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The Curate’s Friend e The Story of the Siren

L’ARCADICO MONDO FORSTERIANO DELLA NATURA

3.3 The Curate’s Friend e The Story of the Siren

Pubblicate dopo il 1905, in entrambe queste due storie il sovrannaturale si manifesta direttamente all’uomo, mantenendo le sue sembianze, e non è incarnato da un personaggio, né appare come una forza naturale. In esse, la divinità si manifesta ad un personaggio, cambiandogli la vita per sempre. Inoltre, il personaggio che entra a contatto con il mondo della Natura e con i suoi abitanti non lascia la realtà e la società, come nelle precedenti storie, ma ci viene mostrato come esse possano mutare, se mentalmente ci lasciamo guidare in un altro mondo. Il viaggio, quindi, in questo caso, è solamente mentale.

Questi due racconti si possono considerare una testimonianza dell’evoluzione della poetica dell’autore, che nei testi successivi farà compenetrare maggiormente l’elemento mitico con il reale. In un certo senso, l’autore ha cercato, in queste short stories, di mostrare come il cambiamento possa avvenire in noi e come esso possa far mutare il nostro rapporto con gli altri. I due racconti hanno, però, un esito opposto: il primo ci mostra tutti i possibili lati positivi di un atteggiamento simile; il secondo, invece, fa capire come la società riesca a distruggere tutto.

In The Curate’s Friend, il dio Pan compare direttamente nella storia con il nome di Fauno; Fauno, infatti, era un altro appellativo del dio, attribuitogli più tardi e usato soprattutto in età romana. Secondo alcuni critici, in questa storia, Fauno non corrisponde a Pan, ma è una divinità distinta.19 Tuttavia, se si prende in considerazione sia il mito classico che le caratteristiche della divinità, in

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quest’opera di Forster, non si può non rendersi conto che anche Fauno è, ancora una volta, il dio. Nel corso del racconto, il narratore descrive la figura del Fauno, perfettamente corrispondente alle raffigurazioni del dio Pan, che lo ritraggono con il corpo di un satiro: un essere metà umano e metà capra. Inoltre, alla fine del racconto, viene descritto lo splendore della Natura e lo stretto legame che lega quest’ultima al dio; un tale inscindibile legame non può che corrispondere a quello finora attribuito in ogni storia a Pan.

Una differenza tra questa short story e le altre in cui si vede all’opera la divinità è ciò che Fauno rappresenta qui, infatti, egli non è solamente una forza distruttrice, ma rappresenta un’astrazione del desiderio.

In questo racconto, si assiste nuovamente a un cambiamento nella vita del protagonista dopo che è entrato in contatto col dio. Stavolta, però, la divinità non si limita ad aiutare il personaggio meritevole del suo intervento a vedere in modo differente e a entrare in un altro mondo (letteralmente o solo metaforicamente), ma stabilisce una relazione di amicizia con il giovane curato Harry. Secondo molti critici, questa relazione d’amicizia implica qualcosa di più profondo. Come in alcuni rapporti d’amicizia descritti in altre opere20, questo legame fra il Fauno e il protagonista sembra essere troppo stretto per essere solamente amichevole. La critica vi ha visto, quindi, un’astrazione del desiderio omosessuale, reso dall’autore “accettabile” per la rigida società del tempo.21

Harry, narratore in prima persona e protagonista della vicenda, racconta il momento in cui la sua vita è cambiata: quando ha conosciuto il Fauno. Egli fa sapere al lettore che, prima di quel giorno, la sua vita era come quella di tutti gli altri curati. Il suo comportamento, infatti, non si discostava mai da ciò che veniva ritenuto “consono” e non era veramente interessato a quello che succedeva nella sua comunità. Anche il rapporto con la fidanzata, Emily, rispettava tutte le regole della buona società. Di nuovo, quindi, viene rappresentata una situazione iniziale di stabilità e tranquillità.

Tutto cambia quando partecipa a un pic-nic con la fidanzata, la madre della stessa e un altro giovane. Come altri protagonisti prima, egli è il solo a sentire il

20 Ad esempio in Albergo Empedocle e A Passage to India. 21 A. Wilde, op. cit.

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Fauno e questo fa di lui una sorta di predestinato. Per quanto osservi le regole sociali e sia inizialmente ostile al dio, il fatto che riesca a sentirlo e a parlarci mette in risalto la sua diversità e lo identifica come destinato a vedere con gli occhi della Fantasia. Lo vede per la prima volta accanto a Emily, dopo averlo già sentito, che gli fa cenno di avvicinarsi. Questa visione gli provoca un comportamento strano; ha delle reazioni inconsulte per le persone accanto a lui, che non sono in grado di vedere niente. Il tocco estraneo e diverso del dio, gli fa capire che davanti a sé ha un essere non umano; questa sensazione viene confermata alla vista della coda del Fauno. Per questo motivo, scappa terrorizzato nel bosco, dove comincia a sentire anche le voci della Natura circostante. Harry, quindi, diventa progressivamente, suo malgrado, un tutt’uno con essa, grazie al contatto con la divinità.

È interessante confrontare la descrizione di questo incontro con il dio da parte del protagonista narratore con quella fatta da Mr Tytler in The Story of a

Panic. In questa, infatti, Harry racconta direttamente cosa sente e cosa vede,

mostrando come per lui sia tutto reale e stupefacente. Nell’altra short story, invece, il narratore racconta la loro reazione, ma non si sa niente di quello che ha sperimentato Eustace e il lettore non può vivere in prima persona il suo nuovo modo di vedere le cose. Qui, invece, si può assistere a tutto il processo che porta Harry a cambiare. Per quasi tutto il racconto dell’evento, ciò che succede viene descritto quasi come una condanna. Infatti, il Fauno, felice che qualcuno possa vederlo e parlare con lui, decide di non abbandonarlo mai e fa in modo che la fidanzata si innamori del giovane accompagnatore. In questo caso, sembra che Pan abbia anche i poteri dei dio Eros e decida di usarli per distruggere e ricreare tutto, come fa in altre storie. Il Fauno, infatti, fa emergere i reali desideri delle persone e fa capire al suo giovane amico cosa sia davvero connettersi con gli altri e aiutarli.

Alla fine, comunque, la vera anima del protagonista emerge, poiché comincia a ridere di tutto ciò che è successo, a dimostrazione dell’avvenuta accettazione. Infatti, una volta arresosi alle azioni del Fauno, prova, quella stessa sera per la prima volta, la bellezza di essere in completa comunione con la Natura circostante. La descrizione di questo legame totalizzante con il mondo naturale riesce a trasmettere tutta la gioia del protagonista, che da quel momento in avanti

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trascorre una vita felice in compagnia del Fauno, riuscendo veramente a fare del bene e a entrare in connessione con gli altri.

In questo caso, come abbiamo visto, per la prima volta l’autore ci mostra la vicenda dal punto di vista di chi la sperimenta davvero, cercando di evidenziare i lati positivi del lasciarsi traghettare, anche solo mentalmente, dall’altra parte.

In The Story of the Siren, accade, invece, l’opposto; Forster mette in evidenza come la società sia inadeguata, negativa e troppo chiusa per percepire tutta la positività di chi riesce ad andare oltre.

Anche questa volta il narratore è interno, ma, a differenza della precedente, non è il protagonista dell’evento soprannaturale. Come altre short stories, è ambientata in Italia Meridionale, dove la narratrice sta trascorrendo le vacanze. Rimasta sola in una grotta con un giovane italiano, questi le racconta dell’incontro del fratello Giuseppe con una Sirena. In questa storia, infatti, il mondo della Natura e la forza soprannaturale chiamata a rappresentarla, non si oggettivano più nel dio Pan, divinità boschiva, bensì in una Sirena, essere sovrannaturale che vive nel mare. La Natura si fa qui ancora più misteriosa e inaccessibile; la descrizione delle immense profondità marine, da cui l’essere mitico proviene, ci è preclusa e, differentemente dalle altre storie, non c’è alcuna esperienza diretta della narratrice. In letteratura, il topos delle sirene ha avuto un grande sviluppo e il primo testo in cui lo si ritrova è l’Odissea. Secondo il mito, le sirene sono una delle personificazioni delle insidie del mare, metà donne e metà uccelli. A proposito della loro origine, sono molte le versioni che si ritrovano; una di queste le vede figlie del dio del fiume Acheloo e di una Musa; secondo altri, invece, erano in origine delle donne comuni, che furono poi trasformate. La causa di tale trasformazione cambia da una versione all’altra.

Secondo il testo omerico, il luogo dove abitavano le sirene si trovava lungo la costa dell’Italia Meridionale. Nell’Odissea, le sirene attraggono gli uomini con il loro canto, in modo da farli scontrare con le coste rocciose e potersi cibare di loro. Odisseo, avvertito da Circe, ordina ai suoi uomini di tapparsi le orecchie con la cera e si fa legare all’albero maestro per poterle ascoltare senza il rischio di morire. Le sirene, in seguito, arrabbiate per aver trovato chi resiste loro, si gettano in mare e affogano. Le sirene sono sempre state raffigurate, quindi, come creature sconosciute

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e pericolose, degli esseri pronti ad approfittarsi della debolezza maschile, conducendo il malcapitato alla morte.

In questo racconto, a differenza del mito, la Sirena che compare non ha niente di cattivo o negativo, ma porta con sé i valori di quel mondo altro, che molti nel mondo reale non riescono a cogliere. Il personaggio a cui la Sirena sceglie di manifestarsi22 è il solito tipo forsteriano, che ritroviamo in altri testi. È un Homo

Naturalis, un giovane italiano privo di educazione e preda solo dell’istinto, definito

dagli altri cattivo. L’incontro che ha con la Sirena lo cambia; questa volta, però, il cambiamento non è solo interiore, ma anche esteriore: il suo corpo appare enorme, quasi fosse completamente pieno d’acqua. L’incontro lo rende anche totalmente estraneo alla realtà; si dimentica di fare tutto, venendo pervaso da una profonda infelicità. Questo mutamento ha, quindi, conseguenze opposte a quelle provocate dal Fauno nel curato Harry. Ciò che l’autore vuole far capire, e che rende esplicito alla fine, è che neppure l’intervento divino riesce ad incidere in una realtà come la nostra; questo racconto è molto negativo nei confronti del futuro e della società.

L’idea negativa viene confermata dal finale della storia, con l’uccisione della moglie di Giuseppe, Maria, e del figlio che porta in grembo. Infatti, la nascita di questo bambino è vista dagli altri come la venuta dell’Anticristo, pronto a diffondere sulla terra i poteri della Sirena. Dopo poco tempo muore, poi, lo stesso Giuseppe. La società, quindi, si dimostra incapace di cambiare e di accettare il diverso e la venuta di qualcosa di positivo che salvi il mondo. Infatti, invece di accogliere il loro salvatore, lo uccidono non permettendogli neppure di nascere. Le analogie con il Vangelo emergono chiaramente, non fosse altro che per i nomi dei genitori del nascituro: Giuseppe e Maria. Il mondo della Natura, quindi, benché esistente, non può fare niente per mutare la nostra realtà; colui che avrebbe potuto stabilire un collegamento fra le due sfere e traghettare la nostra realtà in quella della Natura, viene ucciso dai beneficiari del suo intervento.

I racconti qui analizzati sono solo alcuni di quelli che hanno come “protagonista” il mondo mitico della Natura. In altre short stories, come accennato precedentemente, esso è legato ad altri “mondi” e ad altre tematiche, tali da rendere

22 Nella storia, una leggenda del paese natio di Giuseppe racconta che la Sirena si faceva vedere solo

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più complesso il messaggio ultimo dell’autore. Per questo motivo, verranno analizzate nelle pagine che seguono.

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CAPITOLO QUARTO

ANDARE ALL’ALTRO MONDO: ANASTASI E CATABASI NEI

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