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nelle immagini rappresentanti il sito mostra che si tratta di un sistema non trascurabile: le fratture riconduci-bili a questa famiglia contribuiscono alla formazione delle strutture colonnari che caratterizzano la porzione destra della parete in esame. Nella precedente analisi dei dati ottenuti col rilievo geologico classico, la fa-miglia non è stata individuata come sistema a sé stante poiché risultava indistinguibile da un altra, essendo questi sistemi molto simili e variando l’orientamento con una certa continuità sulla parete.

CAPITOLO 4. Determinazione dei piani di discontinuità di pareti rocciose 159

orizzontale. La scistosità è discreta e si confonde con i piani di stratificazione. Le altre discontinuità che interessano la roccia sono disposte verticalmente: l’ammasso roccioso risulta quindi essere costituito da un accatastamento di blocchi dalla forma di parallelepipedo che conferiscono alla roccia un aspetto di “pile in equilibrio”.

La frammentazione della roccia è direttamente legata alla granulometria del materiale: dentro gli strati di sabbia grossolana o di conglomerati, le diaclasi (o fratturazioni) risultano essere piuttosto persistenti e sufficientemente spaziate da tagliare l’ammasso roccioso in blocchi, che possono raggiungere le dimensioni di alcuni metri cubi, mentre negli strati di sabbia più fine le diaclasi sono molto più limitate come espan-sione e poco spaziate tra loro, così da lasciar spazio ad una micro-fessurazione dell’ordine dei millimetri.

Il processo di erosione delle pareti è condizionato in gran parte dalle variazioni reologiche che si verificano in seno alle pareti di roccia: gli strati più teneri si corrodono progressivamente fino a causare la destabiliz-zazione degli strati superiori. In base alla qualità della roccia e alla disposizione strutturale, in alcune pareti più che in altre si genera il fenomeno del distacco e della caduta dei blocchi di roccia; tuttavia le tracce di una recente attività di questo genere sono visibili in ogni parte dell’ammasso (per esempio i segni lasciati dal crollo su alcune pareti o la presenza di blocchi recentemente franati).

Di seguito si parlerà unicamente della parete nord-ovest dell’ammasso in quanto per quella sud-ovest non si dispone ancora di parametri conclusivi. Le dimensioni approssimative di tale parete sono di circa 30 m in larghezza e 25 m in altezza. La difficoltà di accesso a zone in cui fosse possibile avere una buona vi-sibilità della parete ha comportato alcune limitazioni nella realizzazione del blocco fotogrammetrico: esso è costituito da tre differenti strisciate parallele

costituite da 4, 5 e 6 fotogrammi ad una distan-za media dalla parete rispettivamente di 48 m, 53 m e 57 m ed è stato realizzato per mezzo di una fotocamera digitale Nikon D100 con focale da 18 mm.

Anche in questo caso il blocco è stato ri-solto utilizzando la structure and motion, otte-nendo gli orientamenti relativi in maniera com-pletamente automatica; un rilievo topografico, realizzato in due fasi successive, ha reso dispo-nibili 27 punti d’appoggio con monografia e circa 200 punti presi automaticamente con una stazione totale reflectorless da utilizzare per il confronto con il DSM. Grazie a tali punti si è potuto georeferenziare e verificare il blocco fotogrammetrico. Rimandiamo al § 1.8.2. per

Figura 4.11: DSM della parete nord-ovest dell’ammasso roccioso di Longeborgne con applicata la tessitura foto-grafica.

l’analisi dei risultati emersi.

Longeborgne (18 check point)

X (cm) Y (cm) Z (cm)

Media 0.4 0.2 -0.1

RMSE 1.1 1.6 1.2

Dev. Std. 1.1 1.6 1.2

Tabella 4.2: Risultati ottenuti dal confronto con i check point nel rilievo fotogrammetrico della parete di Longeborgne.

Come nel caso precedente i dati di orientamento sono stati utilizzati per generare, tramite procedure di matching, il DSM della parete (figura 4.11): in particolare, in questo caso, si è deciso di generare due im-magini epipolari e, per mezzo dell’algoritmo parallelo sviluppato, generare un DSM iniziale della parete;

al termine, con il modulo di MGCM, utilizzando 6 fotogrammi distinti e i parametri geometrici desunti nel precedente passaggio, si è ristimata la posizione di tutti i punti. Utilizzando un passo di griglia di 4 pixel sull’immagine master, si sono ottenuti circa 100.000 punti terreno spaziati mediamente sull’oggetto di 8 cm. La qualità dei dati è stata verificata confrontando il DSM con i 200 punti determinati con la stazione totale.

I valori emersi sono in linea con le precisioni di misura attese.

Per quanto riguarda la segmentazione della geometria della parete e la conseguente individuazione dei piani di discontinuità, si è provveduto, come nel caso precedente, a svolgere un’analisi iniziale per definire cor-rettamente i parametri di soglia del metodo. Si è così messa in luce la presenza di quattro zone distinte con caratteristiche in parte differenti;

per tale motivo, nella determinazione delle discontinuità condotta con il metodo interattivo, si è preferito analizzare ciascuna singolarmente, per avere maggiore controllo sui risultati: sono stati estratti rispettivamente per ciascuna zona 39, 28, 26 e 33 micro-aree (complessivamente dun-que 126 regioni); al tempo stesso, come nel caso precedente, si è verificata l’efficienza di Ransac estraendo solamente 54 macro-aree per analizzare se l’algoritmo è in grado di risalire alle superfici corrette; infine si è analizzato l’intero DSM con l’algoritmo di segmentazione automatica che ha permesso, con gli stessi parametri di soglia all’ultimo livello di elaborazione, di estrarre 120 regioni differenti.

L’unione di tutti i risultati (figura 4.12) porta ad un mascheramento di alcune famiglie che, seppur costi-tuite da pochi piani, risultano interessanti per l’analisi geo-strutturale. E’ ovvio che, non avendo proceduto, come nel caso interattivo, ad individuare ed analizzare ciascuna zona separatamente, è inevitabile ottenere tale risultato: in generale è l’operatore che decide come svolgere le analisi e soprattutto quali regioni siano da individuare; se, come in questo caso, si decide di analizzare separatamente alcune porzioni del DSM,

Distanze (cm) DSM-TS

Media -0.95

Dev. Std. 2.78

RMSE 2.92

Err. max 3.84

Tabella 4.3: Distanze fra i 200 punti di controllo ottenuti con stazione totale e il DSM generato tramite la fotogrammetria.

CAPITOLO 4. Determinazione dei piani di discontinuità di pareti rocciose 161

a.

b.

c.

Figura 4.12: Stereogrammi ottenuti dall’analisi del sito di Longeborgne: (a.) rilievo interattivo con micro-zone; (b.) rilievo interattivo con macro-zone; (c.) rilievo auto-matico.

può accadere che in alcune si vada a individuare un numero maggiore di piani di quelli richiesti o selezio-nati nelle altre porzioni: ciò, come si è visto, porta ad un possibile mascheramento di alcune informazioni importanti. Il metodo automatico, intervenendo sulla nuvola di punti nella sua interezza, è meno soggetto a questo tipo di problematiche, fermo restando che, se alcune peculiarità statiche della parete sono eviden-ziate da poche superfici, è solo l’abilità dell’operatore che permette di metterle in luce, nonostante l’analisi numerica e statistica tenda a non riconoscerle.

Come nel caso precedente l’individuazione di micro-zone e macro-zone è sostanzialmente equivalente.

E’ facile osservare che l’estrazione automatica, tende a mettere in luce molti più piani di discontinuità, in quanto va a considerare anche quelli esclusi nella procedura interattiva, pur fornendo sostanzialmente lo stesso risultato in termini di famiglie presenti nell’ammasso; lievissime differenze (2÷3 gradi) possono es-sere riscontrate nel confronto fra le varie figure, ad eccezione soltanto del piano sub-orizzontale che, nella soluzione automatica presenta dip direction di 10° maggiori verso nord: oltre al fatto che più il piano medio tende ad essere orizzontale, più tale parametro perde di importanza, si osserva come la tecnica automatica abbia messo in luce molti piani con dip direction più settentrionale rispetto alle soluzioni interattive.

Al momento, non disponendo di un rilievo tradizionale da usare come controllo, non è possibile stabilire quale delle due soluzioni sia maggiormente corretta: l’elevato grado di somiglianza fra i vari stereogrammi dimostra, comunque, che anche la procedura automatica dimostra una buona affidabilità.