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A LTRI “ EFFETTI OSSERVATORE ”

Nel documento AutoRicerca No. 19, Anno 2019 (pagine 126-131)

Questo capitolo vuole offrire un rapido excursus sul concetto di

“effetto osservatore” al di fuori del campo della fisica.57 Con il termine di “effetto osservatore” solitamente si fa riferimento alla possibilità che un atto di osservazione possa influenzare o addirittura creare le proprietà di ciò che viene osservato.

Tuttavia, a seconda del contesto e dei meccanismi coinvolti, può indicare effetti di natura assai diversa tra loro.

Sull’effetto osservatore quantistico ormai la sapete lunga, ma il termine viene più generalmente usato anche in situazioni dove una misura non può essere considerata perfettamente esatta, perché il metodo utilizzato altera in parte il risultato.

Un tipico esempio è quando misuriamo la pressione di un pneumatico e lasciamo uscire dell’aria quando inseriamo il manometro, oppure quando misuriamo la temperatura di un liquido e la differenza di temperatura tra il termometro usato e il liquido stesso altera la temperatura di quest’ultimo. Si parla solitamente in questo tipo di situazioni di effetto sonda.

Nel campo della programmazione, si parla invece di heisenbug (il termine è un gioco di parole che fa riferimento al nome del fisico Werner Heisenberg), per indicare un bug in un software che è in grado di alterare il proprio comportamento, o addirittura scomparire, quando si tenta di sondarlo.

Nelle scienze sociali, il linguista americano Amber Labov ha invece coniato il termine di paradosso dell’osservatore, per descrivere quelle situazioni in cui la presenza di un osservatore è in grado di alterare gli esiti di un’osservazione. Nel campo della sociolinguistica ad esempio, quando un ricercatore tenta di raccogliere dei dati sull’impiego del linguaggio naturale, e a tal

57 Vedi anche la voce “Observer Effect”, che ho avuto il piacere di curare nel volume enciclopedico: The SAGE Encyclopedia of Educa-tional Research, Measurement, and Evaluation, edita da Bruce B.

Frey, Thousand Oaks, CA: SAGE Publications (2018).

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fine intervista delle persone, con la sua sola presenza può indurre una modifica nel loro modo di parlare, in quanto il contesto stesso dell’intervista potrebbe indurle, ad esempio, a parlare in modo più formale del solito, quindi non più secondo un linguaggio prettamente naturale.

Più generalmente, il paradosso dell’osservatore, detto anche effetto Hawthorne, descrive quelle situazioni in cui il comportamento delle persone viene alterato in modi che difficilmente possono essere previsti dagli sperimentatori, per il semplice fatto che queste vengono monitorate o inserite in un determinato contesto sperimentale.

Per quanto riguarda invece le specificità dell’effetto osservatore di tipo quantistico, come ho già accennato in precedenza il formalismo quantistico è stato applicato con successo nella modellizzazione dei processi decisionali umani, nell’ambito di quel nuovo campo di ricerca denominato cognizione quantistica.

Le ragioni di questo successo sono numerose, ma una di esse è proprio legata all’effetto osservatore quantistico, che possiede una sua controparte naturale in psicologia. Infatti, in molti contesti interrogativi, le risposte che si ottengono, quando le persone vengono sottoposte a un questionario, non vengono solo scoperte, ma spesso sono letteralmente create, in modo del tutto imprevedibile.

Per fare un esempio, considerate un sondaggio in cui si chiede a 100 persone se sono dei fumatori o non fumatori. Se 50 hanno risposto affermativamente e 50 negativamente, possiamo affermare che la probabilità di trovare un fumatore nel gruppo di partecipanti, scegliendolo a caso, è del 50%, proprio come nell’esempio della scatola contenete i 100 elastici assortiti bianchi e neri della Figura 4. Evidentemente, questa probabilità riflette il comportamento effettivo delle 100 persone in questione, relativamente al loro modo di rapportarsi nei confronti del fumo.

Ma supponiamo ora che a quelle stesse persone si chieda se sono a favore oppure contro l’utilizzo dell’energia nucleare.

Immaginate che anche in questo caso 50 di loro rispondano di sì e 50 rispondano di no. Ancora una volta, possiamo dire che abbiamo il 50% di probabilità per un tipo di risposta e 50% di

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probabilità per l’altro tipo di risposta. Ma possiamo interpretare queste probabilità ritenendo che, prima che la domanda fosse stata posta, 50 persone in quel gruppo erano a favore dell’energia nucleare e 50 erano contrarie?

Questa interpretazione sarebbe evidentemente errata, poiché sono rare le persone che possiedono un’opinione ben definita circa la questione del nucleare, il che significa che la più parte sarà costretta ad attualizzare una risposta al momento, in modo perfettamente indeterministico. Ci troviamo pertanto in una situazione che è molto simile a quella del test del mancinismo delle Figure 13-15. In altre parole, questa volta le risposte non vengono semplicemente scoperte, ma letteralmente create, in un modo che non dipende unicamente dallo stato dei partecipanti e da come la domanda viene formulata, ma anche dalle fluttuazioni imprevedibili che si verificano nella loro mente quando confrontati con quella specifica situazione cognitiva.

Dunque, se un sondaggio come quello che abbiamo appena descritto viene interpretato come un processo di misura, possiamo dire che siamo in presenza di un effetto osservatore, perché il processo è indubbiamente invasivo (i partecipanti sono in qualche modo forzati a dare una risposta, quindi a “rompere la simmetria” di un loro eventuale dubbio) ed è in grado di creare quelle stesse proprietà che vengono osservate.

Un altro importante esempio di effetto osservatore è quello relativo al fatto che alcune osservazioni possono disturbarsi a vicenda e quindi sono sperimentalmente incompatibili tra loro (come espresso nel famoso principio di indeterminazione di Heisenberg). Ciò significa che se eseguiamo in sequenza due misure che non sono reciprocamente compatibili, l’ordine della sequenza avrà un’influenza sulla statistica dei risultati ottenuti.

Misurare prima la posizione e dopo la quantità di moto di un elettrone non è la stessa cosa che misurare prima la quantità di moto e in seguito la posizione. Lo stesso avviene in ambito psicologico.

Quando facciamo una sequenza di domande, il loro ordine può influenzare le risposte che vengono date. Ad esempio, chiedere prima “È onesto Bill Clinton?” e in seguito “È onesto Al Gore?” non produce la medesima statistica di risultati che chiedere prima “È onesto Al Gore?” e in seguito “È onesto Bill

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Clinton?”. Questi effetti d’ordine di certe domande sono ovviamente una fonte di preoccupazione per gli psicologi e sociologi, quando studiano le convinzioni, attitudini, intenzioni e comportamenti della gente, e uno stratagemma per attenuare tali “effetti osservatore” è quello di randomizzare l’ordine con cui vengono poste le domande, di modo che gli intervistati non rispondano sempre nella medesima sequenza.

Possiamo menzionare anche il famoso effetto Zenone quantistico (il nome deriva dal famoso paradosso della freccia ideato dal filosofo greco Zenone di Elea), una situazione in cui la continua osservazione di un sistema può “congelare” la sua evoluzione. Ad esempio, se un atomo instabile viene osservato molto di frequente, se ne può impedire il decadimento.

Un effetto simile è stato descritto anche nel campo delle neuroscienze, notando che una continua focalizzazione dell’attenzione è in grado di stabilizzare i circuiti neuronali del cervello. In un ambito del tutto differente, l’effetto prodotto da osservazioni multiple viene anche descritto nel fenomeno psicologico noto con il nome di effetto spettatore (detto anche apatia dello spettatore o effetto testimone), in base al quale più sono gli spettatori presenti in una situazione di emergenza e meno è probabile che uno di loro interverrà per fornire aiuto.

Per concludere, desidero accennare a un’ultima circostanza, anch’essa spesso descritta come effetto osservatore, in grado di incidere sulla raccolta e analisi dei dati e sulla progettazione di una ricerca. Accade quando il desiderio di osservare qualcosa è così forte da indurre le persone a credere a ciò che desiderano credere, cioè ad “osservare” qualcosa che non esiste realmente.

Un esempio emblematico è quello dei famosi raggi N, la cui

“scoperta” avvenne nel 1903, da parte del fisico francese René Blondlot, cui seguirono numerosissimi studi e pubblicazioni a conferma della loro esistenza, da parte di più di un centinaio di rispettabilissimi scienziati, in circa 300 articoli scientifici pubblicati in riviste prestigiose. Si trattò invece di uno caso emblematico in cui un’intera comunità scientifica prese lucciole per lanterne, ingannandosi per numerosi anni, probabilmente anche a cause della recente scoperta dei raggi X e la forte aspettativa circa la possibilità di scoprire facilmente nuove forme di radiazioni.

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Il metodo scientifico è stato progettato proprio con lo scopo di neutralizzare i nostri errori di valutazione, le nostre false aspettative, i nostri pregiudizi, e altri meccanismi di autoinganno, ma, naturalmente, il nostro stato di allerta deve sempre rimanere alto, in quanto il nostro cammino di progressione nella conoscenza non ci garantisce in alcun modo di evitare le trappole dei nostri pregiudizi non solo individuali ma anche collettivi.

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