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Verde urbano e verde pubblico, “verdolatria”

“Nella ci à moderna il verde, presente in forme quan ta ve e qualita ve diverse, rammenta l’esistenza del mondo naturale e vegetale, al quale l’uomo, in varie epoche e modi, si è sempre rapportato; e se, in termini primigeni, la natura ha talvolta signi cato paura dell’ignoto per l’individuo, ques è stato altresì tentato, in diverse e numerose culture, di ricondursi ad essa favorendone la mimesi, vale a dire ricreando con a , comportamen e forme, il suo mondo, elevandola così a essenza stessa dell’arte” 4. Il bisogno manifestato dalla società contemporanea di poter godere della presenza del verde all’interno della ci à è innegabile, ma è anche fuor di dubbio che questa tema ca, e prima ancora la parola stessa, sia spesso abusata: un mondo rido o ad un colore, ad una moda, ad un numero di metri quadra per abitante, ad uno standard quan ta vo piu osto che qualita vo, ad una legi mazione del proge o, ad un costo di ges one e manutenzione.

Rispe o all’archite ura, termini come territorio, paesaggio, ambiente possono essere interpreta come un contesto, una necessaria integrazione non-este ca, o piu osto come facen parte dello stesso campo disciplinare e quindi sogge alla stessa le ura 5. L’aderire a quest’ul ma posizione pone le basi per il riconoscimento degli organismi vegetali quali elemen del mondo costruito e per il loro studio sistema co. Di conseguenza ne sono individuate in modo preciso le funzioni svolte all’interno dell’ambiente urbano, e da queste le classi cazioni  pologiche 6. Tra le funzioni speci che svolte dal verde urbano, che nella versione de agliata fornita dalla

Una tema ca rilevante 10 connessa al verde pubblico è il costo di manutenzione che è in mol casi proporzionale al suo valore este co, e questo al rispe o che gli è dato. Un verde pubblico di uso e curato ‘contagia’ il verde privato con guo, che di ri esso è fa o ogge o di maggiori a enzioni da parte dei proprietari, con un signi ca vo miglioramento dell’immagine della ci à. È stato so olineato che sarebbe

Milone sono ben ven qua ro, si richiamano dal punto di vista ecologico-ambientale, quella prote va, igienica e sanitaria (controllo della qualità dell’aria, del microclima, del suolo, dell’inquinamento); per quanto riguarda invece la sfera sociale, quella ricrea va, culturale, dida ca e non ul ma quella este co-archite onica (dal puro aspe o contempla vo  no al valore terapeu co). È comunque assodato che la funzione principale è quella del ‘verde per sé’, “che ci riporta al legame ancestrale tra uomo e natura e che ci richiama ai signi ca di spazi aper , liberi, non costrui , presupposto e preludio alla funzione rigenera va e riabilita va del verde” 7. La vegetazione è dunque un elemento di grande importanza ai  ni del miglioramento della qualità della vita urbana, in quanto generatore di bene ci  sici e psicologici, ancor più quando fruitore e paesaggio sono pos in rapporto dire o.

Con lo svilupparsi della cultura urbanis ca nella seconda metà del Novecento 8, il ruolo funzionale si accentua con la specializzazione delle classi cazioni  pologiche, raggruppabili in due grandi categorie: di arredo (in cui prevale l’aspe o este co - parchi urbani e giardini pubblici storici, spazi verdi di quar ere o se ore, verde stradale e viali albera ) e funzionale (“come dice il termine stesso, si tra a di verde pubblico realizzato in funzione di determinate e par colari esigenze” - spor vo, scolas co, sanitario, cimiteriale, residenziale di quar ere e residenziale suburbano), cui si aggiunge il verde privato (talvolta visibile, di rado fruibile). La dicotomia 9 tra parco e giardino evidenzia la preminenza di elemen a preminenza naturalis ca, fondamentali nella relazione tra uomo e mondo esterno e dove il fruitore si sente spe atore ed ospite, piu osto che di spazi delimita , perlopiù su chiara matrice geometrica, dove l’impianto vegetale è ricondo o alla creazione di un microambiente a misura d’uomo. In tempi recen la si può dare per superata, in un’o ca più ampia di unicità dell’ambiente e di con nuità tra urbano e non urbano.

u le un maggiore coinvolgimento della popolazione nella sensibilizzazione al rispe o della cosa pubblica, come partecipazione alla cura, sia come ruolo educa vo, sia come sen mento di proprietà condivisa 11. Altro aspe o non secondario è lo studio sul campo di nuove strategie di ges one a basso costo e alta resa, anche ecologica.

Tu e queste componen possono - e dovrebbero - rientrare di diri o tra le funzioni del verde pubblico che, sen to come cosa di tu , aiuta la crescita individuale e la coesione sociale.

Un’altra ri essione prende spunto dalla trasposizione inglese di ‘verde urbano’

come urban forestry. In Inghilterra le aree verdi ci adine sono spesso conformate come vere e proprie oasi di ruralità in ambito urbano, con un forte cara ere di wilderness.

In sintesi 12, è questa l’origine prima degli spazi verdi pubblici in area anglosassone, ritagli dei commons e greens medievali rimas racchiusi fra le case 13 e in seguito riorganizza in funzione della risposta alle ques oni del degrado igienico, sanitario e sociale sollevate dalla rivoluzione industriale. In altri casi, sono state concesse dai regnan o espropriate ai notabili le grandi tenute private che, a volte, erano già aperte alla frequentazione pubblica, ma con forme, tempis che e sopra u o classi sociali limitate: “il territorio verde, urbano e suburbano, perlopiù inizialmente legato a spazi e patrimoni priva , usufruibile solo in rari casi dal semplice ci adino, grazie sopra u o alle spinte della cultura illuminista fra il XVIII e XIX secolo, si è progressivamente trasformato in patrimonio pubblico, partecipando, come tessera signi ca va, alla trasformazione della ci à storica in ci à moderna” 14. I contribu più pro cui si hanno in Inghilterra, Francia e Germania e possono essere così schema zza : da “spazio

FIG. 3.1 Hommage à Heincrich Tessenow, Ironimous, 1963.

[da VARON pag.

69]

FIG. 3.2 Cura estrema del de aglio vegetale nel cimitero americano di Lake Forest, alles to dallo studio di archite ura del paesaggio Jacobs Ryan. [da www.

jacobsryan.com]

privato, altamente quali cato e quali cante nel Seicento; luogo d’incontro della élite ci adina durante il Se ecento, si è trasformato in ambito idealmente interclassista nell’O ocento (con la cos tuzione di gerarchie di parchi, suddivise per frequentazioni) e poi in spazio con for connotazioni sociali nel Novecento, quando le classi urbane più deboli hanno acquisito piena voce poli ca” 15.

Dal punto di vista funzionale, i parchi urbani sono luoghi concepi per favorire i processi di socializzazione come espressione della vita quo diana, specialmente per i ce sociali disagia che, frequentando ques luoghi assieme - o almeno accanto - ai benestan , sono incen va a migliorare il proprio comportamento, se non lo stato sociale. Se da un lato essi sono segnale di democrazia e uguaglianza, dall’altro la loro rilevanza quan ta va è un indicatore della ricchezza e dell’a enzione dell’amministrazione pubblica.

A raverso il passaggio nel Movimento Moderno 16, si ra orzano le teorizzazioni e le standardizzazioni,  no allo svuotamento di contenu conseguente alla riduzione della ci à ai soli parametri quan ta vi come rapporto di suolo edi cato/

edi cabile, in relazione alle des nazioni d’uso. Il dimensionamento, la piani cazione territoriale, ques oni di natura quan ta va e localizza va, le di erenze tra verde di ci à e di campagna sono gli elemen prioritari. L’a enzione si sposta sull’ogge o archite onico, mentre lo spazio aperto rimane un residuo inedi cato, non proge ato.

Diventando operazione cosme ca, il passo verso il degrado formale è breve. Solo pochi so olineano il giusto ruolo della vegetazione di cui già nel 1904, nella sua Cité industrielle, Tony Garnier 17 a erma: “le piante sono parte integrante della scena urbana”, proponendo un nuovo paesaggio emancipato dal mito del ritorno alla natura, ma in rapporto posi vo e razionale con essa: “le condizioni di natura, le quali debbono cos tuire un giusto contrappeso agli elemen ar  ciali origina

dalla macchina [...] La natura interviene in modo sostanziale in quella funzione della vita che è l’abitare (spazio, sole, verde); è presente anche nella funzione del lavorare (verde e cielo); ha una parte di prim’ordine nella cultura del corpo e della mente (sito e paesaggio); in essa, in ne, è inserita la circolazione” (Le Corbusier 18). Dunque il verde in ci à può e deve essere considerato non solo come scenario e fondale este co, ma come a ore comprimario all’archite ura nella realizzazione dello spazio del vivere quo diano.

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