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Stress ossidativo nelle malattie infettive e parassitarie

Nel documento STRESS OSSIDATIVO E BENESSERE EQUINO (pagine 37-41)

deceduti presentavano concentrazioni medie di isoprostano nelle urine significativamente più elevate rispetto ai cavalli sopravvissuti e ai cavalli controllo. Da questo studio si evince che la misurazione della concentrazione di isoprostano F2 nelle urine può essere un utile indicatore prognostico in corso di colica e può essere un dato utile per il riconoscimento della colica chirurgica rispetto a quella medica. Oltre al fatto che gli isoprostani potrebbero essere un bersaglio terapeutico per ridurre le lesioni sistemiche e gastrointestinali in corso di colica. Infine lo studio pone come obiettivo futuro quello sviluppare un test basato su questi dati, utilizzabile in campo, in grado di identificare velocemente i cavalli che necessitino di un intervento chirurgico. In quest’ottica lo studio dello stress ossidativo risulta quindi fondamentale anche ai fini diagnostici (Noschka, et al, 2011).

Infine uno studio ha valutato i livelli di stress ossidativo e degli oligoelementi antiossidanti associati a coliche spasmodiche, gassose o da costipazione in cavalli da tiro. A tale scopo, sono stati prelevati 20 campioni di sangue da 20 cavalli sani utilizzati come gruppo di controllo, 20 con colica spasmodica, 20 con colica gassosa e 20 con colica da costipazione.

Nei cavalli con colica gassosa o da costipazione, si è osservata una significativa riduzione della capacità antiossidante totale, dell'attività del glutatione ridotto (GSH) e della catalasi (CAT), nonché dei livelli di selenio, rame, zinco e ferro. A questo calo si è associato un significativo aumento dell'attività della superossido dismutasi (SOD) e del livello di malondialdeide (MDA), interleuchina-6 (IL-6) e manganese. La glutatione reduttasi era significativamente aumentata nella colica gassosa e significativamente diminuita in corso di costipazione. L'indice di stress ossidativo era significativamente aumentato nei cavalli con colica gassosa e costipazione rispetto ai cavalli controllo. I risultati di questo studio indicano quindi che lo stress ossidativo, in particolare associato ad alterazione dei livelli di oligoelementi antiossidanti, è una caratteristica delle coliche gassose e da costipazione nei cavalli da tiro (Ibrahim, 2014).

4.8.1 Rhodococcosi

La Rhodococcosi è una patologia caratterizzata da un grave coinvolgimento dell’apparato respiratorio causata da Rhodococcus equi, un batterio Gram +, che colpisce i puledri da 1 a 6 mesi di età con una mortalità variabile dal 5 al 100%. L’infezione avviene in seguito all’inalazione di polveri contenenti il microrganismo il quale, una volta giunto nei polmoni, causa una risposta infiammatoria cronica con formazione di lesioni piogranulomatose a carico dei polmoni.

Uno studio ha indagato il ruolo dello stress ossidativo nella patogenesi della rhodococcosi, misurando e valutando i markers di stress ossidativo all’interno del sangue e nell’espirato condensato in puledri con e senza lesioni riconducili alla patologia. Sono stati indagati i livelli di d-ROMs e Oxidative Stress Index nel sangue e di H2O2 nell’espirato condensato. I soggetti sono stati selezionati con uno screening ecografico, dal momento che la maggioranza dei casi erano asintomatici, in due allevamenti che presentavano rhodococcosi a livello endemico. Questo studio ha dimostrato come i markers di stress ossidativo erano significativamente più alti nei soggetti colpiti rispetto a quelli sani, ipotizzando quindi che lo stress ossidativo giochi un ruolo nello sviluppo e nella patogenesi della malattia. Inoltre è stato proposto di utilizzare questi parametri di stress ossidativo come marker precoci per la diagnosi della patologia quando ancora è subclinica, oltre che per la stadiazione della stessa. Infatti si è osservata una correlazione tra la gravità della patologia e i valori dei d-ROMs, il che sembra riflettere la gravità del danno tissutale. Tuttavia sono necessari ulteriori studi su una popolazione più ampia per approfondire meglio questi aspetti, ma anche in questo caso assistiamo a un altro caso in cui i markers di stress ossidativo potrebbero in futuro rivestire un ruolo importante ai fini diagnostici. Inoltre l’associazione tra rhodococcosi e stress ossidativo evidenziata, getta le basi per lo studio di potenziali terapie antiossidanti volte a ridurre il rischio di sviluppare la patologia nei puledri (Crowley, et al, 2013).

4.8.2 Anemia infettiva equina

L’anemia infettiva equina è una patologia causata da un retrovirus appartenente al genere Lentivirus presente in tutto il mondo in grado di infettare cavalli, muli e asini. Una volta che l’animale è stato infettato rimane tale per tutta la vita, con episodi ricorrenti di

febbre associata a viremia, insieme a trombocitopenia e deperimento. L’anemia infettiva equina rappresenta anche un modello di studio per il virus dell’HIV umano (Bolfa ̆ , et al., 2012).

In medicina umana si pensa che lo stress ossidativo abbia un ruolo nella progressione dell’HIV e di altre infezioni da lentivirus, contribuendo alla replicazione virale, all’infiammazione e al calo della produzione di cellule immunitarie. Sembra che sussista una correlazione tra l’infezione da virus dell’anemia infettiva equina e lo stress ossidativo, con un’alterazione dell’equilibrio tra ossidanti e antiossidanti soprattutto nei cavalli infettati di recente e di età superiore a 5 anni. Questi ultimi rappresentano la categoria maggiormente vulnerabile in relazione allo stress ossidativo, seguiti dai soggetti recentemente infettati ma minori di 5 anni di età (Bolfa ̆ , et al., 2012).

4.8.3 Babesiosi

La babesiosi equina è una malattia protozoaria trasmessa da zecche causata da Theileria equi e Babesia caballi. La malattia è endemica nella maggior parte delle aree tropicali e subtropicali. La patologia si manifesta con febbre, edema delle porzioni ventrali dell’addome, ittero, emoglobinuria e dispnea.

Un possibile ruolo dei radicali liberi dell’ossigeno nella patogenesi delle infezioni parassitarie è un campo di ricerca molto attivo negli ultimi anni. Sono stati studiati 58 equidi (cavalli e muli) naturalmente infettati da T. equi e B. caballi paragonati con 44 cavalli sani. Gli animali infetti erano tutti in periodo di infezione acuta o subacuta. Sono stati presi in considerazione come parametri la malondialdeide (MDA), i prodotti di ossidazione di NO (nitrato e nitrito), i livelli sierici di glutatione (GSH), la vitamina E e il retinolo. Rispetto ai controlli, i livelli di MDA e nitrato erano aumentati significativamente nei cavalli infetti (p<0.01, p<0.05, rispettivamente), mentre la concentrazione di GSH e i livelli di vitamina E sono diminuiti significativamente (p<0.01). Non vi è stato alcun cambiamento significativo nel livello di nitrito e retinolo tra due gruppi. I risultati di questo lavoro suggeriscono che negli equidi infettati da T. equi e B. caballi, questa alterazione della perossidazione lipidica, degli ossidanti e degli antiossidanti può essere correlata alle difese dell'ospite contro l'infezione parassitaria e potrebbe svolgere un ruolo centrale nella le condizioni patologiche associate alla babesiosi (Deger, et al, 2009).

Uno studio più recente ha valutato gli indici di stress ossidativo in cavalli naturalmente infettati da T. Equi. I risultati hanno dimostrato come nei cavalli infetti si aveva una produzione significativamente superiore di ROS e RNS rispetto ai cavalli controllo. Questo esitava in una maggior fragilità rispetto all’insulto osmotico delle cellule, in danni ai lipidi di membrana (si è osservato un significativo aumento della MDA rispetto ai cavalli controllo), alle proteine e al DNA, oltre che emolisi e danno epatocellulare. Si può quindi, anche in questo caso, concludere che lo stress ossidativo può contribuire alla patogenesi delle problematiche collegate all’infezione da T. equi nel cavallo (Radakovic, et al., 2016).

Un altro studio ha dimostrato come in corso di babesiosi equina i marker di stress ossidativo siano maggiormente influenzati durante la stagione invernale rispetto a tutte le altre stagioni evidenziando l'impatto stagionale della malattia (Basit, et al., 2020).

4.8.4 Infezione da Trypanosoma evansi

Trypanosoma evansi è un parassita protozoario che si rinviene comunemente nelle aree tropicali ed è in grado di parassitare una notevole varietà di specie animali. La malattia, conosciuta anche come “surra”, causa gravi perdite economiche. La malattia si manifesta con febbre, debolezza e letargia che portano alla perdita di peso e all'anemia. In alcuni animali la malattia è fatale se non trattata.

Uno studio condotto in India nel 2011 ha indagato il ruolo dello stress ossidativo in corso di infezione da parte di Trypanosoma evansi. In questo studio sono stati presi in considerazione alcuni indici di stress ossidativo (LPO e NO) e alcuni indici antiossidanti (GSH, SOD e CAT) e sono stati posti in relazione con il grado di anemia causato dalla patologia. Come altri studi condotti in altre specie avevano precedentemente riportato è (Ranjithkumar, et al, 2011) è stata osservata una correlazione negativa fra il conteggio dei globuli rossi e i valori di LPO e NO, mentre è stata osservata una correlazione positiva con i valori di GSH, SOD e CAT, il che fa ipotizzare un ruolo dello stress ossidativo nella patogenesi dell'anemia nei cavalli infetti da T. evansi. Poiché tuttavia il meccanismo che sta alla base di questa anemia non è ancora stato studiato in modo chiaro, è difficile stabilire il meccanismo effettivo della sua patogenesi, ma si ipotizza che lo stress ossidativo possa avere un ruolo in essa. Dopo la terapia con chinapiramina solfato, è stato osservato un aumento significativo dei valori ematologici, mentre gli indici del rapporto

tra ossidanti e antiossidanti non sono cambiati in modo significativo, indicando quindi che gli antiossidanti potrebbero essere integrati nel regime terapeutico (Ranjithkumar, et al, 2011).

4.8.5 Habronemiasi

L'habronemiasi è una complessa malattia parassitaria degli equidi che si riscontra più comunemente nelle regioni temperate, subtropicali e tropicali. Questa malattia è causata dall'invasione di nematodi come Draschia megastoma, Habronema majus e Habronema muscae. Le larve di questi nematodi vengono trasmesse dalle mosche mentre si nutrono su ferite cutanee o nelle zone umide della superficie corporea (es. genitali, occhi, narici, labbra). Nella forma gastrica, le larve di nematodi si depositano vicino alla bocca, vengono ingerite e sono in grado di maturare negli adulti e produrre uova nello stomaco degli equidi. Le uova vengono successivamente escrete attraverso le feci. Le forme aberranti più comuni (congiuntivale e cutanea) sono associate al deposito della larva in queste aree e al completamento del suo ciclo vitale in queste sedi, con segni clinici probabilmente associati all'ipersensibilità locale. I segni tipici includono lesioni cutanee non cicatrizzanti, ulcerazioni, prurito intenso e formazione di tessuti granulomatosi esuberanti (Pugh, et al, 2014).

Un recente studio ha preso in considerazione i marker di stress ossidativo in corso di habronemiasi, dimostrando come la patologia cutanea induca uno stato di stress ossidativo nei cavalli infestati. Infatti sono stati rilevati alti livelli sierici di MDA e bassi livelli sierici di SOD, GSH e TAC in tutti cavalli infetti. I cavalli infestati rispondono quindi allo stress ossidativo con un consumo eccessivo di antiossidanti come SOD e GSH.

Pertanto, si può dedurre come l'integrazione con antiossidanti può essere un approccio terapeutico integrato utile nel trattamento della patologia (El-Deeb, et al, 2018).

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