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Capitolo II La conquista dell’alfabeto e l’istituzione della Scuola popolare per adulti in

4. Finalità e programmi della Scuola popolare

I corsi di Scuola popolare per adulti furono attivati a partire dai primi mesi dell‟anno 1948.

Il 29 febbraio 1948 furono pubblicati su ogni registro di classe i programmi ministeriali d‟insegnamento per la Scuola popolare stilati dal Ministro Guido Gonella.

Essi si articolavano in quattro parti:

avvertenze (generali);

avvertenze ai programmi;

programmi di studio;

prove d‟esame.

AVVERTENZE

I – Alla Scuola popolare possono essere iscritti soltanto alunni di età superiore al 12° anno. È fatto divieto di accogliere alunni che già frequentano o possono frequentare le scuole elementari del luogo dove risiedono.

II – L‟insegnante, ai fini della promozione degli alunni, terrà particolarmente conto della loro assiduità e dili-genza.

III – L‟insegnante indicherà, giorno per giorno, l‟argomento delle lezioni svolte, secondo il piano di lavoro pre-stabilito sulla base del programma ministeriale. Potrà aggiungere brevi note e osservazioni sullo svolgimento del programma stesso e sul profilo degli alunni.

L‟orario scolastico e il calendario delle lezioni saranno stabiliti dal Direttore, sentito il parere del Comitato Comunale e tenute presenti le esigenze di lavoro degli alunni.

Le ore settimanali di insegnamento non devono essere inferiori a 10 né superiori a 15.

IV – Le materie d’insegnamento per i Corsi tipo A e tipo B sono: Lingua italiana; Aritmetica; Insegnamenti vari.

Le materie d‟insegnamento per il Corso tipo C sono: Lingua italiana; Aritmetica e Geometria; Cultura gene-rale; Insegnamenti speciali (facoltativi).

Le votazioni devono essere espresse in decimi.

V – Le autorità che visiteranno la Scuola popolare firmeranno il registro, nell‟apposita pagina, specificando la propria qualifica.

VI – La Commissione esaminatrice è composta dal Direttore didattico o da un insegnante da lui delegato, Pre-sidente; dall‟insegnante della Classe e da un cittadino ritenuto idoneo scelto dal Direttore, Commissari.

VII – L‟insegnante, alla chiusura del corso, compilerà diligentemente la Relazione finale e la Scheda informati-va. Quest‟ultima sarà inviata al Comitato Centrale della Scuola popolare, a mezzo del Direttore didattico.

AVVERTENZE AI PROGRAMMI

L‟insegnante della scuola popolare deve anzitutto tener conto delle particolari e forse eterogenee condizioni cul-turali della scolaresca, varia per età e per esperienza di vita. Tenga presente che ogni allievo deve trovare nella Scuola il tipo di attività di studio che più gli occorre per superare senza eccessive difficoltà lo stato di inferiorità culturale in cui si trova. Non debbono, in conseguenza, essere imitati i sistemi in uso nelle scuole per fanciulli, né se ne dovranno ripetere gli espedienti didattici, che potrebbero sembrare puerili a giovani i quali vengono a scuola col proposito di apprendere e con maggiore maturità mentale.

Accertate le condizioni scolastiche dei suoi alunni, l‟insegnante può, occorrendo, ripartirli in gruppi omogenei, affinché ciascun gruppo possa esercitarsi nelle forme scolastiche più adatte. Tenga presente che l‟insegnamento a tipo collettivo meno si presta al rendimento di queste scuole speciali. Gli alunni, che le frequentano, sentono già

50 il desiderio di cimentarsi direttamente sotto la guida dell‟insegnante e rifiutano invece di sottoporsi passivamente al lavoro scolastico; occorre quindi dar loro piena fiducia e giovarsi in quanto possibile della loro spontanea e at-tiva collaborazione, ascoltandone attentamente le proposte e le richieste, affinché l‟insegnamento abbia per essi un contenuto d‟interesse immediato. Difficilmente i giovani, disabituati alla scuola, si sottopongono ad esercizi scolastici privi di concretezza e non attinenti al loro mondo. Si debbono evitare a tal fine le esercitazioni scola-stiche formali e collettive; suscitando invece le esigenze di una sana autonomia degli allievi; stimolando la ricer-ca personale e l‟autogoverno; eliminando le lezioni nel senso formale.

Il maestro si consideri come una guida, un collaboratore, un amico che dà spiegazioni e consigli, non inutili e te-diosi ammonimenti.

Si tenga presente che le scuole popolari devono proporsi di superare l‟analfabetismo strumentale, ma devono an-che e soprattutto mirare a formare l‟uomo di domani, consapevole dei suoi doveri e diritti di cittadino e lavorato-re. Occorre quindi eliminare dall‟insegnamento regole, definizioni e nozioni astratte, e considerare le finalità pra-tiche di questa scuola da un punto di vista didattico nuovo. I programmi che seguono hanno un semplice valore puramente indicativo e non prescrittivo. L‟insegnante deve quindi preparare il suo piano di lavoro specialmente in relazione alle condizioni particolari della scolaresca e al tempo disponibile. Tenga nella maggiore considera-zione, come è stato accennato, le giuste richieste degli allievi e i loro desideri circa lo sviluppo da dare a qualche insegnamento e al carattere che dovrà avere. Il direttore didattico componente vigili sullo svolgimento del piano prestabilito con questi criteri.

L‟orario delle lezioni sia fissato tendendo conto delle disponibilità degli ambienti e dei desideri manifestati dagli allievi. Può essere pomeridiano o serale, festivo o anche, ove possibile, antimeridiano. Si ricorda che, in ogni ca-so, devono essere tenute non meno di dieci e non più di quindici ore settimanali di lezione.

I programmi del 1° Corso (analfabeti) corrispondono «grosso modo» a ciò che si richiede per gli alunni delle scuole elementari inferiori; quelli del 2° Corso (semi-analfabeti) al programma del Corso elementare superiore;

nel 3° Corso (aggiornamento) si dovrà mirare a richiamare e a completare la materia del Corso elementare supe-riore e ad orientare gli alunni verso forme di attività o di studio personali più confacenti alle loro attitudini.

Per il particolare suo carattere orientativo il 3° Corso di aggiornamento, oltre che presso le scuole elementari e con personale disoccupato abilitato all‟insegnamento elementare, potrà anche funzionare presso Corsi o Scuole di avviamento al lavoro che dispongano di adatti campi agrari o di lavoro artigiano; in questo caso l‟insegnamento della cultura generale potrà anche essere affidata o a docenti sempre disoccupati, di scuole se-condarie, o a istruttori pratici e si aggiungeranno, ove possibile e richiesto, insegnamenti facoltativi speciali di lingua straniera, di disegno applicato, di contabilità ed esercitazioni partiche di lavoro, rispondenti alle particolari esigenze della scolaresca e sempre nei limiti delle 15 ore massime assegnate ad ogni classe della Scuola popola-re. Quando infine la preparazione degli alunni possa far ritenere opportuno e possibile un maggior approfondi-mento esclusivamente culturale, il Corso C potrà funzionare nei locali della scuola media ed essere affidato a professori disoccupati.

PROGRAMMI DI STUDIO

I Grado – Classi per analfabeti – Corso di tipo A

1) Apprendimento del leggere e dello scrivere; autodettato di frasi; dettato di brevi pensieri. Lettura ed esposi-zione orale di ciò che si è letto. Brevi lettere di argomento familiare.

2) Conoscenza delle cifre e dei numeri; le quattro operazioni; le misure più comuni del sistema decimale. La tavola pitagorica. Risoluzione di facili problemi pratici.

3) Letture ed osservazioni sulla vita morale, desunte anche dal Vangelo.

I doveri e i diritti dell‟uomo e del cittadino, nella famiglia, nella società, nella vita di lavoro, doveri verso se stes-si e verso gli altri.

Richiami e pratiche di igiene personale e di igiene del lavoro.

La casa, il Comune, la Regione, lo Stato.

L‟Italia, la Costituzione repubblicana.

La Terra in cui viviamo, il tempo, l‟orientamento, i mezzi di comunicazione e di trasporto.

II Grado – Classi per semi-analfabeti – Corso di tipo B

1) Esercizi di lettura e di esposizione orale del brano letto (prosa o poesia). Corrispondenza su argomenti fa-miliari o di affari; esposizione orale e scritta di esperienze personali.

2) Esercizi orali e scritti sulle quattro operazioni. Concetto di frazione anche in rapporto ai numeri decimali.

Sistema metrico decimale. Figure geometriche piane. Misura delle aree, misure agrarie di uso locale.

51 3) Lettura e conversazione sulla vita morale, desunte anche dal Vangelo.

Notizie scientifiche specialmente in relazione all‟ambiente naturale e all‟attività produttiva locale.

Le malattie gli infortuni sul lavoro; assistenza sociale e mutualità. Conoscenza geografica ed economica dei pae-si europei ed extra-europei anche in relazione all‟emigrazione e al lavoro.

Cenni della nostra storia sugli ultimi cento anni.

La Costituzione repubblicana.

III Grado – Corsi di aggiornamento – Corsi di tipo C

1) Lettura di libri della biblioteca e di articolo di riviste. Corrispondenza su argomenti familiari e di affari;

verbali di riunioni; riassunto scritto di letture o di osservazioni personali. Esposizione orale e scritta di avveni-menti a conoscenza degli alunni.

2) Problemi relativi al costo, guadagno, perdita, percentuale, tara, interesse, sconto, ecc. Quesiti pratici di ca-rattere agrario; calcolo delle superfici e dei volumi di solidi regolari. Compilazione di documenti postali, bancari, ferroviari e commerciali di uso comune. Facili calcoli sulle valute estere e i cambi. Idea del bilancio familiare, di un‟azienda, del Comune e dello Stato.

3) Letture libere e conversazioni sulla vita morale, religiosa, civile.

I grandi Apostoli, Santi e benefattori dell‟umanità.

Letture e conversazioni di carattere scientifico, geografico, in relazione all‟esperienza degli alunni e al lavoro.

La Costituzione repubblicana.

4) Insegnamenti facoltativi speciali. Nelle località in cui la popolazione scolastica lo chieda e non manchino locali, insegnanti e istruttori pratici, si può aggiungere, per le classi di questo grado, l‟insegnamenti pratico di una lingua straniera o quello del disegno applicato, di contabilità o di qualche tipo di lavoro anche agricolo per cui esistano laboratori o campi sperimentali adatti, anche allo scopo di mettere in evidenza le predilezioni degli scolari allo studio oppure ad attività professionali e specifiche in conformità al carattere proprio di questo tipo di scuola.

NOTA: Nelle classi femminili di ogni ordine e grado può essere impartito, tenuti presenti i desideri espressi dalle allieve, l‟insegnamento pratico dell‟igiene della casa e del bambino, quello dei lavori femminili più richiesti nel luogo, e si effettueranno, ove possibile, esercitazioni pratiche di economia domestica, specie in rapporto all‟alimentazione. Si visiteranno opifici, nidi, ospedali e ambulatori, per fanciulli.

PROVE D’ESAME Per il 1° Corso:

a) un breve dettato;

b) lettura corrente di un brano di poesia o una breve conversazione sugli argomenti spiegati durante il Corso;

c) un esercizio di calcolo alla lavagna.

Per il 2° e il 3° Corso:

a) un‟esposizione scritta, anche in forma epistolare, su argomenti della vita degli alunni o su letture da essi fat-te;

b) lettura ed esposizione di un brano letto dall‟alunno e una conversazione sugli argomenti spiegati durante il Corso;

c) risoluzione di un facile quesito di aritmetica, dato oralmente ed eseguito alla lavagna.

Gli alunni del Corso di 3° grado che abbiano frequentato corsi speciali, di cui al paragrafo 4° del programma, dovranno sostenere una prova orale o pratica, sulle materie studiate.

La Commissione d‟esame è composta dal Direttore didattico o da un insegnante da lui delegato, presidente;

dall‟insegnante della classe e da un cittadino ritenuto idoneo, scelto dal Direttore.

Per i Corsi di tipo C, istituiti presso le scuole i avviamento al lavoro, la Commissione è presieduta dal Direttore della Scuola e composta dai docenti che vi hanno insegnato, nonché dal cittadino di cui al comma precedente.

La Commissione accerta, per ogni candidato, il grado di cultura conseguito e determina a quale classe elementa-re possa esseelementa-re dichiarato promosso: 2ª, 3ª, 4ª, Classe per gli alunni del Corso di 1° grado, 5ª classe o licenza elementare, per gli alunni del 2° grado. Per gli alunni del Corso di tipo C viene rilasciato un attestato conforme al modello ministeriale. I documenti e i verbali di esame, che devono essere redatti secondo le norme vigenti nelle scuole elementari, sono depositati presso la direzione didattica. I certificati di studio sono rilasciati dal Direttore didattico.

Nelle sedi in cui funzioneranno scuole popolari dei tipi sopraindicati, non possono essere indetti esami per accer-tamento di cultura autorizzati dall‟art. 428 del Regolamento generale dell‟Istruzione elementare. Gli esami dei

52 Corsi di scuola popolare di cui al D. L. 17 dicembre 1947 n. 1599 sostituiscono, a ogni effetto il riconoscimento del grado di cultura di cui al Regolamento generale 26 aprile 1928 n. 129779.

La prima parte dei programmi ministeriali relativa alle avvertenze generali conteneva i requisiti ri-chiesti ai frequentanti dei corsi, le indicazioni amministrative e organizzative, i compiti dei docenti e delle autorità, nonché le principali discipline d‟insegnamento.

La Scuola popolare era rivolta a persone che avessero compiuto il dodicesimo anno d‟età, pertanto poteva accogliere sia adolescenti sia adulti sia anziani. Tale eterogeneità, connessa non solo all‟età, ma anche alle esperienze pregresse e alle esigenze di ogni alunno, rendeva maggiormente difficolto-so il lavoro dell‟insegnante, chiamato ad adattare i contenuti e le metodologie didattiche alla prepa-razione, alle attitudini e agli interessi di ogni componente della classe, al fine di rendere l‟insegnamento efficace per tutti.

Il divieto di accogliere alunni che frequentavano o che avrebbero potuto frequentare la scuola ele-mentare era connesso al rischio, già riscontato nelle scuole serali istituite dall‟Opera contro l‟Analfabetismo, che molte famiglie avrebbero potuto iscrivere i figli ai corsi popolari e usufruire contemporaneamente del loro aiuto nei lavori diurni. In questo modo non solo i genitori non rinun-ciavano a una forza lavoro necessaria al sostentamento della famiglia, ma assicuravano ai figli un titolo di studio più facile e più veloce, in quanto garantito in dieci mesi, e anche meno dispendioso a livello economico.

Seguivano le indicazioni per l‟insegnante, chiamato a tener conto dell‟assiduità e della diligenza degli alunni ai fini della promozione e a compilare il registro di classe in maniera adeguata, esplici-tando l‟argomento della lezione, nonché brevi osservazioni sugli studenti.

È necessario soffermarsi brevemente sull‟importanza del registro. Esso rappresenta una documenta-zione di fondamentale rilievo, poiché permette di narrare l‟agire scolastico che diviene epistemolo-gicamente significativo «nella misura in cui gli eventi narrati documentano l‟esperienza nella sua complessità di processo emotivo, cognitivo, sociale e politico»80. Consente di registrare la vita sco-lastica, le discipline insegnate, le metodologie e gli strumenti adoperati, le reazioni, i comportamen-ti e le esigenze degli individui coinvolcomportamen-ti, nonché i risultacomportamen-ti ottenucomportamen-ti da ognuno, in modo da monitora-re i progmonitora-ressi raggiunti o meno ed apportamonitora-re eventuali modifiche. Diviene così un esercizio riflessi-vo utile all‟insegnante per valutare il buon funzionamento del suo lariflessi-voro e della scuola in generale.

Inoltre, se un‟esperienza non viene narrata si disperde, dunque, a posteriori, i registri di classe rap-presentano una fonte storica essenziale e di grande valore, in grado di offrire numerose informazio-ni utili per tracciare le principali tappe della storia della scuola, in questo caso della Scuola popola-re, e registrare i cambiamenti avvenuti.

Altro punto fondamentale era dato dal calendario delle lezioni e dall‟orario scolastico. Essendo ri-volta ad adulti e lavoratori la Scuola popolare doveva rispettare i tempi di lavoro e le esigenze degli alunni, varie in base all‟ambiente e alla località. Ad esempio nel Mezzogiorno, dove il lavoro era prevalentemente legato all‟agricoltura, si doveva tener conto anche delle condizioni metereologiche e delle stagioni, in quanto il bel tempo allungava la giornata di lavoro e viceversa; mentre al Nord, dove vi era una maggiore presenza di industrie, il lavoro degli operai poteva concludersi ad orari prestabiliti dalla fabbrica stessa.

79 Archivio Scolastico della Scuola Primaria E. Tommasone di Lucera, Registri di Scuola popolare, 1947-1982.

80 L. Mortari, Cultura della ricerca e pedagogia. Prospettive epistemologiche, Carocci, Roma 2009, p. 228.

53 Tuttavia nelle indicazioni riguardanti il calendario e l‟orario scolastico non si faceva alcun cenno ai

“tempi” d‟apprendimento necessari agli allievi. Secondo i programmi ministeriali, infatti, ad ogni classe erano concesse dalle dieci alle quindici ore settimanali entro le quali tutti gli studenti, indiffe-rentemente, erano chiamati ad assimilare gli argomenti trattati. Inoltre non dimentichiamo che in due anni si assicurava la licenza elementare.

I ritmi e i tempi di apprendimento variano da un individuo all‟altro pertanto «col medesimo tempo a disposizione gli alunni raggiungeranno livelli diseguali di apprendimento, ovvero […] necessiteran-no di tempi differenziati per arrivare al medesimo traguardo»81.

È pur vero, però, che nella Scuola popolare tale accortezza – che ancora oggi non viene sempre ri-spettata nelle scuole primarie e secondarie – avrebbe richiesto uno sforzo maggiore se non impossi-bile soprattutto da parte degli studenti in quanto lavoratori.

Venivano in seguito indicate le materie d‟insegnamento: lingua italiana, aritmetica e insegnamenti vari per i corsi A e B, mentre per il corso C vi erano, oltre alle discipline base, anche la geometria, la cultura generale e gli insegnamenti speciali. Questi ultimi potevano essere di carattere artistico, musicale o relativi agli interessi e ai mestieri degli alunni, come ad esempio educazione agraria.

Le visite dell‟autorità erano finalizzate essenzialmente a monitorare il corretto funzionamento dei corsi. Tuttavia rappresentavano un motivo di preoccupazione costante per i docenti, in quanto se il corso non era frequentato da un numero minimo di studenti poteva essere interrotto, lasciando così l‟insegnante senza lavoro e senza punteggio.

La Commissione esaminatrice era composta dal Direttore didattico, che ricopriva il ruolo del Presi-dente, e dai Commissari, ovvero un insegnante del corso e un cittadino scelto dal Direttore.

Infine, si richiedeva al docente di compilare “diligentemente”, alla fine del corso, la Relazione fina-le e la Scheda informativa, quest‟ultima da inviare al Comitato Centrafina-le della Scuola popolare.

La Relazione finale e la Scheda informativa rappresentavano degli strumenti di valutazione e moni-toraggio essenziali, in quanto fungevano da narrazione documentata del corso, ne indicavano – in-sieme al diario delle lezioni – l‟intero andamento, la durata, gli strumenti e le metodologie utilizza-te, i programmi adottati dai docenti, i risultati raggiunti, i successi ottenuti e le criticità incontrate.

Inoltre permettevano di monitorare, seppur in maniera approssimativa, il tasso di analfabetismo del-le varie località e contenevano preziosi suggerimenti per i corsi futuri.

I quesiti e i dati richiesti, infatti, erano i seguenti:

 data di apertura e di chiusura del corso e giorni di lezione effettuati;

 autore e titolo del testo adottato;

 se il testo avesse risposto alle necessità dell‟insegnamento;

 se fossero stati letti altri libri, giornali, riviste, ecc. e se sì quali;

 se avesse funzionato una biblioteca di classe e con quanti volumi;

 quali libri sarebbero stati utili;

 quale attività complementare all‟insegnamento fosse stata attuata (ricreativa, sporti-va, artistica, turistica);

 come si fossero comportati gli alunni a scuola;

 se gli alunni avessero dato prova di d‟interesse, disciplina e buona volontà;

 se si fossero dovute infliggere punizioni gravi o espulsioni;

81 M. Baldacci, L‟istruzione individualizzata, La nuova Italia, Scandicci (Firenze) 1993, p. 9.

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 se fossero stati svolti i programmi amministrativi, con quali modifiche e con quali ri-sultati;

 se si fossero tenute in considerazioni le particolari esigenze degli allievi;

 il numero di alunni assistiti e gli oggetti distribuiti gratuitamente;

 il numero di alunni premiati e la misura del premio82;

 il numero degli analfabeti e dei semianalfabeti (dai dodici anni in poi) presenti anco-ra nella località in cui aveva funzionato il corso popolare;

 il numero ipotetico di studenti che avrebbero potuto frequentare l‟anno successivo;

 quanti e quali tipi di corso (A, B, C) sarebbero stati necessari l‟anno successivo;

 quale fosse il periodo dell‟anno adatto per il funzionamento della Scuola popolare;

 se le autorità, la popolazione della località avessero favorito il funzionamento della Scuola popolare e in che modo;

 dati dell‟insegnante, quali nome e cognome, se fosse disoccupato o meno, se avesse avuto altri incarichi d‟insegnamento negli anni precedenti e di quale durata.

Infine si chiedeva al Direttore di annotare osservazioni sui risultati del corso ed eventuali altre pro-poste83.

La parte relativa alle avvertenze ai programmi racchiudeva consigli e indicazioni per gli insegnanti riguardanti i contenuti, le metodologie d‟insegnamento e le strategie didattiche; erano inoltre espli-citati le finalità e gli obiettivi della Scuola popolare e descritti in maniera generale i programmi dei corsi.

Dunque, il docente era chiamato a tener conto dell‟eterogeneità degli studenti i quali, come è stato già affermato, potevano essere adolescenti, adulti o anziani. Motivazioni ed esigenze indubbiamente variavano in base all‟età: generalmente, l‟adolescente tornava a scuola o la frequentava per la prima volta, al fine di acquisire conoscenze e competenze che avrebbero potuto facilitare e orientare la scelta degli studi di grado superiore o di un corso professionale; l‟adulto aveva bisogno di acquisire o recuperare l‟alfabeto e gli elementi fondamentali del sapere sia per affrontare in maniera adeguata la quotidianità della vita, individuale e sociale, sia per rendere maggiormente qualificato il proprio lavoro, oppure necessitava di un titolo di studio che gli permettesse di accedere ad un mestiere mi-gliore; per l‟anziano, infine, la conquista dell‟alfabeto poteva costituire il compimento di un deside-rio mai soddisfatto, ma anche la possibilità di apportare nella propria vita un cambiamento, seppur minimo, in virtù del quale potesse affrontare in modo migliore i problemi quotidiani ed esercitare consapevolmente e con una maggiore preparazione il proprio diritto di cittadinanza.

Infatti, «è l‟esigenza di garantire la pari dignità di cittadino (e quindi di persona) che richiede […] la solida padronanza delle competenze di base per tutti»84.

Indipendentemente dall‟età, ogni alunno della Scuola popolare portava con sé un bagaglio di espe-rienze pregresse, di cui il docente non poteva non tener conto.

Fin dall‟immediato dopoguerra, non a caso, emerse il termine andragogia85 per identificare la com-ponente filosofica e teorica dell‟educazione degli adulti, che ebbe il merito di «porre in risalto la

82 Questo quesito compare nei registri di classe solo fino all‟anno scolastico1949-1950.

83 ASL, Registri di Scuola popolare, 1947-1982, cit.

84 M. Baldacci, Personalizzazione o individualizzazione?, Erikson, Lavis (TN) 2005, p. 28.

85 Il termine “andragogia” si diffuse nell‟immediato secondo dopoguerra grazie ad Heinrich Hanselmann, autore del te-sto Andragogik: Wesen, Müglichkeiten, Grezen der Erwachsenenbildung, ma si convertì in una vera e propria scuola di