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5. LA TIPOLOGIA E IL COMPLESSO DEGLI IMPIANTI E DELLE ATTIVITA’ DI RECUPERO E

5.3 P RODUZIONE DI ENERGIA DA RIFIUTI

5.3.1 Il CDR da impianti di selezione

Il CDR viene classificato come rifiuto speciale dall’art. 7, comma 3 del D.Lgs. 22/97, dal Catalogo Europeo Rifiuti che gli attribuisce il codice 19 05 01 e dal D.M. 5/2/98, all.2, sub.

1, punto 1). Per tale motivo il CDR diviene oggetto del PIANO II° stralcio.

Le caratteristiche del rifiuto da destinare alla produzione di CDR sono le seguenti:

⇒ rifiuti solidi urbani ed assimilati dopo separazione delle frazioni destinate a recupero di materia attuata mediante raccolta differenziata. Nella produzione di combustibile derivato da rifiuti (CDR) è ammesso per una percentuale massima del 50% in peso l'impiego di rifiuti dichiarati assimilati agli effetti di tale recupero costituiti da:

plastiche non clorurate

poliaccoppiati

gomme sintetiche non clorurate

resine e fibre artificiali e sintetiche con contenuto di Cl < a 0,5% in massa;

pneumatici fuori uso.

Le attività di recupero disciplinate sono le seguenti:

⇒ produzione di combustibile derivato da rifiuti (CDR) ottenuto attraverso cicli di lavorazione che ne garantiscano un adeguato potere calorifico, riducano la presenza di materiale metallico, vetri, inerti, materiale putrescibile, contenuto di umidità e di sostanze pericolose in particolare ai fini della combustione; separazione; trattamento:

triturazione, eventuali trattamenti di essiccamento, addensamento e pellettizzazione.

Il combustibile derivato da rifiuti deve avere le caratteristiche individuate all’allegato 2, suballegato 1 del D.M. 5/2/98 e riportate di seguito:

1. Tipologia: Combustibile derivato da rifiuti (CDR) [190501]

1.1 Provenienza: impianti di produzione di CDR di cui al punto 14 dell'allegato 1 1.2 Caratteristiche del rifiuto: Combustibile ottenuto da rifiuti con le seguenti

caratteristiche:

P.C.I. minimo sul tal quale 15.000 kJ/kg Umidità in massa max 25%

Cloro " max 0,9%

Zolfo " max 0.6%

Ceneri sul secco in massa max 20%

Pb (volatile) " 200 mg/kg Cr " 100 mg/kg Cu (composti solubili) " 300 mg/Kg Mn " 400 mg/kg Ni " 40 mg/kg As " 9 mg/kg Cd+Hg " 7 mg/kg

Per ciascuna partita di CDR deve essere certificata la temperatura di rammollimento delle ceneri.

L'utilizzo del CDR, alle condizioni e con le prescrizioni indicate dalla normativa tecnica vigente, può essere assoggettato alle procedure di cui agli artt. 31 e 33 del Decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22.

Il recupero energetico del rifiuto può essere effettuato attraverso la combustione alle condizioni riportate al punto 1.3 del sopracitato allegato, così come devono essere garantite in tutte le condizioni di esercizio i requisiti minimi operativi e rispettati i valori limite alle emissioni riportati al medesimo punto. Si riporta di seguito il contenuto del D.M. 5/2/98 in merito all’attività e ai metodi di recupero:

il recupero energetico del rifiuto di cui al punto 1 può essere effettuata attraverso la combustione alle seguenti condizioni:

 impianti dedicati a recupero energetico dei rifiuti di potenza termica nominale non inferiore a 10 MW:

 impianti industriali di potenza termica nominale non inferiore a 20 MW per la co-combustione.

Gli impianti devono essere provvisti di:

 bruciatore pilota a combustibile gassoso o liquido (non richiesto nei forni industriali);

 alimentazione automatica del combustibile;

 regolazione automatica del rapporto aria/combustibile anche nelle fasi di avviamento (non richiesto nei forni industriali);

 controllo in continuo dell'ossigeno, del monossido di carbonio, delle polveri, ossidi di azoto, acido cloridrico, della temperatura nell'effluente gassoso, nonché degli altri inquinanti di cui al suballegato 2, paragrafo 1, lettera a) nonché della temperatura nella camera di combustione.

Devono inoltre garantire in tutte le condizioni di esercizio i seguenti requisiti minimi operativi:

 temperatura minima dei gas nella camera di combustione di 850° C raggiunta anche in prossimità della parete interna;

 tempo di permanenza minimo dei gas nella camera di combustione di 2 secondi;

e rispettare i seguenti valori limite alle emissioni riferiti ad un tenore di ossigeno nei fumi anidri dell'11% in volume:

Zn* 5 mg/Nm 3

Ossidi di azoto (come valore medio giornaliero) 200 mg/Nm3

Nel caso di impiego simultaneo in impianti industriali con combustibili autorizzati, il calore prodotto dal rifiuto non deve eccedere il 60% del calore totale prodotto dall'impianto in qualsiasi fase di funzionamento; i valori limite di emissione da applicare all'impianto devono essere calcolati come indicato al suballegato 3 del medesimo allegato 2. La co - combustione non è consentita nei forni per la produzione di calce alimentare.

Il CDR, inoltre, può altresì essere utilizzato in impianti di pirolisi e/o gassificazione per la produzione di gas derivati.

I gas derivati da processi pirolitici e/o di gassificazione di CDR devono possedere le seguenti caratteristiche previste dalla vigente normativa tecnica:

P. C. 1. min. 4.500 kJ/Nm3 gas secco

H2S 2 mg/Nm3 "

Polveri 10 mg/Nm3 "

HCI 5 mg/Nm3 "

NH3 1 mg/Nm3 "

L’utilizzazione del gas derivato deve avvenire in impianti di conversione energetica di potenza termica nominale superiore a 6 MW, anche integrati con i sistemi di produzione del gas, secondo le seguenti opzioni impiantistiche:

a) turbina a gas

b) motori fissi a combustione interna c) altri impianti di combustione

Per quanto riguarda le condizioni e prescrizioni per le attività ed i metodi di recupero, nonché i valori limite delle emissioni si fa riferimento alla normativa tecnica specifica disposta alla voce 17 dell’Allegato 1 ed alla voce 11 dell’Allegato 2 – suballegato 1 del D.M. 5/02/98 in materia di recupero dei rifiuti non pericolosi.

5.3.1.1 Considerazioni sul combustibile derivabile da rifiuti disponibile in Toscana nella fase di pianificazione a regime.

Le ipotesi ricavabili sulla domanda di termovalorizzazione di CDR sono riferibili induttivamente al 25 % della produzione di RSU, equivalente a circa 1.200 t/d di frazione secca combustibile, più alcune quantità riferibili alla produzione di CDR da trattamento di rifiuti speciali, segnatamente, scarti dell’industria tessile, pneumatici a fine vita, altri rifiuti speciali ad alto PCI assimilabili agli urbani, nonché pulper di cartiera con le caratteristiche idonee previste dalla normativa tecnica di settore da destinarsi a recupero energetico.

Queste pur diverse correnti di rifiuti combustibili possono dare origine a flussi significativi quantificabili in un ordine di grandezza di 800÷900 t/d per una massa

complessiva che, a regime, potrebbe essere avviata alla termovalorizzazione di ca.

2.000÷2.100 t/d. Tale valore è da ritenersi sovrastimato poiché, attivata la raccolta differenziata degli RSU e RSAU, il quantitativo di rifiuti urbani selezionati nelle componenti secche che potrà risultare avviato alla produzione di energia, può essere ragionevolmente stimato in 800 t/d, per cui il quantitativo complessivo di CDR a regime può essere stimato in 1.600÷1.700 t/d.

Per quanto relativo ai flussi di rifiuti urbani ed assimilati da avviare a trattamento termico con recupero energetico essi trovano la loro gestione disciplinata nella pianificazione dei rifiuti di origine urbana (D.C.R.T. 88/98 – PIANO I° stralcio).

Allo stato attuale il PIANO II° stralcio si limita a prevedere la destinazione di flussi di rifiuti con potere calorifico significativo verso destinazioni impiantistiche dedicate all’utilizzo di CDR a fini di recupero energetico, fornendo criteri ed indirizzi programmatori di massima per la ulteriore pianificazione a livello di ATO, quali:

• massimizzazione delle forme di recupero energetico delle frazioni combustibili residuate a valle dei processi di raccolta differenziata e non più recuperabili come materia, rese idonee per l’utilizzo in processi di pirolisi e/o gassificazione mediante adeguati trattamenti (separazione delle frazioni inerti incombustibili e/o putrescibili, addensamento, pellettizzazione ecc.);

• priorità pianificatorie attribuite al recupero energetico del CDR da effettuarsi in impianti dedicati al trattamento di RSU e RSAU dopo separazione delle frazioni destinate a recupero di materia attuata mediante raccolta differenziata. Tali impianti devono essere dotati delle tecnologie idonee ad effettuare la combustione nel rispetto delle condizioni previste per legge, con potenza termica nominale non inferiore a 10 MW e localizzati secondo scala di ATO e/o per scale tecnico-economiche giustificate da scambi di rifiuti recuperabili ai fini energetici sulla base di accordi tra ATO diversi.

• In via subordinata utilizzo del CDR, prodotto da impianti di selezione e raffinazione delle componenti secche del rifiuto urbano e/o speciale non pericoloso in idonei impianti industriali per la co-combustione (potenza termica nominale non inferiore a 20 MW)