2.1 Fonti iconografiche antiche
2.1.1 Fonti iconografiche greche
Una delle prime testimonianze artistiche a noi pervenute del mito di Cefalo e Procri si trova su un’ara185 databile al 480 a.C. e raffigura Eos che rapisce Cefalo (fig. 1).
Eos che rapisce Kephalos, ara, 480 a.C, Museo archeologico regionale, Gela. (fig. 1)
Eos ha tra le braccia il giovane Cefalo e si presenta nella tipica posizione della corsa inginocchiata; la dea è posta frontalmente con la parte superiore del corpo, mentre le gambe
185 Per approfondire cfr. F. Gilotta, La Nike di Karlsruhe e un’ara di Gela in “Prospettiva”, n. 98/99 aprile-luglio, 2000, pp. 155-159.
63 sono poste di profilo.
In questo periodo, però, era la ceramica ad avere un posto di rilievo all'interno di un mercato manifatturiero particolarmente fiorente e prestigioso186 . In Attica, le prime pitture vascolari sull'eroe ateniese si collocano intorno al 470-460 a.C. e lo illustrano da solo, come si può osservare sulla lekythos a figure rosse che segue (fig. 2).
Cefalo cacciatore, lekythos, 470-460 a.C., Fitzwilliam Museum, Cambridge. (fig. 2)
Il soggetto rimanda alla tipologia di giovane cacciatore in fuga e per John Beazley rappresenterebbe proprio la fuga di Cefalo da Aurora187. Per di più, Eva Simantoni-Bournia sottolinea che in ogni scena in cui è dipinto un cacciatore nell'atto di scappare, si è soliti interpretarlo come Cefalo188. Tale attribuzione è talvolta supportata da iscrizioni su vasi che, per l'appunto, illustrano scene di inseguimento in cui il malcapitato si trova da solo ed è abbigliato alla maniera di un cacciatore. Cefalo, infatti, è tipicamente munito di clamide, di petaso, di una o due lance e di stivali (qui però assenti).
186 J. Charbonneaux, R. Martin e F. Villard, La Grecia classica, traduzione di M. Lenzini, Feltrinelli Editore, Milano, 1970, p. 229.
187 J. Beazley, Attic red-figure vase-painters, vol. 2, Hacker art books, New York, 1984, p. 1200.
188 E. Simantoni-Bournia, ad vocem “Kephalos”, in Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae, Verlag, vol. IV, 2, 1992, p. 5.
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Un altro esempio di vaso attico189 recante la figura di Cefalo e datato al 470-460 a.C., è custodito presso il Museum of Fine Arts di Boston (fig. 3).
Pittore di Pan, Cefalo, lekythos, 470-460 a.C., Museum of Fine Arts, Boston. (fig. 3)
L'opera è realizzata attraverso la tecnica della pittura a figure rosse su fondo nero dal Pittore di Pan, uno dei ceramografi più fecondi del classicismo insorgente190. Qui, Cefalo è rappresentato nelle vesti di predatore ed è in compagnia di Lelapo, il cane donatogli dalla moglie Procri. Tuttavia, questa non è una scena di inseguimento come quella presentata precedentemente, bensì una raffigurazione dell'eroe nell’istante in cui si appresta a scagliare la sua lancia. A mio avviso si potrebbe trattare di una normale battuta di caccia o dell’attimo che antecede l’uccisione di Procri poiché entrambi i soggetti sono sull'attenti e prossimi all'azione.
Più frequentemente, però, la figura di Cefalo è unita a quella della dea Aurora. In particolare, una delle scene più ricorrenti sui vasi attici è il rapimento di Cefalo. Ne è un esempio la kylix a figure rosse posta di seguito (fig. 4).
189 Per approfondire cfr. L. D. Caskey, J. D. Beazley, Attic vase paintings in the Museum of Fine Arts, vol. 2, Oxford University Press, Oxford, 1954.
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Pittore di Telephos, Aurora rapisce Cefalo (o Titone?), kylix, 470-460 a.C., Museum of Fine Arts, Boston. (fig. 4)
L’opera fu creata dal Pittore di Telephos, ceramografo attico. All'interno della coppa è indubbiamente illustrato l’inseguimento di un giovane da parte di Aurora. Di primo acchito, però, l'identità del giovane potrebbe destare alcuni dubbi. Non ci sono, infatti, attributi che ci permettono di riconoscerlo immediatamente come Cefalo. La dea Aurora, di fatto, è artefice del rapimento di ben due giovani mortali: quello di Cefalo e quello di Titone. Gli elementi che tipicamente li configurano rispettivamente come cacciatore (lancia, cane e cappello nel caso di Cefalo) e come musico (la lira, nel caso di Titone) sono assenti, per questo occorre prestare maggiore attenzione nell'assegnazione di una specifica identità al giovane raffigurato. Giovanni Becatti nel 1952 dedicò un articolo in merito a questa difficoltosa iconografia, soffermandosi in particolar modo sulle rappresentazioni poste all'esterno della coppa191. Becatti, servendosi del testo di Pausania192, sostenne che gli uomini raffigurati sul lato B della kylix, in cammino verso
191 G. Becatti, Sulle orme di Kephalos, in “Archeologia classica”, IV, 2, 1952, pp. 162-173.
192Pausania,https://www.liberliber.it/mediateca/libri/p/pausanias/descrizione_della_grecia_2/pdf/pausanias_descri zione_della_grecia_2.pdf,pp. 144-145. Riporto qui il testo: “Dieci generazioni dopo Calcino, e Deto, suoi discendenti, navigando a Delfo, domandarono al Dio il ritorno in Atene, e l’oracolo comandò loro di sacrificare prima ad Apollo in quel luogo dell’Attica, ove avessero veduto correre una galea sulla terra. Pertanto sendo giunti nelle vicinanze del monte chiamato Pecile, apparve loro un dragone, che veloce correva verso la sua tana. Essi fecero dunque in quel luogo un sacrificio ad Apollo, e finalmente arrivati in Atene furono ammessi alla cittadinanza.”
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un altare sul quale è acceso un fuoco, sarebbero i discendenti di Cefalo che compiono un sacrificio ad Apollo con l'intento di essere nuovamente riconosciuti come cittadini ateniesi (furono costretti all'esilio per l’uccisione di Procri ad opera del loro avo Cefalo). La validità di questa interpretazione ci consentirebbe di definire l'episodio dipinto all'interno della kylix proprio come il rapimento di Cefalo per mezzo di Aurora. Tuttavia, attualmente nel Museum of Fine Arts di Boston l'opera è riconosciuta e catalogata come il rapimento di Titone e la scena esterna è interpretata come una processione di familiari e amici del principe troiano. L'interpretazione fornitaci da Giovanni Becatti, però, mi sembra più chiara e convincente. Ricalcate sul modello dell'immagine dipinta sulla lekythos conservata al Fitzwilliam Museum di Cambridge (vedi fig. 2), invece, sono le rappresentazioni riportate di seguito (fig. 5 e fig. 6).
Cefalo cacciatore, lekythos, 460 a.C. ca., Pittore di Klügmann, Cefalo cacciatore,
Hermitage, San Pietroburgo. (fig. 5) lekythos, 460 a.C. ca., British Museum,
Londra. (fig. 6)
Ambedue le scene raffigurano ancora il giovane Cefalo, completamente solo e in tenuta da cacciatore. Nella lekythos custodita all'Hermitage di San Pietroburgo (fig. 5) l'eroe ateniese è munito di clamide, petaso dietro il collo e poggia il braccio sinistro sulla sua lancia, posta
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verticalmente. Sulla lekythos193 conservata al British Museum di Londra (fig. 6), si ha una rappresentazione più dinamica e, pertanto più simile a quella della fig. 2. Mentre corre (o fugge da Aurora), stende il braccio sinistro e piega leggermente le ginocchia. Il braccio è steso anche nella fig. 5 e Cefalo si volta all’indietro in entrambe le scene. Per Eva Simantoni-
Bournia la scelta di rappresentare Cefalo in un atteggiamento simile sottolineerebbe l'ansia del protagonista nell'essere inseguito194. Inoltre, l’archeologa sostiene che questo espediente ci aiuterebbe a distinguerlo da altre raffigurazioni di cacciatori che caratterizzavano la pittura vascolare greca195. Dunque, come nella fig. 2, qui l’eroe sta fuggendo probabilmente da Aurora.
Al 460 a.C. si data quella che potrebbe essere ritenuta la prima illustrazione a noi nota raffigurante Procri (fig. 7).
Procri cacciatrice (o Atalanta?), oinochoe, 460 a.C. ca., Louvre, Parigi. (fig. 7)
193 J. D. Beazley, op. cit., p. 1200.
194 E. Simantoni-Bournia, ad vocem “Kephalos”, in Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae, Verlag, vol. IV, 2, 1992, p. 5.
195 E. Simantoni-Bournia, ad vocem “Kephalos”, in Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae, Verlag, 1992, vol. VI, 1, p. 6.
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Sull’oinochoe a figure rosse è immortalata una figura femminile, forse la moglie di Cefalo o Atalanta196. La donna in veste di cacciatrice (ha una tunica corta, clamide, stivali e due lance) è in compagnia di due cani al guinzaglio; quello a sinistra guarda nella stessa direzione della padrona, mentre l'altro è intento ad annusare il terreno. La presunta Procri ha il capo reclinato all'indietro, il braccio destro sollevato e il palmo della mano aperto. Con la mano sinistra, invece, afferra le due lance. Sfortunatamente, in mancanza di un'interpretazione certa sull'identità di questa cacciatrice non è ancora possibile affermare che si tratti della prima rappresentazione di Procri. A indirizzare verso l'ipotesi che non si tratti di lei, ma di Atalanta (vergine cacciatrice), è la presenza di due cani; infatti, il cane di Procri, Lelapo, per le sue straordinarie abilità non necessitava affatto di un compagno di caccia.
Nell'immagine successiva compare nuovamente la figura di Cefalo cacciatore (fig. 8).
Cefalo cacciatore, coppa, 460-450 a.C., ubicazione non pervenuta. (fig. 8)
Sulla presente coppa datata al 460-450 a.C. l’eroe è raffigurato nell’atto di cacciare e sta per
196 Sull’identificazione di Procri o Atalanta cfr. E. Simantoni-Bournia, ad vocem “Prokris”, in Lexicon
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sferrare la sua lancia. La scena potrebbe riprodurre un momento abituale di Cefalo a caccia, oppure l'istante che precede l'involontaria uccisione della moglie Procri. Qui, l'innovativa scelta dell'artista di fornire un accenno dell’ambientazione potrebbe fare riferimento al frammento scritto da Ferecide di Atene. Infatti, il dettaglio naturalistico della roccia collocata alla destra del cacciatore potrebbe alludere alle parole dell’autore greco il quale, nel raccontare la storia di Cefalo e Procri, afferma che l'eroe ateniese venne avvistato dal servo della moglie “sulla vetta di un monte” mentre invocava una nuvola197.
L’episodio del rapimento di Cefalo da parte di Aurora si ritrova nuovamente anche su una pelike198 a figure a rosse del 460-450 a.C. (fig. 9).
Pittore di Altamura, Cefalo inseguito da Aurora, pelike, 460-450 a.C., Louvre, Parigi. (fig. 9)
A differenza della fig. 4, qui è certa l'identità della figura maschile, facilmente riconoscibile come Cefalo grazie alla presenza di tutti i suoi attributi: una clamide, un petaso dietro il collo, due lance e un cane. Anche qui la dea Aurora, invaghitasi di Cefalo, riesce ad afferrarlo per un braccio per portarlo via con sé. Osservando dettagliatamente la scena, la rappresentazione del cane posto in senso contrario rispetto a Cefalo e con le zampe anteriori sollevate verso la dea,
197 Ferecide di Atene, op. cit., p. 251. 198 J. D. Beazley, op. cit., p. 594.
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sembra evidenziare la volontà del segugio di aggredire la dea per proteggere il suo padrone. L’iconografia di Cefalo quale cacciatore in fuga da Eos, compare nuovamente su un cratere a campana a figure rosse realizzato dal Pittore di Peleo, attualmente conservato al Louvre (fig. 10).
Pittore di Peleo, Eos e Cefalo, cratere, V secolo a. C., Louvre, Parigi. (fig. 10)
La presente raffigurazione risulta alquanto originale. La figura di Cefalo che corre via, infatti, viene ripetuta per ben due volte, all’estremità sinistra e destra del cratere. A sinistra, Cefalo sembra essersi appena accorto dell’arrivo della dea Eos, invece, a destra l’eroe è rappresentato con la clamide svolazzante mentre fugge da lei. Eos è posta al centro della scena con le braccia tese in avanti per afferrare il cacciatore. La duplice presenza di Cefalo sembra qui rimarcare il disperato tentativo di fuga dell’eroe ateniese.
Tornando alla figura di Procri, quest’ultima è indubbiamente immortalata sulla lekythos199 seguente (fig. 11).
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Bottega del Pittore di Bowdoin, Procri cacciatrice, lekythos, 450 a.C. ca., Johannes Gutenberg Universität, Magonza. (fig. 11)
Contrariamente alla fig. 7, qui la certezza dell'identità di Procri è data dal suo tradizionale abbigliamento da cacciatrice (tunica corta, berretto in cuoio, stivali), accompagnato dalla presenza di due lance e di un solo cane, Lelapo. Per Simantoni-Bournia anche la posa drammatica ci porterebbe a identificarla come Procri200. Infatti, disperato è il gesto della giovane cacciatrice che porta il braccio destro dietro la testa, a sua volta reclinata all'indietro.
In questo periodo si assiste a un notevole interesse nei confronti della caratterizzazione psicologica dei personaggi raffigurati. Un'esigenza che trae origine da un cambiamento antropologico avvenuto ad Atene. Infatti, le Guerre Persiane201 alimentarono nell’immaginario collettivo l'idea della fragilità dell'uomo dinanzi ai bruschi e improvvisi mutamenti della vita. Tutto ciò, unito alla grande pittura parietale di Polignoto202 condusse gli artisti a indagare le emozioni umane e ad atteggiare le loro figure in relazione ai fenomeni esterni203. Su questa lekythos, Procri è vistosamente colta d'improvviso da qualcosa. Il cane Lelapo è seduto, in una
200 E. Simantoni-Bournia, ad vocem “Prokris”, in Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae, Verlag, 1994, vol. VII, 1, p. 529.
201 M. Pedrina, I gesti del dolore nella ceramica attica (VI-V secolo a. C.), Ist. Veneto di Scienze, Padova, 2001, p. 166.
202 P. Moreno, Pittura greca: da Polignoto ad Apelle, Mondadori Editore, Milano, 1987, p. 39.
203 J. J. Pollit, La nascita dell’arte classica greca in un universo platonico, in L’esperimento della perfezione, a cura di E. La Rocca, Electa, Milano, 1988, p. 42.
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posizione piuttosto statica, quasi di riposo. Per di più, la scelta dell'artista di collocare la cacciatrice all'aria aperta dietro ad un arbusto, mi induce a ipotizzare che potrebbe immortalare il momento narrato da Ferecide in cui Procri, in preda a una forte gelosia, ode di nascosto le parole che Cefalo rivolge a una “nuvola”:
FGrHist 3 F 34:
Il servo disse di aver visto Cefalo sulla vetta di un monte dire spesso: “O nuvola, vieni”, e di sapere soltanto questo. Procri, sentito ciò, si reca su questa vetta e si nasconde. Osservando che egli diceva la stessa cosa, si slancia verso di lui 204 […]
Quindi, la scena potrebbe rappresentare l'istante che precede l'accidentale uccisione della cacciatrice; Procri incredula e addolorata nell'udire di persona l'invocazione del marito, prende consapevolezza della veridicità delle parole del servo e si convince dell'infedeltà di Cefalo. Al 440 a.C. risale una coppa205 su cui è dipinta un'altra rappresentazione di Cefalo rapito da Aurora (fig. 12).
Pittore di Codrus, Cefalo rapito da Aurora, coppa, 440 a.C., Staatliche Museum, Berlino. (fig. 12)
204Ferecide di Atene, op. cit., p. 251.
205 J. D. Beazley, op. cit., p. 1268; C. Weiss, ad vocem “Eos”, in Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae, Verlag, vol. III, 1, 1986, p. 768.
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Il Pittore di Codrus adoperando la tecnica della pittura a figure rosse su fondo nero, illustra Cefalo in braccio alla dea Aurora. Qui, ad avvalorare l'identificazione del giovane come Cefalo vi è un'inequivocabile iscrizione: sotto l'ala destra della dea, infatti, compare il nome “Kefalos”, come si può osservare nel dettaglio sotto riportato (fig. 12 a).
Pittore di Codrus, Cefalo rapito da Aurora, coppa, 440 a.C., Staatliche Museum, Berlino, particolare. (fig 12 a)
A questo periodo risale anche un rilievo206 votivo in marmo pentelico che potrebbe raffigurare Cefalo (fig. 13).
206 E. Simantoni-Bournia, ad vocem “Kephalos”, in Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae, Verlag, vol. VI, 1, 1992, p. 5.
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Cefalo e altri (?), rilievo votivo in marmo pentelico, 440 a.C., Museo archeologico nazionale, Atene. (fig. 13)
Si osserva un uomo seduto su una roccia rivolto verso un soggetto in piedi e collocato nella parte destra del rilievo. Di quest'ultimo sono visibili soltanto gli arti inferiori, la parte finale di una clamide e una lancia. Simantoni-Bournia sostiene che la roccia simbolizzi il monte Imetto, luogo dove Cefalo era solito recarsi a caccia e che, quindi, la figura maschile seduta potrebbe essere proprio l’eroe ateniese207.Di fatto, si tratta di un’iconografia legata a Cefalo presente soprattutto sulle monete (figg. 18 e 20), visibile anche nella fig. 17. Rimane, però, una rappresentazione fortemente lacunosa e pertanto, di difficile interpretazione208.
Tra le più significative e celebri testimonianze artistiche legate al mito di Cefalo e Procri vi è quella eseguita su un cratere209 a figure rosse dal Pittore di Efesto nel 440-430 a.C. (fig. 14).
207 E. Simantoni-Bournia, ad vocem “Kephalos”, in Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae, Verlag, vol. VI, 1, 1992, p. 6.
208 Ibidem.
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Pittore di Efesto, Morte di Procri, cratere, 440-430 a.C., British Museum, Londra. (fig. 14)
Questa, infatti, è la prima e unica raffigurazione che possediamo del momento più tragico del mito di Cefalo e Procri: la morte della cacciatrice. A sinistra, oltre al cane Lelapo, vi è Cefalo che ha accidentalmente ferito a morte la moglie. Il cacciatore è affranto e sofferente per l'accaduto: ha, infatti, la mano sinistra sul capo, a sua volta reclinato in avanti in segno di disperazione. A destra, invece, vi è Eretteo (riconoscibile dallo scettro), mitico re di Atene e padre di Procri, chiamato per darle una dignitosa sepoltura. Inoltre, il braccio di Eretteo steso in avanti e lo sguardo rivolto verso Cefalo, sono gesti che mi portano a pensare a un rimprovero indirizzato all’eroe ateniese per ciò che ha appena commesso. In alto e non casualmente, svolazza un uccello dal volto umano (una sirena). L’immagine della sirena (figura ctonia per i Greci) da una parte rimanderebbe all’ idea di morte, dall’altra simboleggerebbe l’idea del corpo che rimane sulla terra210. Al centro della scena, invece, Procri, ferita, sta accasciandosi al suolo. La cacciatrice cerca di attutire la caduta con la mano sinistra, mentre con la destra cerca di estrarre la lancia conficcata nel petto. La bocca serrata e gli occhi chiusi sono elementi che vanno a rimarcare l'imminente morte della protagonista. Tuttavia, osserviamo che il volto di Procri non mostra alcuna sofferenza. Nell’Età di Pericle, infatti, la manifestazione delle emozioni e degli stati d’animo doveva essere celata. La rappresentazione di uno stato d’animo
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indefinito prende il posto dell’azione reale e delle sue conseguenze sull’individuo211.
Un’atmosfera idilliaca e piacevole si trova sulla lekythos212 conservata alla Nelson Gallery di Kansas City (fig. 15).
Cefalo e altri, lekythos, 430-420 a.C., Nelson Gallery, Kansas City. (fig. 15)
La scena è ambientata in un giardino ricco di allori e gigli. A sinistra osserviamo una figura femminile seduta su una roccia con un uccellino sulle dita della mano destra. Per Jucker si tratterebbe di Eukleia (dea della fama) o Afrodite (la dea della bellezza e dell'amore), mentre per Smith e Kron potrebbe essere Erse (la madre di Cefalo)213 . La presenza dell’iscrizione “Kefalos” tra il bambino e la figura femminile seduta sulla roccia, però, ci permette di riconoscere Cefalo fanciullo. Cefalo infante si dirige e tende le braccia verso la donna di sinistra. Questo dettaglio mi porta a ritenere che la figura femminile di sinistra sia effettivamente la madre Erse come già ipotizzato da Smith e Kron. Ad ogni modo, siamo dinanzi all'unica rappresentazione di Cefalo bambino.
211 A. Borbein, Canone e ideale. Aspetti critici dell’età classica, in “L’esperimento della perfezione” a cura di E. La Rocca, Electa, Milano, 1988, p. 135.
212 E. Simantoni-Bournia, ad vocem “Kephalos”, in Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae, Verlag, vol. VI, 1, 1992, pp. 4-5.
213 E. Simantoni-Bournia, ad vocem “Kephalos”, in Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae, Verlag, 1992, vol. VI, 1, p. 5.
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L'immagine di Cefalo adulto ricompare invece su uno skyphos214 risalente al 425-420 a.C. (fig. 16).
Cefalo con sua moglie (Climene?), 425-420 a.C., coppa-skyphos, ubicazione non pervenuta. (fig. 16)
La scena si compone di tre figure, due uomini e una donna. A sinistra compare una figura maschile, mentre a destra vi è una figura femminile che offre una phiale al giovane posto al centro dinanzi a lei. Il giovane uomo stringe due lance nella mano sinistra, ha il petaso dietro il collo e la clamide. Questi attributi assieme all'iscrizione collocata al di sopra del personaggio hanno consentito di interpretare il giovane come Cefalo. Presso gli studiosi, però, permangono diversi dubbi circa l'identità degli altri due personaggi215 . Adrienne Lezzi-Hafter ritiene che Cefalo stia salutando suo fratello e sua sorella; E. Simon sostiene invece che, qui, l'eroe ateniese sia accolto da Climene (sua seconda moglie, sposata dopo la morte di Procri) facendo leva sul fatto che il giovane rappresentato sull’altro lato viene chiamato Ifi, una forma abbreviata di Ificle (figlio che nacque dall'unione tra Cefalo e Climene). Adolf Greifenhagen puntualizza che il soggetto rappresenti una comune scena quotidiana in grado di acquisire una connotazione mitologica soltanto grazie all'aggiunta dell'iscrizione216.
Attualmente, a Tubinga è conservato uno skyphos217 su cui la figura di Cefalo è accompagnata sia da un cane che da una figura femminile, interpretata come Artemide grazie all’iscrizione
214 E. Simantoni-Bournia, ad vocem “Kephalos”, in Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae, Verlag, vol. VI, 1, 1992, p. 4.
215 E. Simantoni-Bournia, ad vocem “Kephalos”, in Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae, Verlag, vol. IV, 2, 1992, p. 6.
216 Ibidem.
217 E. Simantoni-Bournia, ad vocem “Kephalos”, in Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae, Verlag, vol. VI, 1, 1992, p. 5.
78 posta al di sopra (fig. 17).
Cefalo e Artemide, skyphos, tardo V sec. a. C., Università di Tubinga, Tubinga. (fig. 17)
Sulla sinistra vi è Cefalo, seduto su una roccia con clamide, due lance e con la mano sinistra afferra una oinochoe.Tra l’eroe e la dea Artemide (a destra) è posta un’erma itifallica, mentre vicino a Cefalo si trova Lelapo intento ad annusare un riccio. L’identità dei due soggetti è attestata dalle iscrizioni riportate sopra le loro teste. Tuttavia, tra le fonti letterarie in nostro possesso nessuna rimanda a un simile episodio. I due personaggi trovano però un loro preciso ruolo all’interno del mito e, quindi, in qualche modo sono connesse tra loro.
Occorre adesso evidenziare la presenza di raffigurazioni legate a Cefalo anche su varie monete. Cefalo, infatti, in quanto fondatore eponimo e re di Cefalonia, è il soggetto principale delle decorazioni che compaiono sulle monete delle quattro città di Cefalonia (Krani, Pali, Pronnoi e Sami). Anche nel caso delle monete, l’identificazione di Cefalo è spesso facilitata e confermata dalle iscrizioni. Ne è un esempio la moneta218 d'argento posta di seguito (fig. 18).
218 E. Simantoni-Bournia, ad vocem “Kephalos”, in Lexicon Iconographicum Mytologiae Classicae, Verlag, vol. VI, 1, 1992, p. 3.
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Cefalo, recto moneta d'argento, 430-370 a.C., ubicazione non pervenuta. (fig. 18)
Cefalo è nudo e seduto di profilo su di una roccia con una lancia in mano (come avevamo già