Capitolo 3: Gli immigrati in Toscana e in provincia di Pisa
3.1 Il fenomeno migratorio in Toscana
Secondo il rapporto Idos 201348, la Toscana conta circa 350.000 immigrati pari all‟8% del totale nazionale. Il totale della popolazione residente è di 3.498.000 abitanti (161 per km). La Toscana risulta essere, rispetto alle altre regioni italiane, al sesto posto per numerosità di stranieri e quinta per incidenza sulla popolazione totale (9,5%, a fine 2011 era del 10,6%). La densità è di 15,8 stranieri per kmq con picchi più elevati a Prato che conta circa 92,8 immigrati per kmq, arrivando così ad essere la seconda provincia in Italia per concentrazione, preceduta solo da Milano.
Al netto dei migranti provenienti dalla comunità europea, il 51% degli stranieri possiede un permesso di soggiorno a scadenza. La presenza dei migranti ha registrato un aumento esponenziale nell‟ultimo decennio.
Secondo il rapporto Idos 201349, l‟immigrazione nel 2012 si è attestata a +8,7% rispetto all‟anno precedente e l‟apporto degli stranieri è inoltre significativo per quanto concerne le nascite: l‟incidenza è del 19,4% sul totale. La prima comunità è quella romena, seguita dall‟ albanese (71.000, il 23,1% del totale), cinese (59.000, 19,3% del totale, di questi 32.000 sono presenti nella sola provincia di Prato) e marocchina (32.000, il 10,3%). La presenza di minori (20,7% per incidenza sul totale degli stranieri), è anch‟essa in aumento. Il saldo migratorio interno è positivo, ogni 100 residenti cancellatisi presso le anagrafi comunali, se ne iscrivono 103,5. In generale, guardando gli indici di stabilità e natalità è la provincia di Prato a fare da traino all‟aumento percentuale50
.
Secondo il Rapporto del CNEL sugli Indici di integrazione degli immigrati in
Italia del 18 luglio 201351, la Toscana è tra le prime dieci regioni italiane a più alto potenziale di integrazione52, e si colloca in ottava posizione: ciò deriva in larga misura dai valori molto alti che compongono l‟indice di inserimento occupazionale.
48Centro Studi e Ricerche Idos (a cura di), Immigrazione Dossier Statistico2013, Age, Pomezia 2013
49Ibidem 50
Ibidem
51
, Consiglio Nazionale dell‟ Economia e del Lavoro e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali,
Indici di integrazione degli immigrati in Italia -2013, IX Rapporto,luglio 2013
52<<I Rapporti CNEL prendono in esame quella parte del fenomeno dell‟integrazione della popolazione
straniera costituita da un insieme di fattori oggettivi presenti sul territorio, relativi all‟inserimento sociale e occupazionale, che possono considerarsi il presupposto per il suo realizzarsi. Questo aspetto dell‟integrazione è stato opportunamente definito e denominato potenziale di integrazione>>. (Indici di
<<In sostanza, il fenomeno stesso è inteso come conseguente all‟azione congiunta delle variabili indicatrici, le quali sono assunte essere gli antecedenti logici del fenomeno. In una tale impostazione ogni aspetto del fenomeno dell‟integrazione viene ad essere definito dal sistema delle variabili indicatrici53>>.
Questo valore si forma dall‟analisi di altri indici:
- partecipazione al mercato occupazionale: percentuale dei nati all‟estero tra i lavoratori risultati occupati nel corso dell‟anno;
- capacità di assorbimento del mercato occupazionale: numero medio di lavoratori natiall‟estero assunti nel corso dell‟anno ogni cento che, durante lo stesso anno, hanno cessato il rapporto di lavoro (a causa di licenziamento, dimissione, scadenza o non rinnovo del contratto);
- impiego lavorativo: numero medio di occupazioni a tempo pieno a cui corrisponderebbe il monte annuo di ore di lavoro dichiarate dagli occupati netti, cioè da coloro che hanno avuto almeno un‟occupazione, piena o parziale, nel corso dell‟anno, ogni cento occupati netti nati all‟estero;
- tenuta occupazionale: al netto di quanti sono stati assunti per la prima volta nel corso dell‟anno, la percentuale degli occupati che nel corso dello stesso anno non hanno mai conosciuto una cessazione del rapporto di lavoro sul totale dei nati all‟estero occupati nell‟anno;
- continuità del permesso di lavoro: percentuale dei permessi di lavoro, in vigore alla fine dell‟anno precedente, che durante l‟anno di riferimento sono scaduti e non sono stati rinnovati;
- lavoro in proprio: percentuale di titolari d‟impresa stranieri sul totale dei residenti stranieri maggiorenni.
Sintetizzando gli indici, la Toscana, come la Lombardia, sfiora il 70% del grado di inserimento occupazionale degli stranieri. L‟aumento dell‟occupazione degli stranieri non si è però tradotto in un miglioramento delle loro condizioni lavorative. Come sottolinea il CNEL: <<l‟intervenuto peggioramento dei fondamentali occupazionali54 (tasso di occupazione e di disoccupazione) si innesta su una situazione caratterizzata ancora da una canalizzazione verso settori a bassa qualificazione, bassi livelli salariali,
integrazione degli immigrati in Italia ,2013, IX Rapporto, CNEL e Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali, p. 10)
53ibidem
dequalificazione, sottoccupazione, scarsa mobilità professionale e sofferenza economica dei nuclei familiari55>>.
Tabella 3.1Indice di inserimento occupazionale. Graduatoria delle regioni: punteggi su scala 1-100 (2011)- Fonte:CNEL-Centro Studi e Ricerche IDOS
N°o
rd
.
Regione
Indicatore Indicatore Indicatore Indicatore Indicatore Indicatore
In d ice sin tetico 1 2 3 4 5 6 P artec ip az al m erc ato o cc u p az . Ca p ac it à d i ass o rb im. d el m erc ato Im p ieg o L av o ra ti v o Ten u ta o cc u p az . Co n ti n u ità d el p d s p er lav o ro Lav o ro in p ro p rio 1 Emilia R. 87,3 61,2 81,4 67,1 87,3 58,3 73,8 2 Liguria 48,3 68,1 88,1 79,0 81,0 59,0 70,6 3 Toscana 62,1 90,9 81,0 69,9 16,0 96,7 69,4 4 Lombardia 55,3 65,0 89,1 81,5 67,7 57,5 69,4 5 Piemonte 44,1 29,9 91,8 87,1 59,7 74,2 64,5 6 Sardegna 1,0 78,5 56,7 49,5 100,0 100,0 64,3 7 Friuli V. G. 77,1 1,5 100,0 100,0 47,6 45,3 61,9 8 Lazio 45,1 54,7 78,7 76,7 56,8 50,7 60,4 9 Marche 53,8 6,1 89,6 77,7 81,4 43,5 58,7 10 Veneto 66,9 20,1 89,2 83,2 45,3 47,3 58,7 11 Abruzzo 51,9 45,0 73,8 59,0 55,3 58,8 57,3 12 Campania 32,1 79,1 59,7 49,4 55,5 50,7 54,4 13 Umbria 66,9 1,0 91,5 79,1 39,5 1,0 46,5 14 Valle d'Aosta 42,8 2,4 60,3 37,2 87,2 38,5 44,7 15 Sicilia 10,3 74,4 50,1 38,1 1,0 64,8 39,8 16 Trentino A. A. 100,0 28,7 4,5 17,5 58,5 26,4 39,3 17 Molise 40,3 57,0 60,6 51,7 1,0 20,5 38,5 18 Basilicata 34,1 100,0 41,1 3,5 42,0 5,8 37,7 19 Calabria 35,7 53,8 1,0 1,0 41,5 72,8 34,3 20 Puglia 17,0 75,6 25,9 6,0 16,0 28,4 28,1
Se la quantità del lavoro appare soddisfacente, ad un esame più attento la qualità lascia a desiderare: a conferma di questa considerazione, è utile esaminare l‟impiego lavorativo e la tenuta occupazionale. Coloro che non sono mai incappati nella cessazione del rapporto di lavoro nel 2011, sono inquadrati nel tasso di tenuta occupazionale che in Toscana è inferiore rispetto a quello nazionale (rispettivamente 47,2% e 48,4%); contribuiscono alla tendenza negativa le province di Prato, Livorno e Grosseto. Ancora
55,Consiglio Nazionalw dell‟ Economia e del Lavoro e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali,
una volta i lavoratori immigrati risultano essere svantaggiati nel confronto con gli italiani: nel 2011, infatti, lo scarto tra gli stranieri e gli italiani licenziati è di quasi il 20%. Data l‟instabilità del rapporto di lavoronei vari settori, la Toscana è la quarta regione in tutta Italia in cui i permessi scaduti per motivi di lavoro non sono stati rinnovati (10,8%, due punti percentuali in più della media nazionale). L‟inserimento occupazionale degli immigrati presenta quindi dati contrastanti: come già visto a livello nazionale, quantità e qualità del lavoro non vanno di pari passo; il dato quantitativo risulta incoraggiante, ma spesso i lavori svolti sono precari e impediscono una stabilizzazione del migrante sul territorio. La precarietà del lavoro si riflette irrimediabilmente a livello sociale. Secondo il già citato Rapporto del CNEL, la Toscana non rientra neanche tra le prime dieci regioni italiane per l‟inserimento sociale degli immigrati, collocandosi al tredicesimo posto. L‟inserimento occupazionale nella Regione Toscana non può quindi essere valutato come indice per valutare la bontà del processo d‟integrazione, dato che ad esso non corrisponde un altrettanto soddisfacente indice di integrazione sociale. La Toscana, infatti, si colloca nella seconda metà della graduatoria della regioni e, comparandola con altre realtà del Centro e del Nord, precede solo il Veneto (quattordicesimo posto) e la Lombardia (diciassettesimo posto). Questi territori presentano valori di incidenza e densità molto alti, basti considerare che la Lombardia è prima per attrattività territoriale e il Veneto terzo, anche se non sembrano offrire particolari opportunità per una presenza degli immigrati adeguatamente inseriti nel tessuto sociale.
Rispetto ai risultati del rapporto CNEL precedente56, il dato toscano risulta ancor peggiore: oltre a collocarsi nelle ultime posizioni, ciò che risalta maggiormente è il crollo avvenuto tra il 2010 e il 2011 di ben sei posizioni. Il calo della Toscana è in linea con l‟andamento nazionale che ha visto un generale peggioramento delle condizioni degli immigrati (e anche degli italiani) a livello sia lavorativo che sociale.
Nel 2009, la Toscana era al primo posto per l‟inserimento occupazionale degli immigrati perdendo, poi,due posizioni l‟anno successivo. Purtroppo non è possibile un confronto puntuale delle variabili che compongono gli indicatori di inserimento occupazionale e sociale degli ultimi due rapporti CNEL, visto che sono state prese in considerazione variabili diverse negli anni. Si può comunque avere un raffronto generale dei due valori, per una maggiore comprensione del peggioramento generalizzato nel territorio toscano.
56 Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Indici
Tabella 3.2 Confronto dell'indice del potenziale di integrazione della Toscana, secondo i rapporti CNEL 2012 e 2013 Anno Inserimento occupazionale Inserimento Sociale Indice sintetico Posizione in graduatoria delle regionipot. Integr 2009 69,7 62,3 66,0 2° 2011 69,4 48,7 59,1 8° VARIAZIONE -0,4% -21,8% -10,4% -6
Dalle graduatorie si nota che i territori maggiormente attrattivi presentano evidenti problemi negli indici di inserimento occupazionale e sociale. Regioni come il Lazio e la Lombardia sono trascinate in basso dalle scarse condizioni di vita degli immigrati nei grandi centri urbani. Non a caso, le grandi città di Napoli, Torino, Palermo, Firenze, Bologna, Bari, Catania, Milano,Venezia e Roma occupano posti compresi tra l‟82° e il 90° nella classifica dell‟indice del potenziale di integrazione delle 103 province italiane. Le metropoli del Centro e del Nord hanno indici di inserimento occupazionali più alti di quelli di inserimento sociale. Quindi, nonostante l‟offerta di lavoro che comunque resiste, sembrano mancare modelli di inserimento sociale in grado di ricreare coesione e stabilità della comunità immigrata. Di converso, le prime venti province a più alto potenziale di integrazione non sono capoluoghi di regione e sono di media grandezza.
A causa delle difficoltà imposte dalla vita nelle metropoli è da notare come si stia affermando un modello italiano del tutto peculiare, che vede un alto inserimento sociale degli immigrati soprattutto nel centri urbani di medie dimensioni. Una bassa complessità sociale -differente dai ritmi frenetici e della competizione propria delle grandi città- sembra favorire la coesione e l‟inserimento della popolazione straniera.
Per quanto riguarda la Toscana è utile soffermarsi sulla provincia di Lucca (393.363 abitanti.) che è terza in Italia per inserimento sociale, ma cinquantanovesima per attrattività territoriale. In generale le province di Lucca e Firenze registrano valori diametralmente opposti di questo indice: l‟area lucchese ha l‟indice più alto, che la colloca tra le prime tre in Italia (70,1), invece nell‟area metropolitana fiorentina gli immigrati trovano più difficoltà ad inserirsi nel tessuto sociale. Questa problematica accomuna Firenze ad altre grandi città, in cui la complessità rende molto difficili i rapporti col tessuto locale. Roma, Genova, Milano, Firenze detengono valori molto alti della presenza immigrata. Nelle province di Roma e Milano ci sono più di 440.000 immigrati, con un‟incidenza sulla popolazione residente superiore al 10% e nella Capitale la densità è di 82,7 stranieri per kmq. Il dato di Milano è emblematico: prima
in Italia per densità, tanto da produrre un effetto distorsivo su tutta la graduatoria, e ultima per inserimento sociale.
Particolarmente indicativo è l‟indice di accessibilità al mercato immobiliare, che mostra quanto uno straniero pagherebbe mediamente d‟affitto al metro quadrato nella zone in cui risiede. Tenendo conto della media nazionale di 119 euro, le grandi città sono le più costose (Milano 236 euro, Roma 227 euro, Firenze 184 euro e Genova 149 euro). Il dato dà informazioni importanti circa le condizioni abitative degli immigrati che, quando sono presenti con elevata densità, sono costretti a dividere costi di affitto alti e a vivere in appartamenti sovraffollati.
Oltre all‟indice di accessibilità al mercato immobiliare, l‟indicatore si compone di altri indici: soggiorno stabile (percentuale di permessi di soggiorno di lunga durata sul totaledei permessi di soggiorno in vigore); naturalizzazione (numero medio di naturalizzati ogni 1.000 residenti stranieri); competenza linguistica (percentuale dei test di lingua italiana per stranieri superati sul totale di quelli eseguiti e registrati finalizzati al conseguimento del permesso CE per lungosoggiornanti); radicamento (percentuale dei permessi di soggiorno per motivi familiari sul totale dei permessi disoggiorno di durata limitata in vigore a fine anno); istruzione liceale (percentuale di iscritti al liceo, sul totale degli alunni stranieri iscritti nelle scuole secondarie di II grado, esclusi gli iscritti a istituti tecnici, artistici e di formazione professionale).
Gli indicatori più critici sono gli ultimi due, dato che in Toscana (complice la presenza di città d‟arte di elevata importanza come Firenze, Siena) i canoni di affitto sono abbastanza elevati, tanto che la regione è la quinta più costosa in Italia. Inoltre, più dell‟80% dei minori stranieri sceglie la formazione tecnico-professionale, precludendosi o comunque avendo maggiori difficoltà all‟accesso universitario. Per quanto riguarda i restanti indicatori, la Toscana rimane in linea con le tendenze nazionali:i soggiornanti non comunitari in possesso di permesso di lunga durata sono il 55,5% (indicatore di soggiorno stabile), mentre quello di naturalizzazione è del 4,71%. Il grado di radicamento è del 32,8%, con i dati polarizzati delle province di Prato e di Firenze che risentono dei tassi più bassi, sono invece molto alti nelle province di Lucca (l‟incidenza più alta di Italia, 50,7%), Arezzo, Massa Carrara e Grosseto.