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Un altro tema che caratterizza e influenza la narrazione del conflitto israelo- palestinese è l'antisemitismo.

Con antisemitismo intendiamo, con le parole dell'Osservatorio Europeo sul Razzismo e la Xenofobia (EUMC):

una certa percezione degli ebrei, che può essere espressa come odio per gli ebrei. Manifestazioni retoriche e fisiche dell'antisemitismo sono dirette a individui ebrei e non ebrei o ai loro beni, a istituzioni comunitarie ebraiche e ad altri edifici a uso religioso123.

Sull'antisemitismo e sulla sua lunga storia hanno scritto molti volumi numerosi storici e studiosi124 ma, come osserva lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua, è

molto difficile individuarne una definizione precisa anche perché tale concetto si intreccia con quello della determinazione dell'identità ebraica, fonte di dibattito da migliaia di anni125.

A differenza del concetto di islamofobia, di formazione piuttosto recente, perlomeno nella sua dimensione attuale, l'antisemitismo può avvalersi di una storia ben più antica. Qualche avversione per il particolarismo ebraico era riscontrabile anche nelle società pagane del I secolo dopo Cristo ma si può cominciare a parlare di

123

Prediligendo l'aspetto politico contemporaneo del fenomeno rispetto a quello storico-accademico si è scelto di riportare in apertura una definizione derivante da uno studio non accademico.

Traduzione da parte dello European Forum on Antisemitism http://www.european-forum-on- antisemitism.org/working-definition-of-antisemitism/italiano-italian/ [consultato il 6.01.2014]

124 Tra i principali l'opera in 4 volumi L.Poliakov, Storia dell'antisemitismo, La Nuova Italia, Firenze, 1974

125 “Cos'è un ebreo? Chi è un ebreo? [...]C'è persino un che di ridicolo nel fatto un popolo vecchio più di tremila anni

dibatta ancora con tanta foga e serietà la questione della sua identità […] Persino la definizione di “ebreo” nella “Legge del Ritorno” dello stato di Israele ha subito diversi cambiamenti in un arco di tempo molto breve.” [A.B. Yehoshua, Antisemitismo e Sionismo, una discussione, Einaudi, Milano, 2004]

vero antisemitismo solamente con la diffusione del Cristianesimo e lo svilupparsi di un antagonismo, dovuto a motivazioni come la rivalità nel proselitismo e il rapporto con i pubblici poteri dell'epoca, tra ebrei e cristiani all'ombra dell'impero romano126.

E' in questo ambiente che si diffuse, da parte della neonata Chiesa cristiana, la teoria che gli ebrei sarebbero stati da detestare in quanto responsabili della

crocifissione di Cristo127, accusa che influenzò il rapporto tra cristiani ed ebrei per

molti secoli ancora. Con l'imporsi del Cristianesimo come religione dell'Impero la situazione per la popolazione ebraica peggiorò ed essa fu vittima di persecuzioni che raggiunsero uno dei loro apici durante in periodo delle Crociate, dal 1096 in poi. In questo periodo si diffuse un'altra grave accusa di stampo religioso rivolta agli ebrei: la cosiddetta “accusa del sangue”, un mito antiebraico secondo cui gli ebrei

dell'epoca avrebbero usato rapire bambini cristiani per berne il sangue in occasione della Pasqua ebraica128.

In epoca medievale si divulgarono inoltre molte altre leggende cristiane

infamanti nei riguardi degli ebrei che erano spesso visti come adoratori del Diavolo e sinistri maestri di scienze occulte129. Di natura economica ma non slegata da fattori

religiosi è invece l'ostilità che si doveva agli ebrei dato il loro essere comunemente percepiti come usurai130, essendo il prestito a usura considerato peccato per la

religione cristiana.

E' considerando questi fattori e la lunga storia dell'antisemitismo europeo (che, non ultima, nel secolo XVI vide l'istituzione di ghetti per isolare gli ebrei dal resto della popolazione) che si può cercare di comprendere l'esplosione dell'antisemitismo politico dei secoli XIX e XX, epoca che vide il conio del termine stesso. Sebbene la parola “semita” derivi dal personaggio biblico Sem, progenitore secondo la tradizione biblica di diversi popoli, tra cui gli arabi, l'antisemitismo fu quasi immediatamente utilizzato per riferirsi all'avversione per i soli ebrei e il primo a dare al termine il

126 L. Poliakov, Storia dell'antisemitismo, cit., vol.1 p.29 127 Ibidem, p.28

128 Per approfondire: R. Taradel, L'accusa del sangue: storia politica di un mito antisemita, Editori Riuniti, Roma,

2002

129 L. Poliakov, Storia dell'antisemitismo, cit. vol.1 p.144 130 Ibidem p.168

significato oggi in uso introducendolo nel linguaggio politico-razziale fu Wilhelm Marr, agitatore politico tedesco che alla fine degli anni Settanta dell'Ottocento fondò la Lega degli Antisemiti131. Scopo di Marr era quello di separare gli ebrei non dai

cristiani ma bensì dai tedeschi, spostando quindi, dopo molti secoli, il discorso dall'ambito della religione a quello della nazione132.

La grande diffusione di sentimenti antisemiti alla fine dell'Ottocento è individuata dallo storico Eric J. Hobsbawm nel

risentimento dei piccoli uomini in una società che li schiacciava fra la roccia del grande affarismo da un lato e le asperità dei movimenti in ascesa delle classi lavoratrici dall'altro133.

Per Hobsbawm gli ebrei furono da molte persone eletti a simbolo di tutto ciò che non funzionava nel difficile mondo di fine secolo contribuendo alla formazione di movimenti, come si è visto, aventi come specifica caratteristica l'animosità verso gli ebrei. Lo storico britannico inserì questo discorso come fondamentale preludio alla diffusione, nella prima parte del Novecento, dei movimenti e partiti fascisti o comunque di destra radicale che caratterizzarono tristemente il volto del secolo.

Le manifestazioni di antisemitismo non furono ovviamente prerogativa né dei movimenti di destra radicale né del mondo germanico. Gravissime esplosioni di violenza antisemita, che prenderanno il nome di “pogrom”, ebbero luogo a cavallo del secolo nella Russia zarista. Si trattò per lo più di azioni orchestrate dall'alto, tollerate dalle autorità e aventi come scopo, non differentemente da ciò che accadeva più a Ovest, la volontà di scaricare le tensioni sociali a discapito di una poco amata minoranza eletta a capro espiatorio134.

Nell'Europa Occidentale la persecuzione degli ebrei raggiunse livelli mai visti prima con la presa del potere in Germania del Partito Nazionalsocialista e l'elezione a

131 R.S. Levy, Antisemitism, A History, Oxford University Press, Oxford 2010 132 L. Poliakov, Storia dell'antisemitismo, cit. vol.4 p. 18

133 E. J. Hobsbawm, Il secolo breve 1914-1991, Bur, Milano, 1997 p.146

cancelliere della Repubblica tedesca di Adolf Hitler nel 1933. Alla retorica di una Germania judenfrei, libera dagli ebrei, il governo nazista, trasformatosi presto in dittatura, fece tristemente seguire i fatti. Momenti fondamentali nell'escalation

antisemita che ebbe luogo negli anni '30 furono le leggi di Norimberga del 1935, che privarono gli ebrei della cittadinanza tedesca, e soprattutto la famigerata Notte dei Cristalli. Nella notte fra il 9 e il 10 novembre 1938 circa 75000 negozi di proprietà di ebrei furono assaltati, 119 sinagoghe furono date alle fiamme, un centinaio di ebrei perse la vita e decine di migliaia vennero deportati nei campi di concentramento135.

Nello stesso anno l'antisemitismo fece il suo prepotente ingresso anche nelle politiche dell'Italia a guida fascista. Le cosiddette leggi razziali resero anche gli ebrei italiani, fino ad allora minoranza ben integrata, cittadini di seconda classe,

perseguitati e fortemente limitati nella vita pubblica136.

Politicamente più complessa la situazione in Francia, patria di oltre 300000 ebrei, che in seguito alla “guerra lampo” del 1940, persa con la Germania, si ritrovò divisa in due parti. A Nord e a Ovest il controllo nazista era diretto mentre le regioni di Sud-Est erano invece rette da un governo “dimezzato” con sede a Vichy e guidato dal maresciallo Philippe Petain137. Anche il governo di Vichy, sebbene formalmente

indipendente, si distinse per le sue politiche antiebraiche che sfociarono nei due cosiddetti Statuti per gli ebrei, anch'essi aventi lo scopo di limitare l'impatto degli ebrei nella società francese138.

I governi collaborazionisti in Francia e in Italia svolsero un importante ruolo nell'attuazione di quella che è passata alla storia come Shoah, ovvero lo sterminio sistematico di circa sei milioni di ebrei nei campi di concentramento nazisti139.

Il nazismo e la Shoah, come si vedrà, continuano tuttora a caratterizzare e a

135 Ibidem p.101 136 Ibidem p.105

137 Sulla Francia di Vichy si consiglia il documentario del 1993 L'occhio di Vichy a firma Claude Chabrol. Si tratta di un

collage di vecchi cinegiornali che mostrano, tra le altre cose, la volontà di Petain di mettere in luce i nazisti come importanti alleati della Francia.

138 R. Finzi, L'antisemitismo. Dal pregiudizio contro gli ebrei ai campi di sterminio, cit. p. 107

139 Tra i numerosissimi volumi dedicati alla Shoah si segnalano: W. Benz, L'Olocausto, Bollati Boringhieri, Torino,

1998 e, tra le testimonianze di ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento, R. Vrba, I Protocolli di Auschwitz, Rizzoli, Milano, 2008

definire il dibattito sull'antisemitismo e anche su Israele.