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L’esilio dei mor dalle ci à: il cimitero pubblico come terreno nudo

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Lo spazio funerario concepito dagli uomini dei Lumi è infa un ‘salubre deposito’

realizzato nella terra denudata. Contrapposto tanto alla ci à quanto alla campagna, è un terreno neutro e spoglio in cui non sono ammessi segni rituali o commemora vi.

“I proge s dei primi impian cimiteriali inizialmente tendono a trasferire nei campi aper l’idea di semplicità e sicurezza, spesso priva di qualsiasi traduzione archite onica: per cos tuire un nuovo cimitero è necessario, e spesso su ciente, un recinto, per lo più quadrato o re angolare, una croce e una cappella sepolcrale” 36. Tu avia tale immagine incontra notevoli opposizioni: se già in passato si era ricorso a deposi mortuari lontani dalla ci à, ques erano una misura straordinaria in caso di epidemie o guerre, e i cimiteri extraurbani che sono realizza già nel Seicento sono riserva ai mala o agli indigen 37: è infa considerato un grave oltraggio per un cris ano essere sepolto in un campo ‘come un moro’. La popolazione guarda come “a o di terribile crudeltà, alla separazione del corpo umano dalla realtà  sica dei luoghi religiosi: sono gli infedeli, i suicidi, gli uomini e le donne di mala are ad essere sepol in un campo e, per benede a che sia la terra [...] è comunque questa l’immagine che ora viene riproposta” 38.

Mentre la Rivoluzione Francese esaspera la situazione aggravando la sommarietà delle inumazioni, nell’opinione pubblica riprende vigore il conce o di sacralità del terreno des nato alle sepolture - almeno quelle facoltose - ed in questo senso la separazione topogra ca non implica segregazione bensì autonomia, rispe o, sacralizzazione. Si guarda con favore ai complessi conventuali extra-muros, ai modelli del camposanto italiano e del cimitero-giardino inglese che, nel soddisfare la condizione che “i mor dormano in perpetuo separa dai vivi”, non rinunciano al decoro, alla personalizzazione, alla pietà 39. In Spagna, nascono in questo periodo i cimiteri priva ges  da confraternite, per ovviare allo stato desolante dei sepolcre

comunali, peggiorato anche dalla cronica carenza di denaro.

Primi provvedimen e norma ve in Francia

Il Decreto del Parlamento parigino del 1763 è la prima, radicale legge che prescrive il trasferimento dei deposi funerari al di fuori delle mura urbane. Esso stabilisce la scelta di un campo aperto spianato e recintato, in cui aprire fosse comuni senza segni dis n vi o monumen . L’a enzione è posta sull’aspe o funzionale, sull’igiene, il decoro ed il controllo, per regolamentare pra che che hanno “distru o il vecchio rispe o nei confron dei mor che cara erizza i popoli civili e che si ritrova persino nei più selvaggi. La poli ca dei funerali fu avvilita e il loro uso fu degradato con impudicizia che fece rivoltare persino i più abbru  [...] Si è voluta denunciare

l’indecenza dei nostri cimiteri, o per meglio dire, di ques recin dei mor , appena circonda da miserabili placche e abbandona ad ogni violenza” 40.

La ques one dell’anonimato e della totale nudità del terreno suscita però for

opposizioni, e già nel 1776 i toni vengono smorza , consentendo la personalizzazione a raverso l’introduzione di sepolture dis nte e monumen commemora vi. Nel 1794 Jean-Bap ste Avril propone la mi gazione della visione brutalizzante della morte con l’immagine moralizzatrice di un cimitero ideale come campo di delizie, un terreno in aperta campagna che rispe le prescrizioni igieniche, ma anche la volontà di celebrare l’individualità, nel conforto o erto dalla vegetazione 41.

Come già per la riconciliazione con la natura, è in ne l’Edi o di Saint Cloud a sancire il diri o all’individualità e riconoscibilità della sepoltura, nel principio innova vo delle inumazioni a rotazione che garan scono per tu un congruo periodo di memoria. Inoltre, per chi può pagare, is tuisce la concessione perpetua, un piccolo lo o di terreno in proprietà su cui edi care un monumento commemora vo segno dello status sociale, col suo piccolo giardino privato. È questo l’evento fondatore del culto moderno dei mor ,  ssando anche i cara eri della cerimonia, e del cimitero borghese, nonostante nel testo non siano propos riferimen archite onici.

È la cultura accademica a concre zzare l’idea del nuovo cimitero ideale, specchio della ci à e delle sue gerarchie, producendo notevoli sperimentazioni proge uali.

Nella pra ca, però, le realizzazioni si devono confrontare con le necessità impellen

di approntare spazi risponden al regolamento, spesso con scarsità di fondi che poco concedono alla magni cenza, e per molto tempo le realizzazioni sono molto sempli cate e si parla ancora di ‘depotoirs de la mort’ 42.

La situazione italiana, tra “macchine funebri” e “orridi deposi ”

Negli stessi anni, in Italia la situazione si presenta frammentaria a causa della complessa situazione poli ca e norma va derivante dalla parcellizzazione degli Sta . Nei territori asburgici, come la Lombardia, sono estesi dal 1767 i decre giuseppini in materia di polizia mortuaria, ma senza riuscire a scal re le vecchie usanze  no all’estensione del decreto napoleonico nel 1806 43. La legge francese trova un terreno favorevole alla sua applicazione, proprio perché la ques one delle sepolture era stata già a rontata dai singoli governan , spin dagli studi di medicina preven va o da emergenze sanitarie.

Emergono in questo campo tre stru ure realizzate nel corso del Se ecento e che concre zzano le istanze igieniste di impronta illuminista: il Cimitero dell’Ospedale di S. Spirito a Roma del 1745 e il Cimitero delle 366 fosse a Napoli del 1762, proge a

FIGG. 4.18-20 Cimitero di S.

Spirito a Roma, 1745. Planimetria, prospe va, foto della situazione a uale. Esprime il conce o di spazio cimiteriale essenziale e funzionale, con cui si predispone un sistema ordinato di deposi

anonimi. Il risca o nell’immagine d’insieme è o erta dal tra amento plas co delle pare di recinzione. [da BERTOLACCINI pag. 22 e 26, AUZELLE pag. 90]

FIG. 4.21 Elisée ou cime ère public, Gasse, 1799. Lo s lema neoclassico ripropone in forme monumentali il tema dell’anonimato e delle gerarchie sociali. La natura è con nata al di là del recinto. [da CURL pag. 155]

dall’archite o Ferdinando Fuga, e S. Cataldo a Modena del 1773 promosso dal Duca in osservanza dei nuovi prece 44. Sono stru ure colle ve impostate su criteri rigorosamente funzionali e razionali che producono un e e o  nale di coerenza ed eleganza archite onica nella disposizione ordinata delle bocche di fossa, regolari ed iden che. Macchine funebri perfe e, a rezzature urbane laiche, sono modelli a cui si ispirano numerosi dei proge successivi, in cui prevale il disinteresse per il riconoscimento individuale delle sepolture a favore della visione d’insieme.

Negli anni seguen all’entrata in vigore del nuovo decreto, si assiste in genere alla fre olosa apertura di aree cimiteriali in terreni distan dai nuclei abita 45, che soddis no in modo pedissequo i requisi minimi di igiene e pubblico servizio, senza promuovere proge di cara ere monumentale e decoro ambientale e conferendo valore archite onico solo all’ingresso, e all’oratorio se presente. Tale situazione solleva un intenso diba to le erario che insiste sul radicalismo dei nuovi recin e la mancanza di rituali e di segni dis n vi, religiosi o laici, che ri e ano il sen mento comune. Foscolo e Pindemonte raccolgono queste considerazioni nei loro poemi, contribuendo con Ercole Silva a promuovere immagini funerarie provenien

d’oltralpe e una concezione della morte più serena. Si assiste così al recupero di modelli quali la  pologia claustrale, ingen lita da porzioni di giardino formale o, più raramente, pi oresco.

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