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Con il termine massarius e massa veniva indicato sia il latifondo, che l’insieme delle terre, dei posse-dimenti che appartenevano o a privati, o allo stato o addirittura alla chiesa, ma anche a qualsiasi tenuta che aveva la funzione di produzione e organizzazio-ne del lavoro agriolo.

Sviluppate sia in Capitanata (Tavoliere), sia in Terra di Bari che in Terra d’Otranto erano le masserie re-gie generate durante il periodo svevo, dove all’inter-no si incentrava la forza del potere centrale.

Durante questo periodo venne create da Federico II una più strutturata rete organizzativa , dove i diversi compiti erano promossi dai massarii, che avevano la facoltà di decidere quanto forza lavoro serviva e

quindi decidere il numero dei lavoratori, a seconda dell’attività produttiva e assegnando ad ogni incari-cato una precisa mansione da svolgere.

L’epoca Angioina fu caratterizzata dal rinnovamen-to delle masserie pugliesi, ma non sempre però gli introiti derivanti dal commercio dei prodotti agricoli riuscivano ad ammortizzare i costi che prevedevano i lavori delle diverse migliorie apportate alle struttu-re produttive. Si ebbe un incstruttu-remento numerico delle masserie, il miglioramento delle strutture produttive, si iniziarono a piantare i vigneti portando così un innovazione dal punto di vista colturale, si costruiro-no nuove appendici funzionali quali mulini e forcostruiro-no, ecc.29

29 AA.VV., 12 masserie del tarantino, mostra fotografica e oggetti della tecnologia rurale, Castel¬lo aragonese, 22 dicembre 1979 - 20 gennaio 1980, pp. 7- 27.

Dettaglio comignolo cappella della masseria Accetta Grande.

Fonti: “Masseria Accetta Grande”, Antony Pa, https://mapio.net/place/30832980/ ; Consultato a Marzo 2019

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Fu nel 1500 che gli spagnoli mirarono ad una poli-tica economica dove vedevano protagoniste lo spa-zio rurale delle masserie, ma sempre in questi anni, dopo l’assalto devastante avvenuto ad Otranto da parte dei Turchi nel 1480 e le continue minacce di incursione di questi ultimi, si è generato uno spopo-lamento della costa verso aree paludose e malari-che. Questo generò un periodo di lunga crisi eco-nomica che si riprese quando nel 1600 la masseria si sostituisce al casale, infatti nel periodo aragonese le masserie diventano anche centri di allevamento del bestiame e non solo aziende agricole.

Si hanno molte più fonti sulle masserie durante il 1700. Su alcuni documenti di quest’epoca vengono riportate anche la tipologia di masseria, quanto era il canone da pagare in caso questa venisse affittata, come era articolato il fabbricato, che tipologie di colture venivano effettuate in quel posto, con l’indi-cazione delle differenze della macchia o del bosco, il tracciamento dei confini, ma anche la quantità di bestiame e degli attrezzi lavorativi che la masseria aveva in possedimento.

Questo secolo però è caratterizzato da una forte crisi economica, che comprendeva tutta la produ-zione agricola e portando l’impoverimento e quindi la precarietà della proprietà contadina. Fu così che questo periodo vede lo stravolgimento delle struttu-re socio-economiche e di tutta l’organizzazione del contesto rurale in cui esse entravano a far parte.

Questa crisi durò fino agli inizi dell’800, periodo in cui si era un po’ persa la stabilità che fino a que-gli anni reggeva tutto, vedendo vacillare la struttura dove si reggeva la vecchia società.

Durante la fine del 1800 si ebbe una notevole ri-presa economica, grazie ad un boom demografico, ma anche al continuo aumentare della domanda di olio da parte dei mercati nord italiani (soprattutto a Genova) e nord europei (Francia, Olanda e

Inghil-terra). Grazie a questo la terra attirò costantemente investimenti, che permisero la coltivazioni di nuove aree e soprattutto la crescita dell’olivicoltura.30 Il rifiorire dell’economia portò ad una rivoluzio-ne edilizia riguardante le strutture lavorative della masseria. Si iniziarono a costruire ampi saloni che ospitavo i lavoratori stagionali (come ad esempio i mietitori, le raccoglitrici di olive e i vendemmiatori), vennero edificati nuovi trappeti, ma anche edifici in grado di ospitare la proprietà durante i periodi di villeggiatura. In questi anni le masserie vennero im-preziosite da terrazze panoramiche, colonnati orna-ti, eleganti balconate. Le masserie riprendevano lo stile delle dimore urbane, diventando a tutti gli effetti ville suburbane.

Il 1800 sarà sia il secolo della ripresa dalla crisi eco-nomica, sia anche il secolo che vedrà frantumarsi per sempre la struttura organizzativa della masseria e l’annullamento del loro primitivo significato.

Infatti, dopo l’unità d’Italia, fu proprio la Riforma Fondiaria e il la decisione di una nova destinazio-ne industriale per il Mezzogiorno a dare il colpo di grazia, stravolgendo, il modo di vivere il territorio ,portando le masserie ad un abbandono a causa di inutilità di funzioni.

Per molti anni infatti le masserie hanno solo segnato un epoca che comprendeva un particolare periodo socio economico del territorio. Soltanto da pochi decenni, dopo essersi resi conto che il sogno indu-striale è terminato, si è ritornato a guardare queste strutture con interesse.

Nel caso del territorio tarantino, soprattutto, si guar-da alla riscoperta della storia e della cultura che queste architetture, e la terra in cui esse sono inseri-te, raccontano. E da qui riuscire a creare un’identità del territorio ormai perduta e a promuoverne, dove è possibile, una rinascita.31

30 A. V. GRECO, Masserie e feudi nel Tarantino centro-orientale (sec. XIII-XVII), Ed. Banca di Credito Cooperativo di San Marzano, pp. 97-127

31 AA.VV., 12 masserie del tarantino, mostra fotografica e oggetti della tecnologia rurale, Castel¬lo aragonese, 22 dicembre 1979 - 20 gennaio 1980, pp. 7- 27.

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