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L’importanza di una comunicazione efficace

CAPITOLO 3. LA RICERCA

3.10 Della gestione e organizzazione o quando l’ambiente e il contesto non aiutano

3.10.1. L’importanza di una comunicazione efficace

Proprio la peculiarità di questa situazione, fa sì che gli studenti possano scegliere se frequentare una sezione o un’altra sapendo che una di queste ha un’impostazione didattica diversa dalla tradizionale. Qui però si pone un problema in qualche modo connaturato alle modalità in cui queste pratiche sono sorte e vengono condotte. Il fatto che si tratti di pratiche e non di una metodologia strutturata, implica da un lato una maggiore libertà di azione e movimento ma, dall’altro, una mancanza di definizione rigorosa e precisa di ciò che si fa; questo, al momento della scelta da parte dei ragazzi, può comportare dei problemi. Infatti, una comunicazione chiara ed efficace che illustri esattamente in che cosa consistono tali pratiche didattiche sarebbe necessaria per avere maggiore consapevolezza, da parte delle famiglie e degli studenti, al momento di effettuare una scelta, soprattutto in un contesto che, in un certo senso, obbliga a decidere per un’opzione o per un’altra. Questo tema è stato affrontato dal professor P., come si può vedere nell’estratto di intervista che riporto di seguito:

Secondo me la cosa più pericolosa di questo metodo è che loro lo vivono come un metodo che è stato scelto, no?, cioè che ce ne poteva essere un altro e magari parlando con l'amico della classe parallela eccetera eccetera che gli dice “ah, ma no! Noi in filosofia basta che gli diciamo...” e quindi magari si illudono anche in un altro modo sarebbe più facile […] quindi

192 secondo me fintanto che una metodologia diversa […] viene vissuta come un qualcosa a cui

loro sono sottoposti perché hanno questi professori e che invece potrebbero non avere, secondo me qualsiasi sperimentazione stenta a decollare, no?! (P. in FG prof B/C, sper.).

Dal momento che, all’interno dello stesso istituto, vi può essere una scelta tra opzioni diverse, è ovvio che sono molti i fattori che condizionano tale scelta ma se non si ha chiara coscienza di ciò che l’una o l’altra opzione comporta, probabilmente si tenderà a seguire le note certezze, piuttosto che avviarsi verso le incertezze dell’ignoto.

Infatti, per fare esempio, sul sito internet della scuola non vi è menzione a tali pratiche didattiche;113 dai canali istituzionali non traspare nulla di ciò che avviene in queste classi, fatta eccezione per i verbali dei consigli di classe che, tuttavia, non sono documenti pubblici. Tale mancanza di pubblicità e propaganda, nel senso etimologico latino del termine di “pubblicazione e diffusione”, conduce a fraintendimenti e incomprensioni. Alcune ragazze di 3°A, classe a metodo “tradizionale”, mi hanno detto di aver scelto di rimanere in questa sezione per non correre il rischio di trovarsi male.

Mod: Cosa vi hanno detto? In cosa sarebbe consistito il cambio? […]

Stud2: Nel fatto che l’insegnante dava le nozioni… Stud1: In realtà non è che ce l’hanno spiegata bene Stud: No, non ce l’hanno spiegata [...]

Stud1: Che nella B ci sta l’insegnante che ti dà le nozioni di base e l’alunno che diciamo le apprende e se le annota e a casa va a farsi tutta la ricerca su tutto l’argomento che deve studiare e lo espone alla classe, cioè l’insegnante si limita…

Stud2: Ce l’hanno descritto come se l’insegnante non spiegasse e dovevamo fare tutto il lavoro noi

Stud1: Esatto (FG stud 3A, trad.).

Se non vi è una comunicazione chiara, efficace, condivisa e aperta a tutti è difficile decidere per una opzione o l’altra con cognizione di causa e si corre anche il rischio, quindi, di fare scelte sbagliate, per cui spesso, probabilmente tale rischio si preferisce evitarlo, come hanno detto le stesse ragazze di 3°A:

Stud1: Potevamo scegliere tra la classe normale e quella capovolta e abbiamo preferito quella classe normale.

Stud2: Perché ce l’hanno detto l’anno scorso se volevamo iniziare dal terzo a cambiare e non ce la siamo sentita.

Mod: Come mai non ve la siete sentita?

Stud1: Perché non saremmo più potuti tornare indietro nel caso in cui non ci fossimo trovati bene, quindi preferivamo rimanere un po’ sul classico così almeno già sapevamo

113 Appare ora, alla pagina esplicativa dell’indirizzo di Scienze Umane cui le classi “sperimentali” osservate appartengono, la seguente dicitura come uno dei nuclei fondanti l’indirizzo:“Progetto/prodotto: come metodologia conseguente a un approccio integrato; consiste in un’organizzazione didattica in cui i contenuti e le conoscenze sono utilizzati per il raggiungimento di obiettivi chiari e concreti, frutto delle capacità di progettazione e gestione acquisite dagli studenti”. Cfr. http://www.liceocaetani.edu.it/index.php. Ultima consultazione: 5 ottobre 2019.

193 un po’ come erano le cose e non ci trovavamo in situazioni, problemi… (FG stud. 3A,

trad.).

E i ragazzi della 3ᵃC hanno detto di aver accolto molto male fin dall’inizio la nuova metodologia per il fatto di non riuscire a capire di cosa si trattasse:

Stud4: Noi siamo partiti veramente col piede sbagliatissimo, noi siamo partiti con il piede di guerra, abbiamo fatto una riunione con i professori ‘non ci piace ‘sta cosa’ ‘non ci piace come vi comportate’ a quel punto manco gli stavo dando del lei ai professori.

[…] Stud1: A settembre. Stud3: No, era inizi ottobre.

Stud4: Ci siamo impuntati che noi non la volevamo fare perché sinceramente nessuno riusciva a spiegarci in modo decente che cosa fosse (FG studenti 3C, sperimentale).

È evidente che una comunicazione chiara ed efficace, eventualmente collegiale e aperta all’intera comunità, anche pubblicizzata online e attraverso i canali ufficiali istituzionali, avrebbe favorito una maggiore conoscenza delle pratiche in questione e consentito, dunque, anche di iniziare in altro modo, magari “con il piede giusto”, la relazione educativa tra docenti e studenti. È altresì vero, tuttavia, che tale pubblicizzazione e comunicazione è più difficile se avviene in un contesto che non la incoraggia, non avendo l’appoggio e il sostegno da parte della dirigenza che, ovviamente, è a conoscenza e avalla determinate pratiche ma che non introduce strategie concrete a supporto e sostegno di un’azione che pertanto rimane isolata all’interno dell’istituto.

La separazione tra un tipo di impostazione e un’altra è, dunque, evidente e tangibile da un lato, all’interno del centro, ma sfuggente e ambigua dall’altro, all’esterno o da chi la vive e percepisce come “subita”;114 quando ho chiesto ai ragazzi di 5°B se avessero scelto di lavorare in questo modo mi hanno risposto in modo negativo, come si può leggere di seguito:

Stud2: Ci siamo ritrovati al terzo anno che avevamo cambiato metodo.

Stud3: Ci hanno detto alzatevi, togliete i banchi così, prendete i computer, ci hanno diviso in gruppi senza il nostro volere, senza che noi sapessimo niente (FG studenti 5B, sper.).

È chiaro che in questo modo è più difficile impostare fin dal principio una relazione educativa con i presupposti e le basi necessari perché possa dare i suoi frutti migliori.

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