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2. L’EMERGENZA ABITATIVA

2.1 L’EMERGENZA ABITATIVA IN PIEMONTE

A livello europeo occuparsi di emergenza abitativa significa offrire “alloggi e servizi con forte connotazione sociale, per coloro che non riescono a soddisfare il proprio bisogno abitativo sul mercato (per ragioni economiche o per assenza di un’offerta adeguata) cercando di rafforzare la loro condizione”.

Nel novembre 2007 la Regione Piemonte ha deciso di completare la propria risposta al fine di mitigare il disagio e la vulnerabilità dei cittadini nella ricerca di una abitazione adeguata e decorosa, stabilendo delle linee guida anche ad integrazione delle azioni attivate con il Programma Casa “10.000 alloggi entro il 2012”. Vi sono pertanto in due macro-tipologie di alloggi18:

a) alloggi in locazione permanente

b) residenze temporanee, a loro volta articolate in:

- alloggi individuali e residenze collettive che possono offrire una prima risposta alla perdita di stabilità dovuta a cambiamenti sistemici quali le trasformazioni dell’organizzazione del lavoro, l’irrigidimento del mercato abitativo in locazione o le modificazioni dell’organizzazione familiare.

- alloggi per l’inclusione sociale, quali micro-comunità protette o pensioni/alberghi sociali, finalizzati a offrire una risposta al mancato o precario inserimento nei contesti del lavoro e della famiglia che costituiscono i principali canali di accesso all’integrazione sociale nonché alle situazioni di vulnerabilità causate da sovraccarico di cura.

- alloggi individuali destinati alla locazione permanente che costituiscono una possibile soluzione all’esigenza di trovare una sistemazione alloggiativa stabile, a canoni inferiori a quelli del libero mercato con eventuale futura possibilità di riscatto per quei cittadini che pur avendo redditi superiori al limite di permanenza nell’edilizia sovvenzionata, non riescono ad accedere al mercato della libera locazione o della proprietà.

A partire dal marzo 2008, la Regione Piemonte ha proceduto alla selezione dei casi pilota attraverso avviso pubblico per la presentazione di “manifestazione di interesse” da parte dei Comuni con popolazione non inferiore a 8.000 abitanti che desideravano sostenere la realizzazione del mix sociale ed il consolidamento o la ricostruzione di reti sociali prevedendo la realizzazione di modelli abitativi solidali, inseriti in più ampi interventi di riqualificazione sociale e urbana. L’erogazione dei contributi regionali avviene in analogia alle procedure previste per il primo biennio del Programma casa, in particolare:

- l’erogazione dei contributi per l’acquisizione dell’area e/o dell’immobile e la progettazione dell’intervento è corrisposta in due soluzioni di pari entità, la prima a seguito dell’ammissione a finanziamento, il saldo a seguito dell’approvazione del progetto e della rendicontazione dei costi sostenuti;

- l’erogazione dei contributi per la realizzazione dell’intervento è corrisposta in tre soluzioni:

Tabella 2-2 Tipologie di politiche relazionate ai soggetti attuatori e destinatari

o 35% del finanziamento all’inizio dei lavori; ai fini dell’erogazione devono essere presentati sia la dichiarazione che gli impegni assunti in sede di protocollo d’intesa sono stati rispettati sia l’attestazione che sono stati raggiunti i requisiti di bioedilizia dichiarati;

o 35% (ulteriore) del finanziamento al raggiungimento del 50% dei lavori;

o saldo del finanziamento attribuito a fine lavori;

Ai fini dell’erogazione devono essere prodotti: una dichiarazione dell’avvenuta stipula della polizza postuma decennale, il certificato di agibilità o dichiarazione equivalente ai sensi di legge rilasciata dal Comune e l’attestazione che sono stati raggiunti i requisiti di bioedilizia previsti dal progetto. Per gli interventi destinati alla locazione permanente deve essere trasmesso l’attestato comunale comprovante il possesso dei requisiti soggettivi dei locatari, per le residenze temporanee il Comune deve attestare di aver concluso le procedure per l’utilizzo degli alloggi/posti letto.

Anche la città metropolitana di Torino si è occupata di tale problematica, che può investire fasce trasversali di popolazione. Tutto questo si evince nel Piano di Edilizia Abitativa della città metropolitana (approvato con DPCM nel 2009) che individua come categorie beneficiarie svantaggiate:

a) nuclei familiari a basso reddito anche monoparentali o monoreddito b) giovani coppie a basso reddito

c) anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate d) studenti fuori sede

e) soggetti sottoposti a procedure esecutive di rilascio

f) altri soggetti in possesso dei requisiti di cui all’art. 1 legge 9 del 2007

g) immigrati regolari a basso reddito residenti da almeno 10 anni in Italia o da 5 anni nella Regione.

L’intento di tale piano è quello di incrementare l’offerta, attraverso la realizzazione di alloggi con canone sostenibile mediante programmi costruttivi di edilizia sovvenzionata e agevolata orientati alla sostenibilità ambientale ed energetica e con la partecipazione di soggetti sia pubblici che privati.

Si riportano brevemente alcuni contenuti del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino che, nel 2011 in occasione della propria Variante, introduce per la prima volta una norma innovativa (art. 23 Norme Tecniche di Attuazione) che riguarda il fabbisogno di edilizia sociale: «L’edilizia abitativa sociale è finalizzata al raggiungimento di obiettivi di integrazione e coesione sociale e di qualità funzionale dei tessuti urbani ed alla riduzione degli svantaggi di individui o gruppi nell’accesso ad un’abitazione funzionale, salubre, dignitosa e dai ridotti consumi energetici e di risorse. Essa comprende alloggi in locazione permanente di proprietà pubblica o privata a canone sociale o convenzionato». La residenza sociale, rispetto all’impossibilità di settori consistenti della società di accedere al mercato della casa in proprietà ed in affitto libero, diventa parte integrante del welfare della regione Piemonte e, a partire da tale assunzione, risulta necessario coniugare forme innovative di sostegno a persone e famiglie con processi di rigenerazione del territorio, perché il disagio abitativo viene sempre più sentito come una forma di disuguaglianza; la gestione e la progettazione di edilizia

pubblica effettuata dalle Agenzie per la Casa dovrebbero essere affiancate sempre più da un marcato rafforzamento del servizio di mediazione sociale (la cura delle persone fragili).