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5. Documenti di Adattamento ai Cambiamenti Climatici

5.1 Documenti internazionali e strategia europea di adattamento

Tra i risultati della conferenza figura l’approvazione di cinque documenti ufficiali:

• Dichiarazione di Rio sull’ambiente e sullo sviluppo

• Agenda 21

• Convenzione sulla diversità biologica

• Principi delle foreste

• Convenzione sul cambiamento climatico

La Dichiarazione di Rio è un documento di poche pagine in cui vengono enunciati i principi fondamentali che legano il concetto di sviluppo sostenibile al rispetto per l’ambiente (ONU, 1992); mentre l’Agenda 21 è un ampio documento che va a definire delle linee guida per lo sviluppo sostenibile fino al ventunesimo secolo su quattro temi fondamentali relativi agli aspetti economici e sociali, alla conservazione e gestione delle risorse, al rafforzamento del ruolo dei gruppi più significativi e ai mezzi di esecuzione del programma stesso. L’Agenda 21 tratta alcuni concetti chiave tra cui quello della co-responsabilità tra politica, mondo produttivo e singoli, la necessità di monitoraggio e di utilizzo della governance rispetto ai sistemi impositivi, la trasversalità del tema della sostenibilità rispetto ai diversi settori, la necessità di una visione condivisa e del ricorso a forme di parternariato pubblico-privato (ONU, s.d.).

La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), detta anche “Accordi di Rio” è invece un vero e proprio trattato internazionale che punta alla riduzione delle emissioni di gas serra per contenere l’aumento delle temperature. La convenzione non è legalmente vincolante ma permette ai Paesi aderenti di stipulare dei protocolli con limiti obbligatori alle emissioni. Uno di questi protocolli verrà adottato a Kyoto nel 1997. La UNFCCC distingue tra Stati allegato I, allegato II e in via di sviluppo: i Paesi allegato I si dichiarano concordi

nel ridurre le emissioni a livelli inferiori di quelle del 1990, i Paesi Allegato II si impegnano invece a pagare i costi delle emissioni dei Paesi in Via di Sviluppo, che sono invece dispensati dagli impegni di riduzione (ISPRA, s.d.).

Tuttavia, sebbene gli impegni assunti nella UNFCCC siano stati spesso disattesi malgrado l’adozione di protocolli vincolanti da parte di alcuni Paesi, si evidenziano alcuni risultati importanti sul piano della condivisione di esperienze e di pratiche: l’approvazione della UNFCCC portò infatti alla istituzione della Conferenza delle Parti (COP). Da allora si sono susseguite ventuno conferenze, fino alla COP25 in programma dal 2 al 13 dicembre 2019 a Madrid.

Il Protocollo di Kyoto viene approvato nel corso della COP3 del dicembre 1997 nell’omonima località giapponese ponendo ai contraenti l’impegno legalmente vincolante a ridurre le emissioni inquinanti dei gas serra in misura non inferiore all’8,65% rispetto alle emissioni del 1990 (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, s.d.). Il protocollo è però entrato ufficialmente in vigore solo nel 2004 con la firma da parte della Federazione Russa e il raggiungimento delle 55 nazioni firmatarie per un totale di emissioni di almeno il 55% del totale globale. Tuttavia, la mancata adesione da parte degli Stati Uniti, i ritardi nell’implementazione e l’assenza di conseguenze per il mancato rispetto degli impegni presi hanno rallentato notevolmente l’implementazione delle politiche necessarie a ridurre le emissioni.

I Trattati di Parigi del 2015 sono invece il risultato del lavoro della COP21, tenutasi nella capitale francese dal 30 novembre all’11 dicembre 2015. Il risultato della COP21 fu l’approvazione di un documento legalmente vincolante che impegnasse tutti i Paesi firmatari della UNFCC ad azzerare le emissioni antropiche di gas serra entro la metà del XXI secolo per contenere l’aumento della temperatura media

globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli pre industriali e intraprendere azioni volte a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C rispetto ai livelli pre-industriali (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, s.d.).

L’articolo 2 dei Trattati è interessante perché tratta esplicitamente il tema della resilienza e dell’adattamento:

“Articolo 2

1. Il presente Accordo, nel contribuire all’attuazione della Convenzione, inclusi i suoi obiettivi, mira a rafforzare la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, nel contesto dello sviluppo sostenibile e degli sforzi volti a sradicare la povertà, anche tramite:

(a) il mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2

°C rispetto ai livelli preindustriali, e proseguire l’azione volta a limitare l’aumento di temperatura a 1,5° C rispetto ai livelli pre-industriali, riconoscendo che ciò potrebbe ridurre in modo significativo i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici;

(b) l’aumentare la capacità di adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e promuovere lo sviluppo resiliente al clima e a basse emissioni di gas ad effetto serra, di modo che non minacci la produzione alimentare;

(c) il rendere i flussi finanziari coerenti con un percorso che conduca a uno sviluppo a basse emissioni di gas ad effetto serra e resiliente al clima.

2. Il presente Accordo sarà attuato in modo da riflettere l’equità ed il principio di responsabilità comuni ma differenziate e rispettive capacità, alla luce delle diverse circostanze nazionali.”

(Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, s.d.)

Nel settembre del 2015, l’ONU adotta i diciassette Sustainable Development Goals, gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Questi obiettivi vanno a sostituire

gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, validi sino al 2015, e vanno a costituire l’Agenda 2030. Gli obiettivi più vicini alle tematiche di sostenibilità e adattamento sono l’Obiettivo 7: Energia pulita e accessibile, l’Obiettivo 11: Città e comunità sostenibili, l’Obiettivo 12: Consumo e produzione responsabile, l’Obiettivo 14:

Vita sott’acqua, l’Obiettivo 15: Vita sulla Terra e soprattutto l’Obiettivo 13: I cambiamenti del clima (ONU, s.d.).

Questa serie di documenti internazionali hanno contribuito all’adozione nel nostro Paesi di alcuni documenti che si occupano di sviluppo sostenibile e lotta all’inquinamento, in particolare .

Pochi anni prima, nell’aprile 2013, la Commissione Europea pubblica la Strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici. La strategia pone tre obiettivi principali:

1. Promuovere e incoraggiare gli Stati membri ad adottare strategie di adattamento fornendo anche risorse finanziarie per il miglioramento dei piani di azione e delle pratiche. Forme di aiuto e cooperazione sono rivolte anche alle singole città.

2. Adozione di azioni “a prova di clima” a livello comunitario migliorando i livelli di adattamento in settori vulnerabili come pesca, agricoltura e politica di coesione, promuovendo anche il ricorso alle assicurazioni contro le calamità naturali attribuibili a cause antropiche

3. Sviluppo di una governance consapevole e miglioramento delle conoscenze sull’adattamento tramite lo sviluppo dell’apposita piattaforma Climate-ADAPT

Le conseguenze più diretta di questa strategia sono da ricercare nell’avvio del processo che porta numerosi Stati membri ad adottare strategie e piani nazionali

di adattamento, mentre a livello locale numerose città vanno a sottoscrivere volontariamente un patto dei sindaci1 (Agenzia Europea dell’Ambiente, 2019).

Attualmente (novembre 2019) gli Stati della UE che hanno adottato una Strategia di Adattamento ai Cambiamenti Climatici sono 25 (Climate Adapt, s.d.).

Il nostro Paese ha adottato una Strategia ed è al momento in attesa di approvare il relativo Piano (Climate Adapt, s.d.).

1 Il Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia dell’UE è un network che riunisce enti locali e regionali nell’adozione di misure atte a ridurre del 40% le emissioni di gas serra entro il 2030 adottando un approccio comune per affrontare i cambiamenti climatici e ad adottare un PAESC (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il clima). Dal 2017 il Patto si è esteso dall’Europa al resto del globo. Attualmente (novembre 2019) fanno parte della rete 9.849 città in 59 Paesi (Patto

Figure 1,2: Strategie e piani di Adattamento nei Paesi UE (Commissione UE)

5.2 La Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti