• Non ci sono risultati.

Introduzione al numero speciale “Carebot: i robot della cura e le questioni morali, psicologiche e sociali"

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Introduzione al numero speciale “Carebot: i robot della cura e le questioni morali, psicologiche e sociali""

Copied!
4
0
0

Testo completo

(1)

OTTOBRE 2018 1 MARZO 2018

II

A.N.I.N.

Associazione Nazionale Infermieri Neuroscienze VIA BREDE 1 - 25073 BOVEZZO (BS)

INFORMAZIONI E CONTATTI:info@anin.it

Grafica e impaginazione CDS Graphica srl - Brescia

Registrazione Tribunale di Brescia n. 54/1995

COME INVIARE UN ARTICOLO A NEU

NORME PER GLI AUTORI

Neu, Organo di stampa dell’Associazione Nazionale Infermieri Neuroscienze

(ANIN), pubblica, previa approvazione del Comitato di Redazione (CdR), ar-ticoli relativi alle diverse funzioni ed ambiti della professione infermieristica ed ostetrica. Sono preferiti articoli di ricerca con lo scopo di informare, ag-giornare, raffrontare le buone pratiche cliniche, valorizzare, favorire il con-fronto e diffondere i progetti e le esperienze sul campo. Essi devono conte-nere non più di 5000 parole, abstract escluso - eventuali deroghe possono essere prese in considerazione dal CdR. Le opinioni espresse dagli Autori co-sì come eventuali errori di stampa non impegnano la responsabilità del pe-riodico. Gli articoli non devono essere già stati proposti ad altre riviste per la pubblicazione; qualora fossero già stati pubblicati, possono essere proposti al CdR solo se corredati di copyright da parte del primo pubblicatore . I testi andranno inviati nei formati DOC (Microsoft Word) e PDF (Adobe Reader). La PAGINA INIZIALE deve contenere:

- TITOLO in lingua italiana e inglese; - NOME e COGNOME di ogni AUTORE; - NOME e SEDE dell’ENTE di APPARTENENZA; - RECAPITO, TELEFONO, E-MAIL e/o FAX dell’AUTORE.

In caso di necessità sarà cura della redazione rivedere il testo dell’abstract. I LAVORI SCIENTIFICI devono essere strutturati preferibilmente secondo il seguente ordine:

TITOLO: in italiano e inglese

ABSTRACT STRUTTURATO: in italiano e inglese. Non deve superare le

300 parole. Deve rispecchiare con precisione il contenuto dell’articolo. Non deve includere riferimenti o abbreviazioni. Deve contenere: Finalità e obiet-tivi, Background (indicazioni di quanto è già noto su questo argomento), Di-segno della ricerca, Materiali e Metodi, Risultati, Conclusioni (l’indicazione di quanto questo studio aggiunge al tema)

KEYWORDS: in italiano e in inglese. Devono essere necessariamente

con-tenute nel testo (max 6).

INTRODUZIONE: deve illustrare brevemente la natura e lo scopo del lavoro,

con citazioni bibliografiche significative, senza includere dati e conclusioni

MATERIALI E METODI: devono descrivere dettagliatamente:

i metodi di selezione dei partecipanti; la volontà dei soggetti interessati di voler partecipare allo studio previa compilazione del consenso informato e l’autorizzazione delle Autorità competenti (ad esempio: Direzione Sanitaria) o l’esplicita approvazione del Comitato Etico locale; le informazioni tecni-che; le modalità di analisi statistica.

RISULTATI: forniscono con chiarezza e concisione quanto emerso dallo

stu-dio, senza alcun giudizio e/o parere dell’autore.

DISCUSSIONE: consiste nello spiegare e commentare i risultati trovati

con-frontandoli con gli obiettivi iniziali/ipotesi e/o eventualmente con quelli di altri autori. Definisce la loro importanza ai fini dello studio e l’eventuale ap-plicazione nei diversi settori.

CONCLUSIONI: riassumono i risultati e la discussione, focalizzandosi sugli

aspetti principali emersi e sulla forza/debolezza dello studio stesso preannun-ciando eventuali sviluppi di ricerca futuri. Costituiscono gli indicatori di quan-to lo studio apporti alla ricerca, alla pratica professionale e alla competenza. Le CITAZIONI NEL TESTO: bisogna riportare tra parentesi il nome dell’au-tore del lavoro seguito dalla virgola e dalla data di pubblicazione (es. Ros-si, 2005). Ove presenti più autori dello stesso lavoro, il nome del primo se-guito da et al. sarà sufficiente (es. Barder et al., 1994).

L’ICONOGRAFIA: i GRAFICI, se generati in Microsoft Excel o simili,

do-vranno essere inviati corredati della tabella dei dati che ha generato il grafico; le FIGURE in formato digitale JPG o TIFF, con risoluzione minima di 300 dpi, devono pervenire numerate progressivamente con numeri arabi e fornite di idonee didascalie; le TABELLE devono essere numerate progressivamente con numeri romani su fogli separati con relative intestazioni; il posizionamento ap-prossimativo delle tabelle e delle figure va indicato nel corpo del testo. La BIBLIOGRAFIA: deve essere redatta secondo Harward Style e deve comprendere tutte, ed esclusivamente, le voci richiamate nel testo. Le vo-ci bibliografiche vanno quindi numerate progressivamente secondo l’ordi-ne alfabetico, con numeri di riferimento inseriti l’ordi-nel testo. Esempio:

I. Annas, G.J. (1997) Reefer madness... N Engl J Med, 337, 435-9. II. Grinspoon, L. and Bakalar, J.B. (1993) Marijuana: the forbidden me-dicine. New Haven: Yale University

La SITOGRAFIA deve contenere la data dell’ultima consultazione e l’URL del sito; in caso di consultazione di documento presente su un sito, speci-ficare autore e titolo del documento e la collocazione nel sito con l’URL.

INCLUSIONI TRA GLI AUTORI: deve essere specificato chi ha preso

par-te al lavoro per una quota tale da popar-ter assumere pubblica responsabilità del suo contenuto.

RINGRAZIAMENTI/RICONOSCIMENTI: deve essere esplicitata

l’autoriz-zazione degli autori e delle case editrici all’utilizzo delle citazioni, dei dati ed dei materiali illustrativi ripresi da pubblicazioni precedenti in conformità con le norme che regolano il copyright.

Il CdR si riserva il diritto di apportare al testo minime modifiche di forma e/o di stile per uniformità redazionale.

DIRETTORE

SCIENTIFICO

FRANCESCO CASILE f.casile@anin.it

VICE DIRETTORE

SCIENTIFICO

SIMONETTA POLANSKI s.polanski@anin.it

DIRETTORE

RESPONSABILE

CLAUDIO SPAIRANI c.spairani@anin.it

AREA

PSICOGERIATRICA LUCIA ASINÒ l.asino@anin.it NEUROLOGICA STEFANIA INFANTI s.infanti@anin.it NEUROCHIRURGICA PAOLA IOP p.iop@anin.it PEDIATRICA ROBERTA PREVIDERA r.previdera@anin.it TERZO SETTORE MARCO TAPINASSI m.tapinassi@anin.it FORMAZIONE E RICERCA MILENA GUARINONI m.guarinoni@anin.it ETICA ANTONELLA LETO a.leto@anin.it OPINIONE TIZIANA LAVALLE t.lavalle@anin.it INTERVISTE

ANGELA GIO FERRARI ag.ferrari@anin.it

CONSIGLIO

DIRETTIVO

PRESIDENTE CRISTINA RAZZINI presidente@anin.it VICE PRESIDENTE GIUSY PIPITONE g.pipitone@anin.it SEGRETARIA GIUSEPPINA SEPPINI g.seppini@anin.it TESORIERE GIOVANNI GIACOMINI g.giacomini@anin.it PAST PRESIDENT FRANCESCO CASILE f.casile@anin.it VANNA PELIZZOLI v.pelizzoli@anin.it ANTONELLA LETO a.leto@anin.it

CONSIGLIERI

SIMONETTA POLANSKI s.polanski@anin.it DAVIDE CARUZZO d.caruzzo@anin.it ANNALISA DAL FITTO a.dalfitto@anin.it

DELEGATI

GABRIELLA ARAMINI MARCO CECCHI PATRIZIA LA FRATTA A. MANCA SIMONA VERGNA

DELEGATI REGIONALI

Lombardia DANIELA MABELLINI Piemonte GIANCARLO MERCURIO Friuli V. .G SEBASTIANO FOGOLIN Veneto STEFANO CAPOVILLA Liguria PATRIZIA LA FR TTAA Emilia R. GIOVANNI CESARE Toscana SIMONA VERGNA Marche CHIARA GATTI Lazio MARCO CECCHI Sardegna A. NICOLINA MANGA Puglia A. MARIA BRUNETTI Sicilia PIETRO STURIALE

A cura di:

F

RANCESCO

C

ASILE

Q

uesto numero di NEU affronta ampiamente il tema dei robot nell’ambito della cura.

Sicuramente il tema, per i nostri lettori, potrebbe risultare ostico e non comprensibile

all’ interno di una rivista che si occupa di infermie-ristica nelle neuroscienze.

Dalla lettura degli articoli risulterà chiaro il per-ché del tema scelto dalla redazione.

Come è noto, non è la prima volta che la nostra ri-vista affronta tematiche nuove o di ancora difficile assimilazione da parte di molti lettori; chi si ricor-da che cosa era il computer ne 1987? Allora non se ne comprendeva la natura e la necessità.

Negli ultimi decenni l’uso dei robot è aumenta-to notevolmente ed è facilmente prevedibile che nei prossimi essi faranno ancora di più parte del-la nostra vita. In questo numero noi rivolgeremo la nostra attenzione e analizzeremo le principali questioni morali che emergono con la loro intro-duzione nell’ambito della medicina e della cura dei pazienti e delle persone con mobilità ridotta o anziane.

Diciamo subito che ci occuperemo molto margi-nalmente dei robot usati in medicina per compiere interventi chirurgici più precisi e meno invasivi per il persona assistita, oppure nelle operazioni a distanza. L’uso di queste macchine in chirurgia solleva sicuramente importanti questioni che però noi in questo nostro numero tratteremo in un solo articolo (Lavalle).

Noi prenderemo in esame i robot impiegati nell’am-bito della medicina per l’assistenza: al fine, cioè, di far compiere ai pazienti particolari esercizi fisici, intrattenerli e stimolarli con domande, ricordare loro di prendere le medicine, monitorare la con-dizione di salute dei pazienti e permettere loro di alzarsi dal letto e muoversi o migliorare l’in-terazione sociale dei bambini affetti di autismo. Nell’ambito dell’assistenza, inoltre, i robot pos-sono servire a somministrare le medicine ed il cibo alle persone assistite e a metterle in comuni-cazione con gli operatori sanitari (in questo caso i robot sono dotati di

u-no schermo che permette loro di proiettare immagi-ni e di trasmettere la voce dell’operatore alla perso-na assistita e dalla persoperso-na assistita all’operatore). In-fine, anche in questo caso per finalità terapeutiche, i robot possono esse-re usati come ‘oggetti’ di compagnia, per intratte-nere, offrire degli hobbies o per permettere alle per-sone assistite di avere una vita sessuale o una vita ses-suale più soddisfacente. Alcuni di questi robot non

I robot nella medicina, nella cura e

nell’assistenza:

una questione etica

(2)

OTTOBRE 2018 2

sono molto diversi dai robot industriali: altri, in-vece, possono essere capaci di muoversi, reagire ai comportamenti dell’essere umano, usare il lin-guaggio, essere “intelligenti” ed imparare dalle esperienze passate. Mentre poi alcuni robot non sembrano esseri viventi, altri, invece, possono as-somigliare ad un animale o avere caratteristiche e fattezze di un essere umano. Non è possibile offrire un quadro completo della gamma di robot che og-gi sono in commercio e che sono o possono essere usati nella medicina per finalità terapeutica/assi-stenziale: il loro numero aumenta ogni giorno di più e grazie al progresso tecnologico vengono pro-gettate versioni sempre più nuove ed originali di robot. Il riferimento, però, ad alcuni di questi oggi utilizzati in ambito sanitario può aiutare ad avere un quadro più preciso degli scenari che le nuove tecnologie stanno

aprendo. Robot co-me My Spoon sono in grado di imboc-care la persona assistita, Sanyo di lavarla e sciac-quarla, mentre altri robot prendono e portano le persone assistite da un letto alla sedia a rotelle (uno di questi è ad

esempio il RIBA robot: Robot for Interactive Bo-dy Assistance). Mentre, poi, EI-E è un robot che svolge le stesse mansioni di un cane guida; i robot Care-o-bot, invece, possono non soltanto essere utilizzati per il trasporto di oggetti, ma anche per accertarsi che durante il giorno i residenti abbiano bevuto a sufficienza. L’Hybrid Assistive Limb non è un robot ‘autonomo’ ma un esoscheletro moto-rizzato progettato per sostenere ed espandere le capacità motorie delle persone disabili: di questo tipo sono anche le walking machine della Honda Stride Management Assist e Walking Assist1.

Ci sono poi anche robot che monitorano la salute e il benessere delle persone: GiraffPlus, ad esempio, può controllare la pressione del sangue ed altri

pa-rametri clinici sfruttando una rete di sensori posta nell’abitazione e sul corpo della persona (ma è an-che capace di interagire verbalmente e ricordare alle persone di prendere le medicine ed in caso di emergenza o di anomalie, avvisare lo staff ). Altri robot, (si pensi, ad esempio, al Remote presence robots RP- e RP-7) consentono ai dottori di visi-tare la persona assistita anche a 5.400 miglia di distanza. Pearl è pensato per svolgere altri compi-ti: è una nursebot (in altri termini, un infermiere robot) che serve a ricordare agli anziani alcune at-tività di routine (dal mangiare e bere, al prendere le medicine e lavarsi i denti) e che può guidare lo-ro attraverso lo spazio.

Il robot Pepper, invece, è un robot umanoide che, oltre a muovere le braccia, ballare, rispondere al-le domande, può anche raccogliere informazioni

attraverso una came-ra ed un microfono ed intrattenere la perso-na assistita o l’anziano con facili giochi (ap-partengono alla stessa famiglia di robot an-che NAO, Kabochan, Brian 2.1 e Nexi2).

In-fine, RP-7 è un robot teleoperatore che fa-cilita le interazioni tra persona assistita e medico: mentre uBot5 può fare alcune cose, come ad esempio prendere gli oggetti e spostarli. Nell’ambito della cura i costi per l’assistenza agli anziani crescono anno dopo anno sempre di più, anche a causa dell’allungamento della vita. Inoltre, con un tasso di natalità sempre più basso e con una società sempre più anziana, in futuro a-vremo sempre meno persone giovani disposte a prendersi cura, a tempo pieno, delle persone ma-late e disabili. I robot, pertanto, sono una risorsa importante nell’ambito della medicina: da una par-te, essi potrebbero offrire una valida soluzione al problema di carenza di personale; dall’altra essi permettono di semplificare ed alleggerire il lavo-ro degli operatori. Anche le persone assistite, però,

1

-2 P. Share et al., Preparing for a Robot Future? Social Professions, Social Robotics and the Challenges Ahead,

in “Irish Journal of Applied Studies, 18, 1, 2018, pp. 45-62, p. 50.

(3)

OTTOBRE 2018 3

potranno trarre vantaggio dalla loro introduzione e dal loro uso, in quanto potranno essere seguite da macchine non soggette ad affaticamento e stress e che perciò possono essere operative ventiquattrore su ventiquattro senza interruzione. I robot, inoltre, non soltanto potranno monitorare la loro condi-zione di salute in maniera più precisa di quanto potrebbe fare un operatore sanitario umano (ad e-sempio, i robot potrebbero essere programmati a notare un cambio significativo del comportamento, delle abitudini o della voce della persona che se-guono), ma potranno anche compensare o limitare l’impatto di alcune disabilità fisiche. Ma potrebbero anche assistere una persona malata o anziana tan-to bene quantan-to un operatan-tore sanitario: già oggi, del resto, ci sono robot che possono essere program-mati per ricordare alla persona assistita quando è l’ora di prendere le medicine e quali medicine, tra le tante, prendere; altri invece hanno il compi-to di stimolare la loro capacità cognitive attraverso giochi o domande. Essi, cioè, possono funzionare come una “protesi” sia fisica che cognitiva: “Per e-sempio, una persona incomincia a non mangiare e poi sta male e peggiora anche dal punto di vista cognitivo. E questo tipo di cosa può diventare un circolo vizioso: la persona dimentica di mangiare, la lucidità decresce, dimentica di mangiare di nuo-vo e di prendere cura di se stessa ecc.”3.

E il fatto che i robot programmati per la cura pos-sano potenziare le capacità cognitive è confermato da alcuni studi che mostrano che essi possono a-iutare i bambini, inclusi quelli che soffrono di autismo, a migliorare le loro capacità comunica-tive4. Non c’è dunque alcuna ragione per opporsi

all’introduzione e all’uso dei robot? La preoccupa-zione maggiore è che un uso sempre più diffuso in medicina possa nel tempo privare o ridurre

in misura significativa la vita sociale delle perso-ne assistite (ma anche delle persoperso-ne anziaperso-ne che necessitano di cure) con altri esseri umani. Oggi il medico ha bisogno di visitare la persona assisti-ta e l’infermiere deve avvicinarsi al suo letto per somministrare la cura o per portare i pasti della giornata: c’è bisogno poi di una persona che ten-ga pulita la stanza e che si occupi di cambiare le lenzuola. Se queste attività un giorno potranno essere eseguite anche da un robot o attraverso lo schermo di un robot (ammesso che la visita del medico sia ancora necessaria e che il robot non sia in grado di stabilire qual è la malattia e la cura più adeguata, l’operatore potrà comunque comunica-re con la persona assistita o l’anziano a distanza), la persona assistita oanziana riuscirà ancora ad entrare in rapporto con altri esseri umani? Non c’è forse il rischio che venga abbandonata alle cure ed alla compagnia della macchina? Quando oggi un nostro caro si ammala o invecchia sentiamo il bisogno di andarlo a trovare e di passare alcune ore con lui per alleviare la sua solitudine o sempli-cemente per sincerarci che abbia le medicine e che il suo frigorifero non sia vuoto.

A volte non abbiamo il tempo, ma sappiamo che è una cosa che dobbiamo fare. Avremmo domani an-cora la stessa disponibilità visto che sarà possibile raggiungerlo attraverso uno schermo ed essere aller-tati dal robot se c’è un emergenza o qualcosa non va? E perché, in fondo, dovremmo preoccuparci più di tanto - qualcuno potrebbe domandare - se un robot dalle sembianze sempre più umane e con una voce non molto diversa dalla nostra può assi-curargli anche una qualche forma di compagnia e distrazione? E il fatto che, grazie ai robot, le per-sone malate e/o gli anziani non abbiano nessuno che si prende cura di loro va considerato neces-sariamente qualcosa di male, come il segno della corruzione morale dei tempi e della difficoltà delle generazioni più giovani di fare i conti con la pro-pria fragilità ed umanità e con quella delle altre persone? Oppure i robot permetteranno alle per-sone anziane e disabili di essere più autonome?

3 J. Borenstein, Y. Pearson, Robot Caregivers: Harbingers of Expanded Freedom for All?, in “Ethics Inf

Tech-nol, 12, 2010, pp, 277-288, in particolare p. 281.

4 B. Robin et al., Robotic Assistants in Therapy and Education of Children with Autism: Can a Small Humanoid

Robot Help Encourage Social Interaction Skills?, in “Universal Access in the Information Society, 4, 2005, pp. 105-120.

(4)

OTTOBRE 2018 4

Si può, poi, veramente, migliorare la condizione degli anziani e dei disabili proponendo loro di inte-ragire con i robot e, nei casi, ad esempio, di demenza, lasciare loro credere che abbiano davanti non mac-chine ma persone o animali in carne ed ossa? Non si rischia, come è stato suggerito, di infanti-lizzare persone fragili e vulnerabili che avrebbero bisogno delle nostre cure e attenzioni e che, inve-ce, vengono trattate come bambini? Le bambole possono ridurre il comportamento aggressivo dei persone assistite dementi5. C’è ormai una ricca

letteratura che evidenzia i benefici della terapia con gli animali: ad esempio, le persone che vivo-no con un animale soffrovivo-no mevivo-no di solitudine e depressione. Tuttavia, per una struttura sanitaria e per una casa di riposo le cose diventerebbe-ro molto più semplici se fosse possibile ottenere gli stessi risultati con animali robot, in quanto non avrebbero più bisogno di curarsi della salu-te e dell’igiene degli animali . Inoltre, gli animali robot consentirebbero di estendere la “pet the-rapy” (ma in realtà sarebbe una “robot thethe-rapy”) a qualsiasi reparto (dalla terapia intensiva alle sale chirurgiche) o contesto. Proprio in considerazione dei vantaggi che gli animali robot potrebbero dare rispetto agli animali veri, la produzione e la vendi-ta di animali robot è in cosvendi-tante aumento. Ancora siamo lontani dall’avere robot indistinguibili o an-che molto somiglianti agli animali ma l’obiettivo è quello di “creare animali robot in grado di provo-care lo stesso ventaglio di risposte emozionali che suscitano gli animali reali.6

Uno dei primi animali robot ad essere impiegato nell’ambito della cura è stato AIBO, un cane robot di “intrattenimento” della Sony che può cammi-nare ma anche calciare una palla: ha sensori e può esprimere sei emozioni, felicità, rabbia,

pau-ra tristezza sorpresa e avversione e disgusto per mezzo di coda, movimenti del corpo, e colore e forma degli occhi.7 Nell’ ultimo periodo sono

sta-te messe sul mercato numerose versioni di robot che assomigliano ad animali di compagnia, che per caratteristiche meglio si adattano ad esigenze terapeutiche.

In conclusione, si può parlare di inganno quando gli animali robot vengono utilizzati come stru-menti terapeutici e di compagnia per persone che, dato il loro stato mentale, potrebbero confonder-li con esseri viventi? Nei confronti, cioè, dell’uso degli animali robot per persone che soffrono di demenza può essere avanzata la stessa critica che è stata rivolta alla terapia delle bambole (dolls therapy)8: essa essa toglierebbe loro autonomia,

competenza e potere (disempowerment) e dignità (disparagement)9, in quanto si tratterebbe di una

pratica che si regge sul presupposto di non dire la verità alla persona assistita (ovvero presentare come realtà qualcosa che invece ne è soltanto un simulacro).

Tuttavia, attraverso i robot, anche le persone con demenza possono avere l’opportunità di stringe-re stringe-relazioni ed affezionarsi ed essestringe-re coinvolte in forme di interazione sociale10 ed in questo

mo-do provare meno ansia e paura nei confronti del mondo circostante. Inoltre, anche la loro salute potrebbe migliorare come conseguenza di situa-zione, in quanto queste persone tenderanno a muoversi di più.

Insomma, le questioni psicologiche, sociali e mo-rali sono tante ed è arrivato il momento anche nel nostro paese di avviare una riflessione seria e sen-za preconcetti nei confronti di una tecnologia che cambierà nei prossimi anni sempre più il volto del-la medicina ed il rapporto tra medico e paziente.

5 A. Vercelli et al., Robots in Elderly Care, in “DigiCult”, 2, 2, 2017, pp. 37-50, p. 41.

6 R. Sparrow, The March of the Robot Dogs, in “Ethics and Information Technology”, 2002, 4, 4, pp. 305-318,

in particolare p. 16.

7 È stato prodotto dal 1999 fino al 2006: la produzione è terminata a causa del numero ridotto di vendite (il

costo si aggirava intorno a 2500 dollari).

8 H. Cayton, From Childhood to Childhood? Autonomy and Dependence through the Ages of Life, in J.C.

Hu-ghes, S.J. Louw, S.R. Sabat (a cura di), Dementia: Mind, Meaning and the Person, Oxford University Press, Oxford 2006, pp. 277-286.

9 T. Kitwood, Dementia Reconsidered: The Person Comes First, Open University Press 1997. 10 A. Sharkey, Dignity, Older People, and Robots, cit.

Riferimenti

Documenti correlati

Assicura una cottura veloce e uniforme della pizza, grazie alla resistenza doppia circolare.. La pietra refrattaria (Ø 30,5 cm) garantisce una maggiore croccantezza e il suo oblò

imbattendosi  in  prima  istanza  nella  più  immediata  e  superficiale  delle  fonti 

Per questi italiani i robot e l’Intelligenza artificiale porteranno cambiamenti positivi all’economia (spingeranno la produzione, ridurranno il prezzo dei

I robot ma- nipolatori a sei gradi di libertà (Figura 1), che in industria sono detti comunemente antro- pomorfi, sono diventati uno standard alla fi- ne degli anni ’70, con il

Our present study aims to give a complete overwiew of the surgical treatment of the patients with adenocarcinoma of the cardia, classified according to Siewert, in the First Clinic

• Usando i sensori tattili della testa, impostare l’esecuzione dello step 1,2 e 4 per ogni sensore disponibile;. • Se viene premuto il sensore della mano destra, il robot si

Pertanto, nelle more della costituzione, nella Regione Campania, del predetto Consiglio delle Autonomie Locali, la richiesta di parere deve considerarsi ammissibile, sotto