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i.

S. Settimio fu martirizzato nel luogo

stes-so,

ov’ egli con acqua prodigiosamente

scatu-rita

battezzò Marenzia. — 2

.

Questo luogo era fuori della

città.

5.

Soluzione di due

difficoltà.

1. Il più antico

documento,

che

abbiamo

sul luogo del martirio di S. Settimio, e che solo ne fa testimonianza dal

510

al 1578, è la sesta lezione del suo ufficio. Essa

ci attesta anzi tutto, che il nostro

primo Vescovo

fu martirizzato nel luogo stesso, ov’ egli battezzò Marenzia figliuola di Fiorenzo Giudice e Preside imperiale di Je-si. « Interea

( Septimius

)

cum

multa praeclare ac sa-pienter ad

populum

de christianae religionis veritate ac praestantia dixisset, in veritatis testimonium paralyticum signo crucis sanat, et

cum

alios multos,

tum

Maren-tiam Florentii filiam reddidit christianam: cui ad

ba-ptismum

(

quod importuno

loco importune petebat )

sa-xum aquam, Deo

jubente, ne cunctaretur opus, cxhibuit.

Quo

tanto viso miraculo, fere

omnes

qui aderant,

ad

Christi fidem conversi,

eodem

salutari lavacro

regenera-ti fuere. Quibus rebus Florentius vehementiori percitus iracundia, e vestigio

Septimium eodem

ili loco securi percuti jubet (1) >. Tutti gli autori, che ne trattarono poscia,

confermarono

la stessa cosa. Il Rocchi scrive;

Qui ordinò Fiorenzo, che tacesse il pastore (Settimio);

e a’ soldati che il conducessero in quel

luogo

medesi-mo,

ov’ egli fe’ scaturire le

nuove acque,

che battezza-rono la figlia e mille altri, affinchè pur quivi si aprisse quel

nuovo

canale di alimento vitale della fede, che

do-52

vea sgorgare dalle

sanguigne vene

di quella gola recisa, che apriva rivi di facondia e di sapienza (4) ».

E Tom-maso

Baldassini seguitava ad affermare altrettanto

scri-vendo:

« Intanto (Settimio) parlando al popolo con mol-ta sapienza della cristiana verità e della religione e sua eccellenza , in testimonio della verità risanò col

segno

della santa croce

un

paralitico, e rese con molti altri cristiana Marenzia figlia di Fiorenzo Prefetto, la quale,

perchè

in loco importuno con santa importunità faceva istanza del sacro battesimo, da un sasso scaturì F acqua, e la purificò col santo lavacro. Alla vista di tanto mira-colo quasi tutti gli astanti si convertirono alla fede di G. C. e si battezzarono. Acceso perciò di

maggior

furo-re Fiorenzo ordinò che nel

luogo medesimo

fosse a Settimio percosso il capo con una scure, il che fu subi-to eseguito restando cosi aggiunta al Santo alla mitra di

Vescovo,

lacorona di Martire (9) ». A queste parole fanno eco quelle dell’altro Baldassini, che sono: « Ridusse (Setti-mio) fra molti altri alla vera fede anche Marenzia figlia del divisato Giudice Fiorenzo, la quale ancora fu coll’acqua prodigiosamente da

un

sasso uscita

(cosi Iddio volendo

)

battezzata, e questo miracolo fu valevole a chiamare

al-Fovile di G. C. quasi tutti quelli, che ritrovavansi pre-senti.

Se

Fiorenzo

non

potè

non ammirare

un si strepi-toso prodigio, non potè altresi trattenere l’impeto del suo furore,

onde

ordinò che nello stesso

luogo, dove

fu Marenzia battezzata, fosse al santo

Vescovo

tagliata la testa; il che fu in

un

subito eseguito, e in tal

modo compiè

la gloriosa carriera della sua confessione (28) *.

Nè meno

esplicita è la testimonianza, che ne

porge

l’a-nonimo

autore dell’Inno Settimiano, e l’altro

anonimo

scrittore delle ammirabili gesta di S. Settimio; il

primo

cantò felicemente

53

« Alter ut

Moses

avidae

Marenzae

Ducit hic

lymplias animae lavacro;

Quas

SUO, ut cuncti

medeantur

aegri

,

Sanguine

tingit (30) ».

Il

secondo

al nostro proposito pubblicava: «

Comandan-do

(Settimio) ad un’arida pietra, che desse le

acque

necessarie, in esse insieme agli altri rigenerò al nostro Signor G. C. la

buona

giovanetta (Marenzia). Intanto corse in gran fretta la

nuova

a Fiorenzo, il quale

ordi-nò

pieno di rabbia, che in quel

luogo medesimo

il

San-to si decapitasse,

come

infatti segui. Fiorenzo,

non

po-tendo accorrere in persona ad investire Settimio in

mez-zo a quella moltitudine da lui acquistata a G. C.,

non

potè far altro, se

non

che

mandar

gente armata, che lo togliesse di vita troncandogli il capo nel

luogo

del

SUO

trionfo, e delle

conversioni

da esso tanto felicemente operate.... Piegò il capo al carnefice Settimio, e rice-vuto il colpo della scure crudele volossene all'eterna beata

mansione

(32) ».

È

chiaro

adunque

per i

documen-ti prodotti, i quali diversi per

tempo

e per origine ab-bracciano tutti i secoli, che da S. Settimio sono corsi fino a noi, che il luogo del suo martirio è quello stesso, ov’egli battezzò Marenzia.

2.

Ma

questo luogo era dentro o fuori delle

mura

cit-tadine? Gli stessi autori ed altri

documenti

non

tarde-ranno

ad assicurarci, che questo luogo si trovava fuori della città. Difatti la lezione sesta dell’ ufficio di S. Set-timio, facendo seguito al tratto più sopra riferito, con-tinua a dire: « Cujus (Septimii) corpus Christioni clara

detulerunt

in Civitatem, atque unguentis et aromati-bus delibutum sepulturae dederunt (1) ». La quale asser-zione è confermata da Baldassini

Tommaso,

il quale

sog-giunge

: «

Fu

allora preso il sacro corpo (di Settimio)

5

e

portato

in Città, e imbalsamato gli diedero sepoltu-ra (9) ».

K

Baldassini Girolamo quasi coll’istesse parole ripete: «

Fu

di nascosto il sacro corpo (di Settimio) pre-so da' Cristiani, e

portato dentro

la città, e

dopo

aver-lo unto con unguenti , e con aromati condito (redolct

coquinam

) lo seppellirono (28) ». F l’Anonimo autore più sopra citato, consentendo a tutti gli altri, concbiudeva:

« 1 più devoti, imbalsamato il suo corpo (di Settimio), lo

trasferirono, e

dentro

la città lo seppellirono nascosto in quel sito, ov’egli ritiravasi ad istruire e ad orare (52;»

.

Se come

affermano tutti gli autori citati, e i

documenti

riferiti, martirizzato S. Settimio, i Cristiani dal luogo del martirio tolsero il suo santo corpo, e lo portarono a sep-pellire entro la città, è chiarissimo che il

medesimo

mar-tirio

avvenne

fuori delle

mura

cittadine,

ovvero

in

cam-pagna. E che realmente avvenisse in

campagna

ce lo

mostrano

anche

due

quadri esistenti in Cattedrale, I’

uno

portante il battesimo di Marenzia (23), l’altro il martirio di S. Settimio (24), i quali rappresentano

ambedue

i fat-ti avvenuti in aperta

campagna

,

come

si conosce dagli alberi che vi sorgono e

verdeggiano,

e dalla città di Jesi, che si

vede

ad una certa distanza.

3.

Ma

da alcuno, che legge questi documenti, si dirà

primieramente

: essi nascono tutti dal

primo

, cioè dalla sesta lezione di S. Settimio, e perciò

non

moltiplicano le

prove

sull’

argomento

,

ma

ripetono solamente

quel-1’unica, che si legge nella citata lezione.

I

documenti

citati posteriori al

primo

non solo nascono da esso,

ma

ancora lo riproducono colle stesse parole voltate in ita-liano:

nondimeno

moltiplicano le

prove

nel senso, che essi nella successione de’ secoli attestano e

tramandano

inalterata la tradizione del popolo e del clero sul

luo-go

del martirio di S. Settimio, e ci assicurano, che

non

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