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L A SCELTA DEFINITIVA

6 P ROCESSO EVOLUTIVO DELL ’ ASSETTO ACUSTICO

6.4 L A SCELTA DEFINITIVA

Nella fase progettuale degli spazi adibiti a spettacolo nella Casa della Cultura di Parma, si tratteva di scegliere fra una struttura versatile e una appositamente costruita per un determinato evento, probabilmente più performante ma meno flessibile. La Casals Hall (1987) di Tokyo. un piccolo gioiello di circa 500 posti. progettato dal noto architetto Arata Isozaky è rettangolare e relativamente piccola (6000 m.3 e 12 1112 a persona). ha un tempo di riverberazione breve, pari a 1.6 secondi ed è stata pensata esclusivamente per la musica da camera e per altre esecuzioni di ridotte dimensioni.

Viceversa, la sala piccola (anche in questo caso. 500 posti) del villaggio della musica di Roma è costruita per offrire un'adattabilità che non può essere garantita dalla sala più grande (2500 posti). Dalla relazione di progetto di Renzo Piano per l'auditorium di Roma: « Per garantire il massimo di flessibilità e non sacrificare nulla in termini di resa acustica.

decidemmo di non incorporare le tre sale previste in un unico edificio ma di farne tre indipendenti.

[...] La più piccola. da cinquecento posti. è uno spazio totalmente flessibile. [...] il pavimento e il soffitto mobili, e la possibilità di intervenire sulle proprietà acustiche delle pareti. La sala da milleduecento posti ha elementi di flessibilità nel palcoscenico mobile e nel soffitto regolabile. Qui si terranno concerti di musica da camera e il balletto » .

essere cioè ritratto, lasciando a nudo le finestre per aumentare il tempo di riverbero

Nel caso dell’Auditorium, i pannelli riflettenti sospesi sono stati pensati e realizzati come continuazione di un’ipotetica “camera d’orchestra”. Sono costituiti da materiale riflettente, vale a dire con basso grado d’assorbimento, e hanno una superficie dinamica, come ali d’aereo, orientati verso i posti in sala. Hanno lo scopo di diminuire il time-delay-gap e diffondere il suono verso il fondo della sala. Sono posti dopo il proscenio e occupano solo 1/3 della superficie del soffitto.

L’ispirazione delle tecniche di realizzazione di uno spazio variabile data dell’illustre esempio dell’ESPRO, ha orientato la progettazione dell’Auditorium in una direzione ben definita. Da qui infatti è nata l’idea di introdurre delle strutture variabili anche alle pareti dell’Auditorium, simili ai prismi dell’ESPRO, ma in numero limitato e che contribuissero a variarne le proprietà acustiche. I motivi sono quelli elencati in precedenza, tra cui praticità e flessibilità di realizzazione oltre a costi contenuti; inoltre tante delle fruizioni dello spazio parigino sono riprese umilmente nel nostro caso, in versione ridottissima.

L’applicazione di questi sistemi ci ha permesso di ottenere risultati interessanti in termini di variazione acustica, mantenendo allo stesso tempo un’adeguata qualità, per entrambi gli assetti. In entrambi i casi, inoltre, i materiali sono stati scelti fra quelli con caratteristiche acustiche compatibili con l’estetica scelta dall'architetto.

Nel caso particolare dell’Auditorium però le richieste erano maggiori, l’obiettivo era creare uno spazio che fosse totalmente nuovo e che apportasse qualcosa di più rispetto alla multi funzionalità, sia essa musicale o conferenza. Una volta raggiunta la variabilità acustica in questo caso si richiedeva di più in termini in termini di flessibilità e innovazione. Vedremo infatti come dalla possibilità di inserire solo quantità ridotte di elementi che influiscano a variare l’acustica della sala, possano dipendere solo limitate escursioni nella dinamica dei tempi di riverbero delle due sale.

L’ Auditorium doveva essere uno spazio che emergesse dalle sale già esistenti in Parma, che apportasse elementi innovativi, e per questo anche discutibili, ma sui quali si dibattesse e si potesse sperimentare. Questo progetto rappresentava in qualche modo una nuova sfida.

6.4.1 G LI ELEMENTI INNOVATORI

Nell’avere la straordinaria possibilità di investire creatività e ingegno nel progettare degli spazi come quelli oggetto della seguente trattazione, è decisivo e importante dare uno sguardo agli esempi attuali e passati per carpire spunti progettuali, ma non sempre questi risultano sufficienti, è altresì corretto che emerga la creatività unica e personalissima del progettista.

Nel caso dell’Auditorium si è giunti alla conclusione che la variabilità apportata dagli elementi acustici non poteva essere sufficiente. Si è quindi voluto aggiungere qualcosa in più in termini di innovazione e dinamicità, per rendere questo spazio realmente unico nel contesto urbano.

Si è pensato quindi di giocare, non solo sulla variabilità degli elementi acustici, ma anche sul ruolo della flessibilità nella composizione musicale.

L’esempio calzante e illuminante è stato quello di Renzo piano e Vedova nell’allestimento temporaneo del “Prometeo” a Venezia dove l’itineranza della scena, il muoversi dei solisti e dei cantanti su apposite pedane, ruota intorno al pubblico. Nell’opera di Luigi Nono “Prometeo”, per la quale Emilio Vedova realizza gli "interventi/luce", la grande arca sonora che accoglie il pubblico nella chiesa sconsacrata di San Lorenzo è infatti opera di Renzo Piano.

Fig.6.21. – L’Arca di Renzo Piano esposta a Venezia.

L’ opera particolarissima è una composizione pensata per le scene, appare inevitabile agli occhi del compositore, ripensare alla struttura che dovrà ospitare l’opera. I teatri d’opera tradizionali, quelli d’impronta wagneriana, risultano inadeguati a tale scopo. Si rende necessario uno spazio architettonico che abbia requisiti precisi: “Mi appassionava l’uso dello spazio totale e insieme il grande progetto mai realizzato del teatro di Mejerchol’d, il progetto di Gropius per il teatro di Piscator entro i quali pubblico, scena, azione, spazi, invenzioni tecniche e testi sarebbero stati continuamente mobili, mai statici o frontali come la pratica tradizionale”, dichiarava lo stesso Nono.

Una struttura, inoltre, cui è richiesta grande flessibilità: deve garantire il montaggio e smontaggio nei vari luoghi in cui l’opera verrà rappresentata. Uno spazio architettonico itinerante. La commessa viene affidata a un giovane Renzo Piano: “Gli telefonai e gli chiesi se pensava di poter partecipare inventando qualcosa che stesse tra la cassa armonica e il rivestimento, in modo tale da avere lo spazio per tante cantorie, le quattro orchestre, i solisti delle voci e degli strumenti e le isole e con la possibilità di piazzare microfoni e altoparlanti in vari punti, verso l’alto e verso il basso, in lungo e in largo: cioè uno spazio spaziante”. L’incarico, dunque, consiste nell’ideazione di uno spazio musicale, non di una semplice scenografia. Il progetto nasce da due suggestioni fondamentali: la cassa armonica, come “astuccio” ideale per far risuonare perfettamente il Prometeo; la barca, nella sua struttura semplice e geniale, per generare le chiglie portanti in legno lamellare. Una base rettangolare di 23x25 metri, quindici chiglie portanti e un’altezza totale che raggiunge i 14 metri. Il centro della scena è riservato al pubblico; le passerelle dislocate intorno accolgono solisti, coristi, musicisti, direttori d’orchestra.

Il suono, controllato dalla postazione di regia, avvolge l’ascoltatore e lo rende parte integrante. Piano precisava che questi archi montati su più piani nei quali il pubblico si trovava in mezzo ai musicisti , funzionava come un immenso strumento di musica , per il sistema di risonanza che produceva.

La prima a Venezia, il 14 settembre 1984, nella sconsacrata ma acusticamente ineccepibile chiesa di San Lorenzo. La critica si divide fra toni entusiastici e sporadiche polemiche legate ai costi.

Fig.6.22. – I musicisti nei vari piani dell’Arca.

L’idea di inserire delle pedane rialzate estraibili dalle pareti dell’Auditorium è opera del responsabile del team acustico, Paolo Galaverna. I musicisti potranno suonare da un livello privilegiato circondando il pubblico in sala.

Lo studio condotto in questa sede considererà il progetto acustico vero e proprio, i temi riguardanti l’analisi della sensazione sonora in sala proveniente dalle diverse fonti musicali, l’auralizzazione della composizione, sono tematiche proposte come sviluppo futuro del presente lavoro.