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LA NARRATIVA BREVE DI FORSTER

2.3 The Life to Come and Other Stories

L’ultima raccolta di short stories di Forster, The Life to Come, è uscita postuma alla morte dell’autore avvenuta nel 1970.21 Essa contiene quattordici racconti mai pubblicati, scritti tra il 1903 e il 1960. The Life to Come non è stata, perciò, curata dall’autore in termini di disposizione e scelta dei testi, ma contiene tutte le short stories non ancora pubblicate. Questo fatto, unito anche al lungo arco di tempo in cui questi racconti sono stati redatti, fa sì che sia impossibile riscontrare unità nella raccolta. Non è possibile interpretare i testi nell’insieme, perché manca la visione unitaria dell’autore. Per questo motivo, quindi, penso sia difficile poter dare un giudizio sulla raccolta in toto, ma è semmai più opportuno giudicare le

21 Come già detto precedentemente, questa raccolta è considerata dai critici la peggiore, in quanto

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opere singolarmente o a piccoli gruppi. Sicuramente i temi che ritroviamo, benché affrontati in maniera differente e con differenti punti di vista, sono sempre gli stessi, riconducibili alla poetica dell’only connect e di un ritorno a un modo di vita più naturale, che rifugge dagli artifici e dalle regole moderne. Tuttavia, in alcuni di questi racconti è possibile trovare una più esplicita trattazione del tema amoroso, ed in particolare del tema dell’amore omosessuale, esplicitato solo in Maurice.

Le prime tre short stories della raccolta22, Ansell, Albergo Empedocle e The

Purple Envelope mettono tutte in risalto la genuina bellezza dell’Homo Naturalis.

Se in Ansell e in The Purple Envelope i due personaggi rappresentanti questa istintiva naturalità riescono a “vincere”, in Albergo Empedocle Harold viene sopraffatto dalla meschinità e dalla non accettazione del diverso, tipici del mondo moderno e incarnati da tutti i componenti della famiglia Peaslake. Qui, come in altre sue opere, due mondi vengono contrapposti: quello inglese, simbolo dell’artificiosità moderna, e quello antico, rappresentante una maniera di vivere migliore, più vera e genuina. Il finale negativo mette in luce tutte le colpe del mondo moderno e si contrappone a quello positivo degli altri due, dove Ansell e Howard riescono a sconfiggere l’artificiosità e innaturalità della buona educazione.

Un altro aspetto interessante che accomuna due di queste prime short stories è il modo in cui, nel primo e nel terzo racconto23, il narratore sembri avere diverse caratteristiche in comune con Forster. Entrambi i narratori, due personaggi maschili, sono dei classicisti, come l’autore: il primo ci informa esplicitamente di aver studiato a Cambridge e di essere impegnato nella stesura di uno studio sul modo ottativo greco, mentre il secondo è un vero appassionato della Sicilia e dell’architettura greca. Entrambi, poi, sembrano aver sempre saputo andare oltre la tipica divisione classista inglese. Tommy appare veramente consapevole di tutti gli aspetti importanti della vita ed è portatore in toto dei valori forsteriani, mentre il secondo narratore, dopo un periodo di offuscamento dovuto all’influenza paterna e all’educazione scolastica, con l’aiuto di Ansell riesce a tornare quello che era da ragazzo e a connettersi con gli altri e con la natura. In un certo senso, quindi, questi due personaggi, come altri in opere successive, rappresentano il giusto modo in cui

22 Tutte scritte intorno al 1903-1905. 23 Ansell e Albergo Empedocle.

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la persona avveduta, pur possedendo un’ottima educazione, non rinuncia ad un rapporto vero con l’altro e con la natura. In queste prime stories, dunque, tale capacità è attribuita ad una sorta di alter-ego dell’autore, che qui agisce più scopertamente rispetto a quanto accade in racconti successivi.

Altrettanto interessante è lo stretto rapporto che il narratore sembra avere con il protagonista, l’Homo Naturalis, in entrambi i racconti. In Ansell la forte amicizia creatasi da bambini si rinsalda grazie a un caso fortunato (la simbolica perdita di tutti i libri del narratore) e all’operato dello stesso Ansell, mentre in

Albergo Empedocle il legame che lega i due amici è ancora più forte e stretto. Sia

Harold che Tommy più volte dicono esplicitamente di essere profondamente legati e Tommy lo dimostra alla fine, rimanendo l’unica persona a fare visita all’amico, ad averlo capito e a essergli veramente affezionato. Harold è un personaggio semplice ed interessato solo ad amore e verità. La sua natura d’altri tempi non può, perciò, essere compresa da individui gretti e privi di ogni vero umano sentimento come i Peaslake. In questa prima rappresentazione di un vero rapporto d’amicizia Forster riesce a trasmettere, nonostante la brevità, tutto l’amore e l’attaccamento che ritroveremo in storie successive. Se, infatti, pensiamo all’anno in cui è stata scritta, possiamo dire che questo stretto legame prelude a molti rapporti d’amicizia che si ritroveranno in opere successive.

La trattazione di tematiche molto personali è la motivazione più plausibile della decisione dell’autore di non pubblicare alcuni di questi racconti. The Life to

Come, ad esempio, è una storia commovente, che ci dimostra come l’educazione

impartitaci, in questo caso particolare quella religiosa, ci impedisca di vivere le nostre emozioni e di amare davvero l’altro. Lo struggente sentimento d’amore, prima accettato e poi rifiutato con tanta tenacia dall’uomo occidentale, ci rimanda alle drammatiche vicissitudini interiori di Maurice. Benché sia un racconto, e quindi necessariamente breve e non eccessivamente particolareggiato ed espressivo in termini di sentimenti, Forster è riuscito a trasmettere tutto l’amore e il dolore di Vithobai per il rifiuto a continuare la relazione da parte di Paul Pinmay. Scritta nel 1922, questa lunga short story si divide in quattro parti: Night, Evening, Day e

Morning. Più che scandire il tempo o la vita dei due protagonisti, la divisione

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Night rappresenta il punto in cui l’amore è più forte e condiviso, mentre da Evening

a Morning viene rappresentato un declino sempre maggiore di tale sentimento, fino alla morte. È il rifiuto da parte di Paul che porta Vithobai alla morte. La sua fine è ancora più tragica, perché per tale sentimento il capo indigeno ha sacrificato il suo benessere e quello del suo popolo. L’esplicita trattazione dell’amore omosessuale tra un prete missionario, di evidente fede Anglicana, e il re di una tribù indigena ci fa capire come mai questo racconto non sia mai stato pubblicato in vita dall’autore. Un altro possibile fattore di scandalo è l’evidente critica alla religione che emerge da questa short story. La conversione porta solo al deterioramento e alla lenta distruzione del popolo indigeno. L’avvento dell’uomo bianco e della sua religione non fa altro che portare malattie, utilitarismo e bigottismo. La tragica ironia che emerge dalla storia è che Vithobai si è convertito al cristianesimo, poiché la riteneva la religione dell’amore. Forster in questo racconto porta alla luce tutta la sua sofferenza per un mondo anglosassone che non vuole accettarlo, ritenendo che alla felicità individuale sia da anteporre la rigida osservanza delle regole della morale religiosa, in special modo quella di accezione anglosassone.

Alcuni di questi racconti presentano meglio di altri uno spaccato sui sentimenti e sulle idee personali dell’autore. Ulteriore motivo, questo, per non condannare l’intera raccolta, come invece è stato fatto, e definirla inferiore alle altre, visto che alcuni racconti offrono spunti di analisi e riflessione molto interessanti.

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CAPITOLO TERZO

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