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Giovanni da Lodi e lo scriptorium di Fonte Avellana negli anni Settanta del secolo XI

Nel documento DOTTORATO DI RICERCA IN Studi storici (pagine 59-69)

II. L A PREDICAZIONE DI SAN P IER D AMIANI TRA IMPEGNO POLITICO E RIELABORAZIONE

II.1. Giovanni da Lodi e lo scriptorium di Fonte Avellana negli anni Settanta del secolo XI

Pier Damiani si spegne a Faenza nel febbraio 1072162, circondato da alcuni tra i suoi più fedeli confratelli e discepoli. In particolare, uno di essi riconduce alla tradizione manoscritta delle opere damianee: Giovanni da Lodi. Si tratta del più fedele tra i compagni di viaggio (e di eremo) e la sua provenienza, in assenza di documenti che ne diano attestazione certa, porta a pensare che l’incontro tra i due fosse avvenuto già nel 1059, anno della legazione apostolica milanese di Pier Damiani per dirimere la controversia tra l’arcivescovo Guido da Velate e la Pataria.

162 D’Acunto N., A proposito di un placito di Matilde e Beatrice di Canossa e della data di morte di Pier Damiani, in Studi Maria Luisa Ceccarelli Lemut, a cura di Baldassarri M. e Collavini S. M., collana Percorsi, Pisa 2014, pp. 49-57.

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Il Laudense è autore della prima biografia damianea163, opera principale data alla posterità e linea guida fondamentale nella ricostruzione cronologica della vita dell’avellanita. Tuttavia, il taglio spiccatamente agiografico e la relativa brevità della composizione fanno sì che gran parte delle informazioni si risolva in aneddoti tesi ad attestare la vicinanza del nostro a Dio e la sua funzione di intermediario per conto dello stesso. Interessante è notare lo spazio relativo alle vicende terrene dei Damiani. Infatti, escludendo i miracoli riportati nella Vita, si può notare come la distribuzione degli avvenimenti sia nettamente sbilanciata a favore dell’infanzia e dell’adolescenza di Pier Damiani. Nel prologo l’autore, Giovanni da Lodi, dichiara che i fatti «quae relaturus sum, partem me ex ipsius ore suscepisse memini», inoltre, guardando all’impegno per la riforma (sia in senso ecclesiastico, sia in riferimento a quella monastica da lui propugnata) è inevitabile constatare come gli avvenimenti di maggior rilievo si riferiscano al pontificato di Alessandro II164. Conoscendo personalmente i fatti relativi agli anni intercorsi tra il 1059 e la morte165, potrebbe risultare fuorviante la superficialità con cui Giovanni ne dia un semplice cenno.166 Infatti, dopo una sistematica trattazione della

163 Giovanni da Lodi, Vita Petri Damiani, in Migne, Patrologia Latina, 144, coll. 113-146. Ed.

italiana, Giovanni da Lodi, Vita di san Pier Damiani; traduzione e introduzione a cura di Roberto Cicala e Valerio Rossi, Città Nuova, Roma 1993. La prima edizione venne pubblicata da Gaetani C. nell’Opera Omnia damianea, vol. I, Roma 1606.

164 Lucchesi G., Per una vita di san Pier Damiani. Componenti cronologiche e topografiche, in San Pier Damiano nel IX centenario della morte (1072-1972). I.II., Cesena, Centro studi e ricerche sulla antica provincia ecclesiastica ravennate, 1972, I. p. 13-179; II. p. 13-160 dedica la metà del presente studio all’attività damianea negli anni Sessanta del secolo.

165 La questione dell’incontro tra Giovanni da Lodi e Pier Damiani è stata analizzata in D’Acunto N., Giovanni da Lodi: dalla Lombardia a Gubbio passando per Fonte Avellana, in Giovanni da Lodi, monaco avellanita e vescovo di Gubbio, Lodi 2017. L’analisi parte soprattutto dalla data di ingresso del Laudense a Fonte Avellana con le relative ipotesi degli studiosi.

166 Gli anni tra la legazione milanese del 1059, anno in cui probabilmente vennero in contatto i due santi, e la morte del Damiani nel 1072 sono trattati in appena sette capitoli (il XXIII e ultimo non è opera di Giovanni), riporto qui i titoli per far maggiore chiarezza:

XVI Simoniacam et Nicolaitarum haereses evellit; Ambrosianam Ecclesiam cum Romana reconciliat.

XVII Pietas ac liberalitas in pauperes ac religiosos viros.

XVIII In suum monasterium se recipit, ibique jejuniis, oratione, caeterisque corporis atque animi exercitationibus excolitur.

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legazione milanese, non viene fatto alcun accenno a quelle in Francia e in Germania. La risposta, come suggerisce Longo167, sarebbe da rintracciare nella struttura stessa dell’opera e nel fine della stessa. Accennavo già all’equilibrio tra l’arco cronologico della vicenda terrena damianea e il numero di capitoli in cui questo è narrato. Questo indurrebbe a pensare che Giovanni volesse raccontare del suo maestro quasi simulando una conoscenza a tutto tondo e sistematica degli avvenimenti, avvalorando allo stesso tempo la sua ricerca storiografica e, di riflesso, le fonti utilizzate ed enunciate in apertura dell’opera. L’armonia strutturale va però messa in relazione al genere letterario, l’opera agiografica non va letta come un insieme di elementi da scartare per riuscire a cogliere quei pochi utili per la ricostruzione storica. Giovanni ci racconta l’eremita che lui ha

XIX Jejunium sextae feriae in honorem S. crucis instituit. Quod et visionibus coelestibus comprobatur.

XX Pueros quosdam a daemonibus vexatos in monte Casino, ubi basilicae S. Benedicti aedificandae operam dabant, liberat.

XXI Urbem Ravennam Rom. pontificis legatus a censuris, archiepiscopi vitio obstrictam, absolvit.

XXII Faventiae sanctissime moritur, et in templo B. virginis summo cum honore tumulatur.

É evidente l’intento agiografico. Escludendo il capitolo dedicato alla legazione milanese, trattato in maniera più sistematica anche perché Giovanni disponeva della lettera 65 dell’edizione Reindel in cui è lo stesso Pier Damiani a narrare i fatti con dovizia di particolari, si può notare come al centro del racconto ci sia la pietà del santo. L’accento è posto sul suo impegno per gli eremiti sia attraverso il proprio esempio, sia attraverso l’istituzione di nuove pratiche devozionali. Dal capitolo XX si torna a trattare del suo impegno per la riforma, tuttavia, il suo viaggio presso l’amico Desiderio di Montecassino viene accennato solo in relazione a un miracolo compiuto da Pier Damiani, il quale ex more visitava il monastero benedettino (per la trattazione di questi viaggi rimando a Lucchesi G., I viaggi di s. Pier Damiani, in S. Pier Damiani. Atti del Convegno di studi nel IX centenario della morte, op. cit., p. 73). Gli ultimi due capitoli sono funzionali al racconto della morte del santo presso Faenza. Risulta importante constatare come non si faccia riferimento al cosiddetto Iter Gallicum, opera anonima, una sorta di resoconto di viaggio in qualità di legato apostolico presso l’abbazia di Cluny nel 1063. Già A. Caretta ha suggerito che se l’unica legazione ricordata è quella milanese, vuol dire che probabilmente è stata l’occasione in cui Giovanni ha conosciuto il maestro;

dunque si tratterebbe di un’interposizione quasi biografica del discepolo (nonostante non nomini se stesso).

Anche Longo (Longo U., La dialettica santo-agiografo in Giovanni da Lodi, in Giovanni da Lodi, monaco avellanita e vescovo di Gubbio) ha escluso l’ipotesi per cui tali mancanze siano dovute a ignoranza o incapacità del Laudense riguardo le missioni in Francia e in Germania.

167 Longo U., La dialettica santo-agiografo in Giovanni da Lodi, in Giovanni da Lodi, monaco avellanita e vescovo di Gubbio, Lodi 2017.

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conosciuto e seguito per oltre dieci anni, ma cerca di mettere in secondo piano il proprio punto di vista per sottolineare maggiormente la visione del maestro presso gli altri uomini che lo hanno conosciuto o hanno sentito parlare dei suoi miracoli e, soprattutto, ha come fine principale quello di educare i monaci avellaniti attraverso l’exemplum del maestro defunto, affinché anche dopo la morte egli potesse apportare quel contributo alla perfezione eremitica che Giovanni non manca di sottolineare a più riprese nel corso dell’opera. «L’agiografia è la testimonianza della trasmissione di un’eredità, di un carisma, di un concreto, preciso e codificato ideale ascetico»168 afferma Longo parlando della Vita. Il merito di Giovanni si trova, però, anche nell’aver piegato le proprie conoscenze personali e intime al genere agiografico non, si badi bene, sacrificandoli per ignoranza o mero assoggettamento ai canoni imposti, ma, avendo sempre ben chiaro l’obiettivo, per riuscire a coniugare la grande preparazione letteraria, il proprio lavoro da archivista, il sapiente utilizzo delle fonti e l’esperienza sulle vicende del Damiani169 in vista di un’opera dotata di equilibrio formale e contenutistico, quindi funzionale alla comprensione e all’esemplarità da trasmettere agli eremiti e a tutti coloro che aspirassero al raggiungimento di tale perfezione spirituale.

L’inizio dell’opera ripropone il topos dell’incapacità da parte dell’autore di scrivere in merito a un uomo come Pier Damiani:

Ipsemet enim consultius fore censueram ea me quovis rudi stylo interim adnotare, quo digne postmodum a peritioribus elucidata scriptoribus ad notitiam futurorum possent profutura pertingere, quam imperitiae notam nimium declinando intacta prorsus relinquere, ne forte, post modicum caligine oblivionis obducta, non parvo mei discrimine de cunctorum omnino laberentur memoria.170

Si tratta di una dichiarazione di umiltà, non nuova in ambito agiografico, ma qui interessante se rapportata a un altro tipo di lavoro condotto probabilmente negli stessi anni da Giovanni. La stesura della Vita va collocata negli anni del priore Aliprando

(1077-168 Ibidem.

169 Cfr. il racconto della legazione milanese desunto dalla stessa lettera del di Pier Damiani a Ildebrando, lettera 65 ed. Reindel.

170 Migne, PL 144, Col. 114.

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1081), citato come committente dell’opera, cui sarebbe succeduto lo stesso Giovanni (dal 1082 al 1101). Perché far cadere la scelta proprio sul Laudense? Motivo principale fu certamente la vicinanza al Damiani da più di un decennio, ma c’è dell’altro. Le doti letterarie di Giovanni da Lodi sono indubbie. Anche la stesura di quella che potrebbe sembrare una semplice Vita, come ho già evidenziato, fa trasparire il grande lavoro di produzione compiuto e l’accurato dosaggio di racconti, uomini, contesti. Queste mie affermazioni potrebbero sembrare aleatorie se non rapportate ad un altro dato interessante: il ha già dimostrato le sue abilità scrittorie. Il fatto che la scrittura di una Vita del Damiani fosse stata affidata a lui non va giustificato solo nella vicinanza fisica tra i due nel corso degli ultimi dieci anni di vita del maestro. Infatti, Giovanni ha il merito di essere annoverato tra i più notevoli eruditi dell’eremo, avendo dimostrato le sue capacità di scrittura e di analisi delle opere damianee già in un’altra occasione.

Giovanni Lucchesi ha dimostrato come uno dei manoscritti più antichi delle opere di Pier Damiani, il Vat. Lat. 4930171, sia stato prodotto del suo più caro discepolo172. In realtà, non contiene scritti completi del maestro, bensì i cosiddetti Collectanea, brani di esegesi biblica tratti dalle sue opere, disposti in ordine biblico con un intento di lettura mistica delle Sacre Scritture. Se non per l’antichità e la provenienza avellanita del codice, questo manoscritto potrebbe quindi risultare marginale nell’economia dell’opera omnia di san Pier Damiani e certamente di minore importanza rispetto al codice cui ho accennato in apertura173. Quest’ultimo è il cosiddetto Vat. lat. 3767, ormai riconosciuto come il manoscritto-sorgente più antico tra i quattro indicati dagli studiosi sotto tale epiteto. Lo

171 Lucchesi G., Sull'antica tradizione manoscritta di S. Pier Damiani, "Benedictina", 24 (1977), pp. 209-223, ora anche in Scritti minori di Giovanni Lucchesi, Società Torricelliana di scienze e lettere, Faenza 1983, pp. 165-175.

172 Lucchesi G., Clavis s. Petri Damiani, in Studi su s. Pier Damiano in onore del cardinale Amleto Giovanni Cicognani, Faenza, Seminario vescovile Pio XII, 1961 1ed., 1970 2 ed. (Biblioteca cardinale Gaetano Cicognani, Studi, 5), pp. 249-407 (1ed.), p. 2-215(2 ed.), pp.9-26.

173 L’importanza di questo codice è in realtà data dalla possibilità di attestare l’autenticità di alcune opere del Santo e di contenere alcuni nomi propri per intero che si trovavano segnalati solo per iniziale nei codici pleniori. È, inoltre, l’unico codice di un autore ben conosciuto tra quelli più antichi, essendo opera di Giovanni da Lodi.

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si è creduto per molto tempo autografo dell’eremita174, ma già Reindel ha evidenziato come sia derivato da materiale che preesisteva a Fonte Avellana, le schedulae sulle quali gli scrivani di Pier Damiani scrivevano sotto dettatura175. Giovanni da Lodi nel prologo dei Collectanea racconta l’iter del suo lavoro. Infatti, è il suo superiore, Damiano, nipote di Pier, ad affidargli il compito di cercare nelle opere dello zio dei passi di esegesi biblica.

Se questo può fornire una prima risposta in merito all’esperienza esegetica e scrittoria del Laudense, la realtà dei fatti non fa che spostare l’interrogativo verso una data cronologicamente più alta.

Riassumendo: Giovanni da Lodi ha composto la Vita sul finire degli anni Settanta, tale attribuzione deriva dal suo precedente lavoro come autore dei Collectanea. Potremmo definirlo l’archivista e lo scrittore ufficiale di Fonte Avellana dopo la morte del maestro.

Ma da dove deriva tale investitura? È lo stesso Pier Damiani a sceglierlo come curatore delle sue opere, permettendo in tal modo la piena maturazione letteraria dell’amato discepolo. In particolare, nella lettera 116176, indirizzata anche ai due abati Gebizione e Tebaldo, raccomandava ai tre di emendare i suoi scritti e come nota D’Acunto177, la Sancti

174 Per la storia riguardo la convinzione che il codice fosse autografo di Pier Damiani, cfr. Beato Paolo Giustiniani, Trattati lettere e frammenti, a cura di Massa E., I. I manoscritti originali custoditi nell’eremo di Frascati, Roma 1967, pp. 367-374.

175 Reindel 1962, pp. 319-328.

176 Reindel K., Die Briefe des Petrus Damiani, vol. 3, nr. 116, pp. 314-316, 316: «Nunc itaque, dilectissimi, sanctae prudenciae vestrae studiis hoc oboedienciae munus iniungo, immo tanquam servus atque discipulus humiliter obsecro, quatinus et hanc epistolam ad fidem qua apud nos correcta est, redigatis et cetera quoque nostrae dictacionis opuscula sollicite perlegentes, si quid reperiatur absurdum, vel funditus amputare, vel elimaciori stilo digerere festinetis. Non enim timendum est ne si manus corrigentis accedat, scriptoris articulus decorem genuinae venustatis amittat, sed hoc potius annitendum, ut dum stili currentis urbanitati non parcitur, sobrii intellectus regula inviolabiliter conservetur. Cum igitur in ore duorum vel trium testium stet omne verbum, vobis tribus quos spiritali pollere prudencia non ignoro, hoc meditacionis studium mea vice delego, ut si quid adhuc in illis reperitur opusculis, quod a tramite veritatis exorbitet, per vos ad normam rectitudinis redeat, et ad plenam edicionem ac legendi auctoritatem liber ille per examinacionis vestrae diligenciam convalescat».

177 D’Acunto N., Giovanni da Lodi: dalla Lombardia a Gubbio passando per Fonte Avellana, Op.

cit.

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Iohannis Laudensis vita178 non manca di sottolineare l’incessante attività scrittoria del protagonista già durante gli anni trascorsi al fianco del maestro. Il diktat di Pier Damiani non è, naturalmente, dovuto a una qualche sorta di compiacimento per la propria produzione letteraria, bensì alla lungimiranza in vista sempre della sopravvivenza dell’eremo avellanita e degli altri da esso dipendenti. L’interesse per la biblioteca dell’eremo compare in altre opere damianee e ha un duplice fine: il primo, già visto, è quello pratico di composizione e conservazione delle sue lettere, il secondo, ma non secondario, è di alimentare la spiritualità dei monaci. Nella lettera 18179 abbiamo una lista dei codici acquistati dal Damiani per il suo eremo, si tratta del primo inventario scritto posseduto per la biblioteca avellanita180 e che risulta fondamentale anche per lo studio

178 Sancti Iohannis Laudensis vita, rr. 115-122: «Sed aut sua libros manu scribebat, aut ab aliis scriptos examussim corrigebat, aut per diversa mittendas epistulas dictans exarabat. Cuius exhortatoria verba in quoscumque scintillabant, illorum ad Deum mentes mox sursum flammabant: nec poterant non ignire quos tangerent, cum ab ignito ardentia carbone procederent. Hanc ergo sibi tanti laboris sarcinam dum ultroneus superadderet, quis non advertat, quam gravius ei ieiunium fieret?».

179 Così nel Vat. lat. 3797, ai f. 130v-131r: "Librorum quoque numerum non minimum derelinquimus, ut fratribus nostris, qui pro nobis orare dignentur, meditandi copiam praeberemus.

Bibliothecam namque omnium ueteris et novi testamenti uoluminum licet cursim ac per hoc non exacte vobis emendare curauimus. Ex passionibus quoque beatorum martirum, ex homeliis sanctorum patrum, ex commentariis, allegoricas sacrae scripturae sententias exponentium, Gregorii scilicet, Ambrosii, Augustini, Ieronimi, Prosperi, Bedae, Remigii, etiam et Amelarii, insuper et Aimonis atque Paschasii, divina gratia nostris alubescente laboribus, plures libros habetis, quibus vacare potestis, ut sanctae animae uestrae non solum orationem crescant, sed etiam lectione pinguescant. Ex quibus nimirum codicibus nonnullos pro nostra possibilitate correximus, ut in sacrae disciplinae studiis intellegenciae uobis auditum panderemus."

180 Lo scrittorio avellanita e la tradizione manoscritta dei codici damianei hanno conosciuto notevole fortuna fin dall’attività del card. Giovanni Mercati, cui seguirono gli studi del Vitaletti e i contributi di Palma, Picasso e Franca. Vitaletti G., Un inventario di codici del sec. XIII e le vicende della Biblioteca, dell'Archivio e del tesoro di Fonte Avellana, Firenze, Leo S. Olschki editore, 1929, abbreviato Un inventario; Reindel K., Studien zur Überlieferung der Werke des Petrus Damiani, in "Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters", I: 15 (1959), p. 23-102; II: 16 (1960), p. 73-154; III: 18 (1962), p. 317-417, abbreviato Studien; Massa E., I manoscritti originali del beato Paolo Giustiniani custoditi nell'eremo di Frascati. Descrizione analitica e indici con ricerche sui codici avellanesi di s. Pier Damiani, in Beato Paolo Giustiniani. Trattati Lettere e frammenti. Dai manoscritti originali dell'archivio dei Camaldolesi di Monte Corona nell'eremo di Frascati, a cura di Massa E., I. Roma, edizioni di Storia e Letteratura, 1967, abbreviato: Ricerche I; Massa E., Paolo Giustiniani e gli antichi manoscritti avellanesi di san Pier Damiani, in Fonte Avellana nella società dei secoli XV e XVI. Atti del IV convegno del centro di studi

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delle fonti da lui utilizzate nella composizione delle sue opere181. I suoi scritti racchiudono degli insegnamenti e sono lo strumento indispensabile perché questi non cadano

avellaniti, Fonte Avellana, 1980 (ma 1981), p. 77-160. (Ripubblicato con il titolo: Paolo Giustiniani umanista e gli antichi manoscritti avellanesi di san Pier Damiani, in Idem, L’eremo, la Bibbia e il Medioevo in umanisti veneti del primo Cinquecento, Napoli, Liguori editore, 1992 (“Nuovo medioevo”, 36), p. 264-312, abbreviato Ricerche II; Lucchesi G., Sull'antica tradizione manoscritta di S. Pier Damiani, in

"Benedictina", 24 (1977), p. 209-223.

Palma M., Da Nonantola a Fonte Avellana. A proposito di dodici manoscritti e di un Domnus Damianus, in "Scrittura e civiltà", 2 (1978), pp. 221-230.

Picasso G., La tradizione libraria di Fonte Avellana, in Fonte Avellana nella società dei secoli XI e XII. Atti del II convegno del centro di studi avellaniti, Fonte Avellana, 1978 (ma 1979), pp. 345-366.

Cfr. Franca U., Scrittorio e documenti musicali a Fonte Avellana, in Fonte Avellana nella società dei secoli XI e XII. Atti del II convegno del centro di studi avellaniti, Fonte Avellana, 1978 (ma 1979), p.

413-442.

., p. 413-422.

181 Due inventari sono contenuti nel codice Vat. lat. 484, f. 126r. Riporto qui la trascrizione dell’inventario già effettuata da Ugo Facchini nel volume Giovanni da Lodi, monaco avellanita e vescovo di Gubbio. È molto utile per conoscere la dotazione libraria dell'eremo di Fonte Avellana e le stesse fonti a cui attinsero Pier Damiani e Giovanni da Lodi; fra parentesi annoto l'eventuale segnatura odierna dei codici:

Numerus et nomina librorum heremi s(ancte) Crucis/ In primis nomina librorum beati Gregorii pape/ Idest moralia in tribus voluminibus (Vat. Ott. lat. 339) / Super ezechiel .I. / Eiusdem Registri .II. (Vat.

lat. 622) / Dialogus .I. / Paterius .I. / Homelie XLta liber .I. / Pastoralis .I. (Vat. Ott. lat. 311) / Item nomina librorum beati Augustini / Super genesis ad litteram liber .I. / Liber questionum et locutionum ueteris testamenti .I. / De bono coniugio liber .I. / Dialogus de anima et omelie quinquaginta .I. / De doctrina xristiana liber .I. / De trinitate liber .I. / Liber confessionum .I. / Liber questionum et sermonum .I. / Eiusdem super psalterium uolumina tria / De fide et operibus uolumen .I. / De concordia euangelistarum uolumen .I. / Compilatio in epistolam ad romanos liber .I. / De ciuitate dei libri .II. / Compilationum de sentenciis diuersorum librorum augustini in epistolas pauli uolumen .I. / De trium euangelistarum uolumen .I. / Super aepistolas iohannis liber .I. / De Xcem condicionibus uolumen .I. / Euangelium super Iohannem uolumen .I. / Enchiridion libri .II. (Vat. Ott. lat. 14, con qualche incertezza) / De fidei regula et iosephi uolumen .I.

/ Contra faustum manicheum liber .I. (Vat. lat. 509) / Epistole eiusdem liber .I. / Incipiunt nomina librorum Ambrosii oepiscopi / Exameron liber .I. / De tribus patriarchis liber .I. / De fide ad gratianum uolumen .I.

/ Super epistola ad Romanos liber .I. / Eiusdem super epistolas ad corinthios liber .I. (Vat. lat. 4919) / Super lucam uolumen .I. (Vat. lat. 4242) / Eiusdem de sacramentis et epistole augustini uolumen .I. / Beati immaculati uolumen .I. / Epistole eiusdem liber .I. / De oficiis et de penitentiis uolumen .I. / Incipiunt nomina librorum Hyeronimi / Epistolarum eiusdem libri .II. / De illustribus uiris liber .I. / Super XIIcim prophetarum uolumen .I. / (f. 126v) Vite patrum eiusdem uolumen .I. / De questionibus ebraycis uolumen

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.I. / Eiusdem super psalterium liber .I. / Super ezechielem liber .I. / Tractatus in Ysaya propheta uolumen .I. (Vat. lat. 4945) / Super marcum liber .I. / De libris Origenis / Super genesis liber .I. / In Iesu nave liber .I. (Vat. lat. 213) / Eiusdem super leuiticus uolumen .I. / Tractatus psalmorum libri .II. / Expositio remigii super matheum liber .I. / Super regulam uolumen .I. / Collationum patrum / Liber sententiarum .I. / Liber canonum brucardi (Vat. lat. 1355) / Testus epistole pauli liber .I. / Hylarius super psalmos liber .I. (Vat.

lat. 251) / Super genesis uolumen .I. / Amaelarius de oficiis liber .I. / Istoria tripartita liber .I. / Expositio Bede in epistolas canonicas uolumen .I. / Vita beati odilionis uolumen .I. / Hysydorus de ethimologiis / Liber regule sanctorum patrum augustini et basili, hyronimi et pachomi / Cecili cypriani liber .I. (Vat. lat.

202) / Epistole cyrilli et aliorum oepiscoporum liber .I. / Cyprianus de sacramento dominicis calicis / Pascasius de corpore domini et canonem liber .I. / Liber sancti facundii .I. / Decreta pontificum uolumen .I. (Vat. lat. 4961) / Super apocalipsim liber .I. / Gregorii nazianzeni .I. / Expositio ambrosii auperti liber .I. / Hylarius super Matheum uolumen .I. / Mesalis .I. (Fonte Avellana, codd. Aa, Bb; Ravenna, Biblioteca Classense, cod. 341) / Liber pontificum .I. / Lactantius uolumen .I. / Quattuor uolumina Petri Damiani, preter illud quod in aecclesia semper manere sancitum est (Vat. lat. 3797, Vat. lat. 4920, Vat. Urb. lat. 503, quest'ultimo composto da due parti solo in un secondo tempo rilegate insieme) / Liber canonum (Vat. lat.

1355 ?) / Liber ierarchie / Pars prisciani / Virgilius / Marthilogii .II. / De IIIIor euangeliorum libri .II. / Excertio de opuscolurum Petri Damiani liber .I. (Vat. lat. 4930) / Orationale et missa cum litteris aureis (New York, Pierpont Morgan Library, cod. Glazier 21 ?) / (f. 127r) Conpilatio euangeliorum magistri zacharie / Iohannes patriarca liber .I. / Regula sancti benedicti liber .I. / Boetius, De consolatione liber .I.

/ Libri nouellarum .IIIes. / Lex longobarda uolumen .I. / Codicillus .I. / Liber dialecticorum .I. / Rethorica uolumen .I. / AQPOLOGETICUS Gregorii Nazanzeni .I. / De gradibus parentele uolumen .I. / Liber canonum / De penitentia uolumen .I. / Diadema liber .I. / De diuersis sententiis libri .IIII. / De libris conpoti .IIIes. / Psalterii breviati .IIIes. (Fonte Avellana, codd. Dd, Oo, Qq, Rr) / Introductorio psalterii cum clausulis / Libri euangeliorum duo paruuli libri / Evangelii Matheis libellus .I. / Liber officii .I. (Fonte Avellana, cod. Nn ?) / Epistole pauli cum clausulis / Apocalipsis cum clausulis libellulis duobus / Liber legum / De musica liber .I. / Diasscoridis .I. / Prognosticon .I. / Ysagoge / Pasionarius .I. / Liber quinti sereni / Historia de actibus apostolorum / Consuetudo loci istius (Vat. lat. 5082) / De libris scolasticis / Super genesim / Super exodum libri duo / Super leuiticum / Super numerum / Super deuterononium / Super psalterii .IIIes. / Clausule psalterii in uno uolumine / Super parabolas salomonis / Super canticum canticorum et lamentationem ieremie / Super apocaliipsim duo / Super matheum / Super Marcum / Super lucam / Super iohannem / Super epistolas pauli libri .IIo. / Super epistolas canonicas duo uolumina / Hymnarius cum clausulis / libri decretorum .IIIes. / Hystoriales .XVIII. / Psalterii .XXIV. / Antiphonaria de die .VIII. de nocte .IIo.

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nell’oblio all’interno di quella che veniva a delinearsi come una textual community182, vien da sé che la composizione della Vita di Pier Damiani, con l’attenzione su alcuni aspetti particolari di cui si è detto, rappresenti un tassello fondamentale nel quadro progettuale e sistematico portato avanti dai priori succedutigli, i quali scelsero oculatamente di avvalersi della competenza di Giovanni da Lodi.

Dunque, il Laudense ha usato dei codici di opere damianee già presenti a Fonte Avellana prima della morte del maestro. Il punto fondamentale è capire se qualcuno di questi codici sia riconducibile ai quattro codici-sorgente del secolo XI e quindi se anche noi abbiamo la possibilità di visionare e studiare i testi damianei così come li ha conosciuti il suo discepolo. È a questo punto che subentra lo strano segno della doppia croce descritto all’inizio. L’unico dei codici pleniori183 in cui sia presente è il Vat. lat. 3797 e precisamente in precisa corrispondenza dei passi biblici trascritti da Giovanni nelle Collectanea. L’ipotesi di Lucchesi184 è che il discepolo abbia apposto questo signum in margine ai passi che successivamente avrebbe copiato nel Vat. Lat. 4930. Già prima che Lucchesi palesasse tale ipotesi, il Vitaletti e il Reindel notarono la somiglianza di scritture tra questo codice e il Vat. Lat. 4930; tuttavia, dopo le ricerche del Massa185, si è giunti

182 Stock B., Listening for the Text: On the Uses of the Past, Baltimore, Johns Hopkins University Press 1990. Questo tema è stato proposto da D’Acunto in Pier Damiani tra retorica e tensione eremitica, in “Studi umanistici piceni”, 29 (2009), pp. 35-45.

183 Nell’ottobre 1972, in occasione del convegno faentino per il IX centenario della morte del Damiani Kurt Reindel ha detto che esistono circa settecento codici sparsi per l’Europa contenenti opere dell’avellanita e prodotti in un arco cronologico che va dall’XI al XVI secolo. Le ricerche svolte, in particolare, nel corso della seconda metà del secolo scorso hanno permesso allo studioso tedesco di ricomporre lo stemma di questi manoscritti e di risalire quindi ai codici sorgente. (Reindel K., Der Wandel des Weltbildes im 11. Jahrhundert: untersucht an Hand der Schriften des Petrus Damiani, pp. 93-113.) Sarà poi Lucchesi nel suo Clavis sancti Petri Damiani, op. cit., a individuare nel dettaglio i quattro codici pleniori cui faccio riferimento.

185 cfr. Massa, Ricerche II, p. 117-119, cfr. soprattutto la nota 30 di p. 118: «La conclusione vuole forse che si rifiuti una culla avellanese al Vat. lat. 3797? In nessun modo. Il codice faentino non fu scritto da Giovanni da Lodi; ma ciò non esclude l'intervento di altri scribi di Fonte Avellana. Prendiamo in considerazione altre mani che abbiano lavorato a codici di sicura origine avellanese: la situazione può cambiare. E di fatto, collazionando il Vat. lat. 3797 con l'Urb. lat. 503, son pervenuto a una conclusione sicura e significativa: la mano che scrive i ff. 112r-118v; 138r-139v (l. 20); 143r-146r; 147r-148v; 157v, b

Nel documento DOTTORATO DI RICERCA IN Studi storici (pagine 59-69)

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