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1. Obiettivi

1.2. Uso ragionato e positivo

1.2.1. Chi sono online? Scegliere come rappresentarsi

I social network sono innanzitutto uno spazio personale di rappresentazione di sé.

Attraverso questi strumenti, ogni utente crea un proprio profilo, sceglie un nome, un’immagine, grazie alle potenzialità offerte dal mezzo si descrive, racconta sé stesso e la sua vita alla rete di persone con cui è connesso nella piattaforma. La nostra identità virtuale, nella maggior parte dei casi, riflette quella reale, ma “dove il profilo di una persona può diventare un avatar”, si è portati a costruire “una dichiarazione non solo rispetto a quello che si è, ma anche a quello che si vuole essere”152. Grazie alle ampie possibilità offerte dallo strumento l’utente può sperimentare nel racconto di sé stesso online: scegliendo l’immagine e la personalità che vuole far apparire agli altri ha la

150 Davis, Katie, and Howard Gardner. "Generazione App." La testa dei giovani e il nuovo mondo digitale. Milano: Feltrinelli editore, 2014, P.40

151 Bisio, Carlo, and Paola Riva. Utilizzo di Facebook e benessere. in Borgato, Renata, Mauro Ferraresi, and Ferruccio Capelli. "FACEBOOK COME: le nuove relazioni virtuali", Franco Angeli, 2009, p. 10/13

152 Turkle, Sherry. Insieme ma soli. Giulio Einaudi Editore, 2019, P.230

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possibilità di essere anche qualcos’altro da sé. Non ci si riferisce in questo senso all’operazione di chi assume l’identità di un’altra persona (come nel caso del catfish), o una falsa identità (nel caso di profili fake), quanto alla tendenza diffusa di chi online continua ad essere chi è nella realtà, ma la sua rappresentazione è in un certo modo costruita e/o falsata. Ne deriva un’identità digitale che si allontana in parte dal reale e per avvicinarsi a qualcosa di ideale. Sebbene sia importante per la crescita dell’individuo avere un ideale a cui aspirare, sui social questa idealizzazione è frutto di un modello sociale irraggiungibile, spesso superficiale, che chiede di rappresentarsi come esseri perfetti, attraenti sotto l’aspetto fisico e caratteriale, realizzati nel lavoro e nei rapporti sociali. La tendenza è quella di apparire migliori di quello che si è, di creare “un sé desiderabile e scintillante”153, il più possibile interessante agli occhi degli altri.

Questo processo avviene soprattutto in un social come Instagram, dove la dimensione della vetrina è portata all’estremizzazione, dove ci si trova costantemente su un palco d’esibizione e si è spinti alla competizione con gli altri. Siamo portati a recitare una parte, a creare un personaggio. Nel libro “La conversazione necessaria” di Sherry Turkle, si legge la testimonianza di una ragazza in relazione alla sua identità online, lei dice di essere

“così coinvolta nella propria performance al punto da perdere le tracce di ciò che è recitazione e di ciò che non lo è”154. Fingere verso gli altri porta quasi sempre anche a mentire verso sé stessi, perdendo di vista ciò che è autentico.

La community è in parte consapevole di questo fenomeno e sa che dietro l’ostentazione di una vita perfetta sono nascoste tante ombre. Gli influencer stanno portando alla luce questi aspetti all’interno della piattaforma, iniziando a mostrare anche le loro fragilità, come ha fatto Bella Hadid nel suo post dedicato all’ansia e alla depressione (vedi Fig.9).

La dimensione pubblica e il contesto sociale influiscono sulla rappresentazione di sé. Ci si può uniformare a modelli, tendenze o legarsi a un’identità di gruppo. Nel mondo

“analogico”, dove non esistevano gli smartphone e non esistevano Facebook, Instagram e YouTube, i modelli identitari tra i giovani riflettevano principalmente certi tipi di vestire, certi generi musicali, hobby, passioni e un certo stile di vita. A questi modelli

“tradizionali” si sono aggiunti quelli diffusi nei social network, dando ai giovani nativi digitali maggiori possibilità di costruzione della loro identità.

153 Davis, Katie, and Howard Gardner. "Generazione App." La testa dei giovani e il nuovo mondo digitale. Milano: Feltrinelli editore, 2014, P.67

154 Turkle, Sherry. La conversazione necessaria. Giulio Einaudi Editore, 2016, P.33

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Online sono nati nuovi modelli di identità digitali basati sulla rappresentazione che le persone fanno di se stesse attraverso il profilo. In un video155 del canale YouTube ‘Venti’, fondato da una giovane youtuber italiana di nome Sofia Viscardi, si ironizza sulle diverse tipologie di profili Instagram a cui i nativi digitali possono scegliere di omologarsi: chi usa il profilo per postare molte foto di se stesso, perché come Narciso è innamorato della propria immagine, chi finge di aver acquisito una certa popolarità e quindi usa lo strumento come fosse un influencer, chi utilizza le piattaforme come spazio di impegno sociale o spazio per mostrare la propria passione, soprattutto in campo artistico, chi si erge a commentatore e tuttologo e con un impegno quasi quotidiano condivide il suo pensiero su tutto ciò che cattura il suo interesse, chi posta solo foto e video di quando è in viaggio o a divertirsi (i suoi contenuti sono accompagnati dagli hashtag #goodvides,

#livingmybestlife e #yolo, acronimo di ‘You Only Live Once’). Altre tipologie di profili Instagram sono quelli di chi può essere definito una sorta di “radical chic digitale”, poiché posta foto anticonvenzionali per distinguersi dalla massa, ha gusti particolari in fatto di arte, musica, spettacolo e vuole condividerli con la sua community, e infine c’è quella fetta di utenti che non appartiene a nessuna di queste categorie, ha un profilo abbastanza normale ed è spesso più un consumatore che un produttore di contenuti. A questi modelli generali descritti dagli autori di “Venti” si potrebbero aggiungere molte altre sottocategorie. “Il social network può essere considerato il perfetto ambiente di empowerment, in quanto allarga le mie possibilità”156, si tratta di uno spazio adatto a sperimentare a propria rappresentazione, a diversificare il proprio gusto, ad allargare i propri interessi.

Nel testo ‘FACEBOOK COME: le nuove relazioni virtuali’ si asserisce che:

“l’espressione di personalità in contesti on-line diventa sempre più rilevante per la percezione interpersonale quotidiana, e che i siti di networking sono, nei fatti, validi e importanti mezzi per comunicare la propria personalità”157.

L’espressione di personalità, sopra citata, assume un ruolo fondamentale soprattutto tra le giovani generazioni, in cui la pervasività del virtuale sul reale è molto forte. Per i nativi digitali, non esiste separazione tra mondo offline e mondo online, quando ci si conosce

155 Canale di Venti, Venti, CHE PROFILO IG SEI?, YouTube, 10m., https://www.youtube.com/watch?v=MXKfVEAB1sw

156 Riva G., I social network. Il Mulino, 2016, P.130

157 Bisio, Carlo e Paola Riva. Utilizzo di Facebook e benessere. in Borgato, Renata, Mauro Ferraresi, and Ferruccio Capelli. "FACEBOOK COME: le nuove relazioni virtuali", Franco Angeli, 2009, p. 4/13

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nella vita reale spesso si istaura anche un contatto nel mondo dei social network. Anche per questo i profili delle giovani generazioni sono curati nel dettaglio, l’utente si preoccupa molto di come vuole apparire, decidendo cosa nascondere e cosa invece mettere in evidenza di sé. Curare la forma della comunicazione online può diventare più importante del contenuto che si intende condividere.

Soprattutto in giovane età gli strumenti digitali possono essere un utile risorsa nel conoscere meglio se stessi. Grazie anche ai numerosi contenuti dedicati alla crescita personale, i social network possono aiutare a promuovere una forma di dialogo interiore, spingendo l’utente a “operare quello che Platone chiamava il dialogo dell’anima con sé stessa: mi guardo dentro, comincio a chiedermi chi sono, cosa voglio, quali sono le mie velleità, quali sono le mie inclinazioni, quali sono le mie idiosincrasie, quali sono i miei pregi, quali sono i miei difetti, quali sono i miei limiti, è un momento fondamentale della crescita di una persona”158.

Nella logica dei social media il “chi sono” diventa “cosa voglio comunicare”. La nota espressione del sociologo Marshall McLuhan “il medium è il messaggio” diventa, secondo Giuseppe Riva, “il messaggio è il soggetto”159. Il nome, la foto e la descrizione del profilo sono il biglietto da visita con cui ci si presenta agli altri su Facebook, Instagram e Twitter, ma le persone si creano un’idea dell’altro a partire soprattutto da ciò che questo sceglie di postare e di condividere in rete. Ogni foto, ogni video, ogni commento che si lascia sulla piattaforma rivela qualcosa. Quasi tutto quello che si pubblica può fornire delle informazioni personali. Twitter160, in questo senso, ha proposto alla propria community una buona pratica per essere più consapevoli su quello che si pubblica in rete e capire come auto-regolamentarsi. Come è emerso più volte, nel mondo online la responsabilità ricade quasi completamente sull’individuo. Prima di pubblicare un tweet, così come un post, una story, un reels, un tik tok o un semplice commento sul social, l’utente può fermarsi a riflettere e chiedersi:

1. Con chi sto per condividere queste informazioni?

2. Quante e che tipo di informazioni sto per condividere?

158 Ercolani, Paolo. “Il muro della realtà virtuale. Intelligenza artificiale e ottusità umana al tempo di Internet”, video, YouTube, https://www.youtube.com/watch?v=PLnEbu9cRYY

159 Riva G., I social network. Il Mulino, 2016, P.32

160 Come proteggere le informazioni personali, Twitter, https://help.twitter.com/it/safety-and-security/twitter-privacy-settings

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3. Quanti utenti possono visualizzare le informazioni che sto per condividere?

4. Posso fidarmi di tutti gli utenti che visualizzano queste informazioni?

Autoregolamentarsi significa quindi proteggersi, esercitando un controllo sulle informazioni che vengono rivelate attraverso lo strumento. Riprendendo un estratto del capitolo dedicato agli aspetti etici dei social network, “il consiglio da dare è sempre lo stesso: attenzione, utilizzate i social network immaginando sempre che quello che state comunicando possa essere conosciuto da chiunque, per un tempo indeterminato”161. In questo senso, si possono utilizzare anche gli strumenti offerti dalle piattaforme per proteggere la privacy e le informazioni personali. Nelle impostazioni del proprio profilo l’utente ha la possibilità di personalizzare diverse funzioni per proteggere i propri dati e limitare le interazioni con gli altri utenti, decidendo ad esempio se impostare un profilo pubblico o privato e a chi destinare i propri contenuti, da chi può ricevere messaggi in chat, da chi può essere taggato nelle foto, se vuole mostrare agli altri quando è attivo nella piattaforma o se vuole che l’informazione non venga comunicata. Questo tipo di operazioni sono di grande aiuto nel proteggere alcune informazioni che non si vuole comunicare agli utenti della piattaforma.

È importante considerare l’eterogeneità del pubblico sui social media: la rete di persone che sono collegate ai propri profili Facebook, Instagram, Tik Tok, WhatsApp e Twitter raggruppano amici stretti, conoscenti e sconosciuti.

Le piattaforme offrono canali diversi attraverso cui comunicare a una determinata parte del nostro pubblico, questo permette di contenere l’intimità solo in certi spazi del medium, restringendo e personalizzando la fetta di utenti a cui ci si vuole rivolgere. Facebook, Instagram e Tik Tok offrono l’opzione di creare un profilo privato dove solo la rete di persone che l’utente sceglie di approvare possono vedere quello che condivide nella piattaforma. Anche su Twitter esiste una forma simile di account privato: i tweet impostati su “protetti” possono essere visti solo dai propri follower.

Nel capitolo dedicato alla privacy sono stati descritti altri utili strumenti di selezione: su Facebook, ad esempio, si può scegliere il pubblico a cui sarà visibile un post (vedi Fig.3)

161 Di Vico Dario, Social network? Quello che pubblicate vale per sempre,13 aprile 2012, Corriere, link:

https://nuvola.corriere.it/2012/04/13/parla-il-garante-pizzetti-social-network-quello-che-pubblicate-vale-per-sempre/

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mentre su Instagram si può creare una “Lista Di Amici Stretti” a cui mostrare le proprie stories, selezionando manualmente le persone a cui fare vedere foto e video di questa tipologia oppure si può scegliere di condividere il contenuto a tutta la propria rete ma escludendo delle persone specifiche a cui verrà nascosta la propria story. Si tratta di strumenti utili a canalizzare la propria comunicazione e provare a proteggere la propria intimità pur abbracciando il desiderio di condivisione e scegliendo di raccontarsi nella dimensione dei social network.