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2. Modalità

2.3. Ricerca: target e personas

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mezzo di link permette di guidare l’utente e di portarlo a eseguire l’azione che si vuole che compia, navigando verticalmente nella gerarchia dei livelli del sito: dalla superficie alla profondità.

Il corso di Google dedicato al benessere digitale (Digital Wellbeing) mi ha colpita per lo stile semplice e pulito e la scelta di inserire alcune illustrazioni per arricchirlo mi ha ispirato a utilizzarle anche nel mio progetto web. Il sito di Google mi ha inoltre permesso di capire come organizzare la struttura di un progetto di tipo didattico/educativo trasposto in una piattaforma web: costruendo una homepage che presenta la piattaforma, il progetto e gli obiettivi, all’interno del quale inserire uno o più collegamenti alla pagina principale del progetto dal quale accedere a ogni singolo argomento che tratta.

La risorsa Young Toolkit creata da Center for Human Technology ha favorito la scelta di proporre gli argomenti della ricerca di tesi in forma testuale e mi sono ispirata alle guide presenti all’interno della risorsa per capire come gestire e organizzare il contenuto all’interno di una pagina web. Ho compreso l’importanza di distinguere a livello visivo i diversi argomenti, il sito infatti sceglie una grafica diversa per rappresentare le nozioni teoriche, i suggerimenti e le riflessioni. In conclusione, ognuno di questi siti è stato utile a comprendere che l’homepage è il biglietto da visita del mio sito, oltre che la pagina di benvenuto, perciò deve sapere descrivere il sito, lo scopo, quello di cui tratta e ciò che offre all’utente. Inoltre, ho appreso come progettare la navigazione all’interno della piattaforma comprendendo l’importanza della gerarchizzazione dei livelli del sito.

2.3. Ricerca: target e personas

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Chi passa più tempo al giorno sui social media sono i ragazzi tra i 16 e i 24 anni, che spendono una media di 3 ore al giorno su queste app.

I ventenni di oggi sono, insieme agli adolescenti, i più grandi utilizzatori delle nuove tecnologie e dei social media in particolare, sono nati durante la rivoluzione digitale che ha visto la diffusione dei dispositivi mobili e la nascita di tutti i principali social network più utilizzati al giorno d’oggi. Coloro che sono nati tra il 1995 e il 2010 rappresentano la Generazione Z, la generazione “cresciuta con Internet”188. Infatti, questa generazione si riconosce proprio rispetto al suo rapporto con le nuove tecnologie, nelle competenze informatiche che ha saputo sviluppare in giovane età e nella capacità di integrare al

188 Generazione Z, definizione da Urban Dictionary,

https://www.urbandictionary.com/define.php?term=Generation%20Z

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meglio i media digitali con la vita di tutti i giorni. Scrive Qualizza Gabriele nel testo

‘Facebook generation: i “nativi digitali” tra linguaggi del consumo, mondi di marca e nuovi media’: “viene riconosciuto ai media un ruolo rilevante, tanto come repertori di materiali simbolici, quanto come spazi di relazione e di interazione sociale, a cui i membri delle differenti generazioni possono attingere per la definizione del proprio we sense e per l’elaborazione di un linguaggio condiviso, in grado di dare espressione a una specifica

“semantica generazionale” (Corsten, 1999)”189.

Idaware si rivolge a quella fetta di pubblico giovane nata negli anni in cui i social network si sono sviluppati e diffusi, ha domestichezza con lo strumento, ha sviluppato competenze tecnologiche, conosce le logiche principali che governano le piattaforme.

Perché i giovani hanno bisogno di Idaware?

Il punto di partenza è che non esiste un manuale sugli strumenti digitali, si impara a utilizzarli autonomamente, giocandoci, non ci sono istruzioni per l’uso. Non essendoci una formazione o un’educazione all’uso dei social media non esiste piena consapevolezza su possibili effetti indesiderati degli strumenti e su come prevenirli. Tutto quello che i

189 Qualizza, Gabriele. Facebook generation: i “nativi digitali” tra linguaggi del consumo, mondi di marca e nuovi media. EUT Edizioni Università di Trieste, 2013.

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giovani nativi digitali sanno dei social network lo hanno imparato autonomamente attraverso l’utilizzo dello strumento stesso.

I nativi digitali non solo hanno imparato a usarli ma sono i più esperti. Essendo anche i più massivi utilizzatori sono i più esposti ai rischi. Per evitare gli effetti negativi che queste tecnologie possono produrre, c’è bisogno di conoscere, approfondire, riflettere su questi strumenti. Si tratta di un mezzo che offre straordinarie possibilità se usato in modo positivo. Idaware si rivolge, principalmente, a due categorie di utenti: il giovane nativo digitale appassionato di nuove tecnologie e curioso di conoscere e indagare le logiche che governano i social media e l’utente che fa un uso massiccio di questi strumenti e potrebbe svilupparne una dipendenza; perciò, sente il bisogno di riflettere sull’utilizzo dei social media per imparare a disintossicarsi.

Personas

Chiara, 24 anni, maestra d’asilo.

“Mi sono iscritta a Facebook all’età di 13 anni. Ho aperto il mio profilo Instagram nel 2013, appena adolescente. Ero la prima del mio gruppo di amici ad avere account sui social media. Ricordo che mi piaceva usare i social come un diario in cui scrivere dei pensieri o postare foto. Sono cresciuta

condividendo la mia vita sul web, la mia storia è quasi completamente digitale, salvata nei miei profili online. Non riesco a immaginarmi senza questi

strumenti, mi definiscono. Con il tempo sono diventata appassionata di tecnologie digitali e curiosa di conoscerle più approfonditamente.”

▪ Competenze tecnologiche: alte

▪ Dispositivi utilizzati: smartphone

▪ Tempo sui social: quotidiano, passa sui social almeno due ore al giorno,

▪ Uso dei social: è attiva fruitrice e creatrice di contenuti, esperta nel creare contenuti multimediali attraverso questi strumenti, anche usufruendo di app esterne. Pratica oversharing: condivide quasi tutta la sua vita online.

▪ Utilizzo di Idaware: si lega al suo interesse per le nuove tecnologie, vuole infatti approfondire le tematiche legate ai social media.

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Davide, 26 anni, junior project manager.

“Mi sono iscritto a Instagram e a Facebook molto presto, quando ero ancora alle scuole superiori. Mi piaceva creare un’interazione con le persone che conoscevo nella vita di tutti i giorni, nel giro di qualche anno avevo già centinaia di amici sui social. Per la mia generazione era considerato cool avere un discreto seguito online, era più importante essere popolare in rete che fuori. Quando postavo qualcosa e ricevevo decine di like e commenti mi sentivo una piccola celebrità. Da una parte, questo mi aumentava l’autostima, dall’altra mi faceva sentire come un attore su un palcoscenico, esposto al giudizio di un ampio pubblico. Ho iniziato a costruire un’immagine di me stesso ricalcata su quello che la community apprezzava maggiormente, e ho finito col diventare un'altra persona sui social. A volte vorrei che il mio profilo online riflettesse meglio ciò che sono realmente.”

▪ Competenze tecnologiche: medio-alte

▪ Dispositivi utilizzati: smartphone

▪ Tempo sui social: apre le app tutti i giorni, ci passa circa 1 ora al giorno.

▪ Uso dei social: posta a giorni alterni.

▪ Utilizzo di Idaware: è interessato a migliorare l’uso che fa dei social media, spera di poter riflettere sul suo rapporto con lo strumento e sulla sua identità digitale, sul modo in cui rappresenta sé stesso online.

Silvia, 23 anni, studentessa.

“Quando guardo le vite degli altri sui social media faccio il paragone con la mia e il più delle volte questo mi fa sentire insoddisfatta e triste. Vivo nel bisogno costante di ricevere conferme e approvazioni online. Mi piace ricevere notifiche continue, mi fa sentire speciale. So che quello che vedo sui social media non è reale, ma non riesco a farne a meno. Dovrei imparare a usarli di meno, mi stanno assorbendo.”

▪ Competenze tecnologiche: medie

▪ Dispositivi utilizzati: smartphone

▪ Tempo sui social: quasi due ore di media, ogni giorno.

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▪ Uso dei social: principalmente come fruitrice di contenuti, la maggior parte del tempo online lo passa a scorrere il feed.

▪ Utilizzo di Idaware: ha bisogno di disintossicarsi dai social media perché il suo rapporto con essi è diventata tossico.

Mattia, 20 anni, studentessa.

“Non so come farei ad avere una vita sociale senza social media, sono

fondamentali per tenermi in contatto con le persone che fanno parte della mia vita e grazie ad essi, riesco a conoscere persone nuove. Sono costantemente in contatto con gli altri e questo mi porta ad essere sempre connesso alla

piattaforma. Devo avere sempre il telefono con me perché qualcuno potrebbe contattarmi e di conseguenza, se non lo trovo vado in panico. Se poi non rispondo velocemente a un messaggio mi sale l’ansia. Avrei bisogno di vivere più serenamente l’uso di questi strumenti e coltivare di più i rapporti senza la tecnologia.”

▪ Competenze tecnologiche: medie

▪ Dispositivi utilizzati: smartphone

▪ Tempo sui social: la media di tempo che passa quotidianamente sui social è di 2 ore e 45.

▪ Uso social: massivo e costante. La sua principale attività online è legata alla connessione con gli altri. Passa molto tempo a scrivere alle persone su Whatsapp tanto che alcuni giorni riceve fino a 400 notifiche dalle varie chat.

▪ Utilizzo di Idaware: vuole migliorare il suo rapporto con i social, ha paura di essere dipendente da questi strumenti, vuole riconnettersi fisicamente con gli altri e cerca consigli utili per praticare digital detox.

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