazionismo può considerarsi una forma di antisemitismo213.

5.2 Strumentalizzare la Shoah?

Il negazionismo in chiave anti-israeliana non è comunque l'unico modo in cui la

Shoah può essere utilizzata a fini politici. Nella narrazione del conflitto israelo-

palestinese, infatti, una delle tesi sostenute con più forza dalle voci ostili a Israele è quella che vede lo Stato israeliano e i suoi sostenitori strumentalizzare la tragedia della Shoah per legittimare le sue politiche o la sua stessa esistenza214. Il libro che più

convintamente ha denunciato questo uso è probabilmente L'industria dell'Olocausto del già citato Norman G. Finkelstein. Nel volume lo storico americano distingue tra “l'Olocausto nazista”, inteso come evento storico, e “l'Olocausto”, che invece

considera la rappresentazione ideologica dello stesso. Quest'ultimo, nell'opinione di Finkelstein

ha dimostrato di essere un' arma ideologica indispensabile grazie alla quale una delle più formidabili potenze militari del mondo, con una fedina terrificante quanto a rispetto dei diritti umani, ha acquisito lo status di «vittima», e lo stesso ha fatto il gruppo etnico di maggior successo negli Stati Uniti215.

Non sorprende il fatto che affermazioni del genere abbiano provocato

incandescenti polemiche nel mondo accademico. Finkelstein è stato accusato a più

213 S. Romano, Il Paese delle molte storie, Rizzoli, Milano, 2007

214 C. Strenger, Israeli and World Leaders Must Stop Using the Holocaust for Political Goals, in “Haaretz”, 18.04.2012 215 N.G. Finkelstein, L'industria dell'Olocausto. Lo sfruttamento della sofferenza dgli ebrei, cit., 2002,

riprese di diffondere stereotipi anti-ebraici e il suo libro è stato addirittura definito, per parte dello storico britannico Omer Bartov, come una sorta di variazione degli infami Protocolli dei Savi di Sion216. Da parte sua Finkelstein si è sempre difeso

dall'accusa di antisemitismo ricordando continuamente il suo essere ebreo figlio di reduci dei campi di concentramento nazisti di Auschwitz e Majdanek217.

E' dedicato a questi temi, sebbene trattati con toni molto differenti, il saggio di Abraham Burg Sconfiggere Hitler. Per un nuovo universalismo ebraico218. L'autore

denuncia dall'interno219 lo strano rapporto tra l'Israele contemporaneo e il ricordo

della Shoah e dell'incubo nazista, considerato da Burg una sorta di fardello

psicologico dal quale lo stato Israeliano sarebbe ancora eccessivamente influenzato, per non dire ossessionato. La Shoah, estratta dal suo contesto storico, scrive Burg, è utilizzata anche nell'ambito del conflitto con i Palestinesi per giustificare “barriere, blocchi, assedi, uccisioni” da parte dello stato d'Israele in quanto nulla sarebbe ad essa comparabile220. “Tutto ci ricorda il trauma, tutto ci sembra minaccioso”221 scrive

Burg affermando la necessità della società israeliana di andare oltre questi temi, liberarsi del fardello, “sconfiggere Hitler”, appunto.

Come emergerà anche nel terzo capitolo, dedicato al confronto fra gli articoli de “il Giornale” e “il manifesto”, i richiami all'antisemitismo nazista e alla Shoah sono molto frequenti anche fuori da Israele, specie nel contesto del conflitto israelo- palestinese.

Il tema della strumentalizzazione della Shoah continua a creare polemica anche nella più stretta attualità. Ne è un perfetto esempio il botta e risposta nell'ottobre del 2013 tra il già citato Gianni Vattimo e il presidente dell'Unione delle comunità

ebraiche italiane (UCEI) Renzo Gattegna in seguito alla partecipazione del primo alla trasmissione radiofonica satirica La Zanzara. Interpellato sull'argomento dai

conduttori del programma Vattimo, si dichiarò “scandalizzato dell’uso spregiudicato

216 O. Bartov, A tale of two Holocausts, in “New York Times Book Review Desk”, 06.08.2000

217 Si veda a questo proposito il video, piuttosto famoso, ribattezzato “Crocodile tears”, in cui Finkelstein risponde

molto duramente ad una studentessa ebraica in seguito ad una conferenza all'Università di Waterloo. Il video è consultabile al link http://www.youtube.com/watch?v=Kw7FJ9y8m4M [consultato il 10 aprile 2014]

218 A. Burg, Sconfiggere Hitler. Per un nuovo universalismo ebraico, Neri Pozza, Vicenza, 2008

219 Burg, fino al suo ritiro nel 2004, è stata figura di spicco della scena politica israeliana. Più volte membro della

Knesset ne è stato anche speaker dal 1999 al 2003.

220 A. Burg, Sconfiggere Hitler. Per un nuovo universalismo ebraico, cit. p.136 221 ibidem

che fa Israele dell'Olocausto per giustificare la propria politica di oppressione nei confronti dei palestinesi222”. Immediata la risposta di Gattegna che rovescia l'accusa

di strumentalizzazione verso lo stesso Vattimo dichiarando: “Strumentalizzare e banalizzare la Shoah a fini politici è un crimine e come tale deve essere trattato: su questo punto non sono possibili compromessi e ambiguità di alcun genere223”. E'

interessante, quindi, osservare come l'accusa di strumentalizzazione possa essere utilizzata sia dalle voci ostili a Israele, sia, in chiave opposta, da chi invece Israele lo difende. Prese di posizione come quella di Gattegna evidenziano come le accuse a Israele di utilizzo politico della Shoah possano venire considerate esse stesse come strumentalizzazioni in quella che viene presentata come una sorta di variante del “negazionismo”.