• Non ci sono risultati.

IL CIMITERO E IL SEPOLCRO

Capitolo 3 I SEGNI DELLA MEMORIA

3.2 L’ISCRIZIONE

del feretro chiuso. Inoltre, un ritra o viene spesso collocato sul tavolino accanto al libro delle condoglianze dove vengono apposte le  rme e la tes monianza dei partecipan .

Con la chiusura della bara, l’immagine sta ca dell’e ge è quanto resta della presenza dinamica del defunto nel rito funebre.

Le ra gurazioni scultoree e pi oriche non necessitano di un supporto par colare: i ritra con il volto di pro lo o di tre quar sono inseri in un clipeo che ha funzione di cornice, statue e bus a tu o tondo spesso sono colloca in nicchie o all’interno di una più ampia inquadratura archite onica, per esempio all’interno di una scenogra a scultorea che occupa la specchiatura degli archi del por co o di una galleria.

L’immagine fotogra ca, per contro, presuppone l’uso di un supporto: la cornice portafoto che funge sia da aggancio alla lastra lapidea che da inquadratura all’immagine.

generalmente di marmo), singole o all’interno di un monumento, le steli e le lastre orizzontali rappresentano il supporto maggiormente u lizzato.

Le epigra funerarie hanno sempre suscitato un interesse le erario, poiché le scri ure ul me, dal  tolo dell’esauriente volume di Armando Petrucci18, sono considerate dagli storici e dagli antropologi fon documentarie essenziali per avere informazioni sulle società passate19.

La prima forma di scri ura, comparsa sulle steli greche dell’VIII secolo a.C., è cos tuita dal semplice nome del defunto, disposto in senso ver cale discendente o orizzontale, occupante l’intero spazio senza un ordine ben preciso; in seguito si aggiungono il ritra o, tes riguardan le circostanze della morte, piu osto che il nome di chi ha provveduto al sepolcro, e, successivamente, frasi di dedica e date di morte.

Nella Roma an ca si trovano sia l’iscrizione di fondazione del monumento sepolcrale ( tulus sepulcralis), posizionata sopra l’entrata della tomba di famiglia per indicare chi per diri o può esservi sepolto, sia le iscrizioni sepolcrali individuali, incise su urne, monumen e lastre a chiusura dei loculi.

Tes brevi

Fig. 3.2.1 – Testo, disposto su più righe ad occupare tu a la super cie lapidea.

Stele di Archeo di Melo, V sec. a.C.

Fig. 3.2.2 – Roma, Porta Maggiore, Monumento funebre di Marco Vergiglio Eurisace, chiamata la Tomba del Fornaio, con iscrizione in facciata, I sec.a.C.

L’origine dei tes epigra ci è conseguenza della volontà di dis nguere il defunto nella morte così come nella vita. Nell’an ca Roma vengono realizza componimen commemora vi cos tui non solo da elogium20 ma anche dalla narrazione della storia personale del defunto e delle circostanze della morte che si intendeva tramandare ai posteri. Nella narrazione delle cariche pubbliche rives te in vita era consuetudine l’uso di abbreviazioni per accorciare il testo.

A par re dal Qua rocento si nota la presenza di epigrammi, ovvero brevi componimen poe ci in versi stre amente lega al mondo della le eratura, in quanto: «ad una società di usamente le eraria servivano invece tes , anche d’argomento funerario, che potessero circolare, che potessero essere le , recita , cita , scambia , riprodo ; che fossero dunque so ra all’unicità immobile dell’epigrafe e consegna alla mobile riproducibilità del libro»21.

All’interno delle chiese, sui grandi monumen funebri a muro medievali e barocchi, il testo più o meno esteso si trova so o forma di didascalia22, oppure posizionato in modo da separare il doppio ritra o o in “pun

mor ” della composizione.

Anche nel cimitero moderno, come in passato, la lingua e il registro linguis co u lizzato per le iscrizioni sono diversi ca a seconda della posizione sociale del defunto e in funzione del des natario della scri a.

Enfasi visiva viene posta su alcune par del testo, principalmente il nome, che vengono scri e con cara eri più grandi o distribuite al centro della riga rispe o alle altre che possono essere anche “gius  cate”. In generale vengono u lizzate le le ere maiuscole semplici, le ere capitali anche allungate, con o senza forcellature ornamentali. Talvolta le parole vengono intervallate da tra no o segni di vario  po con funzione divisoria.

Nel tempo al lapidario romano si aggiungono altre  pologie di cara ere:

nel cimitero o ocentesco è  pico l’u lizzo della maiuscola bodoniana, cara erizzata del cara ere classico maiuscolo pesante e fortemente contrastato.

Tes epigra ci

Nelle an che steli greche i tes occupano tu o il supporto lapideo, senza un preciso allineamento geometrico. Con la comparsa del ritra o si assiste, progressivamente, ad una divisione tra la parte  gura va e la parte scri a, che assume dalla seconda metà del VI secolo a.C., anche una disposizione regolare, centrale o lineare.

Disposizione del testo nelle sepolture an che

Sulle steli, sui sarcofagi e sui monumen funebri romani, il testo può essere racchiuso in una cornice che so olinea anche il contorno della lapide, oppure delimitato sopra e so o da fregi, o presentare una greca che lo separa in due par . Tali mo vi sono a cara ere geometrico o richiamano elemen vegetali. In alcuni casi è il testo a prevalere all’interno della stru ura lapidea, in altri sono il ritra o e la ra gurazione. È il caso, ad esempio, di alcune lastre terragne medievali in cui il testo funge da cornice alla  gura che prevale oppure è impiegato a dividere la rappresentazione.

Nei monumen funebri a parete, colloca all’interno delle chiese, lo scri o è inserito negli spazi vuo della composizione oppure, come nei monumen di  ne Cinquecento e del periodo barocco, apposto su targhe,

 n drappi, nastri e car gli trado in materiale marmoreo, talvolta sostenu da pu .

Fig.3.2.3 – Stele di Democleide, Atene, IV sec. a.C.

Testo separato dalla ra gurazione.

Con la nascita del cimitero moderno, si assiste ad un progressivo allargamento del diri o alla “morte scri a” che si estende anche alla borghesia. I contenu dei tes epigra ci ri e ono il gusto e lo spirito roman co, raccontando aspe in mi e personali dei defun . Sulle lapidi le iscrizioni sono des nate alla famiglia e a un ipote co passante che si so erma a leggere, come all’epoca dei sepolcri lungo le an che vie romane. Si ritrovano, quindi, formule pate che di lamento e appello, la narrazione dei meri e delle virtù o delle cause che hanno provocato la morte del defunto, unitamente alle date di nascita e di morte o l’età.

Dell’uomo si elogiano le capacità professionali e i rappor pubblici (successi economici e sociali), della donna si lodano la carità religiosa e le virtù domes che di moglie e madre, mentre dei giovani si compiange la prematura scomparsa. Esternamente alle edicole, sull’ingresso o in parte ad esso, compare solamente il cognome della famiglia proprietaria dell’edicola, riproponendo la concezione del  tulus romano.

Nel corso dell’O ocento avviene, non senza diba  , il passaggio dalla lingua la na al volgare. Le iscrizioni in la no, spesso ispirate alle raccolte di iscrizioni classiche an che di use a par re dal Seicento, sono frequentemente legate alla provenienza sociale: si ritrovano sopra u o La scri ura nei

cimiteri o o-novecenteschi

Fig. 3.2.4 – Roma, San Pietro in Va cano, Tomba di Urbano VIII, G.L. Bernini.

nei sepolcri e nelle lapidi di famiglie nobili e alto-borghesi, di coloro che hanno rives to cariche sociali importan , di persone do e (le era , professori, etc.) e di rappresentan del clero. In alcuni casi, all’interno della stessa lapide vengono usa registri diversi: il linguaggio la no, aulico e u ciale, e quello italiano, più in mo e familiare23.

Verso la  ne del secolo si assiste ad una sempre maggiore diversi cazione nelle forme, nei colori e nella disposizione delle scri ure presen sui monumen funebri realizzate secondo s li di eren . In par colare sulle lastre lapidee vengono introdo e le le ere in metallo applicate come alterna va al testo inciso.

Nella società contemporanea, frammentaria e indi erente, che si riconosce solamente negli stre rappor familiari, lo scri o funebre sembra dover svolgere la sua minima funzione di riconoscimento: vincolato dal piccolo spazio del loculo,  pologia sepolcrale più di usa, il testo si riduce ai soli da anagra ci ossia nome e cognome, data di nascita e di morte24. Nell’alles mento della lapide, la formula più u lizzata ricorda quella dell’annuncio funebre a sso nelle vie e fuori dall’abitazione del defunto;

i raccon della vita, gli elogi e le preghiere al defunto e in suo favore sono state progressivamente sos tuite dall’unica locuzione “i tuoi cari”.

Anche questa sembra des nata ad una rapida scomparsa in un’estrema sempli cazione che ricorda i primi de ami napoleonici, che riservano

Fig. 3.2.5 – Lapide della seconda metà del novecento: ai da anagra ci del defunto si a anca un’epigra a aggiun va su un supporto a forma di libro.

una dis nzione monumentale o epigra ca solo ai ci adini benemeri . Parallelamente alla mancanza di un racconto epigra co compare una microepigra a aggiun va, eseguita con varie tecniche di impaginazione su suppor diversi, fa a di piccoli libri marmorei aper con incise “frasi di circostanza” cos tuite da citazioni, passi evangelici, appelli al defunto, meditazioni religiose (sul modello del san no) e formule ripe  ve.

Presso gli antichi greci, l’epita o è originariamente un discorso funebre pronunciato da un oratore per celebrare i cadu per la patria, in seguito diviene l’iscrizione sepolcrale sulla tomba. In epoca romana, quando il corteo in processione giunge nel Foro, viene pronunciata la lauda o funebris del defunto. Durante l’orazione funebre vengono messe in evidenza le azioni e le scelte compiute in vita dal defunto, al  ne di ricavarne insegnamento u le per la comunità. Tra andosi di una cerimonia in onore del defunto, l’a enzione viene posta sugli aspe posi vi e lodevoli della sua vita25. In par colari occasioni ancora oggi permangono tracce di questa an ca usanza, ne è un esempio la le ura, da parte di un amico o parente, di un elogio funebre in onore del defunto al temine della cerimonia.

Le iscrizioni presen sui monumen funebri a narrare le gesta e le virtù dello scomparso, o il compianto della famiglia, traducono in elemento sta co la situazione dinamica rappresentata dall’epita o.