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La storiografia sulla Pataria milanese

Nel documento DOTTORATO DI RICERCA IN Studi storici (pagine 182-188)

IV. L A MISSIONE DI P IER D AMIANI NELLE G ALLIE . I NTERLOCUTORI ETEROGENEI E APPROCCI

V.1. La storiografia sulla Pataria milanese

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tradizione ha tramandato come Actus Mediolani, e che rappresenta una sorta di implicito

“scatto di carriera” del Damiani, in quanto al suo fianco nella risoluzione della controversia era presente Anselmo da Baggio, colui che pochi anni dopo, asceso alla cattedra petrina con il nome di Alessandro II, avrebbe affidato al nostro la delicata missione nelle Gallie, fiducioso nelle qualità di intermediazione già viste a Milano nel 1059. La legazione milanese è, però, solo una piccola parte di un problema più ampio sia in una prospettiva diacronica sia diatopica, che rende Milano uno degli epicentri di quella che sarà la lotta per le investiture.

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peculiarità di questa città è un esercizio necessario per la piena comprensione dei fenomeni in atto. Non si tratta solo di uno dei tanti palcoscenici della riforma ecclesiastica e della nascente lotta tra Papato e Impero, infatti, scavando a fondo, ogni tassello trova una sua logica e lascia trasparire come ci sia ben poco di casuale nel fatto che proprio Milano si ritrovi a essere attrice fondamentale delle controversie in atto.

Occorre a tal proposito una breve puntualizzazione sulle dinamiche sociali all’alba del secondo millennio che riporta alla grande storiografia italiana della seconda metà del XX secolo. Già Raffaello Morghen alla metà degli anni Cinquanta, ricercando le origini delle eresie medievali, inquadrava la Pataria come un movimento con alcune caratteristiche spiccatamente eterodosse205, focalizzando tuttavia l’attenzione sull’aspetto prettamente religioso del fenomeno. Il grande dibattito era andato delineandosi già negli anni Venti, quando Gioacchino Volpe aveva evidenziato il duplice motore della Pataria, definendolo un moto religioso e politico-sociale in cui sono contrapposti due schieramenti coincidenti con le due realtà della società milanese: da una parte i laici dei ceti eminenti e gli ecclesiastici (accomunati dai rapporti di parentela e di interessi), dall’altra il popolo, sospinto da nuove formazioni religiose e dagli appartenenti al basso clero.206 Dunque due modi differenti di intendere lo spazio sociale cittadino, ma anche la gerarchia ecclesiastica con una conseguente differenza nel vivere la moralità e la spiritualità. L’impianto storiografico è fondamentalmente marxiano, leggendo in tal modo l’aspetto religioso quasi come un pretesto per un dinamismo sociale ormai in atto. Non tutti gli storici sono d’accordo nel porre in risalto questo aspetto, al contrario, già due decenni prima di Morghen, il Grundmann aveva ricondotto la storia della Pataria entro l’alveo della storia religiosa, composta necessariamente da movimenti paralleli ortodossi ed eterodossi, questi ultimi spesso istituzionalizzati in un secondo momento e funzionali al rinnovamento spirituale derivante dal primitivo slancio religioso.207

205 Morghen R., Medioevo cristiano, Bari 1951.

206 Volpe G., Movimenti religiosi e sette ereticali nella società medievale italiana. Secoli XI-XIV, Firenze 1922.

207 Grundmann H., Movimenti religiosi nel Medioevo, Bologna 1974 (I edizione: Religiöse Bewegungen im Mittelalter. Untersuchungen über die geschichtlichen Zusammenhänge zwischen der Ketzerei, den Bettelorden und der religiösen Frauenbewegung im 12. und 13. Jahrhundert und über die geschichtlichen Grundlagen der deutschen Mystik, Berlin 1935).

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Un grande protagonista della storiografia italiana della metà del secolo, Cinzio Violante, compone le sue prime opere di grande respiro proprio occupandosi della città di Milano nel secolo XI e in aperta contrapposizione con la corrente morgheniana, fino ad allora preminente tra gli studiosi. Violante per alcuni aspetti riprende la visione sociale di Volpe, ma la reinterpreta ampliando lo spettro della ricerca. In un recente saggio, Nicolangelo D’Acunto ha raccontato il rapporto tra il suo maestro e Morghen.208 Quest’ultimo non condivideva l’approccio eccessivamente economico-sociale utilizzato da Violante nel suo studio sulla società milanese209 e lo giudicava molto lontano dalla sensibilità prevalente nella medievistica dell’immediato secondo dopoguerra. Nella Società milanese la tematica religiosa era confinata a un ruolo a dir poco marginale nella complessiva economia del testo e ciò non poteva certamente soddisfare il Morghen, il quale, proprio partendo da questa considerazione, propose a Violante di occuparsi della riforma del secolo XI. Il risultato fu il progetto di una trilogia dedicata alla Pataria, vero banco di prova per lo storico secondo il Morghen, anche se di fatto fu realizzato, nel 1955, solo il primo dei tre volumi e l’ottica non era certamente congeniale all’idea del maestro.210 Parlando degli albori del movimento patarino, infatti, il Violante lo aveva collocato all’interno di alcune svolte politiche in atto, connotandole come decisive per lo sviluppo di un moto religioso.211 L’approccio era volto a prendere le distanze non solo

208 D’Acunto N., La riforma del secolo XI negli studi di Cinzio Violante, Testo letto al convegno Il medioevo di Cinzio Violante. Convegno di Studi (a dieci anni dalla scomparsa) Pisa, 20-21 maggio 2011.

209 Violante C., La società milanese nell’età precomunale, Bari 1953.

210 Cfr. in D’Acunto, Violante e la riforma, op. cit.: Violante C., La Pataria milanese e la riforma ecclesiastica, Roma 1955. Il libro piacque abbastanza all’allora poco più che quarantenne Giovanni Tabacco, il quale lo recensì̀ a stretto giro di posta nel 1956 sul Bollettino Storico-bibliografico Subalpino, definendolo – cito – «ricco di cose e di idee, ma anche un po’ sconcertante». Poco oltre osservava, infatti, che «il Violante intreccia in questo libro – in una forma che può̀ turbare il lettore non consapevole dei motivi ispiratori della ricerca – due diverse trattazioni: Enrico III imperatore e le origini della pataria milanese» (Tabacco G., Medievistica del Novecento: recensioni e note di lettura (1951-1999), a cura di Guglielmotti P., Firenze 2007, p. 16).

211 A tal proposito anche lo storico tedesco Hagen Keller ha rivolto la sua attenzione all’aspetto per certi versi istituzionale della Pataria, vedendo in essa il principio di quelle coniurationes che avrebbero dato poi origine all’ordinamento comunale nella città di Milano. Keller H., Adelsherrschaft und städtische Gesellschaft in Oberitalien 9. bis 12. Jahrhundert, Tübingen 1979; Idem, Il laboratorio politico del comune medievale, Napoli 2014; Idem, Die soziale und politische Verfassung Mailands in den Anfängen des

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dalla visione eminentemente religiosa di Morghen, ma anche da Volpe, che egli considerava una sorta di maestro acquisito. Il volume sulla pataria raccoglieva le istanze religiose assieme a quelle sociali e politiche, ponendosi come punto di equilibrio per interpretare quanto accadde a Milano e di riflesso in tutta Europa alla metà del secolo XI.212

Ma la scuola morgheniana avrebbe presto trovato un allievo pienamente inserito nella corrente storiografica del maestro: Giovanni Miccoli. Il punto di vista adottato da quest’ultimo metteva in rilievo gli aspetti particolari della personalità dei protagonisti della Pataria. Miccoli indaga in maniera sottile gli animi di Arialdo e dei suoi seguaci, prediligendo come fonte la Vita sancti Arialdi composta da Andrea di Strumi. Qui, infatti, largo spazio è dato all’approccio del santo con la popolazione milanese, vengono riportate non solo le difficoltà affrontate dal futuro martire, topos della letteratura agiografica, ma anche i discorsi veri o presunti che gli permisero di legare a sé larghi strati del populus.

Miccoli si sofferma soprattutto su questi ultimi, indagandone l’aspetto religioso e i richiami alla tradizione anche canonistica.213

kommunalen Lebens, in Historische Zeitschrift Bd. 211 (1970), pp. 34-64; Idem, Origine sociale e formazione del clero cattedrale dei secoli XI e XII nella Germanie e nell'Italia settentrionale, in Le istituzioni ecclesiastiche della "Societas Christiana" dei secoli XI-XII. Diocesi, pp. 136-186.

212 Il Violante continuerà a occuparsi della Pataria nell’ambito di un più vasto interessa nell’approfondire il rapporto tra chiesa feudale e riforma: Violante C., I movimenti patarini e la riforma ecclesiastica [Prolusione al corso di Storia Medioevale dell'anno accademico 1955-1956], in Annuario dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a.a. 1955-56 e 1956-57, Milano 1957, pp. 209-223;

Idem, I laici nel movimento patarino, in I laici nella "societas christiana" dei secoli XI e XII, Atti della terza settimana internazionale di studio: Mendola 21- 27 agosto 1965, Milano 1968 (Pubblicazioni della Università Cattolica del Sacro Cuore. Contributi s.3 - Miscellanea del Centro di Studi Medievali, V), pp.

597-687; Idem, Riflessioni storiche sul seppellimento e traslazione di Arialdo e di Erlembaldo, capi della pataria milanese, in Pascua mediaevalia. Studies voor Prof. Dr. J.M. De Smet, Louvain, Leuven University Press,1983 (Medievalia Lovaniensia s.1a. Studia, X), pp. 66-74; Idem, La pataria e la `militia Dei' nelle fonti e nella realtà, in`Militia Christi' e crociata nei secoli XI-XIII, Atti della XI settimana internazionale di studio: Mendola 28 agosto – 1 settembre 1989, Milano 1992 (Miscellanea del Centro di Studi Medievali, XIII), pp. 103-127.

213 Miccoli G., Chiesa gregoriana. Ricerche sulla riforma del secolo XI, Firenze 1966, pp. 127-211.

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Le altre due fonti sopramenzionate sono, invece, al centro dell’interesse di Ovidio Capitani nel suo Storiografia e riforma della Chiesa in Italia (Arnolfo e Landolfo seniore di Milano)214; mentre per l’altra fondamentale opera storica di riferimento per il fenomeno patarino, il Liber ad amicum di Bonizone di Sutri, bisogna guardare agli studi di Ludovico Gatto215.

Il filone storiografico relativo alla Pataria viene meno a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, la grande spinta alla ricerca data dal Concilio ecumenico Vaticano II negli anni Sessanta e Settanta non trova una naturale continuazione, se non in alcuni articoli all’interno di miscellanee e atti di convegni216. Un ultimo interessantissimo contributo è la sintesi compiuta da Paolo Golinelli nel suo La Pataria. Lotte religiose e sociali nella Milano dell’XI secolo217 pubblicato nel 1984. Si tratta di un impianto prettamente manualistico con largo riferimento alle principali fonti raccolte in una piccola antologia di traduzioni, sicuramente un comodo punto di partenza per indagare il fenomeno e, nonostante il trentacinquesimo anniversario appena compiuto, ancora attualissimo per una visione globale del fenomeno e degli studi compiuti al riguardo.

214 Capitani O., Storiografia e riforma della Chiesa in Italia, in La storiografia altomedievale, Settimane di studio del centro italiano di studi sull’altomedioevo, Spoleto 1970, pp. 557-630.

215 Gatto L., Bonizone di Sutri e il suo «Liber ad amicum», Pescara 1968; Idem, Matilde di Canossa nel «Liber ad amicum» di Bonizone di Sutri, in Studi Matildici. Atti e memorie del II Convegno di Studi Matildici, Modena 1971.

216 Schiavi L. C., L'architettura religiosa nel territorio milanese negli anni di Guido da Velate e della Pataria, in La reliquia del sangue di Cristo. Mantova, l'Italia e l'Europa al tempo di Leone IX, a cura di Cantarella G. M.– Calzona A., Verona 2012 pp. 505-528; Brioschi F., Pataria: Gli straccioni di Sant'Arialdo, in Medioevo. Un passato da riscoprire. Mensile culturale, Milano (2011) pp. 28-39; North W., The Pataria: Andrea da Strumi's Passion of Arialdo (late eleventh century) translated from Latin, in Medieval Italy. Texts in translation, a cura di Jansen L. K., Philadelphia, Pa. 2009, pp. 337-350; Zumhagen O., Religiöse Konflikte und kommunale Entwicklung. Mailand, Cremona, Piacenza und Florenz zur Zeit der Pataria, Köln 2001; Werner E., Hildebrand-Gregor und die Mailänder Pataria, in La riforma Gregoriana e l'Europa. Comunicazioni 2, Roma 1991, pp. 21-28; Lucioni A., L’età della pataria, in Storia religiosa della Lombardia. 9. Diocesi di Milano, a cura di Caprioli A.– Rimoldi A.– Vaccaro L., Brescia 1990, pp. 167-194; Picasso G., Il monastero di S. Ambrogio nell'eta della prima pataria, in Il monastero di S. Ambrogio nel medioevo. Convegno di studi nel XII centenario 784-1984, Milano 1988, pp. 35-46

217 Golinelli P., La Pataria. Lotte religiose e sociali nella Milano dell’XI secolo, Novara 1984.

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L’idea che si ricava da questo breve prospetto è che si tratti di una tematica storica ormai esaurita, non più in grado di offrire ampie prospettive di ricerca. Nonostante il tema più in generale della riforma ecclesiastica e in particolare del caso milanese abbiano rappresentato il banco di prova di alcuni tra i più grandi storici medievali senza aggettivi, si è oggi restii a credere che possa esserci qualcosa da aggiungere a quanto già detto. Il peso di così eminenti predecessori grava inesorabilmente su chiunque voglia tentare un nuovo approccio storiografico. Non è mia intenzione rileggere qui la genesi del movimento patarinico, né tantomeno i suoi più o meno forti legami con il nascente autogoverno cittadino, quanto piuttosto soffermarmi sulla componente che più di ogni altra ha reso interessante questo movimento di massa. L’analisi sociale, l’esperienza di religiosità collettiva, la stratificazione economica della città milanese sono tutti aspetti affrontati dagli storici summenzionati, i quali hanno, tuttavia, lasciato scoperto un anello di congiunzione fondamentale: la comunicazione tra gli attori in scena. Beninteso, gli attori non sono soltanto i protagonisti, infatti, le comparse hanno un ruolo fondamentale in questa instabile Milano del secolo XI. Sono essi stessi il motore del movimento religioso-politico-sociale in atto, ma, se questo non fosse stato acceso dai protagonisti, probabilmente non ci sarebbero stati gli effetti verificatisi. Accendere il popolo e in generale accendere gli animi prevede delle accortezze metodologiche non banali, sicuramente in possesso delle due magmatiche fazioni in lotta e, perché ciò accadesse, non c’era modo migliore che predicare.

Miccoli ha, come accennato, avuto la medesima intuizione nell’analizzare questo rapportarsi dei patarini alla popolazione milanese, salvo poi circoscrivere la propria analisi a una sola delle fonti principali e a tratti esasperando il suo approccio in un’ottica storiografica eccessivamente religiosa, ai limiti del maniacale. Mentre mi accingevo per la prima volta a leggere la raccolta Chiesa gregoriana218 dello stesso Miccoli, il mio maestro mi disse: «Usa Violante come antidoto»219. La frase mi lasciò perplesso, ma, non appena ebbi modo di approfondire in parallelo le opere di entrambi gli studiosi, mi resi conto di quanto le differenze nell’impostazione storiografica fossero nette e certamente necessitassero di un approccio capace di renderle complementari tra loro. La ricchezza

218 Miccoli G., Chiesa gregoriana, op. cit.

219 Il riferimento bibliografico riporta a Violante C., Studi sulla cristianità medioevale: società, istituzioni, spiritualità, Milano 1972.

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degli studi sulla Pataria, unita alla grande qualità degli stessi rende lo studioso spettatore di uno stesso fenomeno da angolazioni quanto mai diverse, come se ci si trovasse all’interno di due cerchi concentrici sulla Milano del secolo XI. Il primo dei due cerchi è sicuramente quello delle fonti patarine e antipatarine, integraliste o moderate; il secondo, quello della storiografia, è composto da un caotico intreccio di analisi politiche, sociali, economiche, religiose, spirituali, prosopografiche, particolaristiche e generali che rischia di invischiare i nuovi tentativi di studio e, allo stesso tempo, fornire la consapevolezza di un’incompletezza di fondo che fa scricchiolare l’apparente esaurimento della tematica.

Nel documento DOTTORATO DI RICERCA IN Studi storici (pagine 182-188)

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