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VECCHIE MACCHIETTE

Nel documento ~LL' iJLLtlstrissin1a (pagine 124-127)

Come non Yi è più modo e.li essere eroi dopochè la mitraglia spazza a distanza gli eserciti, così è, d'ordine superiore, vietato in Torino l'esser tipo: al menomo carto è lì pronta una guardin, urbana a richiamarYi sul retto sentiero, a vantaggio forse della comune esistenza ma con detrimento non poco della nota, caratteristica e geniale. Nel caleidoscopio non possono perciò filare che figurine dcl passato, quelle figurine che

« noi ricordiamo (Gazzetta cle1 Popolo cle11a Domenica, anno XIII _,_y, o) o

cc per a\·erle conosciute di Yista od n.nchc olo inteso n, dire dai vecchi.

cc Ora <.:he le eitth sono così ricche cli cnricature viventi, di figure note

;;:. cc per mal e azioni o per equi ·mci mezzi di sussistenza,, fa bene al cuore

e< ripensare a, q uclle <.:nrio e mac.:chictte di una volta, il cui lato

carntte-« ristico era sempre buono ed onesto n. Piazza Castello somministrava ai nonni ccl ai padri spettacoli economici ma sufficientemente intellettuali.

Oi·col'fe (l\Iaurizio Bartolomeo, dimorante al Borgo del Ballone, casa Boeris), l'uomo tlallo UO\'a cli basilisco, fissava la bigoncia roteante allo sbocco della via Panierai, presso la Chiesa di San Lorenzo, e là, assistito tla.i. duo domestici ~n,ntn,mano o llla1·ches Savata distribuiva l'Olio di straccione, distillato dull'erbo delle più alte montagne e che guariYa radicalmente

n moderno comandante <e serale, p1·6fìle, ·C?J?iiie ventose, piaghe d6161·6se, it1n61· freid, sfite, dol61·, lwusor,

ili Piazza Castello. ,

« laCl'ime a j'eui, 1·itenssion d'u1'ina e tut lon eh a fa pe1· la cassina: scmpe

« 'nfreiclà, pati!1'le stucs.'là e tut lon eh' a fa pe1' la cèt ».

nano, il cordiale nemico sno e rivale irreconciliabile, strappavn, i molari e riduceva l'ernia strozzata, raccomandando ai concittadini di non frtrsi ingannare «dall'altro ciarlatano ».

Gioanin cl'j osei, il primo fra i burattinai che abbia fatto conoscere Gianduja alla gente Torinese (1), cRilarà,va la fine dcl secolo xYm: all'epoca della Restaurazione lo surrog·ava Cm·lo Cuniberti, torinese, coi suoi fantocci che Gerolamo guidava e dirigeva al cimento ; in tm111Ji meno da ·noi lontani sorgeva Gaetano Bw'.zio a far bn.llar Ée1·1iardone.

Superfluo descriver l'impianto: gli stabilimenti dcl genere son tutti formati sullo stesso modello. Nel pubblico era, caratteristica una strana insistenza nell'attentare con maliziosi uccorgimenti all'equilibrio, già cli per sè stesso instabile, dell'edificio. Ciò provocava periodiche esplosioni di collera nel poco paziente direttore, costretto talvolta a troncare di botto una interessante ùiscor::;a dcl Diavolo alla, «Vecchia giuocatrice di lotto » per ritirare in basso gli attori e Rostituire ad essi ed al repertorio la propria, facciaccia furente ed urlare dal boceascena profanuto la battuta fuori programma: - Bfril'hinaia po1·ca, fé nen bOgié la bamca ! Il che non riusci\·n, che a sedare momentaneamente la burrasca: un quarto d'ora dopo il giovane pubblico ritornaYa da capo.

Battista, il grave, solenne, indimcntieabile Buttista Tosi, detto Bambin 'd Vaml perchè oriundo dolln, Va,lsesia, spiegaya con mimica commovente, stralunando gli occhi e sollevando al ciclo le braccia,·il «Processo, sentenza, condanna e morte dell'enorme assassino Tiberio

« Squillctti e delln, sua rea femmina>>; narrava il cc Fatto successo, pietoso e raccappricciantc

e< dell'oste pnrricida che uccise il suo proprio figliuolo non :.vrnndolo conosciuto per tale >li

declamava in accenti patetici la barbara e dolorosa fine del povero Conte Ugolino «costretto

« a di\,.orarc i figli al fine cli poter conservar loro un padre >> o cantavn finalmente in mclanconi<.:o metro: D'un bel fatto in Al ge1·ia accaduto:

« Abbraccinnclo il sergente fratello

« Io ti bacio per l'ultima volta,

« Se quest'nnimn, in cielo va, . cioltn.

« Preo·hcrà per In pn.trin, e por te.

« Io perdono vi chiedo soldati

« E non vi stimo il vostr' atto cruUele,

« Sol vi prego servite fedele,

« Oh prendete l'esempio eia me »,

intercalando ogni strofa coll'introduzione cli una enorme presa di tabacco nelle capaci fosse nasali.

(l) La memoria di Gi1imz/n d'j 1)sf/ rimase nel popolo anche per l'eroismo con cui salvò la moglie nell'incendio appiccatosi nella soffilla che abitava in casa Derozl. Due vati vernacoli ne cantarono: il cav. G. I. Pansoya che accenna all'incendio 2-3 febbraio 1 i82 e V . ..:-\. Peyron (Opere, voi. IV, pag. 53).

Ccu·lo rettw·i, veneziano, lucida.va. le scarpe dcl pubblico al gmncl b1·illanté j Kane, figlio di ~an Marco esso pure, lo divertiva con giuochi di bus!::lolotti.

Quasi a ridosso della f<.icciata di Palazzo l\hidama rizzava. botteghino serale Toni dle Sen:ente, così chiamato dalla sua, Musa che si rivolgeva più particolarmente a quella benemerita classe. Cumulava alla qualità di poeta vernacolo quella di fabbricatore d'empiastri per i calli. Per motivi rimasti avvolti nel mistero, mancava del naso e vi suppliva con un b1wo velato da una toppa di seta nera. Attenclevci allo smercio dci ce1·ottini leggendo al pubblico, prima di licenziarli alla vendita, certi opuscoletti in rima che, volere o non Yolere, spinwano un profumo cli spontaneità, di schiettezzti e di brio che non si trova ormai in troppi compo-nimenti dei bardi piemontesi moclemi.

I sòn ::;i povra ::;erventa disgrassia e malcòntenta, desmentià, povra del tut :enssa nn can eh' am daga ai u t : la padròna am strapassa ; la matin am manùa an piassa e pr'ii pochi sold ch'am a pretenù ch'ii porta a 'l cavagnin caria cl' verdura, veul un rost e na fri tura;

peui la J_Jòla a l'é trop cita o le touche a sento 'd nita o j andivie a sòn mònLit, lo tnrtifie a l'an buta.

Su la carn j é tropa g·iòutn, e je spars sòn sen::;:-:;L pònta;

'l pan a treunl ch'a, l'è gnech, teov brusà, t1·op cru, trop sech, e elle mi sòn senssa, sust e che 'l cònt a, l'è non giust ! E pensè che i peus gi urè cli' i l' ai mai podi~ rò be e su còla magra speisa ga-vò manch na bavareisa

Bruta cosa clt'a l'è mai esse po rnr e nt' ii guai !

E la sua Yena troYaYa anche la formola industriale, il fervorino per l'esito della modesta mercanzia:

S'1 a .i è 'l pi col ceroti n per meuire j aias::;in a l'a fait guarl tanta gont che ,'e a fus:o ricònos::;en t mi sada nen per le piasse ma i lapda a <1uat gana:sse e al J_Jost d'esse un dispera i di ventrùt pad1·ò n 'cl ca !

Qualche anno dopo ht scompars<:i dcl vate, il posto venini occupato da altro modesto callista che esponeva in lucenti gun,nticrc cumuli dL. calli (!) «di sua estirpazione», alcuni dei quali addirittura colossali pretendeva avessero appartenuto a celebrità mondiali: ht danzatrice Cerrito, il diplomatico l\Ietternich, il generale Garibaldi. « - Povero Eroe dci

« due mondi! qnali strazi deYe aYer patito! >l mormorava la folla meravigliata e commossa ....

Predsamente sul sito ove doveva poi cantare hi l\Iusa paesana di Toni dle Siil'vente aveva brillato per l'ultima volta, la sera dcl 23 giugno 1853, la calorosa e (chi sa?) druidica istituzione del Falò di S. Giovanni, recisa dai demagoghi del Consiglio Municipale. Profonda (disse una pubblicazione umoristica dell'epoca) ne fu la sensazione in quella parte di popolo alla quale la certezza del Falò in giugno faceva sopportare con _rassegnazione il rigore del freddo di gennaio! No tizie autentiche se ne hanno .fin dal 1326 negli O retinati Comunali, comprovanti la tenerezza paterna e gli aiuti pecuniari concessi alle società burlesche ed è;ll Re Tambnrlano che menava la baldoria.

La catasta sorgeva di fronte al Palazzo l\Iadama oYe è ora l'Alfiere: il Principe appiccava il fuoco con una torcia presentata dal ~indaco, la guarnigione spara va tre salve e la pira ardeva consumando corde <l'appesi. I «signori ~indici J) tencYano immensamente al privilegio, talora contestato dai Governatori, di porger la torda: il 23 giugno 1618 il l\Iarchese Cordero

<li Pamparato avendo tentato stnipparla cli rrn:mo al primo Sinclico Vinea, nè essendosi

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que::;ti la::;ciato storchh1re, ne nacque un putiferio, si conYocò d'urgenz<t ht Congregazione, si fecero solenni rimostranze al Duca, e più solennemente ancora Yenne riconfermato il privilegio. La patria era salvata o con essa, il municipale prestigio .

A meta Yia cht Doragrossa al Castello, pontificò

..

fra il 1865 cd il 1880 il « Fisico ».

Lo.·cbiarn<.1.Yano Jest, ma quello doveva essere non il suo Yero nome, ma una satirica alllrnione al meschiuo armamcntarfo degli esperimenti, visto che il J est autentico era meccanko del Gabinetto di Fisica Universitario.

L'armamentario in parola si componeva dift'atti cli uno sconquassato apparecchfo pneumatico e d'un disgraziato uccellino torturato sotto la campana di. vetro dalle alternati ve di respiro e di vuoto atmo-sferico (- Gauom"ct l'al'ia, l'uccello mital'e: t61·n8ma a deie l' ai·ia, l'uccello 1·ùwrge), nonchè di un rocchetto Rumkorff per somministrare hi ::;co1·za elettrica, e di qualche « Serpente di Faraone >> che ammorbava gli spettatori svolgendo la pellicola C<W<t delle proprie spire. Lo pseudo J est era un ometto grasso, tozzo, arzillo, panciuto ed eloquente, vestito eternamente di un vecchio soprabito grigio dalle tasche sfondate, sboccate ed immense. Conosceva poco il sapone.

Spacciava la « Ve1"a radica Imperatoria » (ra-dice di genziana) per le debolezze di stomaco, prescrivendo, ed a bontà di esempio praticando più volte per seduta, il modo ragionevolissimo e tutt'altro che ripugnante, di adoperarla:

La « Yera radica lmperatori:i. ».

« Raspare un pizzico di radica Imperatoria

« dentro mezzo litro di barbera, buona, berlo in tre

« riprese, sopatando bene il recipiente e rinnovare la cunt due volte al giorno almeno ».

Balicchi Romano, spacciav<i il « Grasso lucido per le scarpe e stiYè1.li » sull'angolo della via dei Guardinfanti (Barbaroux), ed a prova dell'innocenza del conglomerato ne ingurg·i-tava tratto tratto, alla presenza degli spettatori ed alla loro salute, qualche pallottola stemperata in un bicchiere di vino. Balicchi fece, relativamente, fortmrn e mh;e su baraccone sul sito delle prime armi, baraccone ereditato poi chtlla figlia,

una brunetta di primo catalogo.

. Di fronte ad esso some l'Agenzia del celebre Giuseppe Galvagno, l'uomo dallo Sciroppo cli Jlelone annunziato da centinaia e centinaia di manifestoni che impressionavano con giganteschi

PADRI E MADRI DI FAMIGLIA CHE AVETE I FIGLI a cui faceva seguito un minusuolo « affetti dalla tosse asinina ».

All'angolo di via Garibaldi e piazza Castello, suonava il flauto il Bo1·gno elle dalla piazza ebbe il predicato: lasciato poi il pastorale istrumento si diede alht distribuzione dei polizzini per giuocare al lotto, ripeten_do sino a sazietà il ritornello : - Chi g-ieuga sti quat ! ccl accontentandosi generosamente di un soldo per ogni centinaio di migliaia di lire promesse ai buoni con cittadini Grissino poli taui.

Ecco la sua fede mortuaria in data 8 dicembre 1877 :

« Ballatol'e Lorenzo, d'anni 7-!, suonatore ambulante, nativo di

<e l\Ioncalvo, domiciliato in Torino, clelli furono Giacomo e

« Crivella Rosa, vedovo di Caligaris Teresa »,

A notte fatta, funzionavano le Ombre Chinesi, sorta di

B.\LL.\TORE Lommzo.

spettacolo ora caduto in disuso, nm che aveva i suoi meriti. Repertorio poco variato, ma scelto: - Le 8t1·er1he di Benevento - La Vecchia Giuocatrice di lotto spaventata dal

])ia1:0lo - 11 tuto1·e burlato. - Quest'ultima produzione, spettacolosi:sima, appart neYn. nl gran genere cla:sico-ronrnntico-fautasmagorico con trasformazioni e Yoli.

Registro l'argomento per l'eyentualità lli un Concorso "c.lrammatico , con premio rimnnerati\yo, barnlito dal l\Iinistero ùella Pubblica Istruzione.

<< Geronte, yecchio barbogio innamorato, n10le sposare la pupilla Colombina a, dispetto

« di Gei·olamo, amante riamato dalla bella infelice. l\fa Ge1·olamo è in amicizia con Zabino,

« possente mago che prende a proteggere la coppia innamorata e ne assicura la fuga in

« un carro rimorchiato da uccelli del paradiso, e tutto ciò a marcio dispetto di Geronte,

« al quale Yiene per soprassello applicato dal Dottor Clistel'ius, n. vista e presenza degli

« spettatori, uno di quei preparati pneumatico-farmaceutici che non si usa percepire per

« bocca, calmando cosi la collera, del Yccchio, il quale ycnuto a, miti consigli, perdona ai

<e fuggiaschi e benedice al loro imeneo. Apoteosi finale, fuochi d'a,rtificio e balletto

ana-« logo illuminato a polvere di Bengala. Cala la t0la n.

Nel documento ~LL' iJLLtlstrissin1a (pagine 124-127)