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4. RIQUALIFICAZIONE FUNZIONALE DI UN IMMOBILE ESISTENTE

4.2 GESTORE SOCIALE: I SALESIANI

4.2.1 L’oratorio Di Valdocco Allo Stato Attuale

Nel corso degli anni l’oratorio ha subito molteplici trasformazioni e ampliamenti per far fronte alle diverse richieste della società e alla crescita della famiglia salesiana in tutto il mondo. Oggi l’oratorio fa parte del più ampio complesso salesiano che occupa quasi tutto l’isolato, insieme alla sede dell’Istituto delle suore FMA (Figlie di Maria Ausiliatrice), alla Parrocchia e agli Uffici di Pastorale. Oltre agli edifici storici appena elencati, oggi l’oratorio si presenta articolato in molteplici strutture, diventando così un ambiente multifunzionale.

Come ad esempio le strutture ricettive di “casa Don Bosco”, “casa Mamma Margherita” e “casa Michele Magone”: le prime due sono case per ferie destinate ad accogliere famiglie, pellegrini, adulti, religiosi; la terza è utilizzata per accogliere giovani e adulti, presso la struttura interna all’oratorio.

Oltrepassando l’ingresso e gli uffici del direttore e degli educatori, si giunge al cortile, luogo centrale di tutta la vita dell’oratorio. Quest’ultimo è delimitato dalla struttura dell’oratorio vera e propria, da un teatro, una palestra e dal centro formazione professionale (C.F.P.). Il cortile è attrezzato e modificato per poter rispondere al meglio alle esigenze dei ragazzi che lo frequentano. È presente un campo da calcio in erba sintetica provvisto anche di spogliatoi e docce, un campo da basket e pallavolo e un parco giochi per i più piccoli con scivolo e varie giostre. Dal cortile si può giungere all’anfiteatro e al portico che porta alle sale del primo piano

Figura 4-10 Conformazione territoriale della zona di Valdocco intorno al 1846

Figura 4-11 Conformazione territoriale della zona di Valdocco intorno al 1846

Figura 4-12 Conformazione territoriale della zona di Valdocco intorno al 1865

dell’oratorio, dove sono presenti un bar e le sale giochi (suddivise per età). L’ampio portico accoglie diversi calciobalilla, ping-pong, videogiochi e panchine. Negli edifici attigui si trovano la tipografia, la palestra, e scuola professionale. Nella struttura vera e propria dell’oratorio, oltre ai bar e sale giochi già citati, si possono trovare gli uffici del direttore e degli educatori, la sede dell’associazione Auxilium Valdocco con la sua segreteria, la sede dell’Associazione Un-Ex per gli ex allievi slesiani (ritrovo soprattutto per gli anziani). Al primo piano troviamo due ampi saloni e varie salette utilizzate per le attività di gruppo, mentre all’ultimo piano si trovano stanze per l’accoglienza di studenti o minori. Proprio quest’ultimo livello è oggetto di attenzione e studio ai fini della stesura del progetto di intervento di tesi magistrale.

La Società Salesiana di San Giovanni Bosco (in latino Societas Sancti Francisci Salesii) è un istituto religioso maschile di diritto pontificio; i membri di questa congregazione clericale, detti comunemente salesiani, pospongono al loro nome la sigla S.D.B.. La congregazione fu fondata nel 1859 da san Giovanni Bosco nel rione Valdocco a coronamento della sua lunga e intensa esperienza di apostolato tra la gioventù povera di Torino; i salesiani ricevettero il pontificio decreto di lode nel 1864 e le loro costituzioni furono approvate dalla Santa Sede nel 1874. I salesiani si dedicano in maniera particolare all'istruzione e all'educazione della gioventù in scuole, oratori, centri di formazione agricola e professionale, ma anche all'apostolato della stampa e alle missioni. Don Bosco respinge i metodi repressivi e propone il

"metodo preventivo": sostiene la necessità di far conoscere agli educandi le regole e le prescrizioni della comunità e invita gli educatori a vigilare con amore per impedire ai giovani di commettere mancanze, ponendo l'educando in condizione ottimali per raggiungere uno sviluppo armonico.

L'anima della pedagogia salesiana è la "carità pastorale": gli educatori sono invitati ad agire con amore, cordialità e affetto. Bisogna, inoltre, far comprendere ai giovani di essere amati, poiché chi sa di essere amato ama a sua volta.

Figura 4-14 Distribuzione di insieme degli edifici relativi ai salesiani di Valdocco oggi

Figura 4-15 Distribuzione di insieme degli edifici relativi ai salesiani di Valdocco oggi

Attraverso il metodo adottato del sistema preventivo, all'interno dell'oratorio don Bosco basò il suo sistema educativo sul rapporto affettivo tra educatore ed educando. Il rapporto educativo doveva esplicarsi nella familiarità e non nell'autoritarismo, poiché qualunque forma di abuso di potere distrugge i legami affettivi tra i membri, seminando odio e aggressività. Don Bosco raccomandava ai suoi collaboratori di instaurare un rapporto di padre, fratello ed amico, poiché sapeva che se si vuole essere amato bisogna amare. Il metodo educativo si basava essenzialmente sul rapporto affettivo «è cosa di cuore, cioè relazione profonda che mette in gioco le persone coinvolte a partire dal proprio interno.» Nel suo oratorio don Bosco diede molto spazio alla confidenza, perché il suo metodo educativo era basato sulla sintonia affettiva, per cui “se l'educatore non arriva a conquistare il cuore del giovane la sua opera è vana. Se un giovane non apre il suo cuore all'educatore l'educazione fallisce”. Il compito dell'educatore all'interno dell'oratorio non era quello di sorvegliare per poter individuare e punire i trasgressori, ma vigilare amorevolmente e in modo da formare, insegnare, illuminare, aiutare a crescere e a maturare. L'educatore doveva in altre parole costituire una presenza paterna e fraterna, ricca di disponibilità affettiva. Nell'oratorio regnava una disciplina familiare: “l'amorevolezza si contemperava con la disciplina”. Don Bosco non gradiva il castigo e raccomandava di non punire mai pubblicamente, ma in privato, poiché la punizione doveva essere riservata e tempestiva. “Educare con la costrizione la paura e il ricatto equivale in realtà a diseducare e a condurre all'odio.”

A Valdocco si facevano (e si fanno ancora) attività quali teatro, musica e sport dove i giovani diventavano protagonisti di un'azione educativa sana e serena. I collaboratori erano invitati a intrattenersi e a prendere parte con i ragazzi durante i giochi della ricreazione. Don Bosco era infatti convinto che le attività ludico-motorie, rappresentassero un momento di aggregazione tra tutti gli oratoriani e gli educatori.

Inoltre, si facevano frequenti feste di carattere familiare, poiché don Bosco riteneva che chi era abbandonato aveva bisogno di allegria, e credeva che attraverso il divertimento e la risata si trasmettesse una sensazione di benessere che stimolava la crescita della relazionalità con l'altro. Don Bosco aveva compreso che il cortile attirava i giovani e che attraverso l'attività ludica si andava a sublimare l'aggressività, in quanto attraverso il gioco si stimolava l'accoglimento e il rispetto di norme e un buon comportamento relazionale.

Don Bosco attraverso il suo sistema propone uno stile di vita, valido per giovani e adulti, basato sui valori cristiani, capace di rispondere ai bisogni più profondi della persona. In questo modo egli offre gli strumenti necessari a costruisce persone dotate di progetti, idee, certezze, speranze e anima. Il sistema preventivo, attraverso gli educatori, cerca di stimolare nel giovane un processo di sviluppo personale, di comprensione, valutazione e accettazione. Questo stile educativo di carità e amore spinge ad oggi molte strutture, salesiane e non, ad ospitare e accogliere diverse realtà, dalle meno problematiche alle più critiche. Poter restituire la dignità umana e ripristinare l’integrità morale, psichica di quelle persone che sono state private delle certezze e sicurezze, come quella abitativa e del diritto ad avere una casa in cui poter risiedere.

Sin da piccolo ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare il mondo salesiano, attraverso le Figlie di Maria Ausiliatrice e il gran numero di attività e movimenti collegati a questa grande realtà, crescendo e sviluppando capacità organizzative e metodologiche spendibili anche durante gli studi universitari. Partendo proprio dal

principio di carità pastorale che in ogni educatore salesiano e/o figura volontaria alberga e si sviluppa nei confronti degli ultimi e dei più poveri, ritengo sia stimolante, opportuno e doveroso trattare il tema dell’emergenza abitativa, partendo dalle necessità e bisogni di quella realtà che ad oggi vede sia tante famiglie sia singoli abitanti non potersi permettere un posto dove stare, vedendosi negare quel tetto sulla testa per diverse ragioni economiche e sociali.

5. IL CASO STUDIO: CASA MICHELE