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P ERCHÉ TRADURRE “ QĀLAB ” CON “ CANONE ”

Nel documento N CANONE PER IL TEATRO ARABO U (pagine 50-55)

5. QĀLABU-NĀ L-MASRAHĪ : «IL NOSTRO CANONE TEATRALE»?

5.2. P ERCHÉ TRADURRE “ QĀLAB ” CON “ CANONE ”

popolo in cui si è costituito. Ogni canone non è nient’altro che un luogo culturale.

Nessuna delle accezioni intermedie del termine “canone” va dunque respinta, va però restituita la giusta priorità alla verità viva dell’evento rispetto alla fissità logi-ca delle signifilogi-cazioni.

che in questo studio viene sostenuta, passa infatti dalla convinzione che Qālabu-nā non sia stato un episodio isolato, un tentativo collaterale rispetto al filone principale della produzione e della teoria teatrale hakimiana. Al contrario esso rappresenta un epifenomeno che chiarisce il suo pensiero precedente e costituisce un punto fermo per la produzione seguente.

T.Ḥ. parla spesso del teatro europeo o mondiale e quando ne parla spesso u-tilizza dei termini che sematicamente si avvicinano a qālab. Tuttavia qālab costituisce una sorta di hapax legomenon nel vocabolario hakimiano, egli infatti non ha usato di frequente questo termine in opere precedenti e, in ogni caso, l’uso privilegiato che ne fa ne Qālabu-nā richiede un discernimento specifico. Scopo di questa brevissima in-dagine terminologica è, dunque, capire perché ne Qālabu-nā egli scelga di utilizzare il termine qālab e non quelli usati in altri testi, benché sinonimi, e perché, all’interno de Qālabu-nā, qālab faccia spesso coppia con šakl, e quale sia il rapporto tra questi due termini nell’economia complessiva del testo. Si tenterà, inoltre, di giustificare la scelta di tradurre il termine arabo qālab con l’italiano “canone”.

5.2.1. I sinonimi di qālab

Prima di occuparci direttamente del termine qālab, analizzeremo altri termini ad esso sinonimi. Sono quattro in particolare i termini sinonimi o affini utilizzati da T.Ḥ. in altri scritti: miṯāl, uslūb, ṯawb, lawn, šakl.

a. Miṯāl

In Siǧn al-‘umr T.Ḥ. scrive così:

Egli [Giorgio Abyad] recitando e al-Manfaluti componendo, l’uno con la sua voce querula e tremula, l’altro con il suo stile lacriomoso, facevano versare fiumi di lacrime ed erano considerati da molti il modello (miṯāl) della vera arte. E se è lecito definire questo modello (miṯāl) come roman-tico…99

Riguardo allo stesso termine l’Arabic Lexicon dà la seguente definizione:

Quality, mode, manner, fashion, and form; (Mṣb;) a model according to which another thing is made or proportioned; a pattern, (miqdār) by which a thing is measured, proportioned, or cut out: (T:) an exemple of a class of words, of a rule, &c.100

Se nel pensiero di T.Ḥ. il “canone teatrale” fosse semplicemente un esempio, un

99La prigione della vita, op. cit., p. 88-89; Siǧn al-‘umr, M.K., vol. III, p. 655, I.

100 E.W. Lane, Arabic-English Lexicon, Wiliams and Norgate, London-Edinburg 1863-1877, pp.

3017-3018.

modello o un prototipo, allora non avrebbe scelto il termine qālab, ma miṯāl. La dif-ferenza tra qālab e miṯāl sta dunque nella singolarità oggettiva di ciò che è un miṯāl rispetto alla pluralità interna del qālab.

Miṯāl è comunque legato a maṯal («detto proverbiale»), che come dice Ibn Rašīq: «Si dice che il significato di maṯal sia quello dell’esempio (miṯāl) che viene i-mitato, come se essi lo rendessero un modello (miqyās) destinato a qualcuno»101. La funzione paradigmatica del miṯāl non è affatto estranea al campo semantico del qā-lab, quest’ultimo funzionerebbe piuttosto come un insieme di amṯila. Non a caso T.Ḥ raccoglie ne Qālabu-nā dei «namāḏiǧ qaṣīra li-ba‘d hāḏihi āṯār masraḥī al-kubrā»102, «dei brevi esempî [o modelli] di alcune di queste grandi opere teatrali».

Va letta così la stessa struttura de Qālabu-nā, che fornisce una serie di esem-pî, di prototipi teatrali testuali e performativi, con nessuna pretesa di esaustività del qālab proposto, bensì con la proposta di un corpus introduttivo al qālab stesso.

b. Uslūb

Un altro termine prossimo semanticamente a qālab è uslūb. Egli lo usa in altri testi, nei quali emerge piuttosto chiaramente l’accezione con la quale T.Ḥ. lo usa.

Riguardo al termine uslūb l’Arabic Lexicon dà la seguente definizione:

A row of palm-trees; as also uskūb. […] – A road, or way, (M, Mṣb, Ḳ, TA,) that one takes: (M, TA:) any extended road or way: a way or direction [in which one goes] : (TA:) a way, course, mode or manner, of acting or conduct or the like: (A, TA:) a mode, manner, sort, or species;

syn. fann (Ṣ, M,* Mṣb, TA:) pl. asālīb (Ṣ, M, A, Mṣb)103. Il Supplément aux dictionnaires arabes riporta:

Chez Ibn-Khaldoun, le moule dans lequel on forme les phrases; aussi: ce qui a été formé dans ce moule, c.à.d., la phrase à laquelle on a donné une tournure conforme au génie de la langue, de Slane Prol. III, 368, n. 3104. I lessici che si sono citati ci consegnano un senso del termine “uslūb” che è molto vi-cinio all’italiano “stile”. L’accezione nella quale lo utilizza T.Ḥ. possiede questa de-terminanta sfumatura. Per esempio, ne Il fiore della vita T.Ḥ scrive:

Ah la parola stile [uslūb], la parola forma [formule]! Fu allora che co-minciai a capire… e mi resi conto finalmente, dopo una corsa lunga e

101 Cfr. A. Pagnini, Maṯal e verso a confronto. Una questione di poetica araba classica alla luce di u-n'analisi paremiologica, Università di Firenze, Firenze 1998, p. 20.

102Qālabu-nā, M.K., III, p. 889, I.

103 E.W. Lane, Op. cit., pp. 1400.

104 R. Dozy, Supplément aux dictionnaires arabes, Brill-Maisonneuve, Leyde-Paris 19673, vol. I, p.

671.

spossante, che lo stile [uslūb] è solo un pretesto cui si appiglia chi non ha niente da dire.105

In Yā ṭāliʻ aš-šaǧara scrive:

Questo perché l’artista popolare non si è cimentato nell’imitazione dei tradizionali canoni (asālīb, pl. di uslūb) di bellezza artistica…106

La lettura del termine uslūb all’interno di questi due piccoli brani ci mostra cioè il carattere primariamente “esteriore” dell’uslūb. Esso è la forma esterna non necessariemente coerente con il cuore del prodotto artistico. Nel primo brano inoltre lo stesso T.Ḥ. ci dà il senso del termine arabo, traducendolo con il francese “formu-le”.

Se il canone che aveva in mente T.Ḥ. fosse stato solo un “metodo”, una “tec-nica”, un “genere”, o uno “stile”, allora molto probabilmente non avrebbe scelto qā-lab ma uslūb.

c. Lawn

Nell’incipit de al-Malik Ūḏīb T.Ḥ scrive:

«Letteratura teatrale» è un capitolo che non è stato mai aperto in ambito arabofono, eccetto nel secolo presente. La «letteratura araba» esitò nell’accogliere questo genere (lawn) [letterario] straniero.107

Il Lane a proposito del termine lawn scrive:

Colour : (Ṣ, Mṣb, Ḳ :) distinctive qualità or property : (M, Ḳ :) sort, or species : (Ṣ, Ḳ :) mood, disposition, or character.108

Lawn, in relazione alla letteratura, esprime inoltre il senso tecnico di “genere lettera-rio”, ricollegandosi pertanto al senso di «sort, or species».

Se T.Ḥ. nel suo Qālabu-nā avesse voluto esprimere l’idea di un nuovo genere lettearario o teatrale avrebbe probabilmente usato il termine lawn. Tuttavia, non è specificamente il “genere” ciò di cui egli vuole parlare nel suo Qālabu-nā.

d. Šakl

A proposito del sinonimo più importante – ne Qālabu-nā – il Supplément aux dictionnaires arabes:

šakl figure; šakl ḥarfī «figure formant une lettre,» Prol. II, 388, 2. – Figu-re mathématique, Bc; šakl munṭaẓim polygone régulier, Bc. – Problème de géométrie, Abdoulfaradj 280, 2 a f., Amari 420, 5 a. f. – Figure de

105Il fiore della vita, cit., Lettera XXXIII, p. 85; Zahrat al-‘umr, M.K., vol. II, p. 72, I.

106O tu che sali l’albero, cit., p. XXVI; Yā ṭāliʻ aš-šaǧara, M.K., III, p. 498, II.

107al-Malik Ūḏīb, M.K., vol. II, p. 167, I.

108 E.W. Lane, Op. cit., Supplement, pp. 3015.

géomance, M. – Nature, sorte, espèce, Bc, espèce, genre, Hbrt 46, Macc.

I, 138,3109.

Di šakl il solito Arabic Lexicon scrive:

i. q. šabahun [as meaning A likness, resemblance, or semblance; a well-know signification of the latter word, but one which I do not find une-quivocally assigned to it in its proper art. in any of the lexicons]. […] _ And I. q. miṯāl : you say, hāḏā ‘alā šakl hāḏā, meaning ‘alā miṯāli-hi [i. e.

This is according to the model, or pattern, or the mode, or manner, of this]. (TA.) _ And The shape, form, or figure, (ṣūra,) of a thing; such as is percived by the senses; and such as is imagined: (Ḳ :) the form (hay’a), of a body, caused by the entire contents’ being included by a boundary, as in the case of a sphere; or by a several boundaries, as in those bodies that have several angels or sides, such as have four and such as have six [&c.]

[…] _ [It often means A kind, sort, or variety, of animals, plants, food,

&c.] _ [And The likeness, or the way or manner, of the actions of a per-son:] it is said in a trad. respecting the description of the Prophet, sa’altu abī ‘an šakli-hi, meaning [I asked my father respecting the likeness of his action, or] respecting what was like is action; accord. to Iamb : or, ac-cord. to Az, respecting his particular way, course, mode, or manner, of acting, or conduct: (O :) and šākila [likewise, and more commonly] signi-fies a particular way, course, mode, or manner, of acting, or conduct110.

Come si può notare dalle voci appena proposte il campo sematico del termine šakl è piuttosto variegato, ma è comunque attraversato costantemente dall’idea di

“forma”. Primariamente indica dunque l’aspetto esteriore e visibile, ma assume an-che il senso delle modalità espressive, del modo di agire. Insieme a tutto questo si trova anche il senso ulteriore di specie o varietà.

Šakl si rivela molto prossimo all’idea di arte performativa, poiché l’accostamento, che esso in sé prevede, tra forma esteriore e modalità dell’agire per-mette di istituire già a livello terminologico una connessione che è molto importante per il teatro: la connessione tra modalità performative (agire) e tipo di teatro (carat-teri es(carat-teriori). Non è un caso che T.Ḥ. abbia scelto di accostare, di unire profonda-mente il termine šakl all’altro termine chiave de Qālabu-nā, ovvero, “qālab”. Anche se quest’ultimo supera lo šakl, qālab infatti non è sic et sempliciter una modalità e-spressiva, ma qualcosa di più.

109 R. Dozy, Op. cit., vol. II, p. 779.

110 E.W. Lane, Op. cit., pp. 1586-1587.

Nel documento N CANONE PER IL TEATRO ARABO U (pagine 50-55)