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Il congresso di novembre 1964, preparato da un sondaggio effettuato presso il 60% degli iscritti della centrale, cancella il riferimento alla “morale sociale cristiana”. Venerdì 6 novembre 1964, davanti ai duemila e seicento delegati confederali, Descamps presenta la storia della CFTC come un progressivo adattamento, a partire dalla Liberazione, ai bisogni dei lavoratori. Per Jacques Tessier, invece, la condanna del totalitarismo marxista può avvenire solo attraverso la salvaguardia della cultura sociale cristiana. Paul Vignaux bolla questa visione manichea come “guerre de religions”, mentre il nuovo segretario dei chimici, Edmond Maire, ritiene necessaria una “coupure chirurgicale”: un secco colpo di bisturi, per chiudere col passato.

Ancora vago resta il riferimento alla gestione dell'economia proposta dalla centrale: cogestione, autogestione e partecipazione sono parole sempre più ricorrenti nel lessico dei sindacalisti della CFTC/CFDT, ma il senso oscilla dalla rivendicazione di rapporti democratici nelle imprese all'evocazione della “repubblica industriale” prefigurata da Pierre-Joseph Proudhon nel XIX secolo.

Ad essere esplicita è la richiesta di unità d'azione rivolta alle forze sindacali. La mancanza di ordinari negoziati col Governo, la vicina stesura del 5° Piano, la forte frammentazione delle organizzazioni sindacali e la presa d'iniziativa da parte del patronato80 obbliga la centrale ad avanzare pubblicamente le proprie

80 Nel 1965 il Conseil National du Patronat Français, l'associazione dei proprietari d'impresa, pubblica una “charte libérale” «faisant l'apologie de la liberté d'entreprendre, l'éloge du profit et refusant tout partage de

proposte: diminuzione del tempo di lavoro, più dignitose condizioni di lavoro. Già dal 1962 la CFTC/CFDT e FO lavorano nelle stesse commissioni di lavoro, ma la realizzazione di una giornata unitaria di lotta con CGT e FEN deve attendere il gennaio 1965. Ciò nonostante, il congresso del 1964 delinea una strategia d'azione rivendicativa: le centrali, a partire dal dicembre 1964 in occasione di alcuni incontri bilaterali con CGT e FO, sono invitate a sviluppare azioni comuni per obiettivi precisi, allo scopo di ottenere vittorie concrete.

Il 10 gennaio 1966 la CGT e la CFDT siglano uno storico accordo che sarà alla base delle comuni mobilitazioni fino alla prima metà degli anni Settanta. Insieme alle rivendicazioni circa l'adeguamento dei salari, la diminuzione della durata del lavoro e il sostegno alle politiche sociali, le due centrali esigono un ripensamento del governo sull'intero sistema di fiscalità generale e maggiori investimenti attraverso il taglio delle spese improduttive. Alle mobilitazioni si uniscono anche FEN e FO, quest'ultima costantemente recalcitrante circa la possibilità di sottoscrivere azioni comuni con la CGT.

L'unità d'azione non elimina la concezione storica del sindacalismo cattolico, che salvaguarda il pluralismo dei soggetti sociali contro l'idea dei sindacato unico. Per rilanciare questa impostazione, la CFDT apre una riflessione sulla questione della autonomia del sindacato dal mondo politico. Le elezioni presidenziali del 1965, le prime a suffragio universale della Quinta Repubblica, avevano visto la vittoria di Charles De Gaulle solo al secondo turno. Il candidato unitario delle sinistre, l'ex ministro François Mitterrand, aveva trovato il sostegno della sinistra non comunista radunata dalla Fédération de la Gauche Démocrate et Socialiste (SFIO, PSU, CIR) e del PCF. Che rapporto deve instaurare, dunque, una confederazione sindacale in cui il 40% degli iscritti si dichiara simpatizzante delle destre81 con una sinistra politica in continua mutazione, capace di far emergere di

nuove figure (Mitterrand) a discapito dei padri nobili della SFIO (Guy Mollet, Gaston Defferre)? Come evitare l'unità “organica” delle forze sindacali e l'unità “politica” delle forze sociali con le sinistre politiche? Per rispondere a queste domande evitando dottrine filosofiche o religiose già pronte, la CFDT organizza un “gruppo di lavoro ideologico” composto, fra gli altri, da Albert Détraz, Marcel Gonin, Jacques Julliard, Frédo Krumnov, Edmond Maire. L'intento non è quello di riflettere sui “valori” della confederazione, quanto piuttosto di delineare il di quale sindacalismo intende farsi alfiere la CFDT.

I membri della commissione trovano cinque punti di convergenza: rifiutano la visione del sindacato come mera forza sociale che agisce nell'economia; rifiutano di avocare al sindacato il potere politico, che invece deve agire in maniera

l'autorité dans l'entreprise» (Michel Branciard, La CFDT, op. cit., p. 195).

81 Vedi Gérard Adam, Frédéric Bon, Jacques Capdevielle, René Mouriaux, L'ouvrier français en 1970, Armand Colin, Parigi 1970, tavole statistiche finali.

autonoma; convergono sulla natura potenzialmente politica delle rivendicazioni sindacali; ribadiscono l'autonomia del sindacato nell'ottica di uno Stato laico, che riconosce e difende il pluralismo; riconoscono nell'istruzione un ruolo essenziale.

Nell'ambito del gruppo, tuttavia, emergono due declinazioni diverse circa il ruolo che la CFDT dovrà assumere fra il “sociale” e il “politico”. Jacques Julliard, Albert Detraz e i vertici della SGEN spingono per una “strategia autonoma”: scettici verso la costruzione di una forte sinistra politica non comunista, ritengono che i rapporti di forza espressi nelle vertenze sindacali costituiscono l'unico autentico vettore di cambiamento. Inoltre, costoro ritengono che i possibili parallelismi fra l'azione sindacale e l'azione dei partiti politici abbia come inevitabile conseguenza più stretti rapporti fra dirigenze e annullamento del contrappeso rappresentato dagli iscritti.

A porre in termini diversi il rapporto con la politica era stato, già nel febbraio 1965, il sindacato dei chimici guidato da Edmond Maire. Questi riconosce la diversità di funzione fra organizzazioni sindacali e forze politiche, oltre che la loro rispettiva uguaglianza ed indipendenza. Il sindacato, d'altro canto, «doit prendre clairement conscience des contraintes économiques qui pèsent sur l'entreprise, le développement et d'une situation internationale de plus en plus intégrée qu'il s'agisse de l'Europe et de la CEE ou du marché mondial. [..] Le mouvement ouvrier doit se fonder sur le réalisme et adopter une stratégie appropriée aux possibilitées mais aussi aux limites de la situation actuelle»82. Per ottenere

risultati concreti ed immediati in favore dei lavoratori è necessario ottenere accordi circostanziati.

Edmond Maire, insieme a Marcel Gonin e Jacques Moreau83, propone un

percorso in quattro fasi: il sindacato prepara un elenco di priorità sociali ed economiche sulla base della propria visione della società, il c.d. “contro-Piano”; il sindacato propone pubblicamente ai partiti politici della sinistra non comunista un “contrat” con obiettivi di corto e medio termine; il “contrat”, inteso come impegno morale fra i contraenti, viene lanciato a tutte le parti sociali e politiche; il sindacato si autodisciplina («L'effort profond et continu visant, dans la plus totale autonomie de chaque échelon de l'organisation syndicale, à la cohérence de notre comportement syndical avec nos buts»84). Tale sforzo è finalizzato non solo

a rendere tangibili le conquiste di un moderno sindacato, ma soprattutto a stimolare la composizione di una forza politica capace di interloquire con credibilità, proprio per non rendere velleitari le tappe individuate dalla “strategia comune”. È per questo che molti esponenti di primo piano della CFDT saranno presenti a Grenoble nel maggio 1966, in occasione del “rencontre socialiste” che

82 Guy Groux, René Mouriaux, La CFDT, op. cit., p. 118.

83 Edmond Maire, Pour une stratégie commune aux organisations du mouvement ouvrièr, document complétant le rapport ai 15e congrès et péparatoire aux travaux du 16e congrès de la Chimie-CFDT, Lille, 1968; Marcel Gonin, Deux propositions de stratégie syndicale, in «Formation», n. 76, gennaio-febbraio 1968.

unisce in una stessa platea esponenti della SFIO, PSU (Michel Rocard, Pierre Bérégovoy, Serge Mallet, Gilles Martinet, Jean Poperen, Alain Savary), CIR di Mitterrand (Claude Estier), Pierre Mendès France, giornalisti vicini a

«Témoignage Chrétien», «Esprit», «Nouvel Observateur»:

«Il faut donc contribuer à la tranformation de la gauche française mais aussi du syndicalisme. Une fois, ces transformations admises, deux principes doivent fonder la stratégie commune entre partis et syndicats: d'une part, obtenir l'adhésion raisonnée de l'opinion publique à ce que pourrait être une politique de gauche consciente des limites de la situation et de l'obligation de programmer dans le temps les avancées sociales et revendicatives; d'autre part, établir en vue de cette situation, un échange public entre partis et syndicats pour la définition d'un programme de gouvernement comportant des échéances et engagements précis»85.

Anche se gli eventi del Maggio dimostreranno l'assenza di una prospettiva da parte della sinistra politica e il teorico fallimento della “strategia comune” in ragione della mancanza di uno dei due possibili partner del “contrat” (il partito politico), la strategia di Edmond Maire segnerà gli eventi e l'analisi degli anni compresi fra il 1968 e il 1974.