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Il lavoro svolto ha permesso di analizzare gli impatti associati ai fattori critici per lo sviluppo della SI. Dalle analisi svolte sui singoli casi è emerso che il successo e/o il fallimento di un PEI dipendono e sono collegati a una serie di fattori locali, politici e gestionali capaci di determinarne l’esito (riuscita o insuccesso dei tentativi di instaurazione della SI.).

4.1 Kalundborg

Kalundborg può essere considerata un modello quali idealizzato di simbiosi industriale. La sinergia tra le forze politiche e imprenditoriali, la fiducia reciproca, la condivisione di un eco-filosofia generalizzata, gli sforzi comuni, la visione d’insieme, il fronteggiare una comune minaccia e l’auto-organizzazione hanno contribuito a creare un sistema estremamente solido e resiliente. Nonostante ciò le sfide non sono mancate e anche Kalundborg ha dovuto misurarsi con la turbolenza introdotta dal cambiamento tecnologico e l’esaurimento delle sinergie dall’alto valore economico.

Al successo di Kalundborg hanno contribuito in modo particolare i seguenti fattori:

▪ il forte legame tra le industrie e la comunità locale ha permesso al PEI di Kalundborg di svilupparsi in armonia con il Municipio cittadino non incontrando ostacoli, ma bensì agevolazioni;

▪ le imprese hanno sviluppato un modello sostenibile basato sulla simbiosi industriale non a fronte di imposizioni governative ma grazie ad una condivisa consapevolezza ambientale;

▪ la presenza di una minaccia comune a tutte le entità coinvolte a cui è seguito uno sforzo condiviso e costante per far instaurare e far progredire la SI;

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▪ gli accordi tra le imprese e tra imprese e governo locale, fondamentali nel determinare il successo di Kalundborg. A questo si è aggiunto il progressivo svilupparsi di una fiducia reciproca che ha consolidato i rapporti esistenti e aperto le porte a nuove collaborazioni;

▪ DONG Energy che ha svolto il compito di industria catalizzatrice della simbiosi, fornendo numerosi output e dando un’immagine forte dell’intero parco;

▪ un ambiente socioculturale unico, che ha permesso il fiorire di collaborazioni difficilmente replicabili fuori dal contesto danese. Halloran et al. (2014) sottolineano come lo spirito di collaborazione danese sia un valore aggiunto alla simbiosi di Kalundborg.

▪ il Mutualismo Economico, ovvero la capacità di ambo le parti in gioco di ottenere dei benefici economici dallo scambio, è uno dei fattori che hanno reso possibile la simbiosi;

▪ la flessibilità del quadro normativo danese, che chiede alle imprese di presentare piani dettagliati dei loro sforzi per il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali invece di imporre standard tecnologici, ha incoraggiato l'evoluzione delle simbiosi industriali (Ehrenfeld e Chertow, 2002);

▪ l’elevata resilienza, intesa come la capacità del sistema di resistere alle perturbazioni senza alterare l’efficienza della simbiosi, ha giocato un ruolo essenziale permettendo al sistema di progredire.

Quello sulla resilienza è forse il punto più rimarchevole in quanto trova riscontro nei lavori svolti da Gibbs nel 2003, Heeres et al. nel 2004, Deutz nel 2005, Jacobsen nel 2006, Gibbs e Deutz nel 2007, Chertow nel 2007 e Lifset nel 2008. Tutti questi studiosi concordano sul fatto che i PEI di origine spontanea sono più forti e resilienti, in grado di rispondere in modo più efficace alle dinamiche del mercato e che è maggiore la loro probabilità di successo.

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4.2 Porto Marghera

Quello di Porto Marghera è un caso che in parte stupisce. Il completo fallimento del processo di transizione da Parco Industriale a Eco Parco è dipeso dall’incapacità di portare avanti con successo le sinergie positive presenti tra le imprese del parco. Al contempo, i fattori inerziali sono andati via via aumentando, mostrando come il contesto macro regionale e globale sia estremamente rilevante, e può funzionare sia come innesco sia come ostacolo per il prosperare della simbiosi industriale. Questa importante area industriale italiana, che solo pochi anni fa presentava caratteristiche che avrebbero potuto favorire il suo sviluppo come PEI, è attualmente molto lontana da uno scenario di successo.

L’insuccesso di Porto Marghera è stato determinato principalmente dai seguenti fattori:

▪ la frammentazione delle grandi industrie con conseguente prolificazione (proliferazione?) delle piccole e medie imprese. Ciò ha causato la sparizione degli Anchor Tenant, le grandi imprese capaci di attrarne altre espandendo cosi la simbiosi. Inoltre le piccole imprese, a causa delle ridotte economie di scala, hanno incontrato grandi difficoltà nell’ adeguarsi alle nuove normative Europee sui livelli di inquinanti;

▪ il contesto legislativo Italiano e la rivoluzione del settore dell’industria chimica hanno avuto un ruolo significativo. Non tutti gli impatti della nuova legislazione hanno costituito un limite per lo sviluppo, tuttavia l’effetto congiunto delle restrizioni sul trattamento delle sostanze nocive e l’avversione palesata dall’opinione pubblica su questi temi hanno provocato il declino di Porto Marghera;

▪ il cambio ai vertici aziendali con il passaggio ad una strategia meno focalizzata sul vantaggio competitivo collettivo, tipico della simbiosi, rispetto ad un focus sui benefici del singolo. Ciò ha causato un allontanamento delle imprese dalla laguna

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veneziana verso aree che offrivano maggiori vantaggi economici di medio/breve periodo (vedi APPENDICE 2 - Inerzie al cambiamento);

▪ la bassa resilienza, dovuta ad uno stretto legame di dipendenza da una singola industria. Questo ha ridotto la diversità di input e output rispetto agli esempi di simbiosi con una più ampia varietà di industrie;

▪ la lentezza della burocratica italiana ha costituito forse il più grande ostacolo allo sviluppo della SI. Su questo Trifiro (2009) ha fornito un esempio lampante tramite il caso di INEOS. L'azienda dopo aver proposto dei piani per l’aumento della capacità produttiva ha dovuto aspettare circa tre anni per ricevere l'approvazione. Trifiro afferma che la stessa autorizzazione avrebbe richiesto circa tre mesi nel Regno Unito e solo due mesi in Germania;

▪ la forte opposizione pubblica alle attività pericolose percepite nella laguna di Venezia e la mancanza di una strategia politica chiara e stabile per l'area, hanno aumentato il rischio di investimento e svolto un ruolo chiave nel determinare la situazione attuale non permettendo al sistema di progredire.

I fattori che invece avrebbero potuto contribuire positivamente allo sviluppo delle SI e che erano presenti a Porto Marghera erano:

▪ tutte le industri della zona si trovarono al contempo a dover fronteggiare la medesima sfida di carattere ambientale ed ecologico. In un primo momento questo ha fatto nascere delle sinergie tra le imprese arrivando anche a veri e propri accordi come

"L’Accordo di Programma per la Chimica a Porto Marghera" al quale presero parte numerose aziende ed enti che avrebbero potuto svolgere anche il ruolo di Regolatore;

▪ il parco disponeva di infrastrutture che avrebbero potuto agevolare la simbiosi permettendo gli scambi dei rifiuti e dei sottoprodotti, tuttavia queste non furono capaci di innescare scambi di SI duraturi.

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4.3 Taranto

Quello del distretto industriale di Tarano, al pari di Porto Marghera è un esempio di fallimento di un PIR. Il cambiamento più significativo che il distretto industriale di Taranto potrebbe introdurre è quello della SI. Il potenziale per tale cambiamento è presente e numerosi sono i sottoprodotti destinati alla discarica, che potrebbero fornire una risorsa capace di generare risparmi o profitti se opportunamente reintrodotta nel sistema metabolico industriale. Nonostante questo potenziale l’analisi svolta ha messo in luce altri fattori identificati come critici per lo sviluppo delle sinergie che hanno giocato a sfavore dello sviluppo della SI del distretto, Sono emersi in particolare gli effetti negativi legati ad una politica lenta e avversa allo sviluppo delle sinergie e la presenza di una organizzazione ed una struttura inadatte a supportare il cambiamento.

L’insuccesso del distretto industriale di Taranto è stato determinato principalmente dai seguenti fattori:

▪ il danno causato dalla società Ilva. Quest’ultima, potenzialmente capace di svolgere il ruolo di Anchor Tenant e di supportare la SI è invece un elemento di inerzia a causa dei numerosi scandali ambientali ed etici nella quale è coinvolta e per la quale è stata condannata assieme allo stato Italiano dalla corte Europa;

▪ una burocrazia lenta ed incapace di agevolare le industrie verso l’adozione della SI;

▪ l’assenza di un organo Regolatore capace di coordinare le imprese incentivando la SI.

Kline (2001) sottolinea come questo sia un enorme limite allo sviluppo del distretto che sembra bloccato sulla gestione dei propri rifiuti.;

▪ una strategia di business orientata alla massima valorizzazione del prodotto primario, con particolare focus sul core business e un'importanza secondaria attribuita al resto.

La valorizzazione dei rifiuti e dei sottoprodotti non viene contemplata in quanto i rifiuti sono visti come qualcosa da smaltire rapidamente, nella quantità massima

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possibile e al minor costo. Operare con l'intento di identificare ulteriori utilizzi dei flussi di rifiuti, sebbene sia vista dalle imprese come un’attività interessante, potrebbe distogliere risorse umane e capitali dal core business e le aziende coinvolte non sono disposte a farlo.

I fattori che invece avrebbero potuto contribuire positivamente allo sviluppo delle SI e che erano presenti nel distretto industriale di Taranto sono:

▪ il forte interesse mostrato sia dai cittadini che dall’amministrazione locale verso la crisi ambientale che sta mettendo a repentaglio la salute di molti. L’istaurazione della SI trova grande sostegno e supporto da parte dell’opinione pubblica e del governo locale;

▪ la presenza di infrastrutture già in uso nel distretto, che potrebbero facilitare nuovi scambi e la circolazione dei sottoprodotti/rifiuti tra le varie imprese.

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4.4 HETDA, TEDA e Denves

Questi parchi devono il loro successo interamente al ruolo del Governo, il quale ha promulgato leggi e concesso sovvenzioni e incentivi a favore dell’ottimizzazione delle tecnologie e del progresso della SI. Il Governo ha anche potenziato le infrastrutture esistenti e sostenuto parte degli investimenti necessari a costruirne di nuove in modo da facilitare lo scambio e la prolificazione delle sinergie. Ha inoltre costruito reti ferroviarie ed autostradali in modo da interconnettere il PEI alle maggiori città dell’area. Tramite il suo supporto le imprese hanno ottimizzato i consumi di energia e utilizzato il principio della cascata di energia al fine di minimizzare gli sprechi ed aumentare ulteriormente l'efficienza energetica riducendo così le emissioni. Inoltre il Governo ha svolto il ruolo di Decisore, Regolatore e Divulgatore di informazioni a sostegno della SI e delle sinergie.

Questi PEI sono in grado di superare le sfide grazie al supporto totale del Governo locale e al suo intervento in materia di leggi e finanziamenti; tuttavia è difficile immaginare come un simile successo possa proseguire anche dopo un’ipotetica uscita del Governo dall’equazione che oggi dirige lo sviluppo di questi PEI (vedi. APPENDICE 6 – Minaccia ai PEI pianificati)

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APPENDICI:

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