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Immagine 19 - Carlo Vichi

“La fede e' lo stimolo che induce a percorrere il sentiero della vita anche quando e' tortuoso e buio: non lo spiana, ma lo illumina.”88

C. Vichi

Carlo Vichi (Montieri, 1923) è un imprenditore italiano proprietario e Amministratore Unico della Mivar S.a.s.

88 Carlo Vichi – 2013

Pagina | 112 Carlo Vichi inizia l’attività nel 1945 a Milano in Via Ugo Tommei

5 costruendo piccoli apparecchi radio – VAR – (Vichi Apparecchi Radio) dal nome del fondatore Carlo Vichi (22 anni). Dopo un periodo artigianale di 2-3 anni, intuendo l’importanza della componentistica, si specializza nel settore, fornendo l’emergente industria radio di allora, sviluppandosi nella successiva sede di Via Curtatone 12 e occupando 80 dipendenti.

Nel 1956 l’innovativa modulazione di frequenza “F.M.” dà lo spunto per il ritorno al prodotto finito. Viene infatti progettato e costruito un originale apparecchio radio, che verrà commercializzato con il marchio “Mivar” (Var preceduto dalla sigla “MI” Milano) il cui brillante successo porterà all’ampliamento in Via Strigelli 13 e all’occupazione complessiva di 200 dipendenti.

Nel 1958 il crescente interesse per la televisione e la maturazione della mentalità industriale, porteranno alla decisione di costruire il primo stabilimento di Via Giordani, 30 sempre in Milano, dove gradualmente si occuperanno 400 dipendenti.

Nel 1963 la concreta affermazione del prodotto Mivar e lo sviluppo della T.V. a colori, impongono un ulteriore passo avanti. Allo scopo viene scelta un’area in Abbiategrasso Via Dante 45, dove verrà costruito il secondo stabilimento, che diverrà operante fra il 1968-70 occupando 800 dipendenti.

Nel 1990 conscio della fondamentale importanza che la qualità dell’ambiente di lavoro ha nei rapporti aziendali, ricchi di esperienza e di mezzi e col privilegio di avere a disposizione una vasta area in una città di antiche tradizioni in provincia di Milano, si inizia la costruzione del futuro insediamento della Mivar sul fronte Alzaia Naviglio di Bereguardo in Abbiategrasso. Con il nuovo insediamento fu collegata la principale via cittadina (Viale Mazzini) con una vasta area agricola di 300.000 mq. dando così l’avvio alla realizzazione di un complesso industriale per la costruzione di televisori unici al mondo. Un’opera simbolica, la terza progettata e diretta dall’ufficio tecnico della Mivar, un esempio concreto di architettura industriale con climatizzazione integrata nella copertura e tutti gli impianti a vista nel sottopiano del pavimento. Per realizzare questa opera c’erano alle spalle oltre cinquant’anni di esperienza industriale che a tutt’oggi sono diventati più di sessanta. Un lungo periodo di lavoro che ha fornito tutti i mezzi per finanziare l’impresa e garantire in ogni evenienza la sua esistenza ed efficienza. Nel 2000 l’opera era conclusa e parzialmente attivata col trasloco degli uffici amministrativi e commerciali seguiti subito dal servizio assistenza e magazzino ricambi. Il tempo per il collaudo degli 8 grandi montacarichi installati nei due edifici alti 30 metri ed anche il deposito prodotti finiti e spedizioni fu attivato.

Pagina | 113 I lavori sarebbero regolarmente proseguiti se un fatto inaspettato

non avesse messo in allarme il settore del televisore: dopo una ventina d’anni di gestazione, apparvero i primi televisori piatti a cristalli liquidi “LCD” con una qualità d’immagine mediocre e un prezzo 5-6 volte maggiore di quelli con tubo catodico. Quindi soltanto un’originalità per pochi amatori. Grazie però al loro aspetto declassarono drasticamente i televisori tradizionali, tanto da causarne il rifiuto. Non ci fu scampo: per evitare il loro crollo, forzatamente si accetto il crollo dei prezzi. Bastò questo perché i pochi costruttori rimasti si arrendessero senza nemmeno tentare l’avventura dei televisori piatti. Al contrario la Mivar: modernamente attrezzata e totalmente autonoma per la costruzione delle attrezzature di produzione, accettò con entusiasmo la sfida, mobilitandosi immediatamente per acquisire la conoscenza tanto dello schermo

“LCD” come pure quella della tecnologia digitale.

Nel 2005 la Mivar poteva costruire regolarmente i televisori

“LCD” malgrado la difficoltà di reperire la componentistica perché non solo erano spariti i componenti europei, ma, ridicolo a dirsi, essendo spariti anche tutti i costruttori di televisori, la sola Mivar non giustificava la presenza in Italia dei componentisti asiatici.

Non fu tanto mortificante per l’azienda il dover acquistare in Aisa cercando i prodotti e trovare i fornitori disposti a vederli alla Mivar, bensì l’obbligo di passare attraverso intermediari e con pagamento logicamente anticipato.

Giunti al 2008 la Mivar ha concluso la produzione dei televisori a tubo catodico, ora produce soltanto televisori “LCD”; una quantità ridotta perché i detentori dell’oltre 90% del mercato, per realizzare ottimistiche previsioni, vendono ad ogni costo.

Negli ultimi anni la Mivar ha subito ingenti perdite ripianate col capitale sociale com’è giusto che sia. Si è adattata alla situazione, arroccandosi nel vecchio stabilimento di Via Dante 45, ha costruito centomila televisori “LCD” con piena soddisfazione dei clienti, continuando regolarmente a produrre televisori fatti in Italia89.

89 Fonte: Mivar Abbiategrasso – Milano “Complesso industriale unico al mondo specializzato nella costruzione di elettrodomestici”

Pagina | 114 2.1.c.viii Cremonini: Gruppo Cremonini per il sociale

Immagine 20 – Luigi Cremonini

“Ho sempre pensato che la cultura fosse un modo per diventare diversi e migliori …"90

“Nell'attuale contesto produttivo, siamo consapevoli che l’impegno

“etico” di un’impresa è entrato direttamente nella catena del valore, rendendo necessaria l’applicazione di leve competitive coerenti con lo

“sviluppo sostenibile”: l’impresa assolve al suo ruolo innanzitutto perseguendo gli obiettivi economici che garantiscono la crescita e l’occupazione, ma non può trascurare il contesto sociale e lo stretto

legame con il territorio all’interno del quale realizza la propria attività.”

L. Cremonini

Il Gruppo Cremonini, nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa, sostiene diverse iniziative socio - culturali sul territorio.

Nel 2011 Cremonini ha sostenuto, sotto forma di donazioni o sponsorizzazioni, oltre 50 iniziative di assistenza sanitaria, di beneficenza, culturali e sportive, per il 50% realizzate nella provincia di Modena.

L’azienda privilegia, per quanto possibile, interventi di carattere continuativo per garantire un più efficace raggiungimento degli obiettivi. Tra le principali realtà socio-assistenziali sostenute da Cremonini si possono ricordare Telefono Azzurro, Fondazione ANT Italia Onlus, Policlinico di Modena, Policlinico Campus Bio-Medico di Roma, Comunità di Sant’Egidio, UNICEF, Comete, ecc. In campo culturale, oltre alla gestione del Sito archeologico “Città dell’Acqua” a Roma, Cremonini è socio fondatore della Fondazione del Teatro Comunale di Modena, sostenitore della Fondazione Longhi, del Festival del Cabaret emergente, ed altro.

Durante l’emergenza terremoto che ha colpito l'Italia in questi anni (Aquila e Modena) ha sempre contribuito in modo concreto per aiutare

90 http://www.adnkronos.com/IGN/Altro/?id=3.0.4139101303

Pagina | 115 le persone e collaborare alla ricostruzione attraverso la donazione di

prodotti alimentari, aiuti finanziari alle Associazioni operanti sul territorio e prestito temporaneo (da 3 a 6 mesi) di contenitori refrigerati o camion per consentire la conservazione degli alimenti durante l'emergenza.

All’estero, la presenza di Cremonini è capillare in Africa, sia con piattaforme logistico - distributive, che con impianti di lavorazione.

La missione della ditta Inalca del Gruppo Cremonini è da sempre quella della commercializzazione e distribuzione di prodotti alimentari, dalla carne al pesce surgelato, per espandersi negli ultimi anni, anche a diversi prodotti del “Made in Italy”. L’esperienza maturata nel continente africano negli ultimi 20 anni, ha permesso ad Inalca di sviluppare una buona rete commerciale locale, in grado di coprire tutti i segmenti della distribuzione: dal catering, alla ristorazione, al retail. Attraverso la formazione dei lavoratori, Cremonini conta in Africa circa 500 dipendenti, di cui solo una decina provenienti dalle sedi italiane. Sin dall’inizio Cremonini ha voluto investire nella manodopera locale per la creazione delle infrastrutture per la vendita e distribuzione dei prodotti commercializzati.

Con l’obiettivo di sviluppare la filiera produttiva in loco, Cremonini, dopo aver creato infrastrutture per la distribuzione di prodotti agroalimentari, collabora con le autorità locali dei paesi africani per lo sviluppo delle filiere produttive in loco per le attività di allevamento, macellazione, trasformazione e vendita. In definitiva, il modello di business di Cremonini non si basa sulle semplici attività di trading, o su attività produttive de-localizzate, ma punta al trasferimento del know-how produttivo e tecnologico della filiera agroalimentare, contribuendo in modo significativo allo sviluppo economico delle comunità locali.

A queste attività legate alle dinamiche economiche dell’impresa, si affiancano consolidate attività di carattere filantropico: donazioni di carne in scatola per le popolazioni per combattere la fame, sostegno di progetti per la scolarizzazione (per es. la costruzione di una scuola a Kipanzu, in Congo), finanziamenti di progetti sanitari di varie Onlus, sia per attività ospedaliere che per la lotta alla malnutrizione e alla epidemie.

Nel 1985 Cremonini infatti acquistò l’immobile “ex cinema Trevi”

di via San Vincenzo 9, a pochi metri della celebre Fontana di Trevi.

Alla fine degli ani ’90 venne presa la decisione di ristrutturare l’intero stabile e fu allora (settembre 1999) che le ruspe scoprirono le prime tracce della mura romane.

Luigi Cremonini decise di finanziare i lavori di scavo e restauro dell’intera area archeologica e nacque l’idea di allestire un sito

Pagina | 116 museale “in loco”, in modo da poter rendere fruibile al pubblico sia i

resti delle abitazioni romane sia i reperti riportati alla luce.

Il Gruppo Cremonini, oltre ad aver finanziato gli scavi, le indagini e il restauro, ha contribuito a valorizzare l’area archeologica, con l’allestimento di un sito museale in loco oggi ribattezzato “ Città dell’Acqua”.91

Dal 2006 con la creazione del “Premio Montana alla Ricerca Alimentare”, il Gruppo Cremonini è impegnato ogni anno a sostenere giovani ricercatori italiani (il limite di età è di 40 anni) per incoraggiare la ricerca scientifica sull’alimentazione, con l’obiettivo di contribuire concretamente al tema della qualità, dell’innovazione e dello sviluppo che ne può derivare.

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