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L’Auserclus-Serchio

Nel documento Mappa. Pisa medievale (pagine 30-38)

2.2 I fiumi: frammenti di una complessità

2.2.2.2 L’Auserclus-Serchio

L’Auserclus, forse venutosi a creare in età romana o tardo antica (della roCCa et alii 1987), è citato in una

ampia serie di fonti scritte medievali, a partire dal IX secolo (866) quando il fiume è segnalato in località

Lintablo, prope ponte de Lignaria a nordovest di Vec-

chiano (redi 1988: 160), che nominano in relazione

con il fiume le località e i territori di Colognole nel 1046, Avane nel 1110 e nel 1202, 1205, 1232 in con- nessione coi toponimi Riparia e Isola (redi 1988: 160),

Pappiana nel 1197, Limiti presso la Chiesa di S. Gio- vanni nel 1198, Rasaiolo nel 1175, Ponte a Serchio nel 1191, Casale e Ramo, presso S. Andrea in Pescaio- la nel 1111, 1124 e 1163 (redi 1988: 160), Vecchiano

dall’877, quando il fiume divide Vecchiano da Vec- chiano Minore, cioè Vecchializia, l’attuale Pontas- serchio, Carraia nel 1078, Lama nel 1183, Metato dal 932, Porto Ursi dal 1067, Arena nel 1198, Cafaggio Mori nel 1095, Albaro nel 1092, Cafaggio Regio nel 1084, Albavola dal 1078, il Pero nel 1226, Fiocina nel 1186, Figuaita nel 1171, Riglione dal 1132, Marmo e Isola nel 1183. Le località di Metato, Porto Ursi, Ca- faggio Regio e Albavola erano tutte poste sulla de- stra idrografica (CeCCarelli leMut et alii 1994: 408).

La presenza di una serie di toponimi quali Isola,

Isoletta, Fiumaccio, Ugione, Isola del Serchio a Patri- gnone e ad Avane, Fiume Morto, sempre ad Avane, nel 1262, e presso Pappiana e Limiti nel 1179 e 1203,

Dirocta42, presso la Chiesa di S. Maria in Pappiana nel

1065, Ramo e Lamo nel 1124, 1163, 1187, 1223, isola “del Canneto” formata dal Serchio e dal suo rami-

sculo e ricordata nel 1182 presso il Marmo, Vecchio

Serchio, presso il confine settentrionale della silva

Tumulus Pisanus (la selva di San Rossore) nel 1155, Flumine mortuo presso Riglione nel 1132 e infine l’in-

dicazione delle foci del Vecchio Serchio sempre tra S. Rossore e Migliarino nel 1084, 1110, 1147, 1178 e talora, come nel 1155 confuse o assimilate con quelle dell’Auser (redi 1988: 161), alludono a percorsi mino-

ri o più antichi e all’estrema variabilità del tracciato fluviale. I documenti scritti non rendendo chiaro il percorso finale del fiume, che doveva, però, correre vicino all’Auser, dal momento che i terreni tra il Pero e Riglione, tra XII e XIII secolo, potevano avere un capo nel Serchio e l’altro nell’Auser, fino a sfociare in una zona paludosa al confine tra la silva Tumulus

Pisanus e la selva di Migliarino (CeCCarelli leMut, et

alii 1994: 408-9). Le fonti scritte parlano di arginature

solo a partire dalla fine del XIII secolo, quando l’in- ventario delle prebende del Capitolo pisano le no- mina frequentemente sulle due rive del fiume, nel tratto tra Avane e Nodica (CeCCarelli leMut, et alii

1994: 410). L’approntamento di argini sembra ricon- ducibile all’esistenza di un percorso ormai abbastan- za stabile, che si sarebbe mantenuto fino all’inizio dell’età moderna43. La fase di analisi in ambiente GIS

dei toponimi citati nelle fonti scritte medievali, anco- ra riconoscibili nella toponomastica attuale, ha por- tato all’estrapolazione del tematismo toponimi_Ser-

chio.shp, contenente i toponimi Avane, Pappiana,

Fossa Riparia, Pontasserchio, S. Andrea in Pescaiola, Vecchiano, Arena, Legnaio (probabile derivazione da Lignaria?), Carraia Vecchia, Lamo Poggiale (da

ricollegare al toponimo medievale Lama?), Metato, Cafaggiareggi (corruzione di Cafaggio Regio), Ri- goli44, Albavola, Fiocina, Il Marmo, L’Isola (fig. 2.7).

La Selection by Location dei paleo alvei, sulla base del file toponimi_Serchio.shp, ha identificato i possibili paleo alvei riferibili all’Auserclus-Serchio. Sulla sele- zione ottenuta sono state effettuate alcune correzioni escludendo il tratto più settentrionale presso gli are- ali di Carraia Vecchia e Legnaio, che per orientamen- to sembra provenire da nord, e i tratti che dall’areale di Fossa Riparia si dirigono verso sudovest. In ulti- mo sono stati eliminati tratti attribuiti in precedenza al corso del Tubra. Le tracce ottenute evidenziano un percorso in parte coincidente, in parte a meridione del Tubra e rafforzano le interpretazioni precedenti sul tracciato di quest’ultimo. Di particolare interes- se risulta il tratto iniziale del Serchio, per il quale si possono individuare un percorso meridionale pres- so Fossa Riparia, che si stacca dall’Auser a est di Cal- daccoli per risalire verso Pappiana, e un percorso settentrionale passante per Avane, che ricalca il trat- to iniziale del Tubra. Il corso meridionale avvalore- rebbe l’ipotesi di redi 1988: 160 che vedeva in questo

toponimo il probabile residuo di un ramo ridotto a fossa e sembrerebbe suggerire un progressivo spo- stamento verso nord dell’alveo fino alla sua fusione con il Tubra. Il tratto tra Pontasserchio, Vecchiano e S. Andrea in Pescaiola appare particolarmente com- plesso: qui si intersecano una serie di meandri, alcu- ni molto meridionali, come quelli di Fabbriano. Da Arena in poi il suo percorso appare identificabile con un’ansa verso Lamo Poggiale, quella profonda di Metato, con le sue numerose variazioni, un’ulteriore ansa presso Alzavola, quindi un’ansa settentrionale presso Pratevecchie, Starrigiana, forse coincidente con quella del Tubra, l’ansa di Isola e la sua risalita verso nord fino a trovare uno sbocco al mare. L’a- nalisi conferma l’ubicazione sulla destra idrografica 42 La variabilità e la pericolosità di questo tratto sono confermate dall’esondazione del XVI secolo che sommerse la

Chiesa di S. Maria in Pappiana (CeCCarelli leMut et alii 1994: 410).

43 La sistemazione del tratto finale del Serchio e il raddrizzamento della foce avvenne prima del 1560, mentre i

taglio dell’ansa di Metato è datato al 1579 (CeCCarelli leMut et alii 1994: 411). 44 Presso cui sorgeva la chiesa di S. Giovanni di Limiti (rePetti 1833: ii, 698).

dei toponimi di Metato, Cafaggio Regio e Albavola e come presso la foce il Serchio e l’Auser potessero scorrere molto vicini tra loro ad un distanza minima tra i paleo alvei di ca 650 m, fatto che comproverebbe la presenza di terreni delimitati dai due fiumi. L’in- dividuazione di due differenti tracciati principali, oltre a evidenziare le continue variazioni di percorso del fiume, permettono, se posti in relazione al Tubra, di fare alcune considerazioni cronologiche generali. Il tracciato meridionale, per la sua complementarietà con quello del Tubra, potrebbe essergli coevo e dun- que anteriore alla metà del XII secolo; quello setten- trionale, parzialmente coincidente con il tracciato del Tubra, sarebbe invece posteriore alla metà del XII secolo, quando le fonti scritti riportano l’avvenu- ta fusione tra i due fiumi. Il primo si discosterebbe

dall’Auser nei pressi di Fossa Ripaia per raggiungere Orzignano e Pappiana e proseguire dapprima verso ovest, poi verso sudovest, con una serie di meandri caratterizzati dalle anse di Fabbriano, S. Andrea in Pescaiola, Piaggia, Migliarino45, Albavola e Sterpaia

dove sfociava in mare. Il secondo risulterebbe spo- stato a settentrione rispetto al primo e parzialmente coincidente con il percorso del Tubra. Si dividerebbe dall’Auser nei pressi di Patrignone per compiere una prima ansa a sudest di Avane, passare per Pontas- serchio, Vecchiano, quindi proseguire verso sudo- vest con un percorso caratterizzato dalle anse di No- dica, Arena/Metato, Il Feo46, Albavola, Migliarino e

infine Sterpaia dove sfociava in mare (fig. 2.9).

Fig. 2.9 La ricostruzione della possibile trasformazione del percorso dell’Auserclus: in blu il probabile tracciato anteriore al XII secolo, in arancio il probabile percorso posteriore. In viola gli areali dei toponimi con la data della loro prima attestazione.

45 Ancora leggibile sia nella cartografia C.T.R. sia nel catasto leopoldino dall’andamento dei tracciati viari. 46 Coincidente con il toponimo Fiume Morto presente nel catasto leopoldino.

2.2.2.3 L’Auser

Il percorso dell’Auser rappresenta uno dei temi più dibattuti negli studi sulla topografia di Pisa. Il fiu- me, provenendo dalla piana di Lucca, si divideva in due rami: uno scorreva a nord dei Monti Pisani e andava ad immettersi nell’ormai scomparso lago di Sesto per poi confluire nell’Arno all’altezza di Vicopisano, l’altro, superata la stretta di Ripafrat- ta, dava origine al Tubra e all’Auserclus e si inseriva nella pianura di Pisa, che dal suo passaggio pren- deva il nome di Vallis Auseris o Valdozzeri. Il per- corso del ramo pisano appare incerto; le fonti scritte medievali indicano l’Auser a Patrignone, presso cui

formava un gorgo, dal 1016 (redi 1988: 160), ad Or-

zignano nel 1033, presso il Bagno del Monte Pisa- no47 nel 1287, a Gello e a Campolungo all’inizio del

XIV secolo, presso l’Ospedale di Manno nel 1287, a Macadio48 dal 1097, a Cafaggio nel 1295, a Rete nel

1174, a Pisa, dove lambiva le mura settentrionali, al Pero dal 1110, a Fiocina dal 1186, a Riglione dal 1206 (CeCCarelli leMut et alii 1994: 409), infine a La Ster-

paia nel 1163, non lontano dal Serchio, dove sfocia- va (redi 1988: 160). Il riferimento all’atrofizzazione

dei rami fluviali più antichi, contenuto nelle fonti scritte e nella toponomastica, sottolinea l’aspetto di un paesaggio profondamente segnato dall’instabi- lità idrografica, come dimostrano il fiumicello pre- sente tra Capelle e Caldaccoli nel 1098, il toponimo Fiume Morto sito tra Cornazzano, Pappiana e Orzi- gnano nel 1180, la citazione di un Auser vetus a Ca- faggio nel 1264, a Gello alla fine del XIII secolo e a Campolungo all’inizio del XIV, a Sossanto (o Sotto il Santo), nel tratto finale del suo percorso, all’ini- zio del XIV secolo, dove compare anche un Auser

novus, (CeCCarelli leMut et alii 1994: 410) e presso

le località difficilmente identificabili di Lama, Ali-

scla, Mulina, Inchiuserle, Campo Martiuolo (redi

1988: 161). L’Auser sul finire del Duecento, ormai arginato, era diventato un corso d’acqua seconda- rio49: nel Breve del 1287 si provvedeva al suo libero

sbocco in mare, nel Breve del 1302 risulta che le sue acque potevano entrare nella fossa di Maltraverso, mentre in una rubrica successiva si prevedeva di rettificarne la foce, arginarla e immetterla nel Ser- chio, opera che peraltro non sembra sia mai stata effettuata (CeCCarelli leMut et alii 1994: 409-10). La

fase di analisi in ambiente GIS dei toponimi citati nelle fonti scritte medievali e ancora riconoscibili nella toponomastica attuale ha portato alla crea- zione del file toponimi_Auser.shp, comprendente i toponimi di Patrignone, Orzignano, Caldaccoli, San Giuliano Terme, Gello, Campolungo, Cafaggio, La Rete, Pisa, Fiocina, La Sterpaia (fig. 2.10). La Se-

lection by Location, sulla base del file toponimi_Au-

ser.shp, ha identificato i possibili tratti di paleo al-

vei riferibili all’Auser. Sulla selezione ottenuta sono state effettuate alcune correzioni escludendo i tratti nord occidentali nei pressi de La Sterpaia e Fioci- na, quelli nord orientali presso Orzignano, attri- buiti all’Auserclus, e quelli centrali a causa del loro orientamento est/ovest. I tracciati così evidenziati mostrano l’ingresso dell’Auser nella piana pisana presso Patrignone, seguito da un tratto rettilineo ai piedi dei Monti Pisani, qui, presso Caldaccoli, il fiume si stacca in direzione sud ovest verso Pisa con un percorso meandriforme, caratterizzato da una continua instabilità, che per il basso medioevo sembrerebbe identificabile con una serie di strette anse presso Bottano, S. Zeno, Casale, Cafaggio, La Cala, per correre a nord delle mura urbane e, una volta superate, curvare verso nord fino a Madon- na dell’Acqua, quindi piegare verso ovest fino al mare. Il percorso ipotizzato per l’Auser altomedie- vale manterrebbe un tracciato simile a quello di 47 Attuale S. Giuliano Terme.

48 Macadio è ubicabile tra Rete e Gello (rePetti 1833-46, III: 5); presso Macadio sarebbe localizzabile anche l’Ospe-

dale di Manno (CeCCarelli leMut 2005: 377).

49 Gli interventi che portarono alla scomparsa dell’Auser furono eseguiti in età moderna: tra il 1564 e 1566 fu realizzato

il canale navigabile di Ripafratta, che utilizzava solo in parte l’antico corso, rendendo inutile il vecchio fiume, il cui corso terminale formò il Fiume Morto con foce, dapprima, intorno al 1560, nel Serchio, poi, nel 1587, in mare, quindi, nel 1612, di nuovo nel Serchio e infine, nel 1623, definitivamente in mare (CeCCarelli leMut et alii 1994: 411-12).

età romana50. Dopo Puntata, compirebbe un’ansa

presso Pratale ad oriente di quella congetturata per l’età romana, per raccordarsi con il percorso cittadino

formato dai meandri di S. Zeno, piazza Martiri della Libertà, Arena Garibaldi51, e giungere presso piazza

del Duomo, dove formava un’isola (Bini et alii 2013),

Fig. 2.10 Le tracce dei possibili palealvei (da rosso a verde a secondo del grado di affidabilità della traccia, da Bini et alii 2012a),

associate ai toponimi presso i quali è attestato l’Auser.

50 Non esiste una ricostruzione univoca del tracciato dell’Auser di età romana, si vedano CaMilli 2004a e Benvenuti

et alii 2006, con relativa cartografia, che concordano sulla parte orientale del tracciato, fino alla vasta ansa presso

Puntata, ma individuano tracciati affatto differenti per la parte urbana e finale del fiume. Lo studio dei paleo alvei effettuato per il Progetto MAPPA (Bini et alii 2013) ha permesso di ricostruire la parte urbana del tracciato. Pertanto

si è deciso di ipotizzare il tratto di raccordo tra i tratti conosciuti, con un’ansa nei pressi di Legnaia, e il tracciato finale simile a quello medievale.

quindi uscire dal tratto urbano con un’ansa presso S. Rossore, e dirigersi verso nord-ovest fino a Madonna dell’Acqua, ove, con una curva verso ovest arriva a sfociare nell’area de La Sterpaia, con un andamento simile a quello del Fiume Morto (fig. 2.11).

2.2.2.4 L’Arno

In questa trattazione viene presa in esame solo la parte terminale del corso dell’Arno, compresa tra Navacchio e il mare, in quanto un’analisi maggior- mente esaustiva esula dall’argomento della ricer- ca52. Le fonti scritte citano l’Arno presso Navacchio,

Zambra53, Arquata e Rivolta, nel territorio di Ca-

Fig. 2.11 La ricostruzione dei possibili tracciati altomedievale (celeste) e bassomedievale (blu) dell’Auser. Il tratto iniziale (az- zurro) sembra rimanere sostanzialmente immutato nel corso del medioevo. In turchese gli areali dei toponimi con la data della prima attestazione del passaggio dell’Auser.

52 Per una trattazione del suo percorso ad est di Calcinaia si rimanda a CeCCarelli leMut et alii 1994: 412. 53 Che rimaneva sulla riva destra (CeCCarelli leMut 2005: 383).

sciavola, rispettivamente dal 1054 e dal 1170, presso Naviccio54, nel territorio di S. Prospero in Via Cava

nel 1172, S. Lorenzo alle Corti, Titignano55, Mon-

tioni56, Musigliano nel 119557, la chiese di S. Vittore

di Campo nel 986 e di S. Giovanni di Mezzana nel 1080, Colignola nel 1041, Ripoli nel 107458, Ghezza-

no nel 1054, Cisanello nel 1134, Riglione nel 1035, Fasciano nel 108559, Putignano, Barbaricina nel 1031,

la Vettola dal 1153 (CeCCarelli leMut, et alii 1994:

412-3). Rispetto agli altri fiumi sono scarse le noti- zie di percorsi abbandonati, a indicare una maggio- re stabilità del suo corso, fatta eccezione per i due interventi che nel 1338/40 portarono al taglio dei meandri della Vettola e di San Rossore60 (CeCCarel-

li leMut et alii 1994: 413). Le fonti archeologiche61,

tutte collocate nell’area di Barbaricina, hanno messo

Fig. 2.12 Le tracce dei possibili palealvei (da rosso a verde a secondo del grado di affidabilità della traccia, da Bini et alii 2012a),

associate ai toponimi presso i quali è attestato l’Arno.

54 Toponimo riferito ad un passo di barca (CeCCarelli leMut et alii 1994: 412).

55 Presso Titignano sono citati la località Arginalto (1144) e la presenza di un Canneto (1154), che potrebbe indicare

la presenza di un’area acquitrinosa lungo il fiume (CeCCarelli leMut 2005: 383). 56 Qui nel 1082 c’era un luogo detta La Lentia (CeCCarelli leMut 2005: 383).

57 Qui è attestata la presenza di piagge lungo l’Arno, che risulta contenuto da un argine (CeCCarelli leMut 2005: 382). 58 Dove compaiono le località di Plaia e Plage (CeCCarelli leMut 2005: 382).

59 Dove nel 1134 compare il toponimo in lentha (CeCCarelli leMut 2005: 382).

60 Le modifiche più rilevanti furono, comunque, eseguite in età moderna: nel 1606 fu rettificata la foce del fiume, che

fu orientata ad ovest anziché a sud-ovest, e nel 1771 fu tagliata l’ansa di Barbaricina (CeCCarelli leMut et alii 1994: 414).

61 sCiuto C. 2012, Schede di intervento nn. 353, 354, 365 in MappaGIS, doi: 10.4456/MAPPA.2012.05, http://mappa-

in evidenza la presenza di depositi sabbio-limosi di origine fluviale riferibili ad un paleo alveo. L’opera- zione di analisi GIS si è svolta come nei casi prece- denti con la creazione sulla base del file Thiessen_

toponimi.shp, del file poligonale Toponimi_Arno. shp che raccoglie i toponimi Navacchio, Casciavola,

Zambra, San Prospero, Arquata, San Lorenzo alle

Corti, Titignano, Montone62, Musigliano, Campo,

Colignola, Ghezzano, Riglione, Cisanello, Putigna- no, Barbaricina e La Vettola (fig. 2.12). La Selection by

Location dei paleo alvei, sulla base di questo file, ha

identificato i possibili percorsi fluviali sepolti riferi- bili all’Arno. La selezione suggerisce la presenza sia di un percorso meridionale, passante per Montone, Titignano e per il monastero di San Savino presso il quale sorgeva un approdo, sia di uno settentriona- le, che snodandosi per Musigliano andava a creare un’ulteriore meandro in prossimità di Colignola. Qui sono visibili una serie di paleo alvei posti più a settentrione. Sebbene l’assenza di indicazioni di carattere cronologico ne impedisca una chiara va- lutazione, sono portato a considerarli precedenti

al medioevo, sulla base dell’interpretazione delle fonti scritte e della toponomastica. Anche il settore immediatamente ad oriente della città è caratteriz- zato dalla presenza di numerosi alvei sepolti e di un percorso che attraversa l’area di Cisanello. Dopo il suo tratto cittadino, il fiume formava un’ansa verso nord nell’area di Barbaricina, quindi una seconda ansa, questa volta verso sud, presso La Vettola, qui nel medioevo l’Arno cambiò il suo percorso rispetto a quello di età romana, tenendo l’area di San Piero a Grado sulla sinistra idrografica. In ultimo creava un ultimo meandro verso nord nei pressi di San Rosso- re, spostando via via la sua foce sempre più a sud ovest. La relazione tra il tracciato della strata Vallis

Arni (§ 2.3.1.5), che ricalcherebbe la viabilità roma-

na lungo il Valdarno verso Firenze, mi porta ad ipotizzare, per il più meridionale dei due tracciati individuati, una datazione anteriore, compresa tra l’età romana e il XII secolo, quando l’Arno è ancora citato presso Titignano (fig. 2.13).

Fig. 2.13 La ricostruzione dei possibili tracciati dell’Arno altomedievale (verde) e bassomedievale anteriore (giallo) e posteriore al taglio dei meandri della Vettola e di San Rossore (blu). In marrone gli areali dei toponimi con la data della prima attestazione del passaggio dell’Arno.

Nel documento Mappa. Pisa medievale (pagine 30-38)