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L’universo dei fruitori del servizio di Capitale Donna e la somministrazione dei

Come descritto nell’oggetto di indagine, lo studio degli atteggiamenti e dei valori delle donne è ricaduto in uno specifico servizio del Comune di Roma. Nonostante quindi si siano analizzati i dati sia del Bic Lazio che di Impresa&Sviluppo (sostanzialmente lo stesso equipe del XV Dipartimento del Comune di Roma), in questo capitolo si analizzeranno i fruitori di questa politica da cui sono tratti i campioni per le interviste qualitative e con questionario strutturato.

Una prima comprensione empirica del fenomeno giunge dall’analisi dell’universo di riferimento, difficilmente ricostruito nonostante la digitalizzazione, parziale, dei contatti presi con gli utenti. Oltre ai riferimenti dell’universo che servono a capire la validità del campione effettivo risultato dalla mortalità dell’invio del questionario via e-mail e per telefono, è utile in questa prima battuta verificare l’effettivo target di donne che si sono avvicinate spontaneamente a questo tipo di sportello.

Una pulizia dei dati nel database amministrativo di Capitale Donna ha portato a individuare questo universo a 1096 casi, a fronte di un archivio originario di 67 casi in piu’ (pari al 6,1%) che costituivano meri doppioni che sono stati eliminati manualmente. Questi contatti comprendono sia le persone che si sono rivolte per telefono agli sportelli solamente per delle informazioni di massima, sia persone che hanno completato tutte le tappe del percorso di orientamento e consulenza del lavoro, arrivando magari alla costituzione di una realtà di lavoro autonomo. Questa ultima possibilità presuppone il passaggio anche attraverso le richieste di finanziamento che sono curate da altre agenzie, sempre diverse a seconda della legge e della misura che è stata presa in considerazione in quel caso specifico.

6.1 La somministrazione dei questionari strutturati

Di questi 1096 casi effettivi di contatti con la segreteria dello sportello del Comune di Roma si disponeva in 648 casi (59,1%) di un indirizzo di posta elettronica. Tutti

gli indirizzi di posta elettronica sono stati utilizzati in un primo momento per l’invio del questionario in forma elettronica. Quindi su 648 invii, si è avuto un ritorno di 167 questionari utili, vale a dire con una mortalità del 74,2% dei casi utili. Tale percentuale di casi utili ottenuti sono tuttavia sufficientemente positivi dal momento che molti indirizzi di posta elettronica sono risultati essere sbagliati o comunque non funzionanti. Circa due terzi dei casi così ottenuti sono stati frutto di un sollecito avvenuto sempre tramite posta elettronica: la mortalità senza il sollecito è stata difatti sensibilmente più alta.

Per quanto attiene i contatti telefonici si è potuto disporre su 1096 casi di 1048 casi (per una percentuale di copertura pari a 95,6) in cui era disponibile o il numero di casa o il numero di cellulare (nell’accezione vel-vel, e non aut-aut, spesso si avevano entrambi). In soltanto 36 casi su 1096 (0,4%) non si è potuto disporre né di un contatto telefonico, né di un contatto di posta elettronica, rendendo quindi questi casi del tutto irreperibili.

Ottenuti quindi i primi 167 casi si è passati a una fase di interviste telefoniche utilizzando il medesimo questionario, arrivando quindi alla base di dati utile di 306 casi. Nella scelta dei casi individuati dalla lista amministrativa disponibile si è cercato per quanto possibile di tenere in considerazione alcuni parametri quali l’età delle intervistate e la nazionalità, anche se è risultato non semplice arrivare a coprire i target degli utenti meno frequenti in questo universo di riferimento a causa di ovvie difficoltà linguistiche che in almeno in parte il questionario poneva nella scala Thurstone Likert-like. Tali difficoltà non si riferivano tanto al tipo di scala per come appare alle intervistate (per la facilità-difficoltà con la quale si era chiamati a rispondere) – anzi, tale scala viene costruita proprio a tale fine (Cannavo’, 2003) – quanto per gli item e la scelta di alcuni sostantivi ed aggettivi che saranno probabilmente apparsi ottimali ai giudici e ai rispondenti “normali” in fase di test della scala, ma che alla prova di un targert di rispondenti con cultura talvolta medio bassa e al contempo stranieri di prima generazioni arrivati in Italia in età già adulta e senza una prepazione linguistica a monte, ha prodotto delle difficoltà alle quali si è posto rimedio utilizzando dei sinonimi più semplici. Per esempio “i titoli di studio sono orpelli inutili” è stato spesso ridotto a “i titoli di studio sono inutili” o ancora

“studiare / andare a scuola non serve” al fine di rendere l’item comprensibile.

6.2 La struttura dell’universo degli utenti di Capitale Donna

L’età anagrafica dell’universo in questione – disponibile in 993 casi – porta ad avere un’età media di 37,5 anni e un’età mediana di 36, con uno scarto tipo pari a 9,91. Gli altri quartili si attestano a età di 30 e 44 anni.

Dal grafico di seguito riportato si nota chiaramente che la curva che approssima la distribuzione rappresentata con gli istogrammi è sostanzialmente platicurtica, ma soprattutto la curva appare approssimare bene un’asimmetria positiva (verso destra), ovvero una presenza di modalità con frequenza più alta verso l’età più giovane.

Fig. 11 Età anagrafica delle utenti di Capitale Donna, valori assoluti in ascissa

0 10 20 30 40 50 60

17 20 23 26 29 32 35 38 41 44 47 50 53 56 59 62 65 68

Fonte: Elaborazione propria su dati Capitale Donna

Le utenti che maggiormente si sono rivolte a questo sportello sono infatti racchiuse dall’età 26-40 anni, con interessanti picchi anche successivamente ai quarant’anni.

La Provincia, o il Paese, di provenienza è invece presente in 966 casi, di cui 163 stranieri (16,9%). Per le persone nate in Italia le romane (nate nel Comune di Roma) rappresentano il 68,9% seguite da un 3,5% di persone nate in Provincia di Roma.

Un focus sulle utenti straniere è interessante perché a differenza delle statistiche disponibili sulle attività commerciali degli stranieri nel territorio romano (si vedano al proposito i Rapporti sull’Economia Roma, Comune di Roma) si evince chiaramente una sottorappresentazione dei Paesi asiatici – basti pensare al fatto che non è presente nemmeno una persona di nazionalità cinese per capire quanto siano sottorappresentate alcune nazionalità – e una presenza molto alta di donne nate in Paesi o dell’est europa (comunitarie o meno), o dell’America Latina.

Tav. 30 Distribuzione delle utenti stranieri di Capitale Donna (nate all’estero), valori assoluti per i Paesi, e percentuali e assoluti per i Continenti

Unione Europea 15 (20; 12,3%) America Latina (55; 33,7%)

In altre parole attraverso questa statistica descrittiva è possibile suffragare la tesi secondo cui il lavoro autonomo e la piccola imprenditoria sussidiata tende a captare come target della policy un pubblico che non è di per sé particolarmente pro-attivo nei confronti delle attività commerciali, delle attività con rischio imprenditoriale e in genere di self-employment (Dota, 2007; Li, 2001; van Tubergen, 2005). Piuttosto sembra qui emergere il sospetto che le persone intercettate da questa politica di incentivi agli start-up e di orientamento volto a rendere tale politica più efficace ed efficiente siano persone che hanno una cultura del welfare, come si cercherà di dimostrare, come occasione di sussidio da ricevere. Quindi l’esperienza di Capitale Donna palesa un quadro nel quale le persone che per cultura e tradizione tendono effettivamente a far da sé (si pensi alla comunità cinese) non vengono coinvolte come target della politica (Rossi, Freeman 1993), mentre ne vengono intercettate altre che forse senza la politica in questione rimarrebbero – considerato anche che si sta parlando di lavoro femminile spesso attribuibile al piccolo commercio, all’artigianato e ai servizi alla persona – nell’economia informale o nel lavoro nero, ovvero in forme occupazionali marginali e solo in parte assimilabili a un’esperienza di lavoro che può essere definito autonomo. Emerge quindi con maggiore forza la necessità euristica, relativa a un’analisi valutativa delle politiche pubbliche, di capire se e in che misura tali persone abbiano bisogno dei servizi supplementari erogati da Capitale Donna (soprattutto l’orientamento al lavoro autonomo) e in che misura sia presente un achievement motivation in queste persone.

Per quanto attiene invece le utenti italiane (nate in Italia), posto che la maggior parte provengono dal contesto romano, emerge che su 222 casi di italiane non romane, il 70% proviene dal Sud d’Italia. Tale squilibrio tuttavia appare sostanzialmente in linea con i normali flussi migratori interni. Equivalenti le persone provenienti dal Centro o dal Nord (rispettivamente 36 e 31 casi).

Il cartogramma sotto rappresentato indica eloquentemente la quasi totale assenza di molte Province del Nord e la forte rappresentazione di quasi tutte le Province meridionali.

Fig. 12 Cartogramma delle utenti di Capitale Donna nate in Italia (in verde le Province senza casi; Provincia di Roma esclusa)

Fonte: Elaborazione propria su dati Capitale Donna

Province italiane da Colonna Z

5 a 19 (17) 4 a 5 (7) 3 a 4 (6) 2 a 3 (14) 1 a 2 (19)

7. L’analisi delle interviste qualitative alle utenti del servizio di