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The Celestial Omnibus and Other Stories

LA NARRATIVA BREVE DI FORSTER

2.1 The Celestial Omnibus and Other Stories

The Celestial Omnibus è la prima e più apprezzata fra le raccolte di Forster

e mette insieme racconti precedentemente pubblicati su periodici specializzati. L’autore la dedica “To the Memory of the Independent Review”5, rivista mensile redatta da un gruppo di amici di Forster che lo avevano incoraggiato a scrivere.

Benché scritti in origine per essere pubblicati singolarmente, i racconti lasciano trapelare una certa unità, visto che l’atmosfera che vi si respira è quella del mondo classico, greco e latino, le cui tracce sono presenti in tutte le prime short

stories forsteriane. Nei racconti, gli aspetti che rimandano a queste culture sono

molteplici e sono testimoni della profonda influenza che quest’ultime, anche attraverso i viaggi fatti in nazioni come l’Italia e la Grecia, hanno avuto sull’autore. Il tema generale di questi prime short stories è quello del conflitto fra la vita dell’immaginazione e quella “pratica” del reale, rispettivamente rappresentate da due avverbi ricorrenti: absolutely e practically. Il mondo della fantasia è un assoluto, “absolute”, mentre la realtà è pura praticità. Nel racconto “Other Kingdom”, per esempio, la parola practically viene costantemente usata dall’ottuso Mr. Woters, che non riesce a vedere nulla al di là di guadagno, profitto e buone maniere inglesi.

Nei racconti presenti in questa prima raccolta tre figure del mito sono portatrici dei valori forsteriani: Hermes, Pan e Orione.

La figura del dio Hermes è centrale e Forster vi fa riferimento anche nell’introduzione alla raccolta del ’47, dedicando il libro a Hermes Psicopompo il quale, come l’autore scrive: “can anyhow stand in the prow and watch the disintegrating sea”6. L’accezione, quindi, che l’autore sceglie di mettere in evidenza, e che è centrale nei racconti, è quella del dio come traghettatore, viaggiatore fra due mondi. Hermes nella mitologia greca era uno dei pochi capace di andare e venire dall’Ade, il mondo dei morti. In lui si incarnava lo spirito del passaggio, dell’attraversamento; egli si oggettivava, per i greci, in ogni tipo di

5 E. M. Forster, “Introduction”, in Collected Short Stories, Penguin Books, London, 1988, p. 6. 6 Ibidem, p. 7.

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scambio, trasferimento, violazione, transito, tutti concetti legati al passaggio da uno stato, o da un luogo, all’altro. È per questo che la sua figura viene messa in relazione con tutti i cambiamenti che accadono nella vita e nella condizione umana, in special modo con il cambiamento più importante ed inevitabile, la morte. Egli non è, infatti, solamente il dio messaggero, ma è allo stesso tempo un conduttore di anime. In un certo senso, quindi, nell’accezione scelta da Forster, assimila delle caratteristiche proprie della morte diventando una life/death figure7. Hermes non appartiene né al mondo della vita né a quello della morte, ma il suo vero luogo di appartenenza è lo spazio liminare fra i due mondi. Come la dedica ci suggerisce, Hermes sa, meglio di chiunque altro, stare fermo, mutevolmente immutabile, a guardare quello che Forster percepiva come la distruzione del nostro mondo.

Questa posizione interstiziale è tipica nella mitologia classica solo di alcune figure, come Demetra e la figlia Proserpina. Hermes viene raffigurato dall’autore come “the beautiful young friend and guide, particularly a guide to the dead, and young death, also beautiful and ardent”8. Questi due particolari aspetti sono, inoltre, caratteristici anche di Eros, il dio dell’amore, figura, però, allo stesso tempo di amore e di morte. A tale riguardo Judith Scherer Herz fa riferimento al racconto di Thomas Mann, “Morte a Venezia”, dove il protagonista trova la morte dopo aver visto ed essersi per la prima volta innamorato di un giovane ragazzo, Tadzio. Hermes viene raffigurato in Forster allo stesso modo, come una figura che opera al di là dell’educazione e della morale, traghettatore verso un mondo migliore, spesso coincidente con la morte. Data tale corrispondenza, la critica ha attribuito all’Hermes forsteriano anche il ruolo di Eros, vedendo un’unione delle due figure nei testi dell’autore. In ogni caso, molto spesso, la figura di Hermes rappresenta in Forster anche un punto di vista, un modo di vedere e agire, tanto da diventare una parte fondamentale del double-sexed spirit9 della Fantasia. Il tipo di esperienza che Hermes simboleggia è contrapposta a quella scientifica e si identifica con quella mitologica; tale polarizzazione nei vari testi è espressa con la già citata contrapposizione fra absolutely e practically. L’esperienza che viene proposta

7 Judith Scherer Herz, “The Narrator as Hermes: a study of the early short fiction”, in E. M. Forster:

a Human Exploration, ed. by G. K. Das and John Beer, New York University Press, New York,

1979, p. 18.

8 Ivi.

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tramite Hermes, quindi, trascende il dato scientifico e si apre alla possibilità del soprannaturale e dell’impossibile, pur rimanendo comunque dentro ciò che viene considerato come esperienza naturale. Queste sono le esperienze che i personaggi dei suoi racconti sperimentano; partendo molto spesso da una concezione scientifica e realistica della vita, accade un avvenimento che stravolge tutto ciò in cui hanno creduto fino a quel momento.

La seconda figura mitologica che nei testi rappresenta i valori forsteriani è Pan. Pan è il dio della natura, dell’agricoltura, delle selve, dei pastori e delle greggi, sempre raffigurato come un satiro; è il figlio di Hermes e della ninfa Driope. Il mito racconta che la ninfa fuggì impaurita una volta visto l’aspetto del figlio, mentre Hermes lo raccolse e lo portò con sé sull’Olimpo (benché non sia da considerare una divinità olimpica). Secondo la mitologia greca, Pan non viveva sul monte Olimpo, ma, amante della natura, abitava sulla terra, dove amava pascolare le greggi sui monti dell’Arcadia. Spesso viene associato a Fauno, soprattutto nella mitologia latina, venendo poi a rappresentare tutte le creature naturali.

Pan è una figura che appare spesso nelle short stories di Forster; soprattutto in queste prime stories, egli è spesso una semplice entità chiamata a rappresentare l’astrazione del desiderio, il suo risveglio e la sua urgenza, come si può notare nel racconto “The Curate’s Friend” o in “Story of a Panic”.10 In quest’ultima, Pan si manifesta come forza esplosiva e distruttrice, chiamato a sovvertire e distruggere l’ordine precostituito. Attraverso la sua manifestazione, il giovane Eustace si sveglia dal torpore in cui è assopito e riesce ad entrare in stretto contatto con la natura. Pan si manifesta spesso in questo modo, chiamato a risvegliare le reali necessità del protagonista e a spingerlo a soddisfarle. In ogni caso, non è mai una figura a sé stante, ma rimane sempre legata a quella dominante e sempre presente, seppur implicita, di Hermes.

La terza figura mitica che spesso appare in Forster è, infine, quella di Orione, il cacciatore. Orione è la stella più conosciuta e più brillante, posizionata vicino all’equatore e visibile in quasi tutte le parti del globo. Sorge in autunno, chiamando giovinezza e avventura.11 Secondo la mitologia Orione era figlio di Poseidone ed

10 Alan Wilde, “The Naturalisation of Eden”, cit., pp. 196-207. 11 J. Scherer Herz, op. cit.

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Euriale; molti sono i miti che trattano della sua vita, come tanti e conflittuali sono quelli che riguardano la sua morte. In quasi tutti, comunque, è implicato uno scorpione, così da spiegare la posizione opposta nel cielo che hanno le due costellazioni. In ogni caso, in Forster Orione è chiamato a rappresentare la promessa di libertà, “a vision of the enlarged male self, the rough woodsman”12.

Pertanto, benché in alcuni casi non espressamente nominato, il mito soggiace a tutti i testi di questa prima raccolta, svolgendo in essi un ruolo importante e costruendo insieme al linguaggio il significato ultimo del testo, che il lettore è chiamato a decifrare. Il lettore, infatti, deve saper discernere fra verità e menzogna e capire quale sia la vera storia: se quella raccontata dal narratore o quella dei personaggi che il narratore critica. Molte volte, infatti, la voce narrante non è affidabile e il suo punto di vista non coincide con quello dell’autore, che si identifica piuttosto coi personaggi solitamente messi alla berlina proprio dal narratore. Il punto di vista reale che l’autore assume è un altro e si evince implicitamente durante il corso della storia, con i vari dettagli che emergono; Judith Scherer Herz13 lo fa corrispondere a Hermes, date tutte le caratteristiche che Forster gli attribuisce. Il narratore delle short stories per la maggior parte del tempo non sa cosa stia realmente accadendo, non capisce e non distingue il processo di trasformazione e cambiamento in atto. Vari narratori, come il precettore Inskip o Mr. Tytler, sono ottusi e limitati e non riescono realmente a capire la realtà che li circonda, perché ciò che accade esula da quello che l’educazione inglese delle public schools ha insegnato loro. I loro pupilli sono invece destinati a capire e a diventare parte di quella “poesia” che sembrano amare così tanto nei libri. In Other Kingdom e The

Story of a Panic i due narratori sopracitati rappresentano perfettamente la voce usata

da Forster in questi primi racconti; sebbene coinvolti negli eventi che narrano, sono talmente ottusi da non capire veramente quale sia la verità e cercano, inutilmente, di mantenere lo status quo. In alcuni casi, addirittura, favoriscono inavvertitamente la liberazione finale; per esempio, Tytler nel suo corrompere Gennaro fa in modo che gli eventi precipitino e che Eustace sia definitivamente libero. Allo stesso modo Inskip, benché non sia così negativo e descritto in modo altrettanto caricaturale di

12 Ibidem, p.19. 13 Ivi.

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Tytler, è portatore della stessa pedanteria e ottusità. Egli non si fa coinvolgere in ciò che accade, rimane neutrale e privo di passione e attaccamento verso chiunque. Benché sia uno studioso del mondo classico, non mette in pratica ciò che esso davvero può insegnarci di buono; tutto il suo studio non è servito, perché la sua ottusità non gli ha mai permesso di superare i dettami dell’educazione. In questa

short story c’è una tensione narrativa tra tutore e discente; infatti, il giovane pupillo

di Inskip, Ford, a differenza di lui, capisce molto bene ciò che succede e sa distinguere perfettamente i due poli di realtà e fantasia. Le battute finali assistono alla vittoria di quest’ultimo, che, differentemente da Inskip e Woters, ha saputo intendere e “tradurre” le ultime parole di Evelyn.

Un ulteriore punto in comune a tutte le storie, che amplifica ulteriormente l’effetto finale della raccolta, è la situazione tipo descritta in ognuna. Infatti, in tutti i testi si parte da una situazione iniziale di “normalità”, poi accade qualcosa che sconvolge la vita a tutti i personaggi, ma che solo un personaggio, o pochi, riescono a capire e, di conseguenza, a cambiare. In quasi tutte le storie c’è una figura, il vero protagonista del racconto, incompresa e mal giudicata, emblema dell’inespressa capacità di vedere con gli occhi della Fantasia. Questo accade in The Celestial

Omnibus, Other Kingdom e The Story of a Panic. In altri casi, invece, il protagonista

si evolve partendo da una situazione comune per arrivare poi nell’altro mondo. È il caso di The Other Side of the Hedge, The Curate’s Friend e The Road from Colonus. In ogni caso, quasi tutte le short stories finiscono in maniera positiva, visto che la morte non è mai intesa da Forster come qualcosa di negativo, ma come la capacità, appunto, di oltrepassare il mondo del reale per essere traghettato in quello fantastico della Fantasia. È ciò che succede al protagonista di The Other Side of the Hedge che “oltrepassa la siepe” e arriva in un mondo migliore di felicità e libertà.

Il dio portatore dei valori forsteriani viene rappresentato nella maggior parte dei casi da un personaggio della storia. In The Story of a Panic è il rozzo e maleducato Gennaro a incarnare il dio Pan (sebbene umano e quindi soggetto a errori e ad essere corrotto). È lui che il giovane Eustace vuole vedere ed è lui al quale rivolge sempre la parola. Gennaro, infatti, è l’unico che lo capisce, proprio perché è allo stesso tempo dio e ragazzo. Anche attraverso il suo presunto tradimento riesce comunque ad aiutare Eustace a scappare, arrivando alla fine a

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pagare per il suo momentaneo tradimento. In The Curate’s Friend è direttamente Pan, chiamato qui Fauno, a intervenire per far entrare il curato nell’altro mondo e farlo diventare una persona che veramente aiuta gli altri. In tutti i racconti questi personaggi servono come “ponte” fra i due mondi, provocano in chi se la merita l’epifania; fanno in modo che le persone naturalmente portate a sentire qualcosa di più, ad essere più sensibili, riescano a oltrepassare il velo e andare dall’altra parte, anche se solo figuratamente. Ecco perché la figura di Hermes Psicopompo, insieme a quella di Pan e Orione, è così fondamentale; nel suo rappresentare la trasformazione e il passaggio da uno stadio, o luogo, a un altro; si adatta perfettamente al ruolo di traghettatore fra i due mondi, quello della realtà e quello mitico della Fantasia.

I racconti che Forster ha qui riunito e che ha scritto fra il 1902 e il 1911 sembrano, perciò, essere stati volutamente scelti per creare un unico effetto finale, dove viene esaltata la capacità di vivere nel reale, ma con gli occhi della Fantasia; viene messa in evidenza la capacità di vivere veramente a contatto e in simbiosi con la natura in pace e libertà. È sicuramente esemplificativo che il primo racconto ad aprire la raccolta sia quello che vede la trasformazione e relativa liberazione di un ragazzo quindicenne, Eustace, mentre il racconto che la chiude ha come protagonista un uomo ormai anziano, Mr Lucas, che sta dimenticando ciò che era stato prima; la raccolta sembra suggerirci una parabola della vita.14 Ogni racconto coglie il protagonista a una diversa età, dimostrando come la trasformazione possa avvenire in ogni momento e cambiarci fin nel profondo. Il gioco oppositivo tra le due storie, la prima e l’ultima, non si ferma qui. Infatti, a sottolineare questa sorta di parabola discendente vi è anche il finale negativo dell’ultimo racconto. The Road

from Colonus, per l’appunto, finisce diversamente da The Story of a Panic; il

protagonista, che in questo caso è anche il focus della narrazione, non riesce a sfuggire ai suoi “carcerieri” ed è costretto a tornare in Inghilterra e a dimenticare l’esperienza vissuta in Grecia. Il finale che Forster ci propone è amaro e negativo; il protagonista torna al grigiore della vita inglese, ormai divenuto insopportabile e

14 Si potrebbe obbiettare che, essendo il protagonista di The Celestial Omnibus ancora più piccolo

di Eustace, questa short story dovrebbe essere all’inizio della raccolta. Tuttavia, trovo che questo racconto sia troppo particolare e a se stante per essere posto in posizione incipitale, mentre The Story

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ossessionato dal rumore. Da tutto ciò possiamo intuire il pessimismo dell’autore che, ponendo in chiusura questo racconto, pare voler cancellare i precedenti finali positivi e comunicarci come in verità non ci sia speranza alcuna.

L’ordine dei racconti nella raccolta non segue, dunque, quello cronologico della pubblicazione in rivista, ma piuttosto un preciso piano dell’autore. La prima e l’ultima sono state iniziate durante i suoi viaggi in Italia e Grecia e concluse entro il 1903. L’ultima storia ad essere stata scritta e pubblicata prima della raccolta è, invece, The Other Side of the Hedge. Forster, perciò, ha consapevolmente scelto e disposto i racconti da pubblicare con un preciso intento e un preciso messaggio da comunicare, quello dell’importanza che bisogna dare alla natura e all’immaginazione a dispetto della realtà del guadagno e del profitto, che ben si addiceva all’Inghilterra di quegli anni.

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