Giacomosenz’abito edetti.
Jfon. Chevedo! anch’egli spogliato!
ma
questa èunagrande indecenza. Visieteforse accordati...Car.
Ah
scellerato, etuhai il coraggiodi presen-tarti a miozio, ed amia cuginain questama-niera?
Mon. Voi aveteveramenteragionedirimproverarlo!
Giac. (Vengoora dal sarto:misontolta la livrea per farmela un poco accomodare;
ma
appena che P ho levatadidosso,il sarto mi hadetto chenon vuol piùdarmela se voinon li pagat?primail conto.)
Car. /"Paci,nonfarti sentire.) Miozio, vi
domando
grazia perlui.Mon.
A
luigliel’accordo:ma
quanto avoi tuttoè finito,ed allontanatevi subitodallamiapresenza.Ama. Ah!mio buon zio...
Car. Ascoltatemi ve ne prego...
Mon. si èmaiveduto una simile scioperatezza!
Ce-stinato nelDon volersi vestire, senza manife-starneilmotivo.
Car.(S’io gli confesso la causadell’attualemia situazione,ioperdoAmaliaper sempre.
Ah
Eu-genio. Eugenio!)Seena
XIII.Eugenio conungarzonedi sarto, chehaladivisa diCarlo ela livrea di Giacomo. Quest1ultimo sololivede,prendeladvisa e lalivreaecorre nella camera. Ilgarzone parte.
Mon Sonoinutililetue preghiere. Devi seguirmi, edi colui non voglio più sentirne parlare.
Eug. (Poverodiavolo!arrivo intempoperlevarlo d'affanni.)Che vedo! quiilsignorMonval, l’ado-rabile Amalia...
jgilizedbyGoogle
20
Moti. Finalmente ne vedounovestito!
Bug.11vostro arrivoedel più felice augurio per l’amicomio.
Un
notaro,lo zio, la promessa spo-sa; tuttoépiacevele, epromette... Solo1’abito dinozzedi Carlo non mipiace troppo.Car. /'Ahbirbante!)
Bug. Amico mio perchénon timettiiltuo grande uniforme? Quelloéadattatoalla circostanza,!
Car. (Melapagherai), (sotto vocead Bug.)
Scena XIV.
Giacomo inLivreaedetti.
Ama.Oh! ecco ilservitorein livrea;sipuòsperare che anche ilpadrone...
Qia.Ilsignor Carlononvuol metterei!suo vestito?
Car. (Anchetuti burlidi me/crepo dallabile, e
*nonposso parlare.)
Bug. (Ho portato adessoil tuo uniforme; énella tua camera).
Car. (via correndo).
Mon.Eglié matto,é mattosicuramente.
Bug.Iolo sapeva che con una parolaioavrei re-stituito allaragione. Toccaa voiacompier l’o-pera maritandolo.
Ama.Sì,carozio, dice 'benissimo.
Scena XV.
Pandolfoedetti.
Pan. Sento che il signor Carlo si marita! Tanto meglio/ Così potrò sperareeh’ eglipaghi isuoi debiti.
Mon.Isuoidebiti?
Ama. (Oh poverettame!
Un
altro contrattempo!) Pan.A meno
che il signor Eugenio non persistanella delicatarisoluzionedisaldarquesto conto di600 franchi.
Mon. 600 franchi!
Pan. Peraffitto,forniture, pranzi,cene, merende bottiglie...
Mon. Diavolichevi portino... Faredei debiti per questecose, o sopradiuna locanda!
Non
gli perdonerògiammai.DigitizedbyGoogle
21
Sccmft
UltiBB&a.Giacomo, Carloin uniformee detti.
Già. 11 signor Carlo. (annunciandolo).
Ama.
Oh
comesta benecosì vestito!Eug. Vieni, vieni, amicomio, v*equi il signor Pundolfo,ilquale aspettache tuglipaghi quei (>00franchi, che noi glidobbiamo.
Car. (Ah disgraziato/ Eglihadecisodirovinarmi.) Eug.
Tu
saicheoltrediciònoi abbiamodegli al-tridehitucci, eabbiamo convenutocheilprimo aprender mogliepagherebbepertutti due.Car. (Tu miassassini.)
Eug.
Tu
ti mariti,paga...questa mattina dispu-tavamo insieme a chi pagherebbe,ma
io non sono ostinatocome
seitu, eticedo il piacere di saldareogni nostrodebito.Moti.Si signore,pagate, edal
momento
,o iovi protesto chevoi nonavrete mai lamano
d’ A-malia.Ama,(Ahs'iopotessi prestargli il mio denaro!;
Car.Signor Eugenio...questosichiamaabusarsi...
(Tigiuro che
me
ne darai ragione.)Eug. Sono sicuroeli’egli hadiverse migliaiadì franchi nel pertafogiio.
Mon. Sarei curiosodivederli.
Pan. Edioancora.
Eug.(Cercati in saccoccia, stolido!)
Car. [ce"cando).Ah!...sì... évero...é vero, avea dimenticato...L’amore mifacevagirare la testa.
[cavaunpiccoloportafoglio)
.
Eug. Eral’amore.
Ama. Era l’amore. [IlMotivai).
Eug. (Ecco quel benedetto portafogli cheil più dellevolte.abbiamoveduto vuoto.
Ho
guadagna-totutto alMaggiore.; (piano a Carlo, Car.Quantoti’sono tenutod’avermi fattoricor-daredelmiodenaro. Venitequi.signorPandolfo prendetequesta cambialedi 1000. franchi: da-temi ilresto.
DigitizedbyGoogle
22
;>an. Non serve,signore,che premurec’é ? Car.Andiamo dunque, nonfate ilprezioso!
pren-dete, e ricordatevi che quando uninio pari dice che pagherà/... bisogna prenderlo in parola.
Pan. Vi prendoin parola per obbedirvi.
Car. E voi,carozio, èvero che siete ricco,
ma
delle volteinviaggio,puòmancare...se mai vo-lete un migliarettodi franchi...
Mon.
Ah
manigoldo! Ti burlidime.Eug. Nonandatein collera.Questo é.il carattere del mioamico.Ci vuolmoltoperfarlo risolvere a cavarfuori il suo Portafoglio,
ma
quando lo hacacciato vorrebbe dardenaria tuttiilmondo.11 rimanentenoilo depositiamonellemanidella vezzosa Amalia, per garanziadeinostr* creditori.
Mon.
A me
peròsembradiscorgerenellacondotta delmiosignornipote, un non so chedi srego-latezzadi mancanzadigiudizio..E
ug..Signore,vidirò la verità.Nondovete lagnarvi di lui. Vi assicuro in parola dibuon militare, che seabbiamocommessa
qualche bizzarria, é stato soltantofrutto dellemieinsinuazioni: sem-pre però salva ladecenzael’onestà. Carlo ha più giudiziodi me, ediosono certo cheformerà la felicità diAmalia. Accordategliela dunque, ed io visarò mallevadore,che perl’avvenire...Mon. E potrò fidarmi?
Car. Con unamoglie cotanto amabileevirtuosaio
non potrò che esser saggio.
(il commendatoreunisce ledestredeglisposie s: