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Impatto acustico

Nel documento RAPPORTO AMBIENTALE PRELIMINARE (pagine 73-0)

7 DESCRIZIONE DEI POTENZIALI EFFETTI SULL’AMBIENTE E LORO MITIGAZIONI

7.7 Impatto acustico

Per prevenire o, laddove ciò non sia fattibile, ridurre le emissioni di rumore, sono adottate misure e tecniche, già in fase preventiva, come di seguito riportate:

• Garantire distanze adeguate fra l'impianto e i recettori sensibili.

I recettori più prossimi, posti a sud rispetto all’allevamento lungo la SP 21, sono situati ad una distanza superiore a 300 m dall’impianto. Nella direzione nord la distanza dall’edificio residenziale esistente è superiore a 500 m, mentre sugli altri lati non esistono ricettori a distanza inferiore a 1000 m.

Fase di cantiere

Per quanto concerne i rumori derivanti dall’attività di cantiere, riconducibili all’attività delle macchine operatrici e dei mezzi di trasporto, essi rappresentano un impatto di limitata entità, temporaneo e reversibile, diurno, relativo unicamente all’area di cantiere.

Fase di esercizio dell’allevamento

Si prevede che nell’impianto IPPC in progetto non si rileveranno emissioni sonore importanti; si possono comunque identificare le seguenti sorgenti di rumore:

- Mangimificio costituito da una serie di sorgenti interne adibite alla macinazione e trasporto del mangime;

- Cogeneratore relativo all’impianto di biogas;

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- Ventilatori che garantiscono estrazione forzata dell’aria interna alle stalle per garantire

temperatura e umidità adeguata.

Nel suo complesso, l’allevamento non produrrà emissioni sonore importanti per diversi motivi:

- attività dell’impianto di ventilazione (discontinua e reversibile);

- movimentazione degli autotreni deputati al trasporto delle materie prime (diurno, discontinuo e reversibile);

- movimentazione degli autotreni deputati al carico dei soggetti maturi ( diurno e notturno, discontinuo e reversibile).

La tipologia dei soggetti allevati (scrofe da riproduzione e suini da ingrasso), le condizioni di allevamento (penombra), la comprovata perizia nell’esecuzione delle operazioni di allevamento, nonché l’assenza di azioni/interventi di disturbo costituiscono prevenzione contro forme anche occasionali di inquinamento acustico.

La Valutazione previsionale del rumore indotto in ambiente esterno individua le seguenti principali sorgenti di emissione:

• serie di estrattori che garantiscono ventilazione forzata sui capannoni con le seguenti caratteristiche:

 capannone I (INGRASSO) - N.72 ventilatori totali, per cui 12 per capannone - Diam.80

 capannone C (CAPANNONE DI CARICO) - N.3 ventilatori - Diam.80

 capannone S (SVEZZAMENTO) - N.16 ventilatori - Diam.63

 capannone G/P (PARTO) - N.5 ventilatori - Diam.63

 capannone G/P (FECONDAZIONE 64 CAPI) - N.2 ventilatori - Diam.50

 capannone G/P (FECONDAZIONE 100 CAPI) - N.2 ventilatori - Diam.63

 capannone G/P (GESTAZIONE) - N.7 ventilatori - Diam.80

In ogni capannone gli estrattori si trovano all’interno dello stabile a 2 metri sotto il colmo del tetto, collegati ad esso tramite tubazione e camino di espulsione esterno coperto.

Ventilatori della ditta Fancom con i seguenti dati tecnici:

 Pressione sonora misurata a 2 metri: 69,0 dBA per camini Diam.80

 Pressione sonora misurata a 2 metri: 68,0 dBA per camini Diam.63

 Pressione sonora misurata a 2 metri: 66,0 dBA per camini Diam.50

Il periodo di maggiore funzionamento dei ventilatori è quello estivo, in quanto c’è maggiore necessità di aerare l’ambiente e di eliminare le alte concentrazioni di ammoniaca. Il loro funzionamento è automatico e in relazione alla temperatura e all'umidità dell'ambiente esterno.

Per la presente valutazione previsionale è stata presa in considerazione la situazione di maggior impatto sul rumore immesso in ambiente indipendente dalla stagionalità e che prevede:

• nel periodo diurno tutti gli impianti accesi (ventilatori, mangimificio, cogeneratore)

• nel periodo notturno tutti gli impianti accesi (ventilatori, mangimificio, cogeneratore)

Gli altri impianti di cui dispone l'allevamento, tra cui l'impianto di abbeveraggio, l'impianto di alimentazione del mangime, i silos, la cella frigo e il gruppo elettrogeno presentano sorgenti di rumore non significative e che pertanto non vengono prese in considerazione.

Infine il verso dei maiali non presentano criticità rilevanti come sorgenti di rumore.

Si stima inoltre che l’apporto alla viabilità di servizio della ditta risulta trascurabile rispetto alla viabilità già indotta e risulta trascurabile come sorgente di immissione sonora.

Non si prospettano interventi di bonifica in quanto dalla valutazione previsionale si evince il rispetto dei limiti assoluti e del criterio differenziale presso i recettori.

Conseguentemente sono state effettuate misure con riferimento ai recettori più vicini, per poter definire la caratterizzazione del clima acustico esistente.

Durante i campionamenti sono emerse le seguenti considerazioni:

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• le abitazioni sono influenzate dal rumore proveniente dalle infrastrutture stradali sia in orario diurno che notturno e da rumore provenienti dalle abitazioni.

Applicando il modello di calcolo Sound Plan e ipotizzando l’operatività delle sorgenti nelle massime condizioni di regime (condizione massima in regime sia diurno che notturno) si verifica il rispetto dei limiti assoluti di legge per i recettori.

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La verifica dell’applicabilità del criterio differenziale supponendo che:

 i dati di rumore presso i recettori si intendono simulati di fronte alla facciata che da sull’allevamento;

 si supponga che il valore medio di attenuazione tra esterno abitazione e interno (ambiente abitativo) nel caso di finestre aperte sia di circa 5 dB(A);

 si supponga che i serramenti consentano un abbattimento del rumore pari a 16 dB(A) per determinare il livello di rumore ambientale interno misurato a finestre chiuse.

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75 7.8 Impatto sulle condizioni microclimatiche dell’ambiente

Sono previsti impatti decisamente favorevoli sulla componente microclimatica, conseguenti alla realizzazione del bosco planiziale e delle barriere verdi perimetrali.

7.9 Impatto su flora e fauna locali

Vi potrà essere un effetto positivo dato dalla sistemazione delle aree non utilizzate per viabilità interna a prato stabile, nonché dall’intervento di messa a dimora di specie arboree e arbustive con la formazione del bosco planiziale e lungo il perimetro del lotto: questi interventi daranno opportunità d’insediamento per la microfauna stanziale.

7.10 Impatto sulla popolazione

L’allevamento è sufficientemente isolato rispetto alle zone residenziali nonché alle abitazioni sparse più vicine come precedentemente elencato. La zona è costantemente ventilata con direzione dei venti prevalente dal quadrante N-NE, spirante comunque verso l’aperta campagna.

Le soluzioni gestionali adottate saranno finalizzate al contenimento delle emissioni dell’impianto e, in correlazione diretta con codeste emissioni, alla riduzione della componente odorigena delle emissioni.

76 7.11 Impatto su patrimonio architettonico/archeologico

Non esistono in loco beni architettonici/archeologici cui possano essere riferiti possibili effetti.

In ottemperanza alle prescrizioni contenute nella Variante n°68 al PRGC, il PAC prevede la messa a dimora di un’area a bosco con oltre 5.000 piante su di una superficie di circa 41.000 mq.

In evidenza area con messa a dimora di un bosco planiziale

7.12 Controllo insetti e roditori

Il trattamento contro le mosche verrà effettuato direttamente dal personale dell'azienda (o in alternativa per mezzo di ditte esterne) e consiste in:

- interventi di nebulizzazione nell'aria e distribuzione sui pavimenti e sulle pareti di prodotti liquidi per il controllo degli insetti volanti;

- distribuzione di esche moschicide di tipo granulare all'interno degli edifici;

- irrorazione all'esterno di prodotti liquidi per l'eliminazione degli adulti e l'arresto dello sviluppo larvale.

I trattamenti saranno effettuati tra aprile e ottobre, in funzione dell'andamento stagionale.

Gli interventi di derattizzazione faranno parte di un programma di controllo concordato preventivamente con una ditta esterna incaricata. Tipicamente vengono utilizzate esche alimentari solide in erogatori dotati di chiave di sicurezza ed ancorati al terreno o alle strutture presenti.

7.13 Impatto sulla viabilità locale

L’impatto prodotto dal traffico veicolare indotto dalla nuova attività sulla rete stradale di primo livello e locale è riconducibile a due situazioni:

- La movimentazione dei mezzi d’opera nel periodo di costruzione dell’impianto,

- La movimentazione di automezzi e autocarri con l’entrata in esercizio dell’allevamento.

I tempi prevedibili per il primo lotto comprensivi di demolizione e costruzione dei capannoni per l’ingrasso, capannone per il carico, mangimificio e vasche per la raccolta reflui zootecnici ed il completamento delle opere accessorie (sistemazioni esterne compreso il bosco, allacciamenti) occorreranno circa 10 e 12 mesi.

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I tempi prevedibili per il secondo lotto comprensivi di demolizione e costruzione del capannone di gestazione e parto, capannone di svezzamento e completamento dell’impianto di bio-gas occorreranno circa 12-14 mesi.

Il traffico indotto dall'attività nella sua consistenza finale è legato al trasporto di materie prime, prodotti finiti e dei reflui zootecnici che avverrà con mezzi igienicamente idonei e tali da evitare ogni causa di insudiciamento della sede stradale. La seguente tabella riassume il traffico veicolare potenziale annuo stimato per l'allevamento nello stato finale e considerando il caso peggiorativo con 600 scrofe e 8.000 capi complessivi nell’anno.

Il transito complessivo dei mezzi da e per l'allevamento produce un flusso medio di 2-3 viaggi/settimana (considerati viaggi di andata e ritorno)

L'aumento del traffico indotto, sempre come viaggi di andata e ritorno, imputabili all’allevamento non è in alcun modo significativo per la viabilità locale o per quella regionale.

tipologia trasporto quantità max capacità mezzi n. viaggi/anno

suini (n°/anno) 20.000

130 153

scrofe (n°/anno) 600.00 - -

mangime suini (t/anno) 390 35

12

mangime scrofe (t/anno) 675 35 19

GPL (litri/anno)

62.117 5.000 6

gasolio (litri/anno) 1.378 1500

1

energia elettrica (MWh/anno) 254 - -

Medicinali/disinfettanti (kg/anno) 50 - 2

capi venduti (t/anno) 644

- -

carcasse animali morti (capi/anno) 983

100 10

acque di lavaggio e abbeveraggio (litri/anno) 33.300

- -

refluo non palabile (mc/anno) 19.254 -

-rifiuti (t/anno) 39 1 t

39

TOTALE VIAGGI

242

In fase previsionale sono state effettuate rilevazioni del traffico attualmente esistente sulla SR 21, nelle giornate del 23, 25 e 26 ottobre 2020.

Calcolando i veicoli equivalenti (camion =2,5 m; furgoni = 1,5 m macchine = 1,0) nella giornata e nella fascia oraria di maggior intensità di traffico si ottiene:

• lunedì 26/10/202020 ore 7.30 / 8.30

Direzione San Vito Bannia: 390 + 21 x 1,5 + 16 x 2,5 = 461,5 veq/h Direzione Bannia San Vito: 280 + 20 x 1,5 + 9 x 2,5 = 332,5 veq/h Totale: 794 veq/h

Il traffico indotto dal nuovo allevamento può essere stimato, nella medesima fascia oraria, pari a 3 veq/h e, quindi, del tutto ininfluente rispetto al traffico attualmente rilevato sulla SR21.

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SAN VITO BANNIA ORE 7.30 - 8.30 SAN VITO BANNIA ORE 16.30 - 17.30

MACCHINE = 320 MACCHINE = 215

FURGONI= 22 FURGONI= 30

CAMION= 10 CAMION= 3

BANNIA SAN VITO ORE 7.30 - 8.30 BANNIA SAN VITO ORE 16.30 - 17.30

MACCHINE = 198 MACCHINE = 270

FURGONI= 48 FURGONI= 25

CAMION= 15 CAMION= 3

VENERDI' 23 OTTOBRE 2020

SAN VITO BANNIA ORE 7.30 - 8.30 SAN VITO BANNIA ORE 16.30 - 17.30

MACCHINE = 112 MACCHINE = 168

FURGONI= 9 FURGONI= 5

CAMION= 6 CAMION= 4

BANNIA SAN VITO ORE 7.30 - 8.30 BANNIA SAN VITO ORE 16.30 - 17.30

MACCHINE = 48 MACCHINE = 140

FURGONI= 5 FURGONI= 4

CAMION= 4 CAMION= 3

SABATO 24 OTTOBRE 2020

SAN VITO BANNIA ORE 7.30 - 8.30 SAN VITO BANNIA ORE 16.30 - 17.30

MACCHINE = 390 MACCHINE = 240

FURGONI= 21 FURGONI= 28

CAMION= 16 CAMION= 6

BANNIA SAN VITO ORE 7.30 - 8.30 BANNIA SAN VITO ORE 16.30 - 17.30

MACCHINE = 280 MACCHINE = 350

FURGONI= 20 FURGONI= 12

CAMION= 9 CAMION= 9

LUNEDI' 26 OTTOBRE 2020

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7.14

Consumo di energia

Nell’allevamento il consumo energetico riguarda:

- Energia elettrica: l’azionamento degli impianti di ventilazione, abbeveraggio, alimentazione, illuminazione, raffrescamento, coclee dei silos, funzionamento della cella frigo, mangimificio;

- Energia termica: consumo di GPL per il riscaldamento dei locali interni.

La necessità di effettuare un consistente ricambio d’aria durante le giornate calde estive obbliga gli estrattori a funzionare quasi ininterrottamente durante le ore diurne dei mesi di giugno, luglio e agosto.

Questo comporta un elevato dispendio energetico soprattutto nei mesi di maggiore necessità, ma consente di beneficiare di condizioni di benessere degli animali allevati e della qualità delle produzioni.

Inoltre, la genetica mette a disposizione agli allevatori dei tipi genetici che garantiscono rese sorprendenti in termini di incremento di peso nell’unità di tempo e di indici di conversione; tuttavia, questi animali richiedono condizioni ambientali ottimali e stabili nel tempo, le quali possono essere garantite soprattutto da una ventilazione continua ed efficace, con conseguente aggravio della spesa energetica.

Sul dispendio energetico dell’allevamento vanno ad incidere anche le nome riguardanti il benessere animale che obbligano l’allevatore a mantenere un certo livello di aerazione nei capannoni.

Mitigazione

Gli interventi adottati per contenere i consumi termici sono di seguito descritti:

- Idonea coibentazione degli edifici ;

- Separazione netta degli spazi riscaldati da quelli mantenuti a temperatura ambiente (anticamere);

- Corretta regolazione dei bruciatori e omogenea distribuzione dell'aria calda nei ricoveri;

- Controllo e calibrazione frequente dei sensori termici;

- Ricircolo dell'aria calda che tende a salire;

Gli interventi adottati per contenere i consumi elettrici sono di seguito descritti:

- Ottimizzazione dello schema progettuale dei ricoveri ventilati artificialmente;

- Prevenzione di resistenza nei sistemi di ventilazione con frequenti ispezioni e pulizia dei ventilatori;

- Impianto di idonee alberature perimetrali con funzione ombreggiante per il miglioramento del microclima interno (senza interferire con l’attività dei pannelli fotovoltaici);

- Utilizzo di lampade a LED a basso consumo.

7.15 Produzione di rifiuti/sottoprodotti

La gestione dei rifiuti/sottoprodotti aziendali avviene tramite contratto di ritiro da parte di una società autorizzata e convenzionata con l’allevamento.

7.16 Riepilogo generale dei potenziali impatti

Si riporta di seguito la tabella riassuntiva dei potenziali impatti sulle componenti ambientali:

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In particolare si evidenziano gli effetti

- positivi sulla matrice flora e fauna: per effetto della sistemazione delle aree a prato, realizzazione del bosco planiziale e piantumazione perimetrale che potranno permettere l’insediamento di flora e microfauna locali;

- positivi sulla matrice paesaggio: per effetto dell’incremento delle alberature e della biodiversità;

- negativi sulla matrice aria: per effetto delle emissioni di allevamento (NH3; CH4; PTS; PM10), - comunque mitigate dall’utilizzo di MTD;

- negativi sulla matrice rumori: per effetto della rumorosità dell’attività e degli impianti in azionamento,

- comunque mitigata da adozione di nuova tecnologia impiantistica e controlli frequenti alle attrezzature.

81 8 MISURE PER IMPEDIRE, RIDURRE E COMPENSARE GLI EFFETTI NEGATIVI.

INDICAZIONI PER LE OPERE DI MITIGAZIONE

Per ridurre i possibili impatti percettivi visivi, acustici, olfattivi e di emissioni di polveri e sostanze dannose in atmosfera, prodotti dal nuovo insediamento produttivo, verranno predisposte misure di mitigazione, già definite nelle norme di attuazione della Variante n°68 al PRGC.

In particolare si interverrà attraverso.

- La realizzazione di un bosco planiziale,

- La riqualificazione della vegetazione esistente lungo il corso d’acqua,

- Il mantenimento a prato stabile di un vasto ambito a nord del corso d’acqua.

1. Bosco planiziale

Nello schema riportato nella seguente planimetria è rappresentato una possibile modalità di piantumazione del bosco planiziale, in conformità alle disposizioni del vigente PRGC.

In particolare:

- Viene adottato un sesto di impianto di 2 x 4 m,

- Le specie principali utilizzate, per almeno il 90% del totale, sono:

a) Carpinus Betulus b) Quercus Robur c) Acer Campestre

- Le specie secondarie, in quantità inferiore al 10% del totale, sono:

d) Corylus Avellana modo che l’altezza delle piante alla fine dei lavori possa risultare superiore a m 3,00.

2. Vegetazione ripariale

Nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di distanze delle piantumazioni dai corsi d’acqua, si procederà, se possibile, alla progressiva sostituzione delle alberature morte, scegliendo le nuove tra quelle autoctone adatte alle zone umide (salici, ontani, ecc.)

3. Prato stabile

Trattandosi di terreno impregnato d’acqua per fenomeni di risorgenza il prato umido sarà costituito da essenze vegetali in grado di sopportare il ristagno idrico. In questo ambiente verranno previste specie endemiche della regione, scegliendole fra cui Erucastrum palustre, Armeria helodes, Euphrasia marchesettii, ed altre entità importanti fra cui Primula farinosa, Senecio fontanicola, Gentiana pneumonanthe, ecc.

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Schema piantumazione bosco planiziale

83 9 PIANO DI MONITORAGGIO E CONTROLLO

Con la Domanda di AIA verrà proposto un Piano di Monitoraggio e Controllo.

Il Piano di monitoraggio che intende adottare il titolare prevede di:

- Programmare le operazioni di controllo e di manutenzione periodica delle attrezzature, degli impianti e degli strumenti applicati in tutto il ciclo di allevamento (arrivo delle materie prime, stabulazione degli animali, pulizia dei locali, ecc.), che consentono il corretto utilizzo delle tecniche adottate e il corretto funzionamento delle BAT applicate;

- Stabilire le procedure di verifica periodica dei diversi aspetti della conduzione e gestione aziendale.

Un buon Piano di monitoraggio è quello che consente di tener sotto controllo:

- La gestione aziendale (controlli sui macchinari e sugli impianti, interventi di manutenzione ordinaria ai regolatori, verifica delle strutture aziendali e delle coibentazioni);

- L’utilizzo delle materie impiegate, dei rifiuti e dei flussi energetici aziendali;

- Le emissioni diffuse e fuggitive;

- Le modalità di ripristino dell’area.

Per quanto attiene agli aspetti più generali di impatto dell’intervento sul contesto territoriale, si ritiene che debbano essere effettuati monitoraggi periodici con riferimento agli indicatori utilizzati dall'ARPA del Friuli V.G. per monitorare i fattori di possibile rischio ambientale.

Gli elementi assunti come fattori di impatto più rilevanti sul territorio sono:

a) rumore

Le modalità di raccolta dei dati e la loro elaborazione sono così sintetizzabili:

a) rumore

Frequenza monitoraggio: uno al momento del collaudo Modalità di raccolta dati: stazione in ambiente esterno

Analisi condotte: rilevamento fonometrico con utilizzo fonometro integratore in corri-spondenza dei recettori sensibili già individuati con la valutazione previsionale predisposta

b) traffico

Frequenza monitoraggio: uno alla messa a regime dell’impianto Modalita di raccolta dati: stazioni in ambiente esterno

Analisi condotte: rilevamento numero veicoli lungo la SR21 ed in corrispondenza dell’ingresso all’area, per fasce orarie significative e tipologia di veicoli transitanti, con criteri metodologici analoghi a quelli utilizzati per la valutazione previsionale contenuta nel presente Rapporto Ambientale.

Monitoraggio dell'incidentalità stradale successivo all'entrata in esercizio dell’allevamento.

c) odore

Frequenza monitoraggio: uno al momento del collaudo Modalità di raccolta dati: stazione

Analisi condotte: rilevamento odori applicando la metodica conforme a UNI EN 13.725:2004 con misure puntuali sopra e sotto vento, sia nel settore del biologico che in quello del convenzionale nelle seguenti posizioni:

- lungo via Canedo, in corrispondenza delle abitazioni esistenti;

- lungo la SP21, ad est del salumificio,

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Si prevede di effettuare n° 3 campionamenti nell’arco della giornata, in modo da comprendere il primo mattino, verso mezzogiorno e tardo pomeriggio.

d) laminazione delle acque

Frequenza monitoraggio: uno al momento del collaudo

Modalità: sfalcio con asporto dell'erba e taglio delle piante infestanti con frequenza almeno quindicinale. Verifica funzionalità apparecchiature di controllo e sfioro. Verifica presenza zanzare ed effettuazione trattamenti larvicidi con prodotti idonei.

e) gestione delle barriere arboree

Frequenza monitoraggio: inizio primavera, fine autunno

Modalità: potatura, irrigazione, fertilizzanti, trattamenti fitosanitari, pacciamatura, trattamento infestanti, sostituzione esemplari morti

f) consumi di energia

Frequenza monitoraggio: annuale

Modalità: contabilizzazione energia prodotta dall’impianto fotovoltaico e verifica consumi energetici nell’anno di esercizio.

Eventuale integrazione dell’impianto fotovoltaico al raggiungimento di fabbisogni energetici superiori al 25% della produzione accertata.

Le summenzionate azioni di monitoraggio saranno effettuate direttamente dai gestori dell’allevamento.

Il controllo delle suddette azioni sarà effettuato, sulla base delle specifiche competenze ed attribuzioni, da: ARPA, ASSL, Comune di San Vito al Tagliamento.

Nel caso i monitoraggi evidenzino il peggioramento di alcuni indicatori, andranno tempestivamente attivate misure correttive, concordate con ASS ed ARPA, coinvolgendo eventuali altri enti di specifica competenza, in relazione alle problematiche emerse ed attivando, ove necessario, la procedura VISPA.

85 10 BIBLIOGRAFIA

Quadro programmatico

• Regione Friuli Venezia Giulia, Piano Urbanistico Generale Regionale, 1978

• Comune di San Vito al Tagliamento, Variante n° 68 al Piano Regolatore Generale, 2018

• Progetto di Piano di Miglioramento della Qualità dell’Aria, 2009

• Piano di Tutela delle Acque, 2006

• Piano Energetico Regionale (PER), 2003.

Atmosfera

• ARPA, OSMER - Osservatorio Meteorologico Regionale, Dati stazione metereologica di Pordenone 2001-2008, www.meteo.fvg.it

• ARPA, OSMER - Osservatorio Meteorologico Regionale, Dati stazione metereologica di Brugnera 2001-2008, www.meteo.fvg.it

• ARPA Friuli Venezia Giulia, Atlante microclimatico del Friuli Venezia Giulia,2009

• Dir. Centrale ambiente e lavori pubblici e ARPA Friuli Venezia Giulia, Proposta di Piano regionale di miglioramento della qualità dell’aria, All. 1 alla DGR 1783 del 30 luglio 2009

• Servizio tutela da inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico, Servizio di valutazione impatto ambientale della Dir. Centrale ambiente e lavori pubblici e ARPA del FVG, Rapporto ambientale del Piano regionale di miglioramento della qualità dell’aria, 2009, All. 3 alla DGR 1783 del 30 luglio 2009

• ARPA Friuli Venezia Giulia, Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, Aggiornamento 2005, 2006

• ARPA Dipartimento Provinciale di Pordenone, Indagine sulla qualità dell’aria in Pasiano di Pordenone (Piazza De Gasperi e zona industriale), 2001-2002

Ambiente idrico

• Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Direzione regionale della sanità, Servizio igiene e tutela ambientale, Contributo conoscitivo allo stato delle risorse idriche superficiali e profonde, Trieste, 1997

• Regione F.V.G., Catasto regionale dei pozzi per acqua e delle perforazioni eseguite nelle alluvioni Quaternarie e nei depositi sciolti del Friuli, 1990

• Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Piano regionale di Sviluppo rurale, 2000

• Stoch F., Paradisi S., Buda Dancevic M., Carta ittica del Friuli Venezia Giulia, Ente Tutela Pesca, Udine, 1992

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• ARPA Friuli Venezia Giulia, Rapporto sullo Stato dell’ambiente, aggiornamento 2002, 2003

• ARPA Friuli Venezia Giulia, Rapporto sullo Stato dell’ambiente, aggiornamento 2005, 2006

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86

e delle perforazioni eseguite nelle alluvioni quaternarie e nei depositi sciolti del Friuli-

Venezia Giulia, 1990

• Regione Friuli Venezia Giulia, Gli aspetti fisici del territorio regionale. Elementi e metodolo- gie di pianificazione, 1996

• F. Seriani, Studio geologico per il PRG del comune di Pasiano di Pordenone, 2006 - 2010

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• Autorità di bacino del Fiume Lemene, Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del Lemene, Venezia, 2002

Habitat, vegetazione, flora

• Oriolo G., Vecchiato M., 2006. Caratterizzazione delle siepi della pianura friulana: un

• Oriolo G., Vecchiato M., 2006. Caratterizzazione delle siepi della pianura friulana: un

Nel documento RAPPORTO AMBIENTALE PRELIMINARE (pagine 73-0)