La parola della croce corre veloce
di Romano Altobelli, cpps
Il loro messaggio si diffonde sulla terra3 e ai confini del mondo la loro parola”4.
Dio manda la sua Parola sulla terra per inviare il suo messaggio che corre veloce (Sal 147,15)5. Ma questa parola è “una forza attiva con la quale il Signore agisce nel mondo”6. Infatti, agisce realizzando la speran-za con la Parola della croce (1Cor 1,18), la Parola del Figlio che si fece carne e sangue, che sgorgò dalla croce per la realizzazione della salvezza di coloro che “sperano nel suo amore e lo temono” (Sal 147,11).
Questo messaggio salvifico è la voce del sangue di Cristo, che asperge, purifica ed è voce più eloquente del sangue di Abele (Eb 12,24). Il san-gue del fratello Abele grida a Dio dal suolo (Gn 4,10), quello di Cristo, fratello di ogni uomo, lancia forti grida (Eb 5,7) dalla terra al cielo per una pace riconciliatrice e cosmica: “riconcilia a sé tutte le cose, rappaci-ficando con il sangue della sua croce le cose che stanno sulla terra e quel-le nei cieli (Col 1,20).
Sangue, parola, voce, grido, messaggio, velocità: sono realtà che supe-rano spazi e tempi; trascendono e portano in tempo reale l’efficacia della salvezza. Soggettivamente tutto dipende dall’uso che se ne fa, come è per l’informatica. È un problema morale e pastorale.
Vogliamo ora affrontare la problematica di questo nuovo strumento, che nella sua ambiguità globalizzata è carico di potenzialità, capaci di far conoscere universalmente e velocemente la salvezza realizzata in tempo reale non a prezzo di argento e oro, ma con il sangue prezioso di Cristo (1Pt 1,18-19).
Lo strumento Internet
Internet presenta il volto dell’ambiguità che è propria di ogni stru-mento umano: può essere positivo e negativo. Internet, per sua natura, comporta rapidità spazio-temporale: la rapidità contrae sia lo spazio sia il tempo dell’uomo. Un uomo che non è più quello agricolo, chiuso, quasi
3Trad BILC.
4Trad. CEI.
5TIZIANLORENZINtraduce così: “lui che invia il suo messaggio sulla terra / e la sua parola corre veloce”, in I Salmi. Nuova versione, introduzione e commento, Paoline, Milano 2000, 532.
6Ivi, 538.
sacrale, neppure quello industriale, aperto fino al secolarismo, ma quello del villaggio globale nel cyberspaziotempo.
Il tempo
Una volta il tempo veniva scandito in vari modi. Ora la rapidità non permette la scansione e, ciò è più grave, modifica il concetto e l’uso del tempo e dello spazio.
Questo comporta delle conseguenze.
Le dimensioni del tempo – presente-passato-futuro – cambiano, per-ché tutto è concentrato nel “qui e ora”; cambia anche la memoria e la progettualità della persona. La memoria è legata alla tripartizione del tempo. Se questo è contratto dalla rapidità, anche la memoria si contrae;
la progettualità dell’uomo, che di per sé è proiettato verso il futuro, si riduce, per cui la persona si ritrova inchiodata ad un presente fuggente.
Con l’aumento della velocità anche le distanze sono ridotte. Spazio e tempo è misurato dalla categoria distanza-vicinanza, ma oggi con Internet si ha solo la vicinanza, che non è più spaziale e temporale, in quanto è subentrato il tempo reale. Scomparendo la vicinanza-lontananza, lo spa-zio temporale e il corpo, che dovrebbe occuparlo, non sono più necessa-ri. Il corpo è l’oggetto che crea lo spazio, perché lo riempie, ma, venen-do a mancare lo spazio temporale, lo stesso corpo non ha un luogo e un tempo da occupare.
Ne segue che le relazioni sono fuori degli ambiti concreti in cui si è presenti fisicamente: si ha l’uscita dal corpo, la perdita del corpo, neces-sario per le relazioni interpersonali. Allora la domanda: dove va a finire la persona, che è tale per il suo essere in relazione? Lo spazio è senza spa-zio, il tempo senza tempo. Si perde tutto ciò che va verso il futuro (l’im-maginazione, il sogno, l’utopia), perché tutto è diventato temporale, a-spaziale, cibernetico, ma soprattutto effimero.
Si dice che Internet unisce e avvicina. È vero. Ma quanti rimangono fuori dell’Internet? Moltissimi, infatti, sono esclusi oppure sono vittime della “Rete”: la partecipazione ad Internet è ricca di notizie, ma povera, perché le persone sono assenti. La dimensione corporea è fuori gioco.
Qui scattano problemi morali, come, ad esempio, quello del peccato vir-tuale, che si concretizza al modo dei cattivi pensieri di una volta; la masturbazione trova una più facile occasione alienante “in Rete”; la pedo-filia usa la Rete come mezzo per adescare.
Lo spazio
Anche lo spazio globale di Internet ha i suoi effetti positivi e negativi.
È positivo lo sviluppo più facile dell’idea di democrazia, il sapere e la conoscenza che circolano velocemente, usufruire rapidamente del bene messo in circolazione. È negativo l’uso dei virus informatici, che, oltre a creare problemi agli utenti di Internet, possono essere utilizzati dai ter-roristi per attaccare gli attuali sistemi: la tragedia del crollo delle torri gemelle dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti d’America fa testo.
Lo spazio globale, inoltre, introduce nuovi modi di relazionarsi, di fare politica, di mobilitare le risorse. Si creano, tramite Rete, comunità fuori dello spazio, fuori del territorio, con relazioni nuove, una volta impossi-bili: il vicino può essermi estraneo e il lontano vicino, ma con quale scenza? Le persone, che si relazionano in Rete, effettivamente che cono-scenza hanno? È positivo che la conocono-scenza va oltre i limiti dello spazio, però divide e non crea aggregazione, perché i “contatti virtuali” sono fit-tizi, senza emozioni, proprio perché virtuali. Lo spazio privato, poi, diventa pubblico; si tratta di uno spazio senza spazio, perché non fisico, perciò, non è un luogo.
Domande: che tipo di antropologia nasce? Che tipo di uomo nasce?
Quale uomo è destinatario della redenzione? Redenzione che, di per sé, investe la sua totalità corporea e spirituale. Questo uomo vive in uno spa-zio che non è più il luogo delle relaspa-zioni. Distanza-vicinanza non sono più legate allo spazio; il tempo che rimane è quello che si perde per con-nettersi. Subentra, poi, il tempo reale, che è transitorio e fuggevole.
La formazione
Internet e annessi sono mezzi ambigui: la bontà e la cattiveria dei mezzi dipendono dal soggetto che li usa. Giovanni Paolo II nel Messaggio per 37aGiornata delle Comunicazioni Sociali (1 giugno 2003) ha affermato che “il potere (dei mezzi di comunicazione sociale) è tale che in poco tempo possono provocare una reazione pubblica positiva o negativa agli eventi, in base ai loro intenti” (n. 6). “Il potere dei media nel creare rapporti umani ed influenzare la vita politica e sociale, sia nel bene che nel male, è cresciuto enormemente” (n. 2).
Occorre, perciò, formare l’utente all’uso della Rete. Quali i mezzi for-mativi? Oggi cosa fare? Tenere presente, nel cercare i mezzi, che chi naviga lo fa per cercare e stabilire un dialogo. Ma quale dialogo? Quello alienante senza relazioni vere?
Chi deve formare? La CEI cosa può fare con il progetto culturale, che coinvolge le singole diocesi? Le Università Pontificie con le loro ramifi-cazioni in tutta Italia cosa possono organizzare?
Urge che qualcuno sappia indicare la rotta della navigazione, che indi-chi ciò che si può trovare di negativo, di immorale, di clandestino e di positivo, di ufficiale, di legale, a livello di conoscenza culturale e religio-sa. Forse nasce il bisogno che la CEI o le Conferenze Episcopali Regionali istituiscano un organo di verifica, di garanzia e che positiva-mente forniscano dati ed esperti ai siti parrocchiali e dei movimenti, dei gruppi che si professano cattolici. Occorre un aiuto soprattutto quando questi entrano nella comunicazione dei problemi di fede, teologici, morali, spirituali, liturgici, perché non cadano in affermazioni inesatte o errate.
I destinatari della formazione. Chi naviga può essere preso dai brividi della piena libertà di entrare nel mare di Internet e può perdersi nella ricerca di siti e di indirizzi, sciupando tanto tempo e credendo di rela-zionarsi con persone, informazioni, fotografie, ecc., ma alla fine rimane solo ed è vittima della frustrazione e dell’illusione.
Quando la ricerca va a buon fine, occorre, poi, che il navigatore sap-pia fare discernimento e sapsap-pia decidere dove fermarsi, perché il mondo in cui entra è virtuale, non è reale. Il mondo vero ha come costitutivo le persone, i cui visi piangono, ridono, esprimono sentimenti; il mondo reale è fatto della concretezza dei libri, dei giornali da leggere tenendoli in mano.
Pensando ai destinatari della formazione e alle persone che navigano Internet, la Chiesa non può stare fuori a guardare. Anche lei deve essere on-line per arrivare ai vicini (quanti parrocchiani navigano!) e ai lontani, ai marginali per una pre-evangelizzazione, una prima informazione sulla fede cristiana, una preparazione al Vangelo, un primo incontro nell’ago-rà di oggi. Serve per suscitare curiosità, qualche interesse per ciò che si conosce poco o niente. Questa, com’è ovvio, non è salvezza, catechesi, mistagogia, perché la salvezza e la metodologia ecclesiale hanno come fondamento l’incarnazione, “il Verbo si fece carne” (Gv 1,14), e la Risurrezione di Gesù Cristo “nel suo vero corpo” (Liturgia di Pasqua).
La Chiesa offre la grazia di Dio, l’incontro con Cristo Salvatore attra-verso il rapporto umano interpersonale nei vari luoghi dove i fedeli s’in-contrano: l’assemblea eucaristica, gli incontri di catechesi, i raduni ocea-nici con Giovanni Paolo II per ascoltare la Parola di Dio o per parteci-pare alle liturgie stando gomito a gomito.
Conclusione
Suggeriamo due recenti documenti della Chiesa, pubblicati lo stesso giorno, il 28 febbraio 2002: Etica in Internet e La Chiesa e Internet7, che si rifanno al documento dello stesso Consiglio pubblicato il 2 giugno 2000: Etica nelle comunicazioni sociali8. Questi chiamano in causa diret-tamente principi etici fondamentali per la valutazione di Internet: la per-sona umana, la comunità di persone, il bene comune, la solidarietà. Etica in Internet afferma che “Il principio fondamentale è: la persona umana e la comunità umana sono il fine e la misura dell’uso dei mezzi di comuni-cazione sociale. La comunicomuni-cazione dovrebbe essere fatta da persone a beneficio dello sviluppo integrale di altre persone” (n. 3).
Queste persone concrete sono i destinatari del mistero del sangue redentore di Cristo. Ogni uomo, e in ogni parte del globo, ha diritto di conoscere il proprio mistero di salvezza e come cooperare, perché i lon-tani si rendano realisticamente vicini vivendo nella pace, grazie al sangue di Cristo (Ef 2,13-14). Per questo motivo giustamente il Magistero affer-ma: “La Chiesa riconosce in questi strumenti (di comunicazione sociale) dei “doni di Dio” destinati, secondo il disegno della Provvidenza, a unire gli uomini in vincoli fraterni, per renderli collaboratori dei Suoi disegni di salvezza anche a proposito di Internet”9.
La Chiesa è interessata alla comunicazione, che non è solo un fatto tec-nico in quanto ha il suo inizio nella comunione trinitaria e nella comu-nione delle tre divine persone con noi. Attraverso il Figlio, Verbo incar-nato, il Padre comunica se stesso e la sua salvezza agli uomini10.
Salvezza che ha bisogno di essere trasmessa attraverso la Parola pro-fetica e liberatrice che evangelizza. È la Parola della croce. “La Chiesa si sentirebbe colpevole davanti al suo Signore, se non adoperasse questi mezzi per l'evangelizzazione. (…). Tutto ciò vale anche per Internet.
Sebbene il mondo delle comunicazioni sociali possa a volte sembrare in contrasto con il messaggio cristiano, offre anche opportunità uniche per proclamare la verità salvifica di Cristo a tutta la famiglia umana. (…). I cattolici non dovrebbero aver paura di lasciare aperte le porte delle
17PONTIFICIOCONSIGLIO DELLECOMUNICAZIONISOCIALI, Etica in Internet, in Regno-Doc., 7/2002; IDEM, La Chiesa e Internet, Ibidem.
18IDEM, Etica nelle Comunicazioni Sociali in Ibidem, 13/2000.
19PONTIFICIOCONSIGLIO DELLECOMUNICAZIONISOCIALI, Etica in Internet, n. 1.
10Cfr ivi, n. 3.
comunicazioni sociali a Cristo affinché la Sua Buona Novella possa esse-re udita dai tetti del mondo! (…). La Chiesa ha bisogno di compesse-rende- comprende-re Internet. Ciò è necessario al fine di comunicacomprende-re efficacemente con le persone, in particolare quelle giovani, immerse nell'esperienza di questa nuova tecnologia11.
Poiché il mistero del sangue di Cristo è centrale nella fede cristiana e va fatto conoscere, sarebbe opportuno inserire in un sito appropriato la monumentale opera Sangue e antropologia (i volumi con la copertina rossa) a cura di Vattioni Francesco, Sangue e vita (i volumi con la coper-tina verde) a cura di Triacca Achille Maria (42 volumi) e Testi Patristici sul Sangue di Cristo (i volumi con la copertina azzurra) a cura di Tullio Veglianti, cpps, (giunti a 13 volumi). Inoltre un grande aiuto sarebbe non solo per i Missionari del Preziosissimo Sangue, le Adoratrici del Sangue di Cristo, ma per tutta la Chiesa trovare in internet l’epistolario e gli scrit-ti di S. Gaspare del Bufalo, trascritscrit-ti dagli originali e stampascrit-ti a cura di Don Beniamino Conti, cpps, che ammontano a 22 volumi.
Altri Istituti Religiosi hanno già realizzato quello che per noi ancora è un auspicio.
11Ivi, n. 5.
Finito di stampare nella Stilgraf di Cesena nel mese di maggio 2003