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Indagine tra i delegati e i funzionari partecipanti al congresso della

Capitolo 5: Gli immigrati visti dal sindacato, lo studio dell’ IRES Toscana

5.2 Indagine tra i delegati e i funzionari partecipanti al congresso della

La prima ricerca è stata condotta sui delegati partecipanti al Congresso della Camera del Lavoro, provenienti dalle undici categorie della CGIL102: sul campione esaminato ha prevalso la componente degli operai (37.6%), seguita dagli impiegati (36,9%), poi i quadri intermedi (3,5%) e infine i dirigenti (0,7%). I questionari distribuiti sono stati in totale 937, compilati da 892 delegati e 37 funzionari, in 8 non hanno indicato la posizione ricoperta. Il tasso di risposta è stato del 100% a tutte le domande. Non è specificato se tra i quadri intermedi fiorentini esaminati siano presenti o meno nazionalità diverse da quella italiana.

La distribuzione per fasce di età si concentra su quella intermedia, compresa tra i 36 e i 55 anni (il 72,2% degli intervistati). La componente giovanile, ovvero coloro che hanno meno di 36 anni costituisce un‟esigua minoranza con il 14,1%.

La numerosità delle categorie presenti al congresso di Firenze, riflette quella nazionale: infatti il Sindacato Pensionati è il più rappresentato, seguito da Federazione Pubblica, dal Filctem e dala Fiom. Le domande riguardavano la personale opinione su immigrati, atti di razzismo e discriminazione, rapporto criminalità-immigrazione e il tema della clandestinità.103

L‟interpretazione dei dati indica un atteggiamento favorevole dei delegati nei confronti degli immigrati. Dovendo ordinare per rilevanza i lati positivi

102 In particolare: FILCAMS (Federazione Italiana Lavoratori Commercio e Turismo),FILCTEM

(Federazione Italiana Lavoratori Chimica Tessile Energia Manifatture), FILLEA (Federazione Italiana Lavoratori Legno ed Affini), FILT (Federazione Italiana lavoratori Trasporti) FIOM (Federazione Italiana Operai Metallurgici), FISAC(Federazione Italiana Assicurazione Credito), FLC (Federazione Lavoratori della Conoscenza), FP (Funzione Pubblica), NidiL (Nuove Identità di Lavoro: lavoratori atipici), SLC (Sindacato Lavoratori Comunicazione) SPI (Sindacato Pensionati Italiani),FLAI (Federazione lavoratori Agroindustria).

103 Per la visione dettagliata del questionario e l‟analisi statistica dei dati si rimanda al volume del

dell‟immigrazione, il 40,% degli intervistati ritiene che il primo vantaggio dell‟immigrazione sia lo <<scambio interculturale>>, per l‟11,3% la muticulturalità viene al secondo posto. A questo atteggiamento positivo, fa seguito una percezione più “contingente” dei lavoratori stranieri: il 32,1% è convinto che il maggiore beneficio sia che l‟immigrazione copra quelle mansioni non svolte dalla manodopera italiana, l‟11,8% del totale segnala questa opzione per seconda. Per il 9,6% degli iscritti l‟apporto più importante dell‟immigrazione è il fatto di costituire <<manodopera a basso costo>>, il 3,5% mette questa scelta al secondo posto. Con la domanda successiva che chiedeva di classificare sette diverse opinioni su cosa rappresentino gli stranieri per l‟intervistato, prevale con il 41,8% l‟idea che siano <<forza lavoro a basso costo>>, in molti (22,8%) ha indicato <<altro>>, riportando opinioni positive. Non mancano coloro che (14,8%) sottolineano in primo luogo la diversa mentalità degli immigrati. Da queste due domende si può notare come prevalga un atteggiamento di base favorevole, ma forse, ancora poco orientato all‟accettazione dell‟immigrato in toto, in grado di favorirne l‟integrazione piena a livello sociale, oltre che lavorativo. In quest‟ambito il lato più apprezzato è il fatto che rappresentino:

1) complementarietà rispetto all‟offerta di lavoro italiana 2) costi più bassi di manodopera e quindi maggiore profitto.

Queste convinzioni possono però essere penalizzanti nel lungo periodo e soprattutto in un momento di crisi economica per i seguenti motivi: data la precarietà del mercato di lavoro, molti italiani si stano indirizzando nuovamente su lavori più umili, e quindi la complementarietà rischia di diventare concorrenza, questa competizione rischia di abbassare fortemente gli standard dei lavoratori. Se gli immigrati si propongono con costi di lavoro molto bassi, rischiano di porre in condizioni di ricatto da parte del datore di lavoro la manopera locale.

Andando a porre domande più specifiche emergono alcune criticità: in termini di accesso ai servizi di welfare, sicurezza e criminalità, le posizioni degli intervistati sono più diversificate. Per quanto mai maggioritarie, emerge che il 40,2% ritiene che l‟aumento della criminalità sia collegato <<molto>> o <<abbastanza>> a quello dell‟immigrazione. Le categorie in cui la maggiornaza dei delegati ha questo parere sono la Federazione lavoratori agroindustria, (51,9%), la Federazione Italiana Lavoratori Chimica Tessile Energia Manifatture (48,8%), nella Federazione dei metallurgici (Fiom) il 51,8% ritiene che vi sia una forte connessione tra immigrazione e criminalità. Nelle categorie di rappresentanza dei pensionati (Spi) e funzione pubblica

(Fp) la pensa così rispettivamente il 35% e il 30,9%. È fondamentale rilevare come i pareri più distesi siano rintracciabili soprattutto nelle federazioni che notoriamente hanno una bassissima percentuale di iscritti immigrati.

Inoltre, non mancano coloro che pensano che l‟accesso al welfare sia agevolato per gli stranieri a scapito degli italiani: a sostenere ciò sono soprattutto le donne, probabilmente coloro che quotidianamente più interagiscono coi servizi di cura della famiglia, come asili nido e sanità. In media, per ogni categoria il 35,1% degli intervistati rietiene che gli immigrati siano favoriti <<molto>> o <<abbastanza>> nell‟ accesso alle case popolari o nell‟iscrizione dei figli all‟asilo nido L‟orientamento generale pone l‟accento sull‟impossibilità dei servizi locali a far fronte alle esigenze di tutta la cittadinanza.

Nel questionario, non mancano casi di domande “spia”, volte a rilevare l‟eventuale disagio verso gli immigrati; come <<sarebbe disposto ad accettare un partner immigrato straniero?>>. A questa domanda il 28,2% si trova a rispondere <<no>> per il 9,4% e il 18,8 non sa. La presenza di studenti immigrati nelle scuole rappresenta un‟occasione di crescita culturale ed una grande opportunità di conoscenza per l‟85,7% del totale del campione, un dato in linea con l‟opinione largamente diffusa che l‟immigrazione sia in primo luogo un vantaggio culturale. Tuttavia, anche se il 78,5% dichiara che non avrebbe problemi a farsi curare da un medico africano, i dati si ridemensionano notevolemente qualora gli intervistati si trovassero a scegliere la nazionalità dell‟insegnante per i propri figli. Ancora una volta, la maggioranza sostiene che <<è indifferente, basta che conosca la materia>>, ma si è ben lontani dai valori alti delle domande precendenti, infatti la pensa così il 55,9% del campione, soprattutto nella categorie della funzione pubblica, nella federazione del turismo e del commercio, in quella dei trasporti e quella della chimica e tessile. L‟informazione rilevante che emerge da questa domanda è che 21,5% preferirebbe un italiano, anche a scapito della conoscenza della materia. Sebbene il dato vada approfondito ulteriolmente, Tassinari osserva <<sembrerebbe emergere (…) una diffidenza di fondo nei confronti della “diversità”, ritenuta in ogni caso non adatta “a prescindere”, spingendo ad una scelta che non è legata alle competenze, ma a ciò che riteniamo ci sia “più simile”>>104

Infine, dando un‟occhiata a come le varie posizioni si distribuiscono nelle categorie, emerge che laddove la presenza di immigrati è più forte e strutturata (settore

104

agricolo, del legno, nella chimica, nella comunicazione e in parte nei metallurgici) permangono atteggiamenti più sfavorevoli relativi agli immigrati, invece nelle federazioni in cui gli stranieri sono meno numerosi o addirittura assenti (come quella dei pensionati) prevalgono a maggioranza più ampia atteggiamenti positivi.