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Voci e carte dal 1969: la richiesta di uno sconfi- sconfi-namento

Sin dalla sua fondazione nel 1989, la Biblioteca “Di Vittorio”

della Cgil di Bergamo1 ha fatto della storia del lavoro il centro del-la propria attività di conservazione documentaria e di ricerca, con-centrandosi prevalentemente sul movimento operaio bergamasco e sulle tante implicazioni che la sua azione ha avuto e continua ad avere negli sviluppi socioeconomici della società orobica.

A partire dal nuovo millennio, anche grazie a preziose acqui-sizioni archivistiche e alla raccolta di un buon numero di testi-monianze orali, è stato possibile rivolgere una sempre maggiore attenzione alle premesse, all’evoluzione e – in parte – agli esiti della lunga stagione di protagonismo che i movimenti politici e sindacali hanno espresso anche a Bergamo tra il 1968 e la metà degli anni Ottanta2.

1.  D’ora in poi Bib. “DV” Cgil BG.

2.  Ne sono dimostrazione i seguenti volumi, pubblicati su sollecitazione e con il contributo della Fiom di Bergamo con l’obiettivo di ricostruirne la storia:

Pur nella persistente e forse inevitabile assenza di una siste-maticità nella raccolta dei documenti e dei dati, sono dunque stati realizzati studi in cui si è ipotizzato che quegli anni abbiano rap-presentato per la storia dei movimenti qualcosa in più che una periodizzazione arbitraria, rivelandosi invece come una sequenza unica e forse persino coerente di fatti e fenomeni suscettibili di interpretazioni e valutazioni storiografiche tra loro dialoganti3.

Possono pertanto apparire equivoci o quanto meno inoppor-tuni i tentativi di isolare singoli anni solari e di setacciarli con

Ferruccio Ricciardi, Lavoro, conflitto, istituzioni: la Fiom di Bergamo dal dopoguer-ra all’autunno caldo, Bergamo, Il Filo di Arianna, 2001; Maria Gdopoguer-razia Meriggi, Gli operai della Dalmine e il loro sindacato: momenti della pratica sindacale della Fiom in una zona bianca, Bergamo, Il Filo di Arianna, 2002; Eugenia Valtulina (a cura di), Questa voglia di cambiare la condizione umana: per una storia della Fiom-Cgil di Ber-gamo dall’Autunno caldo alla scala mobile, Palermo, New Digital Frontiers, 2017. Si segnalano, inoltre, i seguenti interventi: Roberto Villa, Dare voce alla sconfitta. Le radio, le piazze e le fabbriche a Bergamo, in Monica Galfré, Simone Neri Serneri (a cura di), Il movimento del ’77. Radici, snodi, luoghi, Roma, Viella, 2018, pp. 175-188;

Roberto Villa, Il Sessantotto e il risveglio operaio a Bergamo, in Barbara Curtarelli (a cura di), Attorno al Sessantotto. Alle radici del movimento di protesta degli anni sessanta a Bergamo, Bergamo, Centro Studi e Ricerche Archivio Bergamasco, 2019, pp. 257-272. Menzione a parte merita la corposa ricerca di Giuliana Bertacchi ed Eugenia Valtulina sulle relazioni tra esperienza partigiana, lavoro e militanza sin-dacale: Giuliana Bertacchi, Eugenia Valtulina, “Se sono diventato sindacalista è per la Resistenza…”. Partigiani, militanti e operai nella Cgil di Bergamo, Milano, Mimosa, 2005, 2 voll. Occorre poi segnalare che sono attualmente in corso la sistemazione e la descrizione di due importanti archivi: quello della Fiom e quello della Filtea (ex Fiot e Fila) di Bergamo. Infine, nel 2016 sono state raccolte 16 interviste ad altrettanti ex delegati o funzionari della Fiom di Bergamo, a parziale integrazione dei materiali che compongono una già ricca fonoteca.

3.  Proprio al periodo tra 1968 e 1985 fa riferimento Aris Accornero nel definire la “parabola” di una certa cultura sindacale basata sui presupposti dell’egualitarismo. Cfr. Aris Accornero, La parabola del sindacato. Ascesa e declino di una cultura, Bologna, Il Mulino, 1992. Pur non considerando le vicende del lavoro e analizzando invece le culture e i linguaggi giovanili di quel periodo, anche Um-berto Eco individua nel 1968 l’esordio di una spinta partecipativa e propulsiva che dà vita a un “movimento” attivo almeno fino al 1977, ragione per cui parla di una “generazione dell’Anno Nove” (settantasette meno sessantotto) capace di esprimere il bisogno di “liberare il desiderio”. Umberto Eco, Anno nove, in Sette anni di desiderio, Milano, Bompiani, 2012, pp. 68-72.

il vaglio della ricerca storica. Limitandosi al caso bergamasco è già stato osservato, ad esempio, che il 1968 – una data a cui la storia contemporanea non è certo indifferente – assume valori e significati molto relativi, se decontestualizzato dalla crisi della rappresentanza sindacale già evidente negli anni precedenti e dai successivi processi di riorganizzazione delle strutture interne e delle politiche sindacali4.

Tuttavia, soprattutto se si sceglie, come in queste pagine, di adottare un approccio metodologico fondato sull’intreccio e il dialogo tra fonti di archivio e fonti orali, tale convinzione può essere almeno temporaneamente accantonata per privilegiare un’analisi dai contorni quasi filologici il cui obiettivo diventa rilevare tratti linguistici frequenti e tipizzati sia nelle scritture sindacali sia nelle interviste raccolte. Questo sguardo sulle fon-ti, in particolare se riferite a un anno pregno di eventi seminali come è stato il 1969, consente di costruire una sorta di corpus di parole chiave che, sebbene poco definite dal punto di vista nu-merico, qualificano i fatti descritti e di conseguenza permettono di accedere ai significati che i singoli e i gruppi hanno attribuito e attribuiscono a un’esperienza evocata ripetutamente. In altre parole, soprattutto laddove la dote documentaria a disposizio-ne risulti abbastanza corposa come è in questo studio di caso, può valere la pena di far convergere gli sforzi interpretativi sulle mentalità, sulle culture e sui linguaggi del lavoro. O, meglio, sui cambiamenti e le evoluzioni relative alle mentalità, alle culture e ai linguaggi del lavoro.

Invero, il 1969 torna spesso nei ricordi di chi lo ha vissuto nel ruolo di delegato o funzionario sindacale, come se fosse la foce di un primo ma definitivo processo di trasformazione da cui far scaturire altri e secondari discorsi5. Allo stesso modo, abbondano

4.  Cfr. R. Villa, Il sessantotto e il risveglio operaio a Bergamo, cit., p. 258.

5.  Dall’inizio degli anni Novanta ad oggi, raccogliendo interviste in più fasi, la Bib. “DV” Cgil BG ha costruito una propria fonoteca. Per quanto attiene ai temi

le carte datate 1969 che nei loro contenuti rimandano a una di-mensione di rottura e novità rispetto al passato.

In effetti, se la globalità delle riflessioni sul movimento opera-io bergamasco tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta ha gettato luce nuova sulle originali strategie di reazione al ciclo di ristrut-turazioni aziendali, nonché sulle altrettanto innovative politiche di controllo del salario e dei tempi di produzione in fabbrica, un approfondimento sul 1969 può costituire un ulteriore passo in avanti nella ricerca sulla soggettività operaia bergamasca: sulla funzione del delegato a cavallo tra due organismi così segnanti come lo sono stati le commissioni interne e i consigli di fabbrica;

sul valore che a posteriori è stato assegnato a una certa battaglia salariale o ambientale; sul lavoro femminile e, in generale, sul

“femminile” come categoria concettuale a sé; sul rapporto, se c’è, con il nascente movimento studentesco e, più complessivamen-te, con il mondo dell’istruzione e della formazione.

Senza alcuna pretesa di esaustività o completezza e, anzi, con l’obiettivo di porre le basi per successivi approfondimenti,

oggetto di questo lavoro, è opportuno segnalare che il primo blocco di 56 fonti orali è stato raccolto nella prima metà degli anni Novanta, adottando il metodo dell’intervista basata sulle storie di vita dei testimoni, nell’ambito di una ricerca sui funzionari e i dirigenti della Cgil di Bergamo. Alcune di queste testimonianze rappresentano il corpus documentario fondamentale del già citato doppio volume

“Se sono diventato sindacalista è per la Resistenza…” a cura di Giuliana Bertacchi ed Eugenia Valtulina. Otto di queste testimonianze sono state consultate per redigere questo testo. Inoltre, tra il 1999 e il 2001, al fine di ottenere testimonianze sulle pra-tiche sindacali della Fiom nella provincia bergamasca, Eugenia Valtulina e Maria Grazia Meriggi hanno raccolto due lunghe interviste collettive (erano presenti sei testimoni nel primo caso e otto nel secondo) e semi-strutturate a operai e delegati della Dalmine. Queste testimonianze sono state impiegate come fonte nel già citato lavoro di Maria Grazia Meriggi, Gli operai della Dalmine e il loro sindacato. Infine, nel 2016 – sempre seguendo la metodologia della storia di vita, ma concentrandosi pre-valentemente sul periodo della militanza sindacale tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Ottanta – Eugenia Valtulina e lo scrivente hanno raccolto ulterio-ri sedici testimonianze a delegati e funzionaulterio-ri della Fiom e della Flm di Bergamo.

Queste ultime testimonianze sono state utilizzate come fonte per il volume sulla storia della Fiom orobica tra il 1969 e il 1985 Questa voglia di cambiare la condizione umana, cit., e sono state consultate anche ai fini della redazione di questo lavoro.

quanto segue è il tentativo di identificare il 1969 come fulcro di un processo di progressiva affermazione della soggettività del lavoro operaio, da intendere come sfida alla gerarchia. Infatti, tra le diverse forme di espressione della conflittualità, il 1969 – al-meno nella percezione di tante donne e tanti uomini – è stato per Bergamo l’anno di avvio di una serie di trasformazioni che si sarebbero riverberate nelle iniziative, soprattutto sindacali, degli anni successivi.

In ragione di queste considerazioni, e dell’impatto che gli eventi di quell’anno hanno avuto nella biografia di molti prota-gonisti dell’epoca, si cercherà di dimostrare che il 1969 e la sta-gione che ne è seguita sono stati anni di uno sconfinamento oltre le maglie strette della gerarchia: in particolare la gerarchia sinda-cale stessa e la gerarchia delle direzioni aziendali. O, almeno, si tenterà di mettere in luce la richiesta di sconfinamento oltre quel-le che venivano percepite ormai come inaccettabili restrizioni o come forme di sfruttamento da eliminare.