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Impatti in fase di esercizio

Nel documento Capitolo 4 (pagine 129-134)

4.9 IMPATTI SULLA FAUNA

4.9.2 Impatti in fase di esercizio

In fase di esercizio, l’impatto sulla componente faunistica è maggiormente legato a fenomeni di disturbo, piuttosto che alla perdita diretta di esemplari; non si ritiene che la fauna possa essere interessata dalle locali modifiche della qualità dell’aria. I fenomeni di disturbo sono provocati dalla presenza umana, dal passaggio di autoveicoli e dal disturbo sonoro.

Da considerare attentamente i probabili effetti negativi su molti gruppi faunistici dovuti

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all’aumento di alcune popolazioni animali a seguito delle aumentate disponibilità alimentari provenienti dalla discarica, ed in particolare della già presente popolazione di gabbiani (Larus sp. pl.) e di ratti (Rattus sp. pl.).

Alcune specie di ratti (R. rattus, ratto delle chiaviche R. norvegicus e il ratto polinesiano R. exulans), si sono diffuse dai loro originari areali asiatici in tutto il mondo. Tali animali si nutrono anche predando uova e prole di uccelli e di altri animali.

Alcune specie di gabbiani, nei più diversi ambiti geografici, mostrano attualmente marcate tendenze di incremento demografico e di ampliamento dell’areale distributivo. Si tratta di specie ad elevata plasticità ecologica, in grado di trarre vantaggio da risorse trofiche di origine non naturale che sono involontariamente rese disponibili dall’uomo in misura crescente. I rifiuti accumulati nelle discariche, costituiscono la frazione più importante di questo surplus alimentare utilizzato dai gabbiani (e da altri animali), ma non sono da dimenticare anche gli scarti di pesca e altre fonti di origine antropica.

Il Gabbiano reale mediterraneo (Larus michahellis) è una delle specie che hanno tratto il massimo vantaggio, in particolare, dall’abbondanza del cibo reperito nelle discariche di rifiuti. Per tale motivo, questa specie è sensibilmente aumentata in Italia e nel resto del proprio areale. La fonte alimentare responsabile dell’incremento è ritenuta essere costituita, in via pressoché esclusiva, dalle discariche di rifiuti prossime al litorale toscano.

4.9.2.1 Ittiofauna

Nonostante l’estrema scarsezza dei dati analitici a disposizione, la scarsa probabilità di presenza di fauna ittica negli altri fossi presenti nell’area di studio e il limitato valore delle specie eventualmente presenti, in particolare nel reticolo idraulico attorno alla discarica e oggetto di futuro riassetto idraulico, fanno ritenere nullo o presente, ma non significativo, l’impatto del progetto sulla componente ittica per perdita di esemplari e per il disturbo in fase di costruzione. Il possibile temporaneo aumento di torbidità delle acque delle scoline a causa dei lavori non influirà infatti, per gli effetti della diluizione, sull’ittiofauna presente nel canale Scolmatore; anche il locale riassetto delle rete idraulica non provocherà disturbi, in quanto l’eventuale perdita di habitat sarà stagionale, in quanto i fossi in questione presentano portate idriche utili alla sopravvivenza di pesci solo in pochi mesi dell’anno.

Per le ragioni sopra esposte (ottima diffusione a livello regionale, presenza di specie introdotte, ad ampia valenza ecologica), l’impatto sulla componente ittiofauna in fase di costruzione è da ritenersi nullo o, se presente, non significativo.

Studio di Impatto Ambientale del progetto definitivo dell’impianto di dissociazione molecolare e rende tali specie mediamente vulnerabili e suscettibili al disturbo nella fase di costruzione.

Ad eccezione delle due specie di tritoni e del rospo smeraldino, specie la cui presenza è da confermare, le altre specie sono assai più comuni e diffuse nel nostro Paese e in Toscana. La loro adattabilità alle nuove condizioni ambientali è discreta.

La limitata estensione delle aree interessate e la scarsa idoneità di gran parte degli habitat in questione (ad eccezione del reticolo idraulico) fanno ipotizzare una eventuale limitata perdita di esemplari di poche specie in fase di costruzione, mentre non è ipotizzabile una perdita di specie, in quanto nell’area di studio sono disponibili altri habitat ove tali specie possono continuare a svolgere i loro cicli biologici.

Nessun impatto verrà causato dal rumore conseguente alle opere di costruzione né dalla fase di esercizio. La presenza dell’area di compenso idraulico potrebbe fungere da attrattore per alcune specie di anfibi, determinando possibili perdite di esemplari per collisioni con i mezzi per il trasporto delle terre in esubero nell’’attigua area di accumulo, nel periodo aprile-ottobre.

Gli impatti sugli Anfibi risulteranno lievi e reversibili a breve termine nella fase di costruzione, lievi e reversibili a lungo termine in fase di esercizio.

Rettili

Nell’area di studio sono state ritenute o ipotizzate presenti otto specie; la limitata mobilità rende suscettibili ad eventuali impatti solo le due specie di lucertola, e i due colubridi (natrice e biacco), in quanto le uniche specie che hanno più probabilità di essere presenti o di frequentare le due aree incolte oggetto degli interventi in progetto.

Queste specie sono assai comuni e diffuse nel nostro Paese e in Toscana. La loro adattabilità a svariate condizioni ambientali è alta.

La limitata estensione delle aree interessate fa ipotizzare una eventuale limitata perdita di esemplari in fase di costruzione e un disturbo per perdita di habitat, quest’ultimo principalmente a carico di biacco e natrice dal collare, mentre non è ipotizzabile una perdita di specie, in quanto nell’area di studio sono disponibili altri habitat ove tali specie possono continuare a svolgere i loro cicli biologici.

Gli impatti sui Rettili risulteranno pertanto lievi e reversibili a breve termine nelle fasi di costruzione e di esercizio.

4.9.2.3 Avifauna

Come specificato nella fase di analisi, è stata presa in esame sia l’avifauna nidificante

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che quella svernante, perché in grado di caratterizzare meglio il valore faunistico degli ambienti interessati.

Gli interventi previsti determineranno una perdita di habitat di alimentazione e di riproduzione per le specie legate agli ambienti aperti ed in particolare alle aree incolte (gheppio, cappellaccia, allodola, ballerina bianca, saltimpalo, beccamoschino, cardellino e strillozzo) e, in minor misura, agli ambienti umidi (reticolo idraulico), quali gli ardeidi, quasi esclusivamente in periodo invernale e migratorio. Otto di queste specie sono in varia misura minacciate, ma godono comunque ancora di una discreta diffusione in Toscana e in Italia e nessuna risulta in pericolo di scomparsa.

Trattandosi di specie in grado di spostarsi facilmente da un luogo all’altro, non vi sarà perdita di esemplari per nessuna delle specie presenti nell’area di studio.

Gli ardeidi e il gheppio sono specie con elevata suscettibilità al disturbo, ma mostrano una discreta adattabilità a nuove condizioni ambientali, potendo nidificare o alimentarsi anche in presenza di attività umane. Le altre specie possiedono una bassa suscettibilità al disturbo, seppur accompagnata da una limitata adattabilità a nuove condizioni ambientali.

La presenza dell’area di compenso idraulico potrebbe fungere da attrattore quale area di alimentazione per gli ardeidi e i gabbiani segnalati nell’area di studio, limitando in tal modo il disturbo in fase di esercizio per perdita di habitat.

Gli impatti sugli Uccelli risulteranno pertanto lievi e reversibili a breve termine nella fase di costruzione.

Come premesso poco sopra, i gabbiani e i ratti sono specie che hanno tratto grande vantaggio dall’abbondanza del cibo reperito nelle discariche di rifiuti. Per tale motivo, in particolare la popolazione di gabbiano reale mediterraneo (Larus michahellis) è sensibilmente aumentata in Italia e nel resto del proprio areale. La popolazione nidificante toscana, diffusa un secolo fa in un ridottissimo numero di colonie e con una consistenza probabilmente inferiore al migliaio di coppie, a partire dagli anni ‘50 ha iniziato a mostrare segni di tendenza positiva ed in seguito è aumentata marcatamente, passando dalle ca. 7.400 coppie presenti agli inizi degli anni ‘80 alle ca. 16.000 del 2000 (Arcamone et al., 2001; Arcamone e Franceschi, 2006). Saturati alcuni dei principali ambienti riproduttivi insulari, la specie negli ultimi anni ha iniziato a nidificare all’interno di zone umide (Orbetello) e sugli edifici di centri urbani costieri (Cecina, Livorno, Piombino, Pisa). La fonte alimentare responsabile dell’incremento è ritenuta essere costituita, in via pressoché esclusiva, dalle discariche di rifiuti prossime al litorale toscano.

Sono state raccolte indicazioni di conseguenze negative a livello regionale, determinate dagli insediamenti riproduttivi di questa specie, a carico soprattutto di importanti popolazioni nidificanti sulle isole dell’arcipelago e dei relativi ecosistemi. Tale aumento della popolazione nidificante di gabbiano reale ha in particolare impatti negativi:

• sulla distribuzione e forse sulla consistenza delle colonie del congenere gabbiano corso (Larus audouinii), specie classificata a livello globale come Near-threatened e presente in Toscana con circa 80-200 coppie, in diminuzione negli

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• sul successo riproduttivo di uccelli acquatici in genere (ad es. folaga Fulica atra);

• sulla struttura vegetazionale e sulla composizione floristica e faunistica delle aree interessate da colonie numerose, soprattutto nelle piccole isole, a causa della nitrificazione dei substrati provocata dalle deiezioni e dell’azione anche meccanica di alterazione della copertura vegetale, che favorisce l’ingresso di specie antropofile e di specie aliene (in varie aree del Mediterraneo e anche nell’Arcipelago Toscano sono stati individuati vari stadi successivi di degradazione della vegetazione indotti dai gabbiani: Foggi et al., 2001);

• sull’alterazione della composizione chimica delle acque stagnanti residue dei ruscelli insulari, con possibili problemi per anfibi e invertebrati anche endemici e per piante idrofitiche.

In fase di esercizio gli impatti locali saranno lievi e reversibili a lungo termine; a livello regionale è prevedibile un impatto significativo su alcune popolazioni nidificanti nell’Arcipelago, dovuto all’aumento della popolazione insulare di gabbiani; l’entità di tale impatto varia di intensità in base alla specie interessata.

4.9.2.4 Mammiferi

Analogamente a quanto puntualizzato per gli uccelli, anche i mammiferi sono in grado di compiere ampi spostamenti all’interno dall’areale vitale. Gran parte delle specie segnalate presenti, in modo certo o possibile, nell’area di studio, risulta non minacciata e a vasta distribuzione in Toscana e nel resto d’Italia e d’Europa; sono specie che, seppur presenti prevalentemente in ambienti aperti, non sono vincolate ad un unico habitat, ma sono capaci di svolgere il ciclo vitale in differenti tipologie ambientali non forestali.

L’impatto che potrebbe verificarsi su queste specie, nel corso delle fasi di costruzione e di esercizio, dovrebbe ridursi alla eventuale perdita di singoli individui e al disturbo provocato dalla distruzione di porzioni di habitat. Trattandosi di specie a media od elevata suscettibilità al disturbo, ma a buona o ottima mobilità (ad esclusione del periodo invernale, per le specie che vanno in letargo), la fase di costruzione ne provocherà l’allontanamento. Alcune delle specie di mammiferi presenti nell’area possiedono una discreta adattabilità alle nuove condizioni ambientali, le altre specie, a bassa adattabilità alle nuove condizioni ambientali, utilizzeranno altri ambienti limitrofi all’area di studio; le specie che dovrebbero scomparire dal sito sono comunque ben distribuite nei territori contermini. Tutte queste specie mostrano un ottimo stato di conservazione a livello provinciale e regionale; solo tre specie sono al più basso livello di minaccia a livello

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nazionale o comunitario. Di impatto lieve risulterà il disturbo dovuto al rumore provocato dalle attività di cantiere, per il fatto che la maggior parte dei Mammiferi conduce vita notturna.

Gli impatti sui Mammiferi risulteranno pertanto lievi e reversibili a breve termine nella fase di costruzione, lievi e reversibili a lungo termine in fase di esercizio.

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