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eBook per la Scuola | Nicola Abbagnano, Giovanni Fornero, Giancarlo Burghi | La ricerca del pensiero 3c. Storia, testi e problemi della filosofia | Paravia

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(1)

SECONDO

I NUOVI

PROGRAMMI

Nicola Abbagnano Giovanni Fornero

con la collaborazione di Giancarlo Burghi

LA RICERCA DEL PENSIERO

Storia, testi e problemi della filosofia

3

C

Dalla crisi della modernità agli sviluppi più recenti

LA RICERCA DEL PENSIERO

SECONDO BIENNIO QUINTO ANNO

VOLUME 1 VOLUME 2 VOLUME 3

1A Dalle origini ad Aristotele 2A Dall’Umanesimo all’empirismo 3A Da Schopenhauer a Freud

1B Dall’ellenismo alla scolastica 2B Dall’Illuminismo a Hegel 3B Dalla fenomenologia a Gadamer

+ + +

Quaderno del sapere fi losofi co Quaderno del sapere fi losofi co Quaderno del sapere fi losofi co

1. Il pensiero antico e medievale 2. Il pensiero moderno 3. Il pensiero contemporaneo

978 88 395 3201 5 978 88 395 3202 2 978 88 395 3203 9

3C Dalla crisi della modernità agli sviluppi più recenti 978 88 395 3204 6

DIGILIBRO • Il materiale online del libro misto secondo le disposizioni di legge

Quest’opera, secondo le disposizioni di legge, ha forma mista cartacea e digitale, è parzialmente disponibile in internet e rimarrà immutata, nella sua parte cartacea, per il periodo di tempo indicato dalle normative. Per la durata di vita dell’edizione saranno periodicamente resi disponibili materiali di aggiornamento.

Le parti dell’opera disponibili online sono:

• testi antologici aggiuntivi • Questioni e Tavole rotonde interattive • Percorsi disciplinari di approfondimento • mappe e Concetti a confronto interattivi • verifi che interattive • schede fi lmiche

“La fi losofi a per te” on line

Una ricca proposta di Questioni aggiuntive per ogni annualità, in formato PDF, articolate in quattro ambiti di interesse tematico:

• uomo e società • conoscenza e scienza • logica e linguaggio • bellezza e arte Per accedere ai materiali, collegarsi al sito www.digilibro.pearson.it

LIMBOOK • I Classici della Filosofi a

Quest’opera è dotata di materiali digitali a disposizione del docente per la Lavagna Interattiva Multimediale (LIM) o per PC e videoproiettore:

• vita e opere dei fi losofi con assi del tempo, immagini, video e testi • mappe concettuali multimediali sui temi fi losofi ci dei principali pensatori • confronti interdisciplinari tra fi losofi a e arte • la sfi da (domande a partire da contenuti multimediali) • lezioni in PowerPoint personalizzabili

eTEXT • La versione digitale scaricabile da internet

Quest’opera è acquistabile anche nella versione digitale, sul sito www.scuolabook.it

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È il “sistema aperto” di prodotti e servizi per l’attività didattica, che parte dal libro di testo e ne amplifi ca le potenzialità formative grazie alla tecnologia digitale.

Tutte le informazioni sulle estensioni digitali del libro su: www.pearson.it

LA RICERCA DEL PENSIERO

Nic

ola Abbagnano Giov

anni F

orner

o

1

A

3

C

978 88 395 32046

€ 10,20

Questo volume, sprovvisto del talloncino a fronte (o

opportunamente punzonato o altrimenti contrasse-gnato) è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO fuori campo I.V.A. (D.P.R. 26.10.1972, n. 633, art. 2, comma 3, lett. d). Vendita e altri atti di disposizione vietati: art. 17, c. 2 e 4, L.633/1941. N. Abbagnano

G. Fornero

LA RICERCA DEL PENSIERO - Vol. 3C

9 788839 532046 978 88 395 3204 6 9788839532046_cop.indd 1 9788839532046_cop.indd 1 19/03/12 14.5319/03/12 14.53

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spa

(2)

Storia, testi e problemi della filosofia

3

C

Dalla crisi della modernità agli sviluppi più recenti

Nicola Abbagnano Giovanni Fornero

con la collaborazione di Giancarlo Burghi

LA RICERCA DEL PENSIERO

EAN 9788839532046 et2x-ylls-rqrn

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spa

(3)

Coordinamento redazionale: Elisa Bruno

Redazione: Luisa Gallo, Elisa Bruno

Progetto grafico e copertina: Sunrise Advertising, Torino Coordinamento grafico: Elena Petruccelli

Ricerca iconografica: Chiara Simonetti, Paola Barbieri Impaginazione elettronica: Essegi, Torino

Controllo qualità: Andrea Mensio Segreteria di redazione: Enza Menel

Tutti i diritti riservati

© 2012, Pearson Italia, Milano - Torino

Per i passi antologici, per le citazioni, per le riproduzioni grafiche, cartografiche e fotografiche appartenenti alla proprietà di terzi, inseriti in quest’opera, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non potuti reperire nonché per eventuali non volute omissioni e/o errori di attribuzione nei riferimenti. È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata.

Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, corso di Porta Romana n. 108, 20122 Milano, e-mail segreteria@aidro.org e sito web www.aidro.org

Stampato per conto della casa editrice presso Grafica Veneta, Trebaseleghe (PD), Italia Ristampa Anno

0 1 2 3 4 5 6 7 8 12 13 14 15 16 17

La realizzazione o riorganizzazione di tutte le unità del volume è di Giovanni

Fornero.

Per il par. 4 del cap. 2 dell’unità 15 ha collaborato Gaetano Chiurazzi. Per il cap. 3 dell’unità 15 ha collaborato Marina Maruzzi.

Per il par. 2 del cap. 1 dell’unità 17 ha collaborato Giancarlo Burghi. I riepiloghi visivi e i glossari sono di Giovanni Fornero.

Giancarlo Burghi ha curato:

- le Tavole rotonde; - le Questioni;

- le rubriche “Il concetto e l’immagine”: Las Meninas di Velázquez: un enigma

tra arte e filosofia, Il postmoderno nell’arte: la Pop Art;

- le pagine di inquadramento storico-geografico “I tempi e i luoghi della filosofia”; - le rubriche “Laboratorio delle idee” che chiudono le Verifiche di fine unità.

Gaetano Chiurazzi ha curato:

- le rubriche “Echi del pensiero”: L’occhio del “Grande Fratello”, La banalità

del male, Un’etica per le generazioni future;

- la rubrica “Il concetto e l’immagine”: I graffiti: dalla protesta alla street art.

Succession Marcel Duchamp © by SIAE 2012

Andy Warhol Foundation for The Visual Arts © by SIAE 2012

SG 0395 00594W

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Italia

(4)

III

Il concetto e l’immagine

Las Meninas di Velázquez:

un enigma tra arte e filosofia 26

CAPITOLO 2

Il post-strutturalismo e Derrida

30

1. Il significato del prefisso “post-” 30

2. Dallo strutturalismo al post-strutturalismo 31

3. Sviluppi post-strutturalistici

della linguistica: Chomsky 33

4. Derrida 34

Vita e opere 34

Le componenti culturali

del decostruzionismo di Derrida 35 Che cos’è la decostruzione? 37 L’«alogica» decostruttiva:

traccia, supplemento, différance 40 La testualità generale: «non c’è fuori testo» 43

Glossario e riepilogo 44

MAPPA 46

CAPITOLO 3

Il pensiero femminile

47

1. Crisi di un modello millenario 47

2. Il valore dell’uguaglianza: dalla Rivoluzione francese

alla società industriale 48

Olympe de Gouges 48

Mary Wollstonecraft 49 La Convenzione di Seneca Falls 50

3. Il valore della differenza: la riflessione delle donne

nei primi decenni del Novecento 51

Virginia Woolf 51 Simone de Beauvoir 53 4. Il femminismo 54

Indice

UNITÀ 15

DALLE FILOSOFIE

DELLA STRUTTURA

ALLE FILOSOFIE

DELLA DIFFERENZA

4

CAPITOLO 1

Lo strutturalismo

5 1. Caratteri generali 5 Glossario e riepilogo 7

2. I prodromi dello strutturalismo 8

De Saussure 8

Il circolo di Praga e la scuola di Copenaghen 10

Glossario e riepilogo 11 3. Lévi-Strauss 11 Glossario e riepilogo 13 4. Foucault 13 5. Lacan 15 6. Althusser 16 Glossario e riepilogo 18 MAPPA 19

Echi del pensiero

L’occhio del “Grande Fratello” 20

I TESTI

22

De Saussure 22

T1 Dal Corso di linguistica generale 22

Lévi-Strauss 24

T2 Che cos’è una struttura 24

Il secondo Novecento:

la crisi della modernità

©

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Italia

(5)

IV

Indice

5. Il pensiero della differenza sessuale 55

Luce Irigaray 55

Il femminismo in Italia 57

6. Alcune considerazioni conclusive 58

Glossario e riepilogo 60

MAPPA 61

VERIFICA

62

TAVOLA ROTONDA

L’eclissi del soggetto

Nietzsche, Heidegger, Lévi-Strauss, Foucault 66

UNITÀ 16

TRA MODERNO

E POSTMODERNO

71

CAPITOLO 1

La difesa della modernità:

Habermas e Apel

72

1. La riabilitazione della filosofia pratica:

neoaristotelismo e post-kantismo 72

ON LINE

Questioni (PDF)

■ Che cos’è il significato? (Schlick, James, de Saussure)

Testi antologici

■ Derrida

• La différance (Margini della filosofia)

■ De Beauvoir

• Donne si diventa (Il secondo sesso)

■ Irigaray

• Il valore della differenza

(Io, tu, noi. Per una cultura della differenza)

■ Braidotti

• Il soggetto nomade (Nuovi soggetti nomadi)

Questioni multimediali interattive

La psiche - Identità e alterità

Tavole rotonde

La storia - Il problema del metodo storico

Schemi interattivi Esercizi interattivi Mappe interattive

2. Habermas 74

Ragione ed emancipazione 74 L’etica del discorso 76 Sistema e mondo della vita 79 Moderno e postmoderno 81 La morale nell’epoca del pluralismo

e del disincanto post-metafisico 82 L’ultimo Habermas: la società “post-secolare” 85

Glossario e riepilogo 87

3. Apel 89

La critica all’antifondazionalismo e la ricerca

di un «punto archimedico» del sapere 89 La trasformazione semiotica del kantismo 90 La «macroetica planetaria» 91

4. Approfondimento: differenze tra Apel e Habermas in merito alla fondazione

dell’etica del discorso 92

Glossario e riepilogo 93

MAPPA 94

I TESTI

95

Habermas 95

T1 La fondazione post-metafisica della morale 95

Apel 96

T2 Dall’etica del discorso

all’etica della responsabilità 96

CAPITOLO 2

I teorici del postmoderno

99

1. Postmoderno e filosofia 99 Caratteri generali 99 Le matrici storiche, sociali e culturali 101 La questione del “post” 103

2. Lyotard: il postmoderno come fine

dei «grandi racconti» della modernità 105

Glossario e riepilogo 108

3. Vattimo: il postmoderno

come «pensiero debole» 109

Glossario e riepilogo 113

4. Rorty: la filosofia della «conversazione» 114 La formazione e gli scritti 114 Filosofia, conoscenza e mente 115 Dalla Filosofia alla post-Filosofia 116

Glossario e riepilogo 118 MAPPA 120

©

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Italia

spa

(6)

V

Indice

I TESTI

121

Eco 121

T1 Il postmoderno: una definizione 121

Lyotard e Vattimo 122

T2 Oltre il progetto universalistico

della modernità 122

T3 Il ruolo dei media nella società postmoderna 123

Il concetto e l’immagine

Il postmoderno nell’arte: la Pop Art 126

VERIFICA

130

TAVOLA ROTONDA

La democrazia tra procedura e valore

Kelsen, Maritain, Habermas 133

QUESTIONE

Esiste una ragione universale o tutto è relativo? Habermas, Lyotard 138

UNITÀ 17

TEORIA POLITICA

E FILOSOFIA:

DA SCHMITT

AL COMUNITARISMO

146

CAPITOLO 1

La meditazione sull’agire

politico: Schmitt, Arendt e Weil

147

1. La crisi della democrazia nella società di massa

e la ridefinizione della politica 147

2. Carl Schmitt 148

Le categorie del “politico” 148 La critica al parlamentarismo e al liberalismo 150 La teoria dei «centri di riferimento» 150 Il «Nomos della terra» 151

Glossario e riepilogo 153

3. Hannah Arendt 154

Le origini del totalitarismo 155 La politéia perduta 157

Glossario e riepilogo 161

4 Simone Weil 161

La formazione filosofica

e l’esperienza del lavoro 161 La svolta mistica 162

Glossario e riepilogo 167

MAPPA 167

Echi del pensiero

La banalità del male 168

I TESTI

170 Schmitt 170 T1 Il “politico” e la guerra 170 Arendt 172 T2 Discorso e azione 172 Weil 174

T3 La valorizzazione del lavoro manuale 174

ON LINE

Testi antologici

■ Habermas • Studenti e politica

(Riflessioni sul concetto di partecipazione politica)

■ Rorty

• La filosofia fondazionale

(La filosofia e lo specchio della natura)

■ Rorty

• La filosofia dopo la Filosofia (La filosofia e lo specchio della natura)

Questioni multimediali interattive

La storia - Storia, utopia e felicità

Tavole rotonde

Il bene e il male - La fondazione della morale

La storia - La memoria e l’attesa

Scheda filmica Pulp Fiction Schemi interattivi Esercizi interattivi Mappe interattive Video

Il secondo Novecento:

il dibattito etico e politico

©

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Italia

(7)

VI

Indice

CAPITOLO 2

Il dibattito etico-politico: Rawls,

Nozick, Hayek e MacIntyre

*

176

1. La riflessione sulla giustizia e sulla libertà 176

2. Rawls 177

Società e giustizia 177 La posizione originaria e il velo di ignoranza 179 I due principi di giustizia 180 Gli sviluppi del pensiero di Rawls 182

Glossario e riepilogo 183

3. Il liberalismo individualistico

di Nozick e Hayek 184

Lo «Stato minimo» di Nozick 184 La «demarchia» liberale di Hayek 186

4. Il comunitarismo di MacIntyre 190

Glossario e riepilogo 193

MAPPA 194

I TESTI

195

Rawls 195

T1 La «giustizia come equità» 195

Hayek 198

T2 La critica della giustizia sociale 198

VERIFICA

200

UNITÀ 18

FILOSOFIA ED ETICA:

DAL PENSIERO NEOEBRAICO

ALLA BIOETICA

203

CAPITOLO 1

La responsabilità verso l’Altro

nel pensiero neoebraico

204

1. Il pensiero ebraico del Novecento 204

2. Rosenzweig 205 3. Buber 206 4. Lévinas 208 Glossario e riepilogo 211 MAPPA 213

I TESTI

214 Buber 214

T1 L’uomo come relazione 214

Lévinas 216

T2 Il «volto» e il suo appello 216

CAPITOLO 2

Un’etica che guarda

al futuro: Jonas

218

1. Un’etica per la civiltà tecnologica 218

2. La responsabilità

verso le generazioni future 220

3. La bioetica e il problema del male 223

Glossario e riepilogo 223

MAPPA 225

Echi del pensiero

Un’etica per le generazioni future 226

I TESTI

228

Dall’euristica della paura

all’etica della responsabilità 228

T1 Un’etica per il «Prometeo scatenato» 228

T2 Il nuovo imperativo ecologico 230

ON LINE

Questioni (PDF)

■ Può lo Stato limitare la libertà individuale? (Schmitt, Nozick)

Testi antologici

■ Arendt

• Il “supersenso” dell’ideologia totalitaria (Le origini del totalitarismo)

MacIntyre - Etica e comunità (Dopo la virtù)

Questioni multimediali interattive

Lo Stato e la politica - La legge e la libertà di coscienza

Tavole rotonde

Lo Stato e la politica - Origini e natura del totalitarismo

Il bene e il male - Il bene e l’utile

Lo Stato e la politica - Individuo e Stato

Lo Stato e la politica - Liberalismo e socialismo

Percorsi disciplinari

Il bene e il male - La fondazione della morale

Schemi interattivi Esercizi interattivi Mappe interattive

©

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Italia

spa

(8)

VII

Indice

CAPITOLO 3

La riabilitazione

della filosofia pratica

e le etiche applicate

232

1. La crisi e la rinascita dell’etica normativa 232

2. I movimenti e i pensatori

protagonisti della rinascita dell’etica 234 L’avvento dell’etica applicata 236

Glossario e riepilogo 237 MAPPA 238

CAPITOLO 4

Etiche ambientaliste

e animaliste

239 1. Le filosofie ambientaliste 239 2. Paradigmi ambientalisti 240

3. Tre diversi tipi di ecologia 240 L’ecologia profonda 240 L’ecologia sociale 242

L’ecofemminismo 242

4. La questione animale e l’etica animalista 243 Le morali della liberazione animale 243 Le etiche della responsabilità umana 244

Glossario e riepilogo 245

MAPPA 246

CAPITOLO 5

La bioetica

247

1. Bioetica e filosofia 247 Nascita e usi del termine “bioetica” 247 Diversi modi di intendere i compiti

della bioetica 248

L’importanza della bioetica

e i suoi rapporti con la filosofia 249

2. Il problema di un efficace

accesso storiografico alla bioetica 250 La “mappa” di Beauchamp e Childress 250 La “mappa” di Sgreccia 251 Pregi e limiti di tali mappature 251

3. Indisponibilità e disponibilità della vita come “chiavi di lettura”

della bioetica contemporanea 252

4. Realtà e legittimità

della distinzione storiografica

tra bioetica cattolica e bioetica laica 253

5. La bioetica cattolica 254 Il principio della sacralità della vita 254 La dottrina della legge naturale 255 La bioetica come frontiera etica 256 Il “deontologismo” della dottrina cattolica 257

6. La bioetica laica 258 Laicità “debole” e laicità “forte” 258 Il principio della qualità

e disponibilità della vita 259 Contro l’assolutismo e il relativismo 261

Glossario e riepilogo 262

MAPPA 263

7. Bioetiche di matrice religiosa vicine alle posizioni laiche

e alternative alla bioetica cattolica 264

8. Interpretazioni laiche

del principio della sacralità della vita 266

9. Indisponibilità e disponibilità della vita come principi portanti della bioetica odierna

e come motivi ispiratori

delle concrete scelte biomediche 268

10. Approfondimento:

il problema dell’aborto 270 I termini del problema 270 L’argomento “scientifico” 271 Dalla scienza alla filosofia:

lo statuto dell’embrione 272 Due diverse antropologie di riferimento 276 L’argomento della potenzialità 278 L’autodeterminazione femminile 280 “Cultura della morte” o “cultura della libertà”? 281 La controversia sull’aborto come basilare

cartina di tornasole dell’opposizione

paradigmatica tra due tipi di bioetica 283

VERIFICA

285

QUESTIONE

L’uomo ha il dovere di salvaguardare la vita o ha il diritto di morire?

Catechismo della Chiesa cattolica,

Manifesto di bioetica laica 290

ON LINE

Questioni (PDF)

■ Gli animali hanno diritti? (Kant, Singer)

©

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Italia

(9)

VIII

Indice

UNITÀ 19

FILOSOFIA E ATTUALITÀ:

ALCUNI TEMI

DELLA RIFLESSIONE

STORICO-POLITICA

296

CAPITOLO 1

Il pericolo nucleare, la guerra

e le relazioni internazionali

297 1. La realtà storico-politica e la riflessione filosofica 297 2. La proliferazione nucleare 298 3. Riflessioni filosofico-politiche sulla guerra 299

Il realismo politico di Morgenthau 299 Il simbolismo esistenzialistico di Jaspers 300 Russell e Aron: un’alternativa alla guerra 300

4. Nuovi scenari e nuove problematiche 301 La “guerra giusta” 302 Bobbio e le vie della pace 302

5. Relazioni internazionali e filosofia 303 Rawls e il diritto dei popoli 303 Habermas e la «costellazione post-nazionale» 305 La «democrazia cosmopolitica» 306

6. Realismo e utopismo

nella filosofia politica contemporanea 306

Glossario e riepilogo 308

MAPPA 309

CAPITOLO 2

La globalizzazione

310

1. Il “villaggio globale” 310

2. Aspetti della globalizzazione 311

3. Modi diversi di interpretare

la globalizzazione 312 Taylor: le difficoltà di una globalizzazione reale 313 Negri e Hardt: un imperialismo del tutto nuovo 313 Giddens: un’opportunità

per i paesi in via di sviluppo 314 Sen: la globalizzazione

come opportunità democratica planetaria 315

4. La globalizzazione

e la “rivoluzione copernicana”

della razionalità occidentale 316

5. La globalizzazione

come sfida “antropologica” 317

Glossario e riepilogo 318 MAPPA 319

CAPITOLO 3

Il multiculturalismo

320 1. Significati e valutazioni del multiculturalismo 320 2. Multiculturalismo e filosofia 321 Il problema dell’altro 321 Dal monoculturalismo al multiculturalismo 322 Comunitarismo e liberalismo 322

Testi antologici

■ Lévinas

• Il mito del razzismo

(Alcune riflessioni sulla filosofia dell’hitlerismo)

■ Jonas

• L’oggetto originario della responsabilità (Il principio responsabilità)

■ Mori

• Qualità o sacralità della vita?

(Per un chiarimento delle diverse prospettive etiche

sottese alla bioetica) ■ Sgreccia

• La bioetica come frontiera etica (Manuale di bioetica)

■ Scarpelli

• Per una bioetica dialogica e pluralista (Bioetica laica)

Scheda filmica

■ L’alba del giorno dopo

Questioni multimediali interattive

La religione - La domanda su Dio

La storia - Necessità e libertà nella storia

Il bene e il male - Innocenza e giustizia

Il bene e il male - L’eutanasia

Il bene e il male - I paradossi della bioetica

Tavole rotonde

Il bene e il male - I problemi della bioetica

La religione - Dio di Abramo o Dio dei filosofi?

La conoscenza e la scienza - Scienza e filosofia

Schemi interattivi Esercizi interattivi Mappe interattive Video

©

Pearson

Italia

spa

(10)

IX

Indice

3. Alcune teorie-tipo 323 Taylor: il diritto comunitario 323 Rawls: il «consenso per intersezione» 324 Kymlicka: il multiculturalismo «ibrido» 324 Sen: il rischio della «miniaturizzazione» 325 Habermas: la mediazione tra liberalismo

e comunitarismo 325

Glossario e riepilogo 327

MAPPA 328

CAPITOLO 4

Economia ed etica

329

1. L’economia odierna tra l’utile e il giusto 329

2. Utilitarismo e neoliberalismo 330

3. Uno sguardo etico sull’economia 330

4. L’etica degli affari, ovvero

l’incontro tra filosofia e business 331 Il superamento del dogma

dell’amoralità degli affari 332 Articolazioni e compiti dell’etica degli affari 332

5. La finanza etica 333

6. I fondi etici 334

7. Il commercio equo e solidale 334

8. Trasversalità dell’“economia etica” 335 Voci di sinistra 335

Voci cattoliche 336

Voci liberali 336

9. Un problema aperto:

l’intersezione di filosofia, etica,

politica ed economia 337

Glossario e riepilogo 337

MAPPA 339

Il concetto e l’immagine

I graffiti: dalla protesta alla street art 340

VERIFICA

342

ON LINE

Questioni multimediali interattive

La storia - Lo straniero

Schemi interattivi Esercizi interattivi Mappe interattive

Indice delle voci dei Glossari 346

Indice dei nomi 347

Referenze bibliografiche

dei testi citati nelle rubriche 351

Indice delle illustrazioni

e referenze fotografiche 352

©

Pearson

Italia

(11)

2

De Saussure

>>>>>>>>>>>>>>

(1857-1913) Woolf

>>>>>>>>>>>>>>>

(1882-1941) Derrida

>>>>>>>>>>>>>>>>>>

(1930-2004) Rorty

>>>>>>>>>>>>>>>>>>

(1931-2007)

2050

2000

1950

1900

1850

Habermas

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

(n. 1929) Vattimo

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

(n. 1936) Irigaray

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

(1930) De Beauvoir

>>>>>>>>>>>>>>>>>

(1908-1986) Lévi-Strauss

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

(1908-2009) Lyotard

>>>>>>>>>>>>>>>>>>

(1924-1998) Foucault

>>>>>>>>>>>>>>

(1926-1984) Apel

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

(n. 1922) Chomsky

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

(n. 1928) Althusser

>>>>>>>>>>>>>>>>>>

(1918-1990) Lacan

>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

(1901-1981) Braidotti

>>>>>>>>>>>>>>>

(n. 1954)

I TEMPI E I LUOGHI

DELLA FILOSOFIA

Il secondo Novecento:

la crisi della modernità

©

Pearson

Italia

(12)

3

Cambridge (MA)

New YorkNew Haven Filadelfia O C E A N O A T L A N T I C O Rorty Chomsky Vattimo De Saussure Althusser Derrida Habermas Apel De Beauvoir Lyotard Lacan Woolf Foucault Lévi-Strauss FRANCIA ITALIA SPAGNA GERMANIA AUSTRIA GRAN BRETAGNA M A R M E D I T E R R A N E O O C E A N O A T L A N T I C O Roma Birmandreis El Biar Marsiglia Düsseldorf Bruxelles Parigi Londra Madrid Heidelberg Ginevra Poitiers Vienna Monaco Starnberg Berlino Copenaghen Praga Francoforte Marburgo Torino

S

egnato dal crollo del comunismo e dalla fine della guerra fredda, e attraversato

dalle manifestazioni dei movimenti anticolonialisti e antiamericani, dalle proteste

studentesche e dalle lotte contro le varie forme di discriminazione, il mondo

occi-dentale vive nel secondo Novecento una radicale crisi di identità. Anche dal punto

di vista geopolitico si assiste a una frantumazione che si riflette nell’ambito della

cultura, la quale trova i suoi centri di irradiazione per lo più in istituti di ricerca e

ri-viste, spesso in competizione tra loro. Tra i primi ricordiamo: a Parigi l’École

Norma-le Supérieure e il Collège de France; a Francoforte l’Istituto per la ricerca sociaNorma-le;

negli Stati Uniti il

MIT

(Massachusetts Institute of Technology).

Il pluralismo e l’assenza di coerenza e compattezza contraddistinguono esperienze

cultu-rali molto diverse tra loro: dalla critica struttucultu-ralista dell’uomo quale soggetto

consapevo-le (Lévi-Strauss, Lacan, Althusser) all’attenzione per l’alterità e la diversità (Foucault), alla

critica della metafisica della presenza e della coscienza (Derrida), alla rivendicazione della

specificità femminile (de Beauvoir, Irigaray, Braidotti). Nonostante si levi anche la voce

degli ultimi difensori e interpreti di una modernità in crisi (Habermas, Apel), il pensiero

fi-losofico sembra dunque avanzare inesorabile verso l’abbandono “postmoderno” del mito

del progresso e di una razionalità stabile, unitaria e “forte” (Lyotard, Vattimo).

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Il pensiero femminile CAPITOLO 3 Il post-strutturalismo e Derrida CAPITOLO 2 Lo strutturalismo CAPITOLO 1

DALLE FILOSOFIE

DELLA STRUTTURA

ALLE FILOSOFIE

DELLA DIFFERENZA

In questa unità analizziamo come nella seconda metà del Novecento la riflessione filosofica costringa l’uomo ad aprirsi alla differenza e alle

infinite risonanze della realtà, non più riducibile alla sola razionalità.

Nel primo capitolo vediamo come, prima di abbracciare i vari settori dello scibile (antropologia, sociologia, psicologia ecc.), lo strutturalismo trovi applicazione in ambito linguistico. Mentre la cultura ottocentesca

considerava il linguaggio come una realtà storico-sociale, lo strutturalismo

linguistico (a cominciare dal suo fondatore, de Saussure) lo interpreta

come un sistema formale autonomo, retto da regole. Nel secondo capitolo esaminiamo come, nell’ambito del

post-strutturalismo, maturi il cosiddetto “pensiero della differenza”, che concepisce la realtà alla stregua di un mobile gioco di differenze (variamente intese). Partecipe di tale atmosfera post-strutturalista è innanzitutto il decostruzionismo di Derrida.

Il terzo capitolo è dedicato, in particolare, a un’altra forma di pensiero della differenza, ovvero il “femminismo”, termine con cui si indica l’insieme delle riflessioni teoriche e delle pratiche politiche volte a promuovere la liberazione delle donne dalla condizione di

subordinazione alla quale sono state relegate dal sistema patriarcale.

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UNITÀ

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CAPITOLO 1

Lo strutturalismo

1. Caratteri generali

Lo strutturalismo è una tendenza metodologica che, nata originariamente in ambito lin-guistico (con Ferdinand de Saussure), si è estesa ben presto ad altri settori (dall’antropolo-gia alla critica letteraria), dando luogo, negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, a una specifica “atmosfera culturale”, avente il proprio centro di irradiazione in Francia. Tale at-mosfera non si è storicamente incarnata in un movimento teorico omogeneo e compatto, ma ha dato origine a una serie di dottrine diverse tra loro. Ciò non toglie che tra queste ul-time esista un’“aria di famiglia”, ossia un orientamento comune di pensiero che può essere riconosciuto mettendo in luce le posizioni contro cui gli strutturalisti, al di là delle loro divergenze reciproche, si sono unanimemente battuti:

■ l’atomismo e il sostanzialismo;

■ l’umanismo e il coscienzialismo;

■ lo storicismo;

■ l’empirismo e il soggettivismo.

Contro ogni forma di atomismo logico e di sostanzialismo lo strutturalismo afferma che

la realtà è un sistema di relazioni e i termini che la compongono non esistono di per se

stessi, ma solo in connessione tra loro.

Contro l’umanismo e il coscienzialismo gli strutturalisti difendono il primato della struttura sull’uomo, sostenendo che l’individuo non è il libero e consapevole autore di se medesimo, ma il risultato di strutture che agiscono per lo più a livello inconscio. Da ciò la teoria della

“dissoluzione” o della “morte” dell’uomo, che rappresenta il tema filosoficamente più

ca-ratteristico e provocatorio dell’intera corrente.

Contro lo storicismo, ossia contro la visione ottocentesca di un divenire omogeneo e uni-lineare, immancabilmente diretto verso il trionfo dell’uomo e dei suoi valori (libertà, giu-stizia ecc.), lo strutturalismo dichiara che la storia è un insieme discontinuo di processi

eterogenei, retti da un sistema impersonale di strutture psico-antropologiche, culturali,

economiche ecc. Parallelamente, contro la considerazione longitudinale delle cose (ovvero contro l’interpretazione della realtà in termini di divenire e progresso) lo strutturalismo difende il primato di una considerazione trasversale (ossia volta a studiare la realtà come

Da metodo ad atmosfera culturale L’antiatomismo e l’antisostanzialismo L’antiumanismo e l’anticoscienzialismo L’antistoricismo

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UNITÀ 15 • DALLE FILOSOFIE DELLA STRUTTURA ALLE FILOSOFIE DELLA DIFFERENZA

un insieme relativamente costante o uniforme di relazioni). Da ciò il tendenziale

privilegia-mento, nello studio dei sistemi, del punto di vista sincronico (cioè statico o simultaneo)

rispetto a quello diacronico (cioè dinamico o processuale) e la propensione, da parte di ta-luni autori, a considerare le vicende storiche come qualcosa di “superficiale” e di secondario nei confronti della realtà “profonda” e primaria delle strutture.

Infine, contro l’empirismo e il soggettivismo, lo strutturalismo sostiene che fare scienza

significa procedere al di là dell’empirico e del vissuto, per porsi da un punto di vista asso-lutamente oggettivo. Da ciò il progetto di studiare l’uomo “dal di fuori” («come se fossi un

osservatore d’un altro pianeta», scrive Lévi-Strauss) e il ripudio dei cosiddetti “dati imme-diati della coscienza” come via di accesso alla verità.

Queste posizioni attestano l’esistenza di un’atmosfera filosofica (sia pure differentemente connotata nei singoli autori) completamente diversa da quella che aveva caratterizzato le filosofie del primo Novecento e che aveva trovato la sua espressione in correnti come l’idea-lismo, la fenomenologia, l’esistenzial’idea-lismo, il pragmatismo, il marxismo ecc. Anzi, il successo storico dello strutturalismo è dovuto in gran parte al suo tentativo di sbarazzarsi di tali filo-sofie, a favore di una nuova e più scientifica visione del mondo: tentativo appoggiato dalle forze intellettuali e politiche avverse alle “vecchie” forme culturali di tipo umanistico-reto-rico e favorevoli a una mentalità “rigorosa”, capace di fungere da adeguato supporto a una società organizzata su basi scientifiche e tecniche.

Tra le nozioni di struttura impiegate dallo strutturalismo, la più qualificante e decisiva è stata senz’altro quella di Claude Lévi-Strauss. Secondo il maestro dello strutturalismo fran-cese, la struttura, pur implicando l’idea di sistema, e quindi di coesione delle parti, non si identifica con il sistema sic et simpliciter, ma con l’ordine interno del sistema e con il

grup-po di trasformazioni grup-possibili che lo caratterizzano.

Detto altrimenti, la struttura si identifica con il complesso delle regole di relazione e di combinazione che connettono i termini di un insieme manifesto e che permettono di com-prenderne le possibili trasformazioni (il concetto di “trasformazione”, in questo contesto, ha una valenza di tipo logico-matematico, in quanto allude alle varianti possibili di un certo sistema). Ogni struttura è autocentrata e autoregolata, in quanto persegue il fine del fun-zionamento e della conservazione di se medesima.

Scrive Jean Piaget (1896-1980), psicologo svizzero di fama internazionale:

In prima approssimazione una struttura è un sistema di trasformazioni, che comporta delle leggi in quanto sistema (in opposizione alle proprietà degli elementi) e che si conserva o si arricchisce grazie al gioco stesso delle sue trasformazioni, senza che queste conducano fuori dalle sue frontiere o facciano appello a elementi esterni. In breve, una struttura comprende

così questi tre caratteri: totalità, trasformazioni e autoregolazione. (Lo strutturalismo)

Per chiarire didatticamente questa nozione di “struttura” – che presenta una sua specificità nei confronti delle nozioni tradizionali di “forma”, “sistema”, “organismo” ecc. (con le quali viene solitamente confusa) – può essere utile l’esempio del gioco degli scacchi. Com’è noto, a un osservatore inesperto le diverse configurazioni dei pezzi sulla scacchie-ra risultano incomprensibili. Per chi invece conosce la “struttuscacchie-ra” del gioco, cioè l’insieme delle regole che disciplinano i rapporti e le combinazioni dei pezzi, i movimenti della partita e le loro possibili varianti, queste configurazioni appaiono non solo intelligibili,

La storia Il problema del metodo storico 21/,1( TAVOLA ROTONDA L’antiempirismo e l’anti-soggettivismo Un orizzonte teorico nuovo Il concetto di struttura L’autoregolazione della struttura attraverso le leggi

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GLOSSARIO e RIEPILOGO

VERSO LE COMPETENZE ◗ Utilizzare il lessico e le categorie specifiche della filosofia

Caratteri generali

Strutturalismop. 5 > Con il termine “strutturalismo” si indica una tendenza metodologica che, nata originaria-mente in ambito linguistico (con de Saussure), si è poi estesa ad altri settori (dall’antropologia alla critica lette-raria), dando luogo, negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, a una specifica “atmosfera culturale” incen-trata sulla nozione di “struttura” (v.). Tra le posizioni di pensiero contestate dallo strutturalismo, che si con-trappone in modo radicale all’esistenzialismo e alla fe-nomenologia, troviamo l’atomismo e il sostanzialismo, l’umanismo e il coscienzialismo, lo storicismo, l’empiri-smo e il soggettivil’empiri-smo.

Strutturap. 5 e p. 6 > Tra le varie accezioni del termine “struttura”, la più qualificante è quella di Lévi-Strauss (che è stato il maestro dello strutturalismo francese), secondo cui la struttura, pur implicando l’idea di siste-ma, e quindi di una coesione di parti, non si identifica con il sistema in quanto tale, ma, più precisamente, con

l’ordine interno del sistema e con il gruppo di

trasforma-zioni possibili che lo caratterizzano. Una definizione

tipi-ca è quella proposta da Piaget: «In prima approssima-zione una struttura è un sistema di trasformazioni, che comporta delle leggi in quanto sistema (in opposizione alla proprietà degli elementi) e che si conserva o si ar-ricchisce grazie al gioco stesso delle sue trasformazioni, senza che queste conducano fuori dalle sue frontiere o facciano appello a elementi esterni. In breve, una strut-tura comprende così questi tre caratteri: totalità, tra-sformazioni e autoregolazione» (Lo strutturalismo). Gli strutturalisti oscillano tra un’interpretazione realistica e un’interpretazione metodologica della struttura. Secon-do l’interpretazione realistica, la struttura è ciò che co-stituisce ontologicamente l’uomo, il mondo e la socie-tà. Secondo l’interpretazione metodologica, la struttura è un modello ipotetico in grado di riconoscere relazioni controllabili tra fatti e di formulare il quadro generale di esse, al fine di una previsione statistica delle loro tra-sformazioni.

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Capitolo 1 • Lo strutturalismo

ma anche logicamente prevedibili. Perciò, così come le regole del gioco hanno come sco-po intrinseco il funzionamento e la conservazione del gioco stesso, analogamente le leggi

che regolano la struttura hanno come scopo intrinseco il funzionamento e la conserva-zione della struttura.

Per quest’insieme di caratteristiche, la struttura di cui parlano Lévi-Strauss e gli strutturali-sti può venir individuata e studiata tramite modelli di tipo logico-matematico, capaci di esprimere con formule e simboli le possibili combinazioni tra i suoi elementi di base. Il fatto che le strutture siano trattabili matematicamente significa forse che esse sono sempli-cemente “escogitate” dalla nostra mente, al fine di rendere intelligibile una realtà a prima vista caotica? In altri termini, poste le strutture, nasce il problema (analogo, per certi versi, a quello degli “universali”) della loro consistenza reale o mentale. E in effetti, lo struttura-lismo oscilla, a volte perfino nell’opera di uno stesso autore, tra un’interpretazione realistica e un’interpretazione metodologica della struttura.

Secondo l’interpretazione realistica la struttura è ciò che costituisce ontologicamente

l’uo-mo, il mondo e la società. Secondo l’interpretazione metodologica la struttura è un model-lo ipotetico in grado di riconoscere relazioni controllabili tra fatti e di formulare il quadro generale di tali relazioni, permettendo la previsione statistica delle loro trasformazioni.

I modelli e il problema che ne deriva La tendenza realistica e la tendenza metodologica

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UNITÀ 15 • DALLE FILOSOFIE DELLA STRUTTURA ALLE FILOSOFIE DELLA DIFFERENZA

2. I prodromi dello strutturalismo

Le figure storicamente più rappresentative dell’atmosfera filosofica dello strutturalismo (al-meno per quanto concerne una certa fase del loro pensiero) sono quelle di Lévi-Strauss,

Foucault, Lacan e Althusser, che infatti sono stati definiti i «quattro moschettieri dello

strutturalismo». Su questi pensatori hanno esercitato una significativa influenza in primo luogo le tesi della linguistica strutturale (da quelle di de Saussure a quelle dei rappresen-tanti del circolo di Praga e della scuola di Copenaghen), ma anche, in modo non meno rile-vante, suggestioni provenienti dalla filosofia della scienza di Bachelard e dagli scritti di

Nietzsche, Heidegger, Marx e Freud. In questa sede esamineremo nello specifico i

contribu-ti della linguiscontribu-tica strutturale, approfondendo il pensiero dei suoi autori più rappresentacontribu-tivi, al fine di rintracciare nella loro speculazione alcune delle premesse dello strutturalismo.

De Saussure

Con il suo Corso di linguistica generale (apparso postumo nel 1916) lo svizzero Ferdinand

de Saussure (1857-1913) ha innescato negli studi di linguistica un’autentica “rivoluzione”, che

si è rivelata decisiva, come si è già accennato, anche per l’avvento dello strutturalismo.

Secondo de Saussure la lingua è un «sistema di segni esprimenti delle idee». Ora, se si ipotizza l’esistenza di una scienza generale dei segni sociali (scienza che ai tempi di de Saus-sure non esisteva ancora e che egli chiamò “semiologia”), la linguistica sarà un settore di quest’ultima e precisamente la scienza che si occupa di quel tipo particolare di segno che

è il segno verbale (mentre la semiologia studia anche i segni non verbali, quali «la scrittura,

l’alfabeto dei sordomuti, i riti simbolici, le forme di cortesia, i segnali militari ecc.»). L’og-getto specifico della linguistica non è tuttavia la totalità del linguaggio – massa multiforme che può essere analizzata da più punti di vista (fisico, fisiologico, psichico ecc.) –, bensì quella sua parte essenziale e costitutiva che è la lingua (v. linguaggio e lingua).

A questo punto, troviamo la prima e fondamentale dicotomia individuata da de Saussure: quella tra lingua e parola:

la lingua rappresenta il momento sociale del linguaggio ed è costituita dal codice di re-gole e strutture che ogni individuo assimila dalla comunità in cui vive, senza poterle in-ventare né alterare;

la parola è invece il momento individuale, mutevole e creativo del linguaggio, cioè il modo in cui il soggetto parlante utilizza il codice della lingua. Che questi due aspetti del linguaggio siano distinti è testimoniato ad esempio dalle afasie (a causa delle quali il ma-lato capisce i messaggi linguistici, ma non può parlare) o dalle lingue morte (che noi possiamo assimilare, pur non parlandole).

Contrariamente alla teoria “nomenclaturistica” (o realistica) della lingua, de Saussure argo-menta che il segno linguistico non unisce una cosa a un nome (come pensa una tradizione che va dalla Bibbia all’età moderna), bensì un concetto a un’immagine acustica. Da ciò la coppia di significato e significante:

il significato è ciò che viene espresso dal segno (il concetto o l’idea);

I «quattro moschettieri dello strutturalismo» La linguistica e il suo oggetto La dicotomia tra lingua e parola

La dicotomia tra significato e significante

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Capitolo 1 • Lo strutturalismo

il significante è il mezzo o il veicolo che viene impiegato per esprimere il significato (l’im-magine acustica).

Significato e significante sono inseparabili, come due facce (il recto e il verso) di uno stesso foglio. Ciò non toglie, precisa de Saussure conferendo al linguaggio una sua autonomia o elasticità di fondo, che il rapporto tra significato e significante sia arbitrario, come dimo-stra il fatto che per esprimere uno stesso significato (ad esempio il concetto di sorella) le diverse lingue si servano di significanti differenti (ad esempio il francese “sœur” e l’italiano “sorella”). ➔ T1p. 22

Secondo de Saussure il limite più grave della linguistica precedente (egli ha di mira in modo particolare la scuola storico-comparativa) è stato quello di aver privilegiato la di-mensione evolutiva della lingua rispetto a quella sistemica, ossia – e qui veniamo a un’al-tra grande dicotomia desaussuriana – la dimensione diacronica rispetto a quella sincro-nica (v. sincronico e diacronico):

la linguistica sincronica (o statica) studia la lingua sull’asse della simultaneità, ovvero quale si presenta in un dato momento;

la linguistica diacronica (o dinamico-evolutiva) studia la lingua sull’asse della

succes-sione, ovvero quale si sviluppa nel tempo.

Pur ammettendo che la sincronia non escluda la diacronia, de Saussure rivendica il primato del punto di vista sincronico rispetto a quello diacronico. Infatti, poiché la lingua è un siste-ma di “valori” determinato dallo stato momentaneo dei suoi termini, il linguista è obbligato a tenere d’occhio la sincronia e ad ignorare la diacronia. Detto altrimenti: sincronia (il va-lore attuale di un termine) ed etimologia (la storia di un termine) sono due realtà affatto

distinte, al punto che la comprensione della prima non necessita della comprensione della

seconda, esattamente come,

in una partita a scacchi, una qualsiasi determinata posizione ha il singolare carattere d’es-sere indipendente dalle precedenti; è totalmente indifferente che si sia arrivati per una via oppure per un’altra; per descrivere questa posizione, è assolutamente inutile richiamare ciò che è avvenuto nei dieci secondi precedenti.

Sebbene de Saussure non abbia fatto un uso programmatico del termine “struttura”, ha la-sciato allo strutturalismo alcune eredità notevoli, che risiedono soprattutto nelle tesi del

carattere “sistemico” della lingua (all’interno della quale ogni elemento ha un determinato

valore solo in rapporto agli altri elementi), della priorità della lingua sul parlante e del

pri-mato della sincronia sulla diacronia.

Che cos’è il significato? (Schlick, James, de Saussure) 21/,1( QUESTIONE (PDF) La dicotomia tra dimensione sincronica e dimensione diacronica

Il primato del punto di vista sincronico su quello diacronico L’eredità di de Saussure LE DICOTOMIE DI DE SAUSSURE >

> è il momento sociale del linguaggio ed è costituita dal codice di regole e strutture

che ogni individuo assimila dalla comunità in cui vive

lingua

> è il momento individuale del linguaggio, ossia il modo in cui il soggetto

parlante utilizza il codice della lingua

parola >

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UNITÀ 15 • DALLE FILOSOFIE DELLA STRUTTURA ALLE FILOSOFIE DELLA DIFFERENZA

>

>

è ciò che viene espresso dal segno (il concetto o l’idea)

è il tipo di considerazione che studia la lingua sull’asse della simultaneità

significato

sincronico

>

>

è il mezzo o il veicolo impiegato per esprimere il significato (l’immagine acustica)

è il tipo di considerazione che studia la lingua sull’asse della successione

significante diacronico > > > >

Il circolo di Praga e la scuola di Copenaghen

Le idee di de Saussure hanno agito sia sulla cosiddetta “scuola di Ginevra” (Charles Bally, Albert Sechehaye), sia su Antoine Meillet, che in Francia ha indirizzato la linguistica in sen-so sen-sociologico. Ma è sul circolo linguistico di Praga, fondato nel 1926 e avente come suoi esponenti principali i due studiosi russi Nicolaj Trubeckoj (1890-1938) e Roman Jakobson (1896-1982), che de Saussure ha esercitato l’influenza storicamente più importante. Nelle celebri Tesi del 1929 (l’opera collettiva che costituisce il manifesto del circolo) i pra-ghesi definiscono la lingua come un sistema di mezzi d’espressione appropriati a uno

scopo e difendono l’idea secondo cui esistono tante lingue quante sono le funzioni

(intel-lettuali, affettive ecc.) assolte dal linguaggio. Inoltre i praghesi contestano l’irrigidimento della dicotomia tra sincronia e diacronia operato dalla scuola di Ginevra, affermando la stretta connessione tra i due punti di vista. Oltre che per le loro prese di posizione teorico-metodologiche, i praghesi si sono distinti per gli studi di fonologia, la quale prende in esa-me i cosiddetti fonemi di una lingua, vale a dire quelle unità eleesa-mentari che compongono

i significanti e che hanno una funzione differenziatrice tra un significante e l’altro (ad

esempio le parole italiane “cane” e “pane”, “callo” e “gallo” si differenziano per i fonemi ini-ziali). Come vedremo, il circolo di Praga ha esercitato un’influenza notevole sullo struttura-lismo (in particolare su Lévi-Strauss).

Un’altra importante scuola di linguistica che si richiama a de Saussure è la scuola di

Cope-naghen, fondata nel 1931 da Louis Trolle Hjelmslev (1899-1965) insieme a Viggo Brøndal

(1887-1942) e nota soprattutto per i suoi contributi alla glossematica, la quale studia i cosid-detti glossemi, cioè i componenti più elementari della lingua provvisti di valori semantici.

Il circolo di Praga e la fonologia La scuola di Copenaghen e la glossematica

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Capitolo 1 • Lo strutturalismo

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GLOSSARIO e RIEPILOGO

VERSO LE COMPETENZE ◗ Utilizzare il lessico e le categorie specifiche della filosofia

De Saussure

Linguaggio e linguap. 8 > Il linguaggio è il comples-so dei fattori che si mettono in opera allorché si effettua una comunicazione ed è impiegato in diversi campi (fi-sici, fisiologici, psichici ecc.). La lingua – unico e vero oggetto della linguistica – è l’insieme delle regole, so-cialmente definite, che consentono l’esercizio della fa-coltà linguistica (v. “lingua e parola”).

Lingua e parolap. 8 > La “lingua” rappresenta il mo-mento sociale del linguaggio (v.) ed è costituita dal co-dice di regole e strutture che ogni persona assimila dal-la comunità in cui vive. La “parodal-la” è invece il momento individuale, mutevole e creativo del linguaggio, ossia il modo in cui il soggetto parlante utilizza il codice della lingua.

Significato e significantep. 8 > Il “significato” è ciò che viene espresso dal segno (il concetto, l’idea). Il “si-gnificante” è il mezzo o il veicolo impiegato per espri-mere il significato (l’immagine acustica): «Noi proponia-mo di conservare la parola segno per designare il totale, e di rimpiazzare concetto e immagine acustica

rispetti-vamente con significato e significante» (Corso di

lingui-stica generale).

Sincronico e diacronicop. 9 > La linguistica sincroni-ca (o statisincroni-ca) studia la lingua sull’asse della simultaneità, ovvero quale si presenta in un dato momento. La guistica diacronica (o dinamico-evolutiva) studia la lin-gua sull’asse della successione, ovvero quale si sviluppa nel tempo. Pur ammettendo che la sincronia non esclu-da la diacronia, de Saussure rivendica il primato del punto di vista sincronico.

Il circolo di Praga

e la scuola di Copenaghen

Fonologiap. 10 > Con questo termine si indica lo stu-dio dei cosiddetti “fonemi”, ossia di quelle unità ele-mentari che compongono i significanti e li differenzia-no l’udifferenzia-no dall’altro (le parole “cane” e “pane”, ad esempio, si differenziano per i fonemi iniziali).

Glossematicap. 10 > Con questo termine si indica lo studio dei cosiddetti “glossemi”, ovvero dei componenti più elementari della lingua portatori di significato.

3. Lévi-Strauss

Nato a Bruxelles nel 1908, Claude Lévi-Strauss trascorse il periodo della sua formazione a Parigi. Profondamente deluso dalla filosofia accademica, si dedicò all’etnologia, che ebbe modo di approfondire tramite una serie di indagini “sul campo” in Brasile. Sul suo pensiero, come egli stesso racconta in Tristi tropici (1955) e in Da vicino e da lontano (1988), ha influito soprattutto la linguistica strutturale, in particolare quella elaborata dal circolo di Praga. È morto a Parigi nel 2009.

Come si è già detto, per Lévi-Strauss la struttura si identifica con l’ordine interno dei

si-stemi, ovvero con l’insieme delle regole di relazione e di combinazione che connettono i

membri di un insieme manifesto e che permettono di comprenderne le possibili trasforma-zioni o varianti. ➔ T2p. 24

Dal punto di vista antropologico le strutture si identificano con il quadro delle forme e delle categorie invarianti che governano, fin dalla notte dei tempi, le azioni degli individui, costituendo, nel loro insieme, ciò che lo studioso francese chiama lo «spirito umano» e che identifica con l’inconscio (v. strutture antropologiche).

La struttura e l’inconscio

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UNITÀ 15 • DALLE FILOSOFIE DELLA STRUTTURA ALLE FILOSOFIE DELLA DIFFERENZA

Lévi-Strauss rappresenta quindi una sorta di “Kant dell’antropologia”, nel senso che per lui l’esperienza sociale costituisce una sintesi tra i variabili contenuti empirici e gli

immuta-bili schemi formali che costituiscono lo spirito umano. Tant’è che Ricoeur ha parlato, con

il consenso dello stesso Lévi-Strauss, di «kantismo senza soggetto trascendentale», ovvero di un kantismo antropologico in cui (e questa è la differenza rispetto a Kant) al posto dell’“io penso” troviamo un’organizzazione formale inconscia.

Da ciò l’antiumanismo di Lévi-Strauss, per cui «le scienze umane possono diventare scien-ze solo cessando di essere umane», cioè ponendo, al posto della progettualità cosciente degli individui, l’inconscio collettivo e i suoi reticoli categoriali. Da ciò anche il suo antistori-cismo, incline a studiare, più che le “variazioni” superficiali che costituiscono la vetrina della storia, le costanti strutturali che fanno dell’umanità qualcosa di sostanzialmente

immutabile.

L’antistoricismo di Lévi-Strauss va controcorrente rispetto a una delle convinzioni più radicate della modernità, ma gli permette di tradurre in atto l’affascinante disegno

dell’an-tropologia come scienza universale, ossia come una forma di sapere capace di cogliere ciò

che sta alla base di tutte le culture (Antropologia strutturale, 1958; Il pensiero selvaggio, 1962).

Lévi-Strauss ha applicato la propria metodologia strutturalistica soprattutto a due ambiti di ricerca: i legami di parentela e i miti. Ne Le strutture elementari della parentela (1949), che rappresenta il suo primo capolavoro, Lévi-Strauss ha ricondotto la complessità appa-rente dei rapporti di paappa-rentela a un ordine strutturale di base, rispetto a cui i vari sistemi di parentela particolari-concreti non sono che delle “trasformazioni” in senso algebrico. Egli ha inoltre mostrato come la logica, o la «ragione nascosta», dei rapporti di parentela obbedisca al concetto di scambio (derivato da Marcel Mauss, sociologo e antropologo francese nipote di Émile Durkheim), ossia alla necessità di assicurare la circolazione delle donne all’interno della società, impedendo che ogni singolo clan familiare si isoli in se stesso, chiudendosi ai rapporti di collaborazione con gli altri.

Su questa base, egli ha pure tentato di risolvere il problema antropologico della proibizione dell’incesto, mostrando come l’aspetto superficiale del tabù – quello per cui è proibito con-giungersi alle donne della propria famiglia – vada integrato con il suo aspetto profondo, ossia con la rivendicazione delle donne delle altre famiglie:

La proibizione dell’incesto non è tanto una regola che vieta di sposare la madre, la sorella o la figlia, quanto invece una regola che obbliga a dare ad altri la madre, la sorella e la figlia. È la regola del dono per eccellenza.

Nei quattro volumi delle Mitologiche (1964-1971) Lévi-Strauss ha cercato di mettere in luce la presenza di una ferrea logica strutturale anche nel mondo apparentemente arbitrario dei miti, mostrando come le molteplici storie mitologiche che le diverse culture elaborano e si tramandano siano nient’altro che variazioni o trasformazioni possibili di determinati

nu-clei sempre uguali nello spazio e nel tempo.

Altro aspetto caratteristico del pensiero di Lévi-Strauss è la distinzione tra società «fredde»

e società «calde». Le prime sono le società primitive, impermeabili al divenire e alla storia.

Le seconde sono le società evolute, che si fondano sul mutamento incessante dei modi di

Un «kantismo senza soggetto trascendentale»

L’eclissi del soggetto, p. 66 TAVOLA ROTONDA L’antiumanismo e l’antistoricismo Lo studio dei rapporti di parentela Il problema antropologico della proibizione dell’incesto I miti

L’eclissi del soggetto, p. 66

TAVOLA ROTONDA

La distinzione tra società «fredde» e società «calde»

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GLOSSARIO e RIEPILOGO

VERSO LE COMPETENZE ◗ Utilizzare il lessico e le categorie specifiche della filosofia

Lévi-Strauss

Strutture antropologichep. 11 > Dal punto di vista antropologico, le strutture si identificano con il quadro delle forme immutabili e delle categorie invarianti che stanno alla base delle varie civiltà e che costituiscono, nel loro insieme, lo spirito umano, ovvero l’inconscio. Tant’è che Ricoeur ha parlato, a proposito di Lévi-Strauss, di «kantismo senza soggetto trascendentale», ovvero di un kantismo antropologico in cui, al posto dell’“io pen-so”, troviamo un’organizzazione formale inconscia. Antiumanismop. 12 > L’antiumanismo “antopologi-co” di Lévi-Strauss si esprime nella convinzione che «le scienze umane possono diventare scienze solo cessan-do di essere umane», cioè ponencessan-do, al posto della

pro-gettualità cosciente degli individui, l’inconscio colletti-vo e le sue categorie invarianti.

Antistoricismop. 12 > L’antistoricismo “antopologico” di Lévi-Strauss consiste nella ricerca delle costanti strutturali che stanno alla base di tutte le culture e che fanno, dell’umanità, qualcosa di sostanzialmente immutabile. Società «fredde» e società «calde»p. 12 > Le prime sono le società primitive, impermeabili al divenire e alla storia. Le seconde sono le società evolute, che si fonda-no sul mutamento incessante dei modi di vita. Le pri-me, a differenza delle seconde, producono meno pro-gresso ma anche meno conflittualità interna.

Etnocentrismop. 13 > Con questo termine si indica la tendenza, respinta da Lévi-Strauss, a credere nella su-periorità della propria cultura rispetto alle altre.

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Capitolo 1 • Lo strutturalismo

vita. Le prime sono svantaggiate sul piano culturale, poiché producono meno progresso, ma avvantaggiate sul piano sociale, in quanto generano meno conflitti al proprio interno. In Lévi-Strauss troviamo anche una delle più appassionate polemiche contro

l’etnocentri-smo, ossia contro la credenza nella superiorità della propria cultura rispetto a tutte le altre.

Anzi, i “primitivi” in Lévi-Strauss sono visti talora come l’incarnazione di un’umanità più vergine e più pura, capace di fungere da vivente antitesi alla civiltà sempre più alienata e artificiosa dell’Occidente.

Il rifiuto

dell’etnocentrismo

4. Foucault

Michel Foucault (1926-1984) è l’autore che ha espresso nel modo più radicale e

provocato-rio alcune delle tesi filosofiche dello strutturalismo.

Alla base del suo pensiero sta l’idea di un’indagine “archeologica” (o di un’«archeologia del sapere», come egli dirà a un certo punto) volta a mettere in luce le basi teorico-concettuali di alcune pratiche di fondo dell’età moderna. Documenti rilevanti di questo indirizzo sono:

Storia della follia nell’età classica (1961), che tratta della progressiva emarginazione della

malattia di mente e del finale assoggettamento dei «folli» agli uomini «di ragione», e Nascita

della clinica (1963), che studia l’avvento del sapere medico.

L’«archeologia del sapere»

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UNITÀ 15 • DALLE FILOSOFIE DELLA STRUTTURA ALLE FILOSOFIE DELLA DIFFERENZA

Ma il capolavoro di Foucault è Le parole e le cose. Un’archeologia delle scienze umane (1966), in cui, visibilmente influenzato dall’“atmosfera” strutturalistica, il filosofo francese si propone di portare alla luce gli epistemi che hanno informato la storia europea dal Cinquecento in poi, ossia quelle grandi infrastrutture mentali «a partire da cui conoscenze e teorie sono state possibili». Le griglie epistemiche distinte da Foucault sono fondamental-mente tre: quella «rinascimentale», quella «classica» (che va da Cartesio alla fine del secolo XVIII) e quella «moderna».

Di questi tre epistemi, che si succedono senza continuità alcuna, quello su cui insiste mag-giormente Foucault è l’ultimo. Infatti, è proprio nel suo ambito che troviamo quell’avveni-mento basilare che è la “nascita” dell’uomo. Questa espressione va intesa in senso epistemi-co: in altri termini, quando Foucault scrive che «prima della fine del secolo XVIII l’uomo non esisteva», o che «l’uomo è un’invenzione recente», egli intende dire, propriamente, che

in precedenza non esisteva la peculiare figura moderna dell’uomo come oggetto-soggetto di scienza.

Questa “nascita” epistemica dell’uomo, affidata alla tutela di presunte scienze umane (che secondo Foucault non sono veramente scientifiche), ha tuttavia qualcosa di paradossale, in quanto non può fare a meno di accompagnarsi a una simultanea “morte” epistemica

dell’uomo. Infatti, nella misura in cui l’uomo viene reso oggetto di scienza autentica, cioè

di un sapere di tipo strutturalistico (Foucault ha in mente soprattutto quelle “contro-scien-ze” umane che sono la psicoanalisi, l’etnologia e la linguistica), l’uomo cessa immediata-mente, per ciò stesso, di essere soggetto (v. “nascita” e “morte” dell’uomo):

Dal momento in cui ci si è accorti che ogni conoscenza umana, ogni esistenza umana, ogni vita umana, e forse persino ogni ereditarietà biologica dell’uomo, è presa all’interno di strutture, cioè all’interno di un insieme formale di elementi obbedienti a relazioni che sono descrivibili da chiunque, l’uomo cessa, per così dire, di essere il soggetto di se stesso, di essere in pari tempo soggetto e oggetto. Si scopre che quel che rende l’uomo possibile è in fondo un insieme di strutture, strutture che egli, certo, può pensare, può descrivere, ma di cui non è il soggetto, la coscienza sovrana.

Questa dissoluzione dell’uomo-soggetto trova il proprio esito più emblematico nel domi-nio del linguaggio, ossia nel riconoscimento del fatto che «chi parla» non è l’individuo, ma «la Parola stessa» (qui Foucault ha presente non solo la linguistica strutturale, ma anche un filone poetico e filosofico che va da Mallarmé a Heidegger).

Dopo aver codificato il proprio approccio archeologico e strutturalistico al passato ne

L’ar-cheologia del sapere (1969), Foucault, in una seconda fase della sua produzione, elabora una

serie di dottrine che, pur nutrendosi ancora di alcune suggestioni strutturalistiche, si muo-vono ormai in un’atmosfera post-strutturalistica (v. cap. 2).

In particolare, negli anni Settanta, insistendo in modo sempre più risoluto sui nessi esistenti tra sapere e potere (già evidenziati nei primi lavori), Foucault mette a punto una genealogia

del potere impegnata a portare alla luce la dinamica dei microsistemi di potere operanti nella società (L’ordine del discorso, 1970; Sorvegliare e punire, 1975; La volontà di sapere, 1976; Microfisica del potere, 1977).

La dottrina degli «epistemi» La “nascita” e la “morte” epistemiche dell’uomo IL CONCETTO E L’IMMAGINE Las Meninas, p. 26

L’eclissi del soggetto, p. 66 TAVOLA ROTONDA Verso il post-strutturalismo: la «genealogia del potere» ECHI DEL PENSIERO L’occhio del “Grande Fratello”, p. 20

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Capitolo 1 • Lo strutturalismo

Tale filosofia del potere, che si richiama apertamente a Nietzsche, manifesta la propria ori-ginalità soprattutto se rapportata a quella marxista (allora prevalente tra gli intellettuali). Innanzitutto, contro l’idea del potere come sovrastruttura, Foucault rivendica il carattere

strutturale e originario di esso (da cui tutto dipende, compresa l’economia). In secondo

luogo, contro l’impostazione “macrofisica” di Marx, incentrata sui grandi rapporti di forza (incarnati dalle classi e dallo Stato), Foucault predilige un’impostazione “microfisica” che

scorge il potere ovunque, ossia in tutti i pori della società, a cominciare dalle relazioni

quo-tidiane tra gli individui. Del resto, puntualizza il nostro autore,

lo Stato non può funzionare che sulla base di relazioni di potere preesistenti. Lo Stato è sovrastrutturale in rapporto a tutt’una serie di reti di potere che passano attraverso i corpi, la sessualità, la famiglia, gli atteggiamenti, i saperi, le tecniche…

Inoltre, a differenza del marxismo, Foucault dichiara che non sono possibili divisioni “ma-nichee” tra dominanti e dominati, poiché ogni individuo o gruppo risulta simultaneamen-te l’uno e l’altro.

Ma se il potere è ovunque e abita in ognuno (non solo nei capitalisti), i punti di resistenza

a esso risiedono dappertutto (e non solo nel proletariato o negli emarginati), in quanto si

identificano con ciò che Foucault denomina l’«elemento plebeo» presente in ogni individuo o gruppo. Ovviamente, tale resistenza “decentrata” al potere non è qualcosa che possa con-cludersi a un certo punto (ad esempio, realizzando un’ipotetica società completamente di-salienata), ma costituisce un processo mai concluso.

All’analisi genealogica del potere, l’ultimo Foucault fa seguire una monumentale Storia

della sessualità (1976-1984). Rifiutando il luogo comune secondo cui la sessualità, dalla

Controriforma in poi, sarebbe stata sostanzialmente repressa, il filosofo sostiene che negli ultimi secoli il potere, non diversamente dalla morale cattolica, simulando l’interdizione del sesso, lo avrebbe in realtà incoraggiato ed esasperato, per meglio gestirne forme e modalità.

5. Lacan

Alla base della psicoanalisi di Jacques Lacan (1901-1981) sta l’esigenza di un “ritorno a Freud” analogo, per certi versi, al “ritorno a Marx” propugnato, come vedremo tra poco, da Althusser. Questo ritorno consiste sostanzialmente in una lettura di Freud capace di coglierne lo spirito

autentico e, nello stesso tempo, di tener conto degli strumenti più avanzati del pensiero.

All’interno di questa nuova ortodossia freudiana (duramente contestata dall’Associazione psicoanalitica internazionale) troviamo quelli che possono essere considerati i due maggiori contributi di Lacan alla teoria e alla filosofia dello strutturalismo: il radicale antiumanismo e l’interpretazione linguistica dell’Es.

Secondo Lacan – che ha espresso i suoi punti di vista soprattutto nel denso volume degli

Scritti (1966) e nei Seminari (1975 ss.) – il centro dell’uomo non risiede affatto, come ha

sempre creduto la filosofia tradizionale, nella coscienza o nel cogito, bensì nell’inconscio o

nell’altro (rispetto a cui l’io si trova in uno stato di sostanziale dipendenza).

Il carattere strutturale del potere e la sua realtà “microfisica” Una “resistenza” decentrata e mai conclusa La storia della sessualità Il “ritorno a Freud” L’antiumanismo

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