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Impatti sulle acque di sottosuolo

Nel documento Capitolo 4 (pagine 115-118)

4.5 IMPATTI SULL’ACQUA

4.5.2 Impatti sulle acque di sottosuolo

Studio di Impatto Ambientale del progetto definitivo dell’impianto di dissociazione molecolare e elementi in cls posta alla base della discarica.

Alle stesse caditoie verranno fatte confluire le acque raccolte in corrispondenza dei gradoni intermedi delle scarpate: nei vari punti di convergenza saranno presenti dei pozzetti di raccolta collegati a tubazioni di scarico per l’attraversamento delle viabilità in quota.

Lungo l’anello di raccolta perimetrale al piede della colmata, sono posizionati dei pozzetti di dimensioni maggiori, in cui possono essere prelevati dei campioni per la verifica del rispetto dei limiti di legge per l’immissione in acque superficiali. In caso si verifichino episodi di inquinamento dovuti a sversamenti accidentali , lo scarico potrà essere interrotto e l’effluente avviato a depurazione.

Il recettore principale di tutti gli effluenti raccolti dal sistema di regimazione delle acque meteoriche è costituito dalla Fossa Nuova posta a sud della nuova discarica.

Per tutte le ragioni sopraesposte l’impatto della nuova discarica sulle acque superficiali è da ritenersi NON SIGNIFICATIVO.

ANALISI DEGLI IMPATTI

Studio di Impatto Ambientale del progetto definitivo dell’impianto di dissociazione molecolare e 361

Indicazioni sulla situazione idrologica dell’area degli impianti possono essere recepite attraverso l’analisi del quadro geologico generale e più in particolare l’assetto geologico locale.

Nell’area degli impianti affiorano i terreni costituiti da sedimenti limoso argillosi di ambiente fluvio palustre fino ad una profondità di circa 30 m da p.c.. Al di sotto di tali terreni è presente la formazione dei conglomerati dell’Arno e del Serchio da Bientina, che costituisce il vero acquifero.

La permeabilità dei depositi appartenenti ai sedimenti limoso argillosi è generalmente bassa, con una ridotta circolazione idrica diffusa entro il deposito.

Questi terreni risultano pertanto di scarsa rilevanza dal punto di vista idrogeologico, ed i livelli piezometrici registrati nelle varie campagne di indagine debbono essere identificati come livelli di saturazione dei terreni limoso argillosi piuttosto che come veri livelli di falda. Tale copertura limoso argillosa costituisce un elemento di notevole protezione della sottostante formazione dei conglomerati dell’Arno e del Serchio da Bientina contro eventuali sversamenti di inquinanti che si possono manifestare sul suolo o nel sottosuolo.

Le analisi chimiche eseguite sulle acque prelevate dai pozzi di monitoraggio dell’impianto di discarica perforati all’interno della successione sedimentaria superficiale evidenziano, l’abbondanza di solfati e cloruri derivanti dalla solubilizzazione dei sedimenti evaporatici degli stagni salmastri della vecchia palude. Anche i composti azotati sono presenti in quantità non sempre trascurabili in considerazione degli apporti derivanti dalla degradazione dei materiali torbosi presenti nel sottosuolo, ma anche per effetto del dilavamento ad opera delle acque meteoriche dei suoli arricchiti di fertilizzanti a base azotata.

I conglomerati dell’Arno e del Serchio da Bientina costituiscono il vero acquifero presente nell’aria degli impianti. Esso presenta una buona produttività ma la qualità delle acque risulta molto scadente, in ragione di ragguardevoli presenze di ferro, probabilmente dovuto agli apporti provenienti dalla decomposizione organica dei sedimenti torbosi (ferro delle paludi) assai diffusi nel sottosuolo. La durezza delle acque è assai elevata raggiungendo e a volte superando il tetto dei 100°F.

Dall’analisi eseguita risulta che nel complesso la qualità delle acque sotterranee dell’area presenta delle caratteristiche chimiche scadenti, da ricollegarsi a condizioni del tutto naturali, rendendo problematico lo sfruttamento, e non soltanto per gli usi idropotabili.

Dall’analisi del progetto di dissociazione molecolare si osserva che viene garantita l’assenza di scarichi liquidi potenzialmente inquinanti (acque di processo, acque di prima pioggia, ecc) nel suolo e nel sottosuolo, in quanto raccolti e avviati ad apposito stoccaggio e da qui verso un impianto di depurazione esterno. Inoltre risulta facile verificare, anche in presenza di una situazione geologica ed idrogeologica

Studio di Impatto Ambientale del progetto definitivo dell’impianto di dissociazione molecolare e intercettazione ed immobilizzazione da parte della matrice suolo e sottosuolo da rendere l’impatto decisamente NON SIGNIFICATIVO.

Anche per l’impianto di discarica l’analisi del progetto evidenzia una serie di accorgimenti atti a ridurre al minimo il rischio potenziale di infiltrazione di percolato nel terreno sottostante la discarica. Nella costruzione della discarica sono state introdotte scelte progettuali in virtù delle quali la possibilità che possa verificarsi una infiltrazione di percolato nei terreni sottostanti è da ritenersi un fenomeno accidentale.

In particolare sono stati analizzati e ottimizzati i seguenti aspetti:

- realizzazione di una impermeabilizzazione artificiale del fondo e delle pareti della discarica con l’introduzione di una barriera minerale artificiale composita costituita da uno spessore di 1 m di argilla compattata associato ad una impermeabilizzazione sintetica con membrana in HDPE dello spessore di 2.5 mm;

- modalità di coltivazione della discarica caratterizzate dalla realizzazione di livelli sovrapposti costituenti due unità indipendenti, e pertanto gestibili in modo pressoché autonomo;

- realizzazione di un sistema di drenaggio del percolato, indipendente per ogni singolo settore, e soprattutto lo scarico a gravità per i lotti gestionali superiori, in modo che possa essere minimo il battente del percolato sulla impermeabilizzazione di fondo dei singoli settori.

Considerando pertanto che i terreni presenti al di sotto della discarica non costituiscono un acquifero di notevole valore idrogeologico, vista la bassa permeabilità, tenuto conto inoltre che la risorsa idrica presente è caratterizzata da qualità chimiche scadenti e visti anche gli aspetti progettuali atti a rendere minima la possibilità che si verifichi una filtrazione di percolato nel terreno, si ritenere che l’impatto relativamente alla risorsa idrica presente nel sottosuolo sia da considerarsi NON SIGNIFICATIVO.

Un ulteriore impatto sulla acque di sottosuolo è determinato dagli emungimenti per le acque di processo per il dissociatore molecolare e per la gestione della discarica, che nel complesso determinano un impoverimento della risorsa.

In particolare per l’impianto di dissociazione molecolare, come indicato nel bilancio idrico, sono necessari dei quantitativi pari a circa 8.800 mc/anno.

Per la discarica i consumi idrici sono di più difficile quantificazione in quanto legati essenzialmente alle irrigazioni di soccorso degli impianti vegetazionali connessi con il recupero paesaggistico delle aree di colmata ed alla bagnatura delle strade bianche. Il

ANALISI DEGLI IMPATTI

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fabbisogno idrico della discarica è legato ulteriormente alla stagionalità, in quanto le operazioni descritte al punto precedente vengono eseguite quasi esclusivamente nel periodo estivo. Complessivamente si è stimato un consumo medio giornaliero per il periodo estivo pari a circa 25 mc/die.

I consumi idrici indicati, come ricordato precedentemente verranno reperiti con la realizzazione di un pozzo ubicato all’interno delle pertinenze del comparto, andando a sfruttare l’acquifero presente nel sottosuolo e costituito dai conglomerati dell’Arno e del Serchio da Bientina.

Non risultano indicazioni sull’eccessivo sfruttamento della falda idrica presente nel sottosuo, che presenta altresì buone capacità di ricarica da situazioni geologiche particolari costituite dai rilievi collinari e montuosi presenti sul limite della pianura.

L’impatto dei prelievi idrici necessari alla conduzione dell’impianto di dissociazione molecolare e della relativa discarica è da considerarsi POCO SIGNIFICATIVO.

4.5.2.1 Verifica ai sensi dpr 236/88

Come si legge nel Decreto del Presidente della Repubblica n. 236 del 24 maggio 1988 e’

vietata l’attività di trattamento rifiuti in zone di rispetto dei pozzi le cui acque sono destinate al consumo umano.

Per ottemperare a questa legge si deve quindi verificare che la costruzione dell’impianto di dissociazione molecolare e della relativa discarica non vengano effettuati all’interno della zona di rispetto di un pozzo avente tali caratteristiche.

La zona di rispetto di un pozzo ad uso potabile viene definita con criterio di tipo geometrico e corrisponde ad un cerchio di raggio di 200 m. con centro nel pozzo.

Una rapida ricognizione in loco, e la verifica cartografica delle aree inidonee alla localizzazione di impianti di trattamento rifiuti, presente nel piano di gestione dei rifiuti della provincia di Pisa, ha evidenziato l’assenza di pozzi idrici ad uso potabile attorno all’opera in progetto e si può quindi affermare che sono verificate le direttive del DPR 236/88.

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