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Recinto - por co - porta, lo spazio “altro”

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lungo i viali, frammentano l’unitarietà di spazio.

Il muro di recinzione si presenta inoltre come elemento che raccoglie il patrimonio ar s co e monumentale del complesso funerario, assumendo su di sé le lapidi di esuma e monumen commemora vi, cos tuendosi come ossario (la nascita del por co risale alla necessità di raccogliere le ossa esumate dal terreno centrale) o colombario per loculi o vero e proprio por co con percorso distribu vo coperto,  no ad essere cos tuito da una successione di cappelle private chiuse.

Lo scopo del perimetro murario è di ‘dare un cara ere archite onico’ al luogo di sepoltura e, insieme al portale d’ingresso, deve essere riconoscibile e svolgere la propria funzione prote va: anche il teorico del gardenesque Loudon consiglia al muri di recinzione, nonostante la raccomandazione di far somigliare i cimiteri a dei ‘salubri giardini’ e l’importanza a ribuita all’abolizione di barriere ar  ciali tra giardino e ambiente circostante. Tu avia la chiusura non deve essere necessariamente costruita in senso ‘edile’: la legge francese è stata modi cata da

‘mur’ a ‘cloture’: grigliato metallico coperto da arbus spinosi o sempreverdi, un terrapieno in pendenza sormontato da una siepe, un sistema di canali o la riva del

 ume con recinzioni nascoste nella vegetazione.

In mol proge , la vegetazione indica i limi del paesaggio, ma anche li rompe, unendo le aree sepolcrali a raverso sen eri vegetali e scandendo intere zone. Dal disegno delle aree libere des nate a verde “dipende buona parte del cara ere del cimitero stesso. La des nazione di ques spazi deve essere prevista, almeno nelle indicazioni generali, nell’impostazione dell’impianto il quale ne stabilisce ruoli e funzioni. [...] Non sono infa zone vuote da ‘sistemare’ una volta completata la proge azione dei percorsi ed edi ci ma concorrono anche nelle nostre aree dove la costruzione occupa larga parte dello spazio disponibile, alla formazione dell’archite ura dei luoghi di sepoltura come parte integrante del proge o” 27:

FIG. 6.13 Alcuni esempi di recinto

‘alterna vo’.

La norma va francese prevede un ‘cloture’, non un ‘mur’, e ciò perme e soluzioni diverse che favoriscono la colonizzazione vegetale. [da AUZELLE pag. 308]

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Il bisogno di recintare: il modello del Paradiso

Nei termini usa per de nire il giardino - ghorto, hortus, ort - è forte il signi cato di recinto e di chiusura. Il giardino è infa un luogo per eccellenza dove si addensano fa carichi di signi ca simbolici. L’a o di erigere il muro di cinta implica il desiderio di protezione e la volontà di cesura con ciò che si trova al di là di questo perimetro 28. “Se qualcuno doveva pensare ad una vita oltre la morte, che res tuisse all’uomo la libertà e la bellezza, compromesse dalla fa ca dell’esistenza, il luogo sperato, desiderato, immaginato, per mol non poteva essere che la sublimazione delle componen

più preziose della vita sulla Terra, ordinate secondo un disegno di incomparabile armonia: il paradiso-giardino a raversa la storia del pensiero escatologico e ispira poe , ar s , archite ” 29. L’idea di giardino è infa legata al conce o di Eden,

 gura arche pica dell’inizio e della  ne dei tempi e simbolo di felicità, che si innesta su tradizioni preceden : la mitologia orientale del kepos, recinto prote o nel grembo della grande madre, luogo e simbolo della vita, rappresentato da un albero (l’immagine dell’albero del bene e del male appare invece per la prima volta nella Bibbia). In seguito l’iconogra a dell’hortus conclusus evoca anche la purezza della Vergine Maria e suggerisce meditazioni sulla natura del rapporto fra l’uomo ed il mistero della vita e della morte.

I termini geometrici ed archite onici del discorso si sovrappongono a quelli

 loso ci ed esistenziali: anche nei cimiteri edi ca in modo monumentale, il paesaggio cos tuisce il legame e lo sfondo insos tuibile per una idea di pace paradisiaca che unisce in un circolo la  ne di tu o con l’inizio di tu o, nel giardino.

FIG. 6.14 Assonometria di un cimitero

‘ada o per una parrocchia di campagna’, che ricorda un orto medievale. [da CURL pag. 261]

FIG. 6.15 L’allineamento di cipressi è evoca vo al pari della vista del recinto murario, e forse anche di più.

Elaborazione autografa a schizzo.

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Le tre chiusure

Si deve a Jean D. Urbain 30 la formulazione dell’idea di delimitazione e sbarramento dovuta alla triplice chiusura della bara, del sepolcro e del recinto che deriva dalla negazione e dall’occultamento della morte codi ca dal cimitero o ocentesco. Già la recinzione dei sepolcre urbani a par re da XVII secolo aveva segnato una forte separazione rispe o ai preceden medioevali, dove lo spazio circostante la chiesa era aperto e integrato alla stru ura urbana accogliendo le funzioni più svariate. Questa chiusura deriva da molteplici ragioni: pietas religiosa, sicurezza, tutela giuridica, ma i camposan rimangono sempre connessi alla chiesa.

Nella concezione o ocentesca, la ves zione ed esposizione del cadavere mascherano l’avvenuto decesso, la bara è sigillata e murata nel loculo, a sua volta nascosto all’interno del monumento funerario. La stessa sepoltura è una delle tre forme di occultamento della morte, assieme alla distruzione (cremazione) ed alla conservazione (mummi cazione). Il muro di cinta, cor na con nua e introversa, è des nato ad occultare alla vista l’intero territorio dei mor come ‘fron era topologica’. Talvolta, un canale corre tu ’intorno al perimetro e l’a raversamento di un ponte per accedere all’ingresso enfa zza la sensazione di entrare in un luogo sospeso. In ne, lo stesso recinto è dissimulato per mezzo di cor ne o elemen

naturali di transizione rispe o alla ci à.

La codi cazione del conce o di chiusura nel mondo funerario è determinata dal desiderio di fare come se nulla fosse nascosto, per esorcizzare la morte. Le soluzioni  pologiche date a questo problema corrispondono a diversi ‘ pi di ri uto della morte’, e la vegetazione è chiamata a fare la sua parte in ognuno di ques passaggi: dal corteo funebre / il  ore, al sepolcro / l’arbusto, al recinto / l’albero.

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