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EPIDEMIOLOGIA NEI PAESI DELL’UNIONE EUROPEA DAL 2014 AD OGGI

CAPITOLO 3: LA PESTE SUINA AFRICANA NELL’UNIONE EUROPEA

3.2 EPIDEMIOLOGIA NEI PAESI DELL’UNIONE EUROPEA DAL 2014 AD OGGI

BELGIO

Il 13 settembre 2018 la Agence fédérale pour la sécurité de la chaîne alimentaire (AFSCA) del Belgio confermò il rilevamento del virus della PSA di genotipo II, in due cinghiali ritrovati morti nel comune di Etalle (provincia di Luxembourg), vicino ai confini con la Francia e il Lussemburgo. Azioni coordinate tra le varie autorità nazionali furono rapidamente intraprese per prevenire la diffusione del virus nella popolazione selvatica e per preservare gli allevamenti di suini domestici. Prima di questo riemergere, la PSA era stata rilevata in 5 aziende suinicole in Belgio solo una volta, nel marzo del 1985 (IZS "G.

Caporale" Benevento, 2018).

Allo stato attuale non è chiaro come l’infezione nel 2018 abbia raggiunto il Belgio, considerando che i focolai più vicini di PSA erano stati notificati in Repubblica Ceca, a più di 800 km di distanza.

Sebbene il rilevamento della PSA abbia interessato solamente la popolazione selvatica e non vi fosse alcuna prova della presenza del virus negli allevamenti domestici, le prime positività al virus della PSA posero in allerta tutta la filiera suinicola europea, anche in considerazione dell’importante ruolo di esportatore di suini del Belgio.

Conseguentemente alla rilevazione dei primi casi di PSA nel cinghiale, venne subito creata una zona infetta (area delimitata dal perimetro rosso in figura 2,); dopo due mesi questa zona infetta provvisoria venne sostituita da due zone (figura 2) (Belgian Federal Agency for the Safety of the Food Chain (FASFC), 2020):

 zona I (area delimitata dal perimetro blu): zona circostante la zona II, considerata zona a maggior rischio, dove non sono stati individuati focolai di PSA e laddove è applicata una sorveglianza più elevata (in particolare passiva). Questa zona è equivalente alla zona di protezione (zona cuscinetto) descritta nel Codice sanitario per gli animali terrestri dell'OIE;

 zona II (area delimitata dal perimetro fucsia): zona in cui il virus della PSA è stato identificato solo nel cinghiale. Questa zona II è equivalente alla zona infetta descritta nel Codice sanitario per gli animali terrestri dell'OIE.

50 Le zone vennero modificate regolarmente per adattarsi all'evoluzione e alla diffusione della malattia nel cinghiale (figura 3 e 4). Nei mesi successivi vennero identificati nuovi casi solo nella zona II e vicino al confine con la zona I; ciò a dimostrazione che i principi di zonizzazione applicati sono funzionali e che la zona I funge da zona cuscinetto efficace.

Figura 2: Nella cartina di sinistra rappresentazione schematica della prima area infetta creata in Belgio il 13 settembre 2018. Nella cartina di destra rappresentazione delle due aree create al fine di evitare la diffusione del virus nel resto del paese: la linea blu rappresenta il perimetro della zona I (zona cuscinetto) mentre la linea fucsia rappresenta il perimetro della zona II (zona infetta).

Figura 3: Nelle cartine rappresentazione delle zone di restrizione create al fine di evitare la diffusione del virus nel resto del paese e aggiornate al 22/01/2019 e al 21/02/2019: la linea blu rappresenta il perimetro della zona I (zona cuscinetto) mentre la linea fucsia rappresenta il perimetro della zona II (zona infetta).

Figura 4: Nelle cartine rappresentazione delle zone di restrizione create al fine di evitare la diffusione del virus nel resto del paese e aggiornate al 25/03/2019 e al 16/01/2020: la linea blu rappresenta il perimetro della zona I (zona cuscinetto) mentre la linea fucsia rappresenta il perimetro della zona II (zona infetta).

51 Nel settembre del 2018 tutti i suini domestici presenti nella zona infetta iniziale vennero abbattuti, come previsto dai Regolamenti internazionali. Si trattò di un'eradicazione preventiva al fine di evitare la diffusione del virus nei suini domestici, di proteggere la salute degli animali e gli interessi commerciali dell'industria suinicola. I prodotti ricavati dall’abbattimenti di questi animali non entrarono nella catena alimentare e non vennero utilizzati dall’industria mangimistica (Belgian Meat Office - VLAM, 2019).

Il risarcimento per gli allevatori colpiti venne garantito dal Fondo sanitario belga e dai fondi europei riservati ai focolai di malattie infettive degli animali.

La Francia, stato confinante con l’area colpita, in seguito alle prime rilevazioni del virus in Belgio, incrementò le misure di sicurezza, inserendo il campionamento obbligatorio delle carcasse di cinghiale in tutto il paese e istituendo una zona lungo il confine con il Belgio (denominata ‘Zone Blanche’) in cui effettuare lo spopolamento dei cinghiali.

Dal 13 settembre 2018 a fine 2020, in totale 833 cinghiali risultarono positivi al virus della PSA in Belgio (tabella e grafico 1). L’ultimo caso positivo venne confermato su una carcassa fresca l’11 agosto 2019 anche se 6 positività risultarono da indagini effettuate su cinghiali ritrovati morti da ottobre 2019 a marzo 2020. Tenendo in considerazione che l’ultimo caso venne identificato il 17 febbraio 2019, il 18 maggio 2020 le autorità belghe decisero di ridurre le dimensioni dell’area infetta (figura 5); in quest’area venne comunque mantenuta la sorveglianza passiva e attiva su cinghiali e gli allevamenti di suini non furono autorizzati a reintrodurre animali.

Figura 5: Nella cartina rappresentazione schematica delle due aree di restrizione create al fine di evitare la diffusione del virus nel paese il 18 maggio 2020; la linea blu rappresenta il perimetro della zona I (zona cuscinetto) mentre la linea fucsia rappresenta il perimetro della zona II (zona infetta), area ridotta di dimensioni rispetto alla precedente in vigore.

52 Il Belgio è ufficialmente indenne dalla PSA in tutti i suidi dal 1° ottobre 2020, in conformità al capitolo 15 del codice terrestre dell'OIE, diventando il secondo paese colpito nell'UE ad essere riuscito a debellare la malattia del suo territorio, dopo la Repubblica Ceca. La dichiarazione è arrivata dopo più di 12 mesi senza aver dichiarato focolai di PSA in carcasse fresche di cinghiale.

Nonostante ciò, le autorità belghe annunciarono che, al fine di garantire un processo di normalizzazione più sicuro e progressivo, avrebbero mantenuto, fino alla fine di marzo 2022, alcune misure nell'area colpita, come la sorveglianza rafforzata con l'analisi obbligatoria di tutti i cinghiali trovati morti e cacciati, il mantenimento del recintato (circa 300 km) e la ricerca attiva di carcasse di cinghiale.

Il Belgio è stato uno dei pochi paesi europei in cui sono stati segnalati solo focolai nei cinghiali, senza casi rilevati nei suini domestici durante l'intero periodo epidemico (tabella e grafico 1).

Figura 6: Rappresentazione della localizzazione geografica dei focolai di PSA identificati nei cinghiali in Belgio dal 2018 al 2020. Legenda: pallini grigi= casi rilevati nel 2018, pallini verdi= casi rilevati nel 2019, pallini gialli= casi rilevati nel 2020 (EFSA et al., 2022)

53

Tabella 1: Focolai di PSA identificati nella popolazione selvatica e negli allevamenti suinicoli in Belgio. Fonte dati: (Animal Disease Notification System (ADNS), 2014/2022).

FOCOLAI DI PSA RILEVATI IN BELGIO dal 2018 al 2022*

ANNO FOCOLAI NEI CINGHIALI FOCOLAI NEI SUINI DOMESTICI

2018 161 -

2019 482 -

2020 3 -

2021 - -

2022 - -

*5 agosto 2022

Grafico 1: Andamento dei focolai di PSA in Belgio dal 2014 al 2022. La prima rilevazione del virus è avvenuta nel 2018 nei cinghiali; nel 2019 vi è stato un aumento importante delle positività per poi calare radicalmente nel 2020. In Belgio il virus ha colpito solo la popolazione selvatica. Nel 2020 il Paese è stato dichiarato indenne. Fonte dati: (Animal Disease Notification System (ADNS), 2014/2022).

161

482

3 0 0

0 0 0 0 0

0 100 200 300 400 500 600

2018 2019 2020 2021 2022

ANNO

FOCOLAI NEI CINGHIALI FOCOLAI NEI SUINI DOMESTICI

54 BULGARIA

Il 31 agosto 2018 in seguito alla segnalazione di un aumento della morbilità in una fattoria della provincia di Varna, il laboratorio di riferimento nazionale bulgaro confermò la presenza, per la prima volta nel paese, del virus della PSA di genotipo II.

Nell’allevamento colpito furono identificati quattro casi di PSA sui sette animali sensibili presenti. Il veterinario dell'allevamento inizialmente aveva trattato gli animali come infetti da Mal Rossino e, solo in seguito, poiché i maiali non rispondevano alle terapie, informò i servizi veterinari della probabile presenza della PSA. L'allevamento coinvolto non era registrato, come molti altri del villaggio; si optò quindi per sterminare e distruggere gli animali del focolaio e quelli presenti nell’intero villaggio. Gli animali prima di essere abbattuti furono visitati e molti di loro mostrarono segni caratteristici di PSA.

Ulteriori attività di sorveglianza furono poi effettuate sui suini domestici e cinghiali presenti nella regione, tutti con esito negativo. Nell'area colpita, non fu mai evidenziata la presenza del virus nella popolazione selvatica.

Vennero subito istituite le zone di protezione e sorveglianza (rispettivamente di 10 e 20 Km), comprendenti i comuni di Provadia, Avren, Dolni Chiflik e Dulgopol, tutti localizzati nella provincia di Varna (figura 7). Tutti gli allevamenti di suini presenti nelle due zone di restrizione vennero esaminati clinicamente e testati per la PSA; nessun animale analizzato diede esito positivo.

Figura 7: Nella cartina rappresentazione schematica delle due aree di restrizione create nella provincia di Varna (1) al fine di evitare la diffusione del virus nel resto del paese, nel settembre 2018. Nello stesso mese vennero poi create zone di restrizione anche sul confine con la Romania (2) (Bulgarian Food Safety Agency, SCoPAFF, 2018)

55 Nel settembre 2018, in concomitanza con l’inizio della stagione di caccia, in Bulgaria vennero istituite delle zone di restrizione sul confine con la Romania (figura 7): una zona rossa, ad alto rischio, in cui era permessa la sola caccia individuale senza cani e una zona cuscinetto, in cui era permessa la caccia di gruppo senza cani.

Sebbene la fonte dell'infezione sia ancor’oggi sconosciuta, secondo quanto afferma il governo bulgaro vi è il fondato sospetto che l’introduzione del virus nella fattoria di Tutrakantsi possa essersi verificato attraverso l’importazione di mangimi da Constanta (Romania), area infetta dal virus della PSA (3tre3, 2018).

A Kaynardzha (figura 8), un villaggio nel nord-est della Bulgaria, il 23 ottobre 2018 venne rilevato il virus della PSA in un cinghiale ritrovato morto e il 26 ottobre venne osservato un animale colpito clinicamente dal virus. Vennero subito create le zone di restrizione:

 zona infetta di 20 km di raggio intorno al caso identificato, in quest’area il 27 dicembre venne poi rinvenuto un altro cinghiale positivo al virus;

 zona cuscinetto di 20 km intorno alla zona infetta;

 zona di sorveglianza comprendente la regione di Silistra e di Dobrich.

Il 31 ottobre del 2018 quattro casi di PSA vennero indentificati in un’area di caccia nei pressi di Zelenka (figura 8); nei giorni successivi altri 13 capi della riserva risultarono positivi al virus. Anche in questa circostanza vennero subito create le zone di restrizione:

 zona infetta: parte dei comuni di Kavarna e Shabla;

 zona cuscinetto: il resto dei comuni di Kavarna e Shabla;

 zona di sorveglianza: intera regione di Dobrich.

La probabile fonte di infezione venne in questo caso attribuita agli spostamenti dei cinghiali provenienti dalla Romania, all’intensa movimentazione di persone oltre il confine o all’introduzione di cibo di origine suina da paesi infetti.

56

Figura 8: Localizzazione geografica dei casi di PSA nel 2018 in Bulgaria con relative zone di restrizione: in arancione è rappresentata l’area infetta e in giallo la zona cuscinetto.

Nel 2019 l’infezione in Bulgaria non si arrestò; il 2 luglio venne identificato il primo caso di PSA in un allevamento di 14 suini localizzato nel comune di Nikopol, nella Regione di Pleven. Pochi giorni dopo, nella stessa regione, a 11 km dal primo focolaio, venne identificato un altro allevamento infetto. Nella zona di protezione di 3 km vennero abbattuti tutti i suini presenti e venne ordinata una disinfezione accurata degli stabilimenti. Nei 10 km circostanti vennero visitati e campionati tutti gli animali presenti.

Nel frattempo, il virus continuò a diffondersi anche nella popolazione di cinghiali; se la maggior parte degli allevamenti colpiti si trovata nelle regioni occidentali della Bulgaria, i cinghiali colpiti invece erano diffusi omogeneamente su tutto il territorio.

Nel 2020 i focolai nei suini selvatici incrementarono notevolmente; se nel 2019 i focolai furono 165, a fine 2020 se ne contarono invece 533 (tabella e grafico 2). Negli allevamenti domestici invece, grazie anche all’incremento della sorveglianza passiva e attiva, alle misure di biosicurezza e alla registrazione di tutti gli allevamenti famigliari/industriali i focolai dimezzarono (19 vs i 44 del 2019). Nel 2020 i suini riformati, in seguito a focolai di PSA, furono 65554 (Bulgarian Food Safety Agency, SCoPAFF, 2021).

Nel 2021, la Bulgaria, secondo il report presentato alla Commissione Europea, presentò un controllo ottimale dei focolai. Durante tutto l’anno si evidenziarono solo sei focolai in allevamenti di cui uno nella regione di Varna (a Est), tre nella regione di Plovdiv e due nella regione di Pazardžik (a Sud-Ovest) (figura 9). Conseguentemente a questa diminuzione importante dei casi, la BFSA permise un graduale ripopolamento degli

57 allevamenti colpiti dal virus con associato ripristino della produzione di prodotti alimentari; rimasero in vigore i piani di sorveglianza passiva, l’obbligo di miglioramenti strutturali e di incremento delle misure di biosicurezza negli allevamenti.

Figura 9: Rappresentazione geografica dei focolai di PSA in Romania dal 2018 al 2021. Nella figura in alto è possibile osservare l’omogenea presenza dei focolai di PSA nei cinghiali sull’intera nazione. Nella figura in basso sono invece rappresentati i focolai di PSA rilevati nei suini domestici; in questo caso la maggior pare dei focolai sono stati identificati lungo il confine con la Romania e ad Est (EFSA et al., 2022)

Nei primi 8 mesi del 2022 i focolai di PSA in Bulgaria sono stati tendenzialmente in linea con i dati riportati negli anni precedenti. Nei suini domestici sono stati segnalati solo due focolai in piccoli allevamenti localizzati nella regione di Blagoevgra, a dimostrazione di

58 come le misure applicate nei confronti degli allevamenti commerciali siano efficaci per prevenire l’introduzione/diffusione del virus. Nei cinghiali sono stati invece identificati 236 focolai.

Tabella 2: Focolai di PSA identificati nella popolazione selvatica e negli allevamenti suinicoli in Bulgaria. Fonte dati: (Animal Disease Notification System (ADNS), 2014/2022).

FOCOLAI DI PSA RILEVATI IN BULGARIA dal 2018 al 2022*

ANNO FOCOLAI NEI CINGHIALI FOCOLAI NEI SUINI DOMESTICI

2018 5 1

2019 165 44

2020 533 19

2021 318 6

2022 236 2

*5 agosto 2022 Grafico 2: Andamento dei focolai di PSA identificati in Bulgaria dal 2018 al 2022. La prima rilevazione del virus è avvenuta nel 2018; con il passare degli anni il virus si è diffuso sempre di più e senza controllo nella popolazione selvatica mentre nei domestici il virus sembra da sempre sotto controllo. Fonte dati: (Animal Disease Notification System (ADNS), 2014/2022).

5

165

533

318

236

1

44 19 6 2

0 100 200 300 400 500 600

2018 2019 2020 2021 2022

FOCOLAI NEI CINGHIALI FOCOLAI NEI SUINI DOMESTICI

59 ESTONIA

In Estonia la PSA venne rilevata per la prima volta il 2 settembre 2014 in un cucciolo di cinghiale trovato morto nel distretto di Valga, a 6 km dal confine con la Lettonia. La possibile fonte di introduzione del virus in Estonia venne attribuita alla movimentazione di suidi provenienti dai territori infetti della vicina Lettonia (OIE delegate).

Nei giorni seguenti alla prima identificazione, furono rilevati altri focolai nella popolazione selvatica; per limitare la diffusione del virus, vennero prontamente istituite le aree infette nel paese di cui cinque nella parte meridionale dell’Estonia e due nella parte nord-orientale (figura 10). Nel 2014, vennero identificati 73 cinghiali positivi: quindici nell’area infetta ‘1’, quarantasette nell’area infetta ‘2’, tre nell’area infetta ‘3’, uno nell’area infetta ‘4’, cinque nell’area infetta ‘5’, uno nell’area infetta ‘6’ e uno nell’area infetta ‘7’.

Figura 10: Rappresentazione schematica delle aree infette e relative zone I e II create in seguito ai focolai identificati nel 2014 in Estonia. Nel 2014 furono identificati 73 cinghiali positivi: quindici nell’area infetta 1, quarantasette nell’area infetta 2, tre nell’area infetta 3, 1 nell’area infetta 4, cinque nell’area infetta 5, uno nell’area infetta 6 e uno nell’area infetta 7.

In seguito alla creazione delle zone di restrizione venne introdotto l’obbligo di testare il 2% dei cinghiali cacciati nella zona I e tutti i cinghiali ritrovati nella zona II. In tutto il territorio estone divenne inoltre obbligatorio testare eventuali suidi ritrovati morti o feriti. Negli allevamenti localizzati nella zona I e II invece, furono organizzate due ispezioni veterinarie l’anno. Per la movimentazione di animali dalla zona II, venne introdotto l’obbligo di test PCR.

60 Nel 2014 nessun allevamento di suini domestici venne colpito dal virus; furono invece 41 i focolai identificati nei cinghiali.

Il primo allevamento di suini domestici colpito venne identificato il 18 luglio del 2015; si trattava di un allevamento ubicato nella parte meridionale della Estonia, nei pressi dell’area in cui era stato ritrovato morto il primo cinghiale nel 2014. La possibile fonte dell'infezione venne identificata nell’errato comportamento umano e nella circolazione del virus nella popolazione di cinghiali circostanti l'allevamento. Dal 2015 al 2017, in Estonia, furono rilevati un totale di 27 focolai di PSA negli allevamenti (tabella 3).

Dopo il rilevamento dei primi focolai di PSA nel paese, la malattia negli anni seguenti iniziò a diffondersi dalla parte meridionale dell'Estonia verso le regioni più centrali. Nel 2017 la PSA si presentava diffusa in tutto il territorio estone ad eccezione dell'isola Hiiumaa, area ancor’oggi indenne dalla PSA.

L'ultimo focolaio di PSA nei suini domestici venne rilevato il 19 settembre 2017; per molti anni non vennero identificati ulteriori casi. Tuttavia, nel luglio 2021, un allevamento di suini domestici riportò l’identificazione di un nuovo focolaio.

Al contrario, fino a febbraio 2019 vennero identificati regolarmente cinghiali sieropositivi e positivi al virus della PSA. Successivamente furono trovati solo cinghiali sieropositivi, ma non positivi alla PSA per più di 1 anno, suggerendo una mancanza di nuove infezioni e, quindi, un'epidemia potenzialmente in diminuzione (Replubic of Estonia, Veterinay and food board, 2020).

61

Figura 11: Rappresentazione dell’evoluzione geografica dei casi di PSA da settembre 2014 ad ottobre 2017 in Estonia. Si può notare il progressivo spostamento dei casi identificati da Est verso le regioni ad Ovest del paese. Legenda: pallini rossi= casi nei suini domestici, pallini blu= casi nei cinghiali.

A seguito di quanto riportato in precedenza, il 19 novembre 2019, l’Estonia inviò all’OIE l’autodichiarazione di indennità dalla PSA nei suini selvatici, domestici e in cattività.

Nell'agosto 2020, tuttavia, venne identificato un cinghiale positivo alla PSA nella contea di Rapla, nella parte centrale dell'Estonia, seguito poi da ulteriori rilevamenti nella stessa regione. Nei mesi seguenti vennero identificati nuovi casi di PSA anche nella contea di

62 Lääne-Viru, nel nord-est del paese, a circa 120 km dai casi localizzati nella contea di Rapla (Schulz, et al., 2021). Nel 2020 si contarono oltre sessanta focolai nel Paese (tabella e grafico 3).

Il 14 luglio 2021 venne confermata la presenza della PSA in due scrofe che avevano presentato epistassi e natimorti. Vennero subito create le zone di restrizione e tutti gli animali dell’allevamento abbattuti a scopo preventivo. Il virus entrò in allevamento probabilmente tramite via indiretta (mezzi di trasporto, lavoratori, mangime, mosche).

Negli stessi giorni, il virus venne indentificato anche in otto cinghiali ritrovati morti nei pressi dell’azienda suinicola (Estonian Agriculture and Food Board, 2021). Era dal 2017 che il virus della PSA non veniva identificato in un allevamento di suini.

A metà 2022 la situazione in Estonia si presenta stabile: nessun focolaio in allevamento è ancora stato identificato mentre nei cinghiali i focolai sono stati trentadue, numero in linea con il trend degli anni precedenti, a dimostrazione che il virus nel paese sembra essere sotto controllo.

Tabella 3: Focolai di PSA identificati nella popolazione selvatica e negli allevamenti suinicoli in Estonia (Animal Disease Notification System (ADNS), 2014/2022).

FOCOLAI DI PSA RILEVATI IN ESTONIA dal 2014 al 2022*

ANNO FOCOLAI NEI CINGHIALI FOCOLAI NEI SUINI DOMESTICI

2014 41 -

2015 723 18

2016 1052 6

2017 637 3

2018 230 -

2019 80 -

2020 68 -

2021 71 1

2022 32 -

* 5 agosto 2022

63

Grafico 3: Andamento dei focolai di PSA identificati in Estonia dal 2018 al 2022. Il numero di focolai identificati nei cinghiali ha raggiunto il picco nel 2016 per poi essere in costante diminuzione. Gli allevamenti suinicoli sono stati invece poco colpiti dal virus negli anni.

41

723

1052

637

230

80 68 71

0 18 6 3 0 0 0 1 320

0 200 400 600 800 1000 1200

2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022

FOCOLAI NEI CINGHIALI FOCOLAI NEI SUINI DOMESTICI

64 GERMANIA

Il 10 settembre 2020 il laboratorio di riferimento della PSA in Germania, l'Istituto Friedrich-Loeffler, confermò il primo caso di PSA in Germania; si trattava di un cinghiale trovato morto nel Brandeburgo, precisamente nel distretto di Sprea-Neisse, a Est. La distanza diretta dal primo caso rilevato nel Brandeburgo al caso di PSA più vicino in Polonia, rilevato 4 settimane prima (13 agosto-9 settembre 2020), era di 33,9 km (Sauter-Louis, Forth, Probst, & al., 2021).

In seguito alla prima rilevazione, furono identificati altri animali infetti lungo il confine tedesco-polacco; in soli dodici giorni, furono infatti identificati 20 cinghiali positivi nelle vicinanze del primo rilevamento. Il 31 ottobre 2020 venne invece rilevata la prima positività alla PSA in un insaccato di cinghiale nella Sassonia (Federal Ministry of food and agricolture, 2020).

In seguito alla prima rilevazione del virus vennero prontamente istituite le zone di restrizione; inizialmente vennero istituite la zona infetta e la zona core (figura 12-A).

Pochi giorni dopo, a seguito del rilevamento di altri capi positivi, le zone vennero ampliate e venne aggiunta una zona cuscinetto più esternamente (figura 12-B). Nello specifico:

 zona core (stabilita il 10/09, ampliata il 17/09.) di 150 km2;

 zona infetta (stabilita il 10/09) di 1100 km2 a copertura di tre distretti: LK Spree-Neisse, LK Oder-Spree, LK Dahme-Spreewald;

 zona cuscinetto (istituita il 18/09) di 2400 km2.

Figura 12: Rappresentazione schematica delle aree di restrizione istituite in Germania il 10 settembre 2020 (immagine A) e poi modificate il 21 settembre 2020 (immagine B)

A

65 Come il virus sia entrato in Germania non è ancora stato chiarito: potrebbe essere stato introdotto attraverso l’attività umana (ad esempio per lo smaltimento non sicuro di materiale contaminato) anche se sembra più probabile la migrazione di cinghiali infetti dalla vicina Polonia; la regione polacca confinante con la Germania, era infatti classificata a rischio elevato vista la presenza dell'infezione nella popolazione selvatica. Nei mesi precedenti, in seguito alla segnalazione della presenza del virus nei cinghiali nella Polonia occidentale, la Germania aveva già introdotto misure preventive come la costruzione di una recinzione mobile lungo il confine polacco e una maggiore sorveglianza nei cinghiali e nei suini domestici.

Il 30 settembre venne identificato il primo caso di PSA in un cinghiale nel distretto di Märkisch-Oderland, a 60 km dal primo caso rilevato in Germania. Venne così istituita una seconda area core di 45 km2 e l’area infetta venne ampliata a 2183 km2 (figura 13.1).

Figura 13.1: Rappresentazione schematica delle aree di restrizione in vigore il Germania il 16 ottobre 2020. Legenda: *=casi rilevati nei cinghiali; linea arancione= area core (Neuzelle/Sembten:

150 km2, Bleyen: 45km2); linea viola= area infetta di 2.183km2, comprendente 5 distretti: Spree-Neisse, Oder-Spree, Dahme-Spreewald, Märkisch-Oderland e Frankfurt; linea verde= area cuscinetto di 1658 km2.

Il 30 ottobre 2020 vennero ritrovate carcasse positive al virus della PSA al di fuori della prima area core ma all'interno dell'area infetta; venne così creata una terza area core di 230 km2. Venne inoltre stabilita una zona bianca attorno ad essa e creata una recinzione in filo metallico.

66 Nelle aree core e bianche, fu istituito il divieto di caccia, il divieto di raccolta nei campi e di disboscamento. Nella zona bianca inoltre vennero abbattuti tutti i cinghiali presenti.

Il 31 ottobre venne identificato il primo cinghiale positivo in Sassonia, nel distretto di Görlitz, a 170 m dal confine polacco (figura 13.2). Vennero immediatamente create la zona infetta di 135 m2 e la zona cuscinetto di 309 m2. In questo distretto, durante le ricerche, vennero trovati altri quattro animali positivi al virus.

Figura 13.2: Rappresentazione dei focolai di PSA identificati nei cinghiali nella Sassonia.

Legenda: pallini rossi= casi positivi confermati, linea viola= area infetta (135 m2), linea verde=

area cuscinetto (309 m2).

Nel corso dei mesi numerosi cinghiali vennero rilevati infetti al virus della PSA; da settembre 2020 a settembre 2021, 2174 cinghiali furono in totale identificati positivi.

Nel mese di luglio 2021, il virus della PSA venne rilevato per la prima volta nei suini domestici; il Brandeburgo fu, nello specifico, l’area interessata dai rilevamenti. Il primo focolaio venne identificato nel distretto dello Sprea-Neiße. Il secondo e il terzo focolaio vennero identificati nel distretto di Märkisch Oderland; rispettivamente il primo colpì un’azienda con due animali mentre il secondo un’azienda con quattro animali. Tutti e tre i focolai erano localizzati all’interno di aree core create conseguentemente alla rilevazione del virus nella popolazione selvatica.

In Sassonia non venne identificato nessun caso di PSA nei suini domestici.

Nelle aree coinvolte, oltre alle zone di restrizione già presenti a causa della presenza del virus nei cinghiali, vennero istituite le zone di protezione e di sorveglianza. Le zone

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