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TENDENZE CONTEMPORANEE: IL RITORNO ALLA PROGETTAZIONE

DELL’ARREDO DAL XIX SECOLO AD OGGI

1.3 TENDENZE CONTEMPORANEE: IL RITORNO ALLA PROGETTAZIONE

di pregio alla produzione seriale dell’industria ha avuto una notevole importanza, sia in quanto produ rice e riprodu rice d’opere d’arte, sia per la di usione della cultura di massa37.

Si assiste progressivamente al “trionfo neokitsch”, ovvero del kitsch da catalogo inteso come “arte della consolazione” basata su elemen minimi quali «i  ori di plas ca, peraltro spesso più belli dei veri con cui vengono scioltamente compos , e, nei colombari, i cara eri dei nomi del defunto , la pietra “durevole”, il vaso , la luce ele rica accesa “sempre”»38.

Altri elemen che rasentano il kitsch, ma questa volta un “kitsch commovente”, sono tu a la serie di ogge , appartenen al defunto o che rivestono un signi cato par colare per chi rimane, che trasformano le tombe in simulacri di chi non c’è più. È questo il caso di alcune tombe di bambini o giovani ragazzi popolate da gioca oli e ninnoli vari che servono a mantenere vivo il ricordo.

1.3 TENDENZE CONTEMPORANEE: IL RITORNO ALLA

Nasce quindi in ques ul mi decenni una nuova consapevolezza nelle amministrazioni che vedono nella progressiva demusei cazione del cimitero, pur so o un controllo a ento alla tutela, la spinta a nché i cimiteri tornino a “raccontare”. Per questo diviene importante mantenere in uso le par storiche, per incen vare le visite non solo di cara ere culturale, la visita al cimitero come promenade archite onica e ar s ca, ma anche “sen mentale” in quanto legato alla commemorazione dei defun . Il mantenimento delle possibilità di sepoltura e la costanza nella cura quo diana della tomba, che ne deriva, garan scono infa la “vitalità”

e la sopravvivenza del cimitero stesso.

Intervenire sia all’interno dei nuclei storici che nelle nuove stru ure cimiteriali, cara erizzate spesso da scarsa a enzione proge uale, implica inevitabilmente una ri essione sia da un punto di vista archite onico sia rispe o agli elemen a alla perpetuazione del ricordo; ecco perché la tendenza a uale vede impegna ar s , archite e designer nel recupero della qualità formale.

La proge azione della tomba, monumento della memoria per eccellenza in uno spazio pubblico e insieme privato, e dei suo arredi deve esprimere i mutamen sociali e culturali coniugando istanze di rappresentazione, sen men laici o religiosi ed esigenze pra che39. In questo senso, le  ere del se ore funerario40 o rono un occasione per un confronto circa le nuove tendenze nel design funerario cara erizzate dall’u lizzo di materiali diversi da quelli tradizionali, dall’applicazione delle nuove tecnologie a supporto degli elemen  pici del ricordo, e dalla ricerca di nuove forme.

Si assiste, quindi, ad una riorganizzazione dello spazio, che dalla singola tomba si ri e e sull’intero organismo cimiteriale.

Con speci co riferimento ai segni della memoria, si ri ene opportuno segnalare alcune proposte che sono state sviluppate negli ul mi anni.

Per quanto concerne l’e ge, accanto alla fotoceramica tradizionale e ai ritra stampa su plexiglass, troviamo il racconto in immagini nelle targhe in bronzo con ritra o e immagini (in rilievo o serigrafate) che raccontano i luoghi più cari al defunto, piu osto che le più tecnologiche

cornici digitali resisten all’acqua che, inserite nello spessore della lapide hanno la possibilità di contenere, in un certo senso, tu a la vita del defunto, a raverso il caricamento di foto, video e documen vari che lo rappresentano.

Rela vamente alla luce vo va, si segnala l’u lizzo oggi di nuove tecnologie per quanto concerne le lampade (a led in sos tuzione di quelle ad incandescenza) e per la rela va alimentazione (mediante pannello solare o fotovoltaico).

Alcune soluzioni prevedono la commis one fra elemen , ad esempio lampade vo ve  oreali che riuniscono l’elemento luce e l’o erta  oreale, in alterna va ai  ori ar  ciali che frequentemente si trovano nei cimiteri.

Una proposta che rivoluziona radicalmente il modo di concepire lo spazio del ricordo è il Facetomb41 che vede l’eliminazione di tu gli arredi tombali sos tui dalla foto del defunto che copre l’intera super cie dall’elemento di chiusura. Il nome e cognome del defunto vengono colloca nello spessore della lastra sui due la ver cali.

Fig. 1.3.1 – Marcucce e Pantuso, Facetomb, Tanexpo 2010.

Fig. 1.3.2 – Esposizione di proge d’urne funerarie, Tanexpo 2008.

Note:

1 In Albisinni P., Il disegno della memoria. Storia, rilievo e analisi gra ca dell’archite ura funeraria del XIX secolo, Kappa, Roma, 1994, p.85.

2 Ad eccezione dei funerali per gli uomini di Stato, «la società non segna nessuna pausa:

la scomparsa di un individuo non intacca più la sua con nuità. In ci à tu o si svolge come se nessuno più morisse». Sul tema sociale della morte e della sua rimozione all’interno della civiltà industriale Ariès P., L’uomo e la morte dal Medioevo a oggi, Laterza, Roma-Bari, p.660; Gorer G., The Pornography of Death, 1955. Di parere opposto è invece Werner Fuchs, il quale tenta di confutare la tesi sulla rimozione della morte nella moderna società industriale, basata per lui su sen men an -industriali che sfociano nella avversione per la laicizzazione e l’industrializzazione. Cfr. Fuchs W., Le immagini della morte nella società moderna, Einaudi, Torino, 1973.

3 Il 23 pra le anno XII ovvero del 12 Giugno 1804, Napoleone  rma nel palazzo di Saint Cloud il Décret Impérial sur les Sépultures, il 15 Se embre 1806 l’Edi o di Saint-Cloud viene esteso all’Italia.

4 «L’innovazione più radicale stava infa nella ro ura con la tradizione di seppellire i mor nelle chiese o nei campisan annessi ai luoghi di culto e agli ospedali, trasferendo al se ore amministra vo un problema risolto da secoli dall’organizzazione ecclesias ca e trasformando così l’a o pietoso in servizio civico» in Selvafolta O., Iden tà pubblica e iden tà privata nei Cimiteri dell’O ocento, in Pavoni R., Se e raccon o ocenteschi.

Percorsi tra arte e storia del XIX secolo, Skira, Milano, 1997, p.33.

5 Selvafolta O., «Il giardino e il recinto». Il Pére-Lachaise e l’archite ura dei cimiteri italiani dell’O ocento, in Mozzoni L., San ni S. (a cura di), Il disegno e le archite ure della ci à ecle ca, Liguori, Napoli, 2004, p.353.

6 Queste due corren implicano un diverso modo di sen re e vedere la natura: l’“uomo roman co” si sente parte integrante della natura e vi si immerge in funzione dei propri sta d’animo, l’“uomo neoclassico” al contrario, tende a rimanere estraneo e ad indagarne razionalmente le cara eris che al  ne di padroneggiarla. Queste diverse concezioni si ri e ono anche nei due modelli principali di cimitero cui si fa riferimento per la realizzazione degli impian moderni, il cimitero paesaggis co e il cimitero archite onico.

7 All’a ermazione dello s le neoclassico ha contribuito il rinnovato interesse per gli scavi archeologici, in par colare la ripresa degli scavi di Ercolano e di Pompei in Italia.

8 Argan P. et al. (a cura di), G.C. Argan, L’arte moderna. L’O ocento, Sansoni, Firenze, 2001 (1° ediz. 1988), p.11-14. Cfr. Arena A., L’archite ura dei cimiteri e la ci à nel XIX secolo.

Storia, forma e dinamiche urbane dalla Francia alla Sicilia orientale, Caracol, Palermo, 2007, p.82.

9 Selvafolta O., «Il giardino e il recinto»..., op.cit., p.360.

10 A di erenza dei cimiteri a giardino irregolare «connaturato a gen in cui l’individualismo prevale alla solidarietà»; considerazioni fa e nel 1860 di Tullo Massarani, assessore al comune di Milano, durante una delle discussioni sul proge o del cimitero per la ci à. La citazione è riportata in Selvafolta O., ivi , p.364.

11 Cfr. Selvafolta O., “Dopo l’Edi o”: il modello del Père Lachaise e i cimiteri italiani dell’O ocento, in AA.VV., All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne… I cimiteri urbani in Europa a 200 anni dall’edi o di Saint-Cloud, Bononia University Press, Bologna, 2007, pp.64-65.

12 In Selvafolta O., Iden tà pubblica e iden tà privata nei Cimiteri dell’O ocento, op.cit., p.38.

13 Cfr. Ragon M., Lo spazio della morte. Saggio sull’archite ura, la decorazione e l’urbanis ca funeraria, Guida, Napoli, 1986, pp.251-252.

14 Ariès P., L’uomo e la morte..., op. cit., p.608. «Paradossalmente proprio nell’epoca in cui la razionalità rischiara le supers zioni religiose degli uomini, la cultura occidentale inaugura il moderno culto dei mor . Ai defun viene ora a ribuita una laica venerazione;

la pietà per i mor muta il suo segno: le tombe diventano la tes monianza del loro ricordo oltre la morte. Il ricordo, e la sua più perfe a metafora: il fuoco fatuo, conferisce al defunto una sorta di mendace immortalità», in Bo acin M., La tentazione del nulla. Giardini ella memoria per un eterno oblio, in Pavan V. (a cura di), Ul me dimore, catalogo della mostra Agricenter Verona (13 se embre-4 o obre 1987), Arsenale, Venezia, 1987, p.18.

15 Cfr. La ni L., Cimiteri e giardini. Ci à e paesaggi funerari d’Occidente, Alinea, Firenze, 1994, pp.63-64.

16 Una descrizione accurata del cimitero del Père-Lachaise si trova in La ni L., ivi, pp.59-78.

17 La proposizione di par colari orientali ed egiziani è favorita dalle campagne di Bonaparte in oriente che porta alla scoperta della civiltà ar s ca dell’an co Egi o, altra componente della cultura ar s ca neoclassica.

18 Voce «ecle smo» in Pevser N., Fleming J., Honour H., Dizionario di Archite ura, Einaudi, Torino, 1992.

19 La  pologia delle cappelle funerarie, che cos tuiscono il tema funerario per eccellenza dell’O ocento e del Novecento, secondo Jean D. Urbain cos tuisce un ulteriore involucro del corpo, il quarto dopo i ves  , la cassa, il loculo (e il quinto se pensiamo al recinto cimiteriale). Cfr. Doriga R. e O olini G., Lo spazio della morte in “Hinterland”, Territorialità e ci adinanza della morte, n. 29-30, 1984, p.10.

20 Cfr. Ragon M., Lo spazio della morte …, op.cit., pp.95-112.

21 Quatremère de Quincy, Dizionario storico dell’archite ura, 1832: «Dobbiamo notare che, costruendo quel cimiterio, si ebbe in vista non solo la salute degli abitan , ma eziandio i mezzi onde perpetuare la memoria degli uomini celebri, facendo di quel luogo il deposito de’ mausolei che sino allora avevano troppo spesso deformato l’interno delle chiese».

Estra o del testo riportato in “Hinterland”, Territorialità e ci adinanza della morte, n. 29-30, 1984, pp. 32-33.

22 Sborgi F., Il cimitero e i rappor fra l’archite ura e la scultura nel XIX secolo in Felicori M. (a cura di), Gli spazi della memoria. Archite ura dei cimiteri monumentali europei, Sossella, Roma, 2005, p.52.

23 Cfr. Ginex G., Pi ura e ar decora ve nei cimiteri monumentali: materiali,  pologie, arte ci, in AA.VV., All’ombra de’ cipressi … op.cit., 2007, pp.101-126.

24 A. Coccioli Mastrovi , La memoria abitata, in M. ROSSI (a cura di), Ci à perduta, archite ure ritrovate, ETS, Pisa, 2007, p.78. In Albisinni P., Il disegno della memoria ...

op.cit., pp.45-52 vengono riportate alcune tavole della rivista “Ricordi di Archite ura”.

25 Sborgi F., Il cimitero e i rappor fra l’archite ura e la scultura nel XIX secolo in Felicori M. (a cura di), Gli spazi della memoria. Archite ura dei cimiteri monumentali europei, Sossella, Roma, 2005, pp.51-68.

26 Leschiu a P., Luoghi e spazi della morte. Nuove immagini di cimiteri, pubblicato su www.

scribd.com.

27 Strappa G. (a cura di), Edilizia per il culto. Chiese, moschee, sinagoghe, stru ure cimiteriali, UTET, Torino, 2005, p.267.

28 Fuchs W., Le immagini della morte nella società moderna, op.cit., p.167.

29 Valeriani E., Il luogo della morte tra memoria e immaginario, in “Hinterland”, Territorialità e ci adinanza della morte, n. 29-30, 1984, p.44.

30 Cfr. Ragon, Lo spazio della morte ..., op. cit., pp.113-118.

31 Ci si potrebbe chiedere che cosa mai potranno rappresentare per le generazioni future i nostri a uali cimiteri; non avrà certamente senso studiarli e indagarli perché essi non rappresentano più un patrimonio di informazioni riguardan la società contemporanea.

Le epigra , infa si sono banalizzate e al racconto si è preferito il silenzio. I soli da

anagra ci al massimo terminano con l’espressione “i tuoi cari”, altre anto banale quanto ovvia. La situazione a uale è ben descri a da Lorenzo Cremonini che evidenzia come

«l’epoca tecnologica a uale, abbia razionalizzato anche il culto dei mor , riuscendo (come evidenziano la maggior parte dei cimiteri grandi e medi) a sos tuire la capacità della pra ca e dell’economia di spazio e cos , al valore della natura, dell’arte e delle tradizioni tramandateci. Cosicché il de o: “Non si conosce la gente  nché non se ne è visitato il camposanto”, risulta di grande verità. Ciò anche perché come sappiamo, tu a la storia delle civiltà an che è stata scri a partendo dai ritrovamen di sepolture singole e di necropoli.

Da qui il dubbio che in un futuro, si possa realmente da parte degli studiosi ricostruire la nostra civiltà, il nostro “credere e sen re l’esistenza” basandosi sulle tombe ed i cimiteri a uali; ciò essenzialmente perché il pensiero del la morte che ci contraddis ngue, agisce in gran parte sulle forme esteriori del culto dei mor . Cremazione a parte la sepoltura a terra ha costantemente perso terreno a favore dell’incasse amento ver cale in  le di 4 o 5 loculi, per ridurre lo spazio d’uso; cosicché il ricordo del caro defunto sempre più spesso è lasciato alla singola lampadina vo va e ai  ori  n », in Cremonini L., Archite ure cimiteriali ...e se poi non muoio? ...dialoghi e rappor spaziali col caro es nto, Alinea, Firenze, 1999, pp.17-18.

32 «La morte è spesso una grande alleata del kitsch. Dopo essere stata per tanto tempo un’alleata preziosa dell’arte». Dor es G., Il kitsch. Antologia del ca vo gusto, Mazzo a, Milano, 1972, pp.133-138.

33 Termine dall’e mologia incerta, secondo alcuni deriva dall’inglese sketch (schizzo o abbozzo), e si sarebbe a ermato per designare ironicamente le pantomime dei mercan

d’arte che tra avano per deprezzare le opere da acquistare; per altri dal tedesco verkitschen (to make cheap o switch-selling); mentre per la maggior parte degli studiosi proviene

invece dal verbo kitschen, ovvero «raccogliere spazzatura», «comprare a poco prezzo», ma anche «collezionare cose vecchie» e magari «spacciarne di nuove per an che». Il termine è entrato in uso a par re dai primi decenni del XX secolo con il signi cato di “cosa di nessun pregio, robaccia”, si è di uso nel secondo dopoguerra nell’area anglosassone e, a par re dagli anni Sessanta del Novecento, è divenuto internazionale. Cfr. voce «kitsch»

in Carchia G., D’Angelo P., Dizionario di este ca, Laterza, Roma, 1999; Sternberg J., Kitsch, London, Academy Edi ons, 1972, Dor es G., Il Kitsch … op.cit.; Tomáš Kulka, Kitsch and Art, University Park, Pennsylvania, 1996.

34 «What is the rela onship between good and bad taste? It’s not only a ma er of individual opinion but of the  me, the place, the circumstances. What some people consider bad taste is the in-thing for others and good taste as recognized by the masses is just what intellectuals clarify as irretrievably mediocre, dull and uninteres ng. Taste is always changing», nell’introduzione di von Byros, al libro Sternberg, Kitsch…, op.cit., s.p.

35 Dor es G., Tre appun su morte e  gurazione in La morte oggi, Feltrinelli, 1985, pp.219-220.

36 Dor es G., Il Kitsch … op.cit., pp.17-18. L’autore elogia le ra gurazioni macabre medioevali, l’arte barocca dell’estasi di Santa Teresa e gli scheletri dei Capuccini (a livello non più d’arte ma di «consumo») e individua come kitsch anche le cen naia di statue che invadono i cimiteri odierni, ove la morte è contra a a, addomes cata, come le ra gurazioni realis che del padre e del  glio che salutano la madre con mes zia e compostezza e l’equivoca  gura angelica seminuda.

37 «Nella conquista popolare e proletaria della tomba individuale e dei segni e simboli, anche solo miniaturizza , delle sepolture dei signori e dei ricchi, si realizza così il luogo di massima raccolta ed espressione (dopo l’abitazione privata) della conquista popolare dell’arte, del suo ada amento «commovente» ai gus e ai bisogni lascia in eredità da classi che intanto trovano altre forme (incinerazione, nei Paesi nordeuropei) e altri luoghi per la propria sepoltura […]» in Doriga R. e O olini G. (a cura di), Lo spazio della morte, op.cit., p.16.

38 Ibidem. Gli autori si rifanno al testo di Moles A., Il Kitsch. L’arte della felicità, O cina, Roma, 1978.

39 Stefanelli N., Nuove proposte per l’arte e per l’archite ura cimiteriale in “Oltre Magazine”, n.6, Giugno 2010.

40 Tra le  ere commerciali del se ore funerario riveste un ruolo di spicco la Tanexpo di Bologna.

41 Stefanelli N., Facetomb e urnlight a Tanexpo 2010. Ripensare i cimiteri del futuro in

“Oltre Magazine”, n.5, Maggio 2010. Il Facetomb è stato presentato al Tanexpo 2010 da Andrea Marcucce e Mauro Pantuso.

Capitolo 2