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Viva la sanità privata, parola della Giunta Chiamparino

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Viva la sanità privata, parola della giunta

Chiamparino

- Francesco Pallante, 12.07.2018

Salute. Si rinnovano le cure presso i privati senza controllo del medico di base: un via libera a

privatizzare i guadagni e socializzare le perdite. Un inedito nella storia sanitaria regionale Nell’ultimo quarto di secolo, il Piemonte è stato governato dal centrodestra per quattordici anni: prima dal forzista Enzo Ghigo (1995-2005), poi dal leghista Roberto Cota (2010-2014).

Eppure, mai agli operatori della sanità privata era stato fatto un regalo come quello appena elargito loro dalla giunta di centrosinistra guidata da Sergio Chiamparino.

Il riferimento è alla recente delibera con cui l’assessore Pd alla Sanità ha consentito ai medici specialisti delle strutture private accreditate di prescrivere visite, esami e farmaci ai pazienti del servizio sanitario piemontese.

La misura rappresenta un inedito nella storia regionale, e anche a livello nazionale incontra pochissimi precedenti.

Il motivo è evidente: consentire il rinnovo delle cure presso i privati, senza che sia necessario un nuovo passaggio innanzi al medico di base, depotenzia la capacità di controllo delle autorità regionali contro eventuali scelte inappropriate poste in essere dai privati stessi.

Se a ciò si aggiunge che il meccanismo dei rimborsi si basa sulle singole prestazioni erogate – e non sulla presa in carico complessiva del paziente – è facile prevedere che le autoprescrizioni private si concentreranno sugli interventi maggiormente remunerativi, riservando al pubblico quelli

economicamente meno interessanti.

Siamo oltre alla privatizzazione della sanità: lo schema è quello ben noto – e tanto caro

all’imprenditoria italiana – della privatizzazione dei guadagni e della socializzazione delle perdite. L’ulteriore delegittimazione del servizio pubblico, gravato dagli interventi più complessi e costosi, è dietro l’angolo.

Il provvedimento sull’autoprescrizione dei privati si inserisce nel quadro di un più ampio atteggiamento svalutativo del diritto fondamentale alla salute assunto dall’amministrazione

regionale. Facendosi scudo di difficoltà finanziarie scaricate sul bilancio sanitario, ma non originate da squilibri dello stesso (come accertato dalla Corte dei conti), la giunta Chiamparino ha posto in essere una serie di misure restrittive – blocco delle assunzioni, contrazione della rete ospedaliera, riduzione dei posti letto negli ospedali e nelle residenze sanitarie assistenziali – che ha segnato il rattrappimento del servizio complessivamente erogato.

Lo evidenzia, in particolare, l’abnorme lista d’attesa che ritarda ad libitum la presa in carico dei malati cronici non autosufficienti.

Apice di tale atteggiamento svalutativo è la nota con cui l’avvocatura della giunta, interrogata lo scorso maggio sui doveri gravanti sulle strutture sanitarie pubbliche alla luce del quadro

costituzionale, testualmente risponde che il «diritto soggettivo alla cura non è illimitato, ma corrisponde a quanto l’apparato normativo vigente nel tempo del bisogno prevede che sia

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«legislativa e amministrativa» in vigore.

Detto altrimenti, la Costituzione non avrebbe, in sé, alcuna forza normativa, essendo il suo contenuto esclusivamente definibile sulla base della normativa di attuazione: una tesi – risalente agli anni Cinquanta del Novecento – respinta dalla Corte costituzionale fin dalla sua prima sentenza perché, sovvertendo il sistema delle fonti del diritto, avrebbe prodotto la prevalenza delle leggi, e addirittura degli atti amministrativi, sulla Costituzione.

Come possa il Pd piemontese pensare di riuscire a essere davvero competitivo nelle elezioni regionali del prossimo anno promuovendo politiche così marcatamente antisociali è un mistero. L’essenziale delle politiche regionali si concentra in ambito sanitario ed è sulla salute che una forza politica regionale rivolta, anche timidamente, a sinistra dovrebbe concentrarsi.

Ancora più misteriosa, in quest’ottica, è la posizione di LeU, che ha recentemente costituito il proprio gruppo consiliare nell’ambito della maggioranza che sostiene Chiamparino, supinamente accettando politiche che nemmeno la destra aveva osato realizzare.

Che anche a livello regionale l’esclusiva preoccupazione dei dirigenti della sinistra di un tempo sia oramai il proprio avvenire personale?

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