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'E venne il momento di lasciare Torino': l'emigrazione matematica ebraica dall'Italia fascista (1939-1948)

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27 July 2021

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'E venne il momento di lasciare Torino': l'emigrazione matematica ebraica dall'Italia fascista (1939-1948)

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Alla ricerca di spazi di sopravvivenza intellettuale

Nel 2018 ricorreva l’ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali che – com’è noto – co-stituiscono una delle pagine più vergognose della nostra storia recente e al contempo uno dei peggiori crimini com-piuti dal regime fascista.

Precedute dalla pubblicazione del Manifesto della razza e dal censimento della minoranza ebraica condotto nell’e-state del 1938, le leggi razziali ratificarono l’antisemitismo di Stato e privarono gli ebrei italiani dei diritti politici e civili conquistati in epoca risorgimentale1. A seguito dei decreti del 5 settembre e del 17 novembre, oltre duecento docenti universitari, insegnanti e presidi furono dispensati dal servizio ed espulsi da ogni accademia e società scientifi-ca, migliaia di studenti vennero cacciati dalle scuole statali di ogni ordine e grado. Agli ebrei fu inoltre proibita qual-siasi attività editoriale e l’uso di libri di testo di autori di razza ebraica fu vietato in tutti gli istituti statali (quest’ulti-mo provvedimento è noto come la cosiddetta procedura di bonifica libraria).

La discriminazione innescò una serie di rivolgimenti istituzionali, epistemici e sociali nella cultura e nelle uni-versità italiane. La matematica fu drammaticamente colpi-ta, e perse – anche se sarebbe più corretto dire ‘si privò di’ – figure di grande rilievo fra cui T. Levi-Civita, V. Volterra, G. Castelnuovo, F. Enriques e molti altri.

Le dimensioni della discriminazione furono di notevole entità soprattutto in quelle realtà, come Torino, nelle qua-li si erano create forti comunità matematiche trasversaqua-li, cioè costituite da docenti universitari impegnati sul fron-te della scuola e dell’educazione scientifica (C. Segre, G. Fano, B. Colombo, …) e da insegnanti in servizio (Emilio Artom, Alice Osimo, Vittorina e Annetta Segre, Ugo Levi, …), che avevano saputo recepire le istanze metodologiche dei loro Maestri e tradurle efficacemente nella prassi

sco-‘E venne il momento di lasciare Torino’:

l’emigrazione matematica ebraica

dall’Italia fascista (1939-1948)

Erika Luciano

1 Cfr. GiorGio israel, Pietro Na

-stasi, Scienza e razza nell’Italia fascista,

Bologna, Il Mulino, 1998; GiorGio

israel, La scienza italiana e le poli-tiche razziali del regime, Bologna, Il

Mulino, 2010; GiorGio Fabre, L’elen-co. Censura fascista, editoria e autori ebrei, Torino, Zamorani, 1998 e, fra

gli ultimi volumi apparsi, Claudio

VerCelli, 1938 Francamente razzisti. Le leggi razziali in Italia, Torino,

Edi-zioni del Capricorno, 2018; aNNalisa

CaPristo, GiorGio Fabre, Il registro. La cacciata degli ebrei dallo Stato italia-no nei protocolli della Corte dei Conti 1938-1943, Bologna, Il Mulino, 2018.

(3)

2 erika luCiaNo, From

Emanci-pation to Persecution: Aspects and Moments of the Jewish Mathema-tical Milieu in Turin (1848-1938),

“Bollettino di Storia delle Scienze Matematiche”, XXXVIII, 1 (2018), pp. 127-166; erika luCiaNo, Mathe-matics and Race in Turin: the Jewish community and the local context of education (1848-1945), in “Dig whe-re you stand” 4, a cura di Kristín

Bjarnadóttir, Fulvia Furinghetti, Marta Menghini, Johan Prytz, Gert Schubring, Roma, Nuova Cultura, 2017, pp. 189-201.

3 lore terraCiNi, Una

immigra-cion muy particular: 1938, los uni-versitarios italianos en la Argentina,

“Anuario de l’Instituto de Estudios histórico sociales”, IV, 1989, p. 337: “uno espacio para sobrevivir ínte-lectualmente”.

4 Cfr. MitChell ash, Forced

Mi-gration and Scientific Change: Emigré German-Speaking Scientists and scho-lars after 1933, Cambridge and New

York, Cambridge University Press, 1996; Emigration of Mathematicians

and Transmission of Mathematics: Hi-storical Lessons and Consequences of the Third Reich, a cura di June

Bar-row-Green, Della Fenster, Joachim Schwermer, Reinhard Siegmund-Schultze, “Mathematisches For-schungsinstitut Oberwolfach”, Re-ports, 51, 2011, pp. 2891-2961; reiN -hard sieGMuNd-sChultze, Mathema-ticians Fleeing from Nazi Germany. Individual Fates and Global Impact,

Princeton, University Press, 2009. 5 Cfr. inter alia laura FerMi,

Il-lustrious immigrants: the intellectual migration from Europe, 1930-41,

Chicago, University Press, 1968; ada korN, Aportes científicos de los italianos en la Argentina en el siglo XX, in Los italianos en Argentina, a

cura di Francis Korn, Buenos Aires, Fundación Giovanni Agnelli, 1983.

6 raFFaella siMili, Sotto falso

nome. Scienziate italiane ebree (1938-1945), Bologna, Pendragon, 2010.

7 robiN e. rider, Alarm and

Op-portunity: Emigration of Mathemati-cians and Physicists to Britain and the United States, 1933-1945, “Historical

Studies in the Physical Sciences”, 15, 1 (1984), pp. 107-176.

8 reNata broGGiNi, La frontiera

della speranza: gli ebrei dall’Italia verso la Svizzera: 1943-1945, Milano, lastica quotidiana e nei loro manuali, approdando sovente

a sintesi originali e armoniche di tradizioni di pensiero pe-dagogico differenti2. Queste comunità (o ‘Scuole’, anche se in senso lato), in cui era fra l’altro singolarmente ampia e qualificata la componente femminile, furono disperse e in certi casi cancellate dalla politica razziale. Di fronte alla persecuzione dei diritti, poi divenuta persecuzione delle vite nell’autunno del 1943, vi fu infatti chi affrontò la vita in clandestinità, chi (ri-)prese coscienza della propria iden-tità, ad esempio trovandosi a insegnare nelle scuole israeli-tiche, a contatto per la prima volta nella vita con uno staff di colleghi e con una platea di allievi interamente ebraici, ma anche chi andò incontro alla deportazione e alla morte nei campi di sterminio.

Incapaci di tollerare la perdita dei diritti civili e politici e la completa emarginazione dal mondo accademico, en-tro la fine del 1941 circa 6000 ebrei di nazionalità italiana ‘fecero fagotto’; altri 4000 sarebbero riparati in Svizzera dopo l’armistizio. Fra questi si contano parecchie decine di intellettuali che abbandonarono l’Italia con le proprie famiglie, “andando alla ricerca di uno spazio di sopravvi-venza intellettuale”3.

Emigrazione, esilio, esodo

Benché assai meno studiata di quella dal Terzo Reich4, a partire dalla fine degli anni ’80 la diaspora intellettua-le ebraica dall’Italia fascista è stata indagata in rapporto a particolari discipline quali la fisica e la medicina5, in rela-zione al genere6, o ancora rispetto a determinate direttrici (gli Stati Uniti e l’impero britannico in primo luogo7, ma anche la Svizzera8 e il Sud America9).

Gli studi, tuttavia, si sono concentrati prevalentemente sulla dimensione quantitativa di questo complesso e dolo-roso fenomeno e su alcuni suoi tratti generali10.

L’emigrazione intellettuale ebraica dopo il 1938 fu una forma di esilio di massa, determinato da una causa di natu-ra politica, la persecuzione natu-razziale appunto.

Essa fu esplicitamente incoraggiata e agevolata dal regime fino almeno al 1941. Basti ricordare a questo ri-guardo che nel febbraio del 1940 Mussolini comunicava a D. Almansi, neo-presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che gli israeliti italiani dovevano lasciare gradualmente ma definitivamente la Penisola e tra l’autun-no del 1938 e l’estate del 1941 veniva messo a punto un progetto complessivo di soluzione della questione ebraica, che consisteva nell’allontanamento degli ebrei dal paese e nella costituzione di un loro insediamento nell’Impero etiopico11.

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Mondadori, 1999.

9 bruNo GroPPo, L’émigration

juive italienne vers l’Argentine après les lois raciales de 1938, Matériaux pour l’histoire de notre temps, 65-66,

2002, pp. 36-40.

10 Cfr. Mario tosCaNo.

L’emigra-zione ebraica italiana dopo il 1938,

“Storia contemporanea”, 6, 1988, pp. 1287-1314.

11 Ministero dell’interno, Polizia politica, Materia, b. 219, Ebrei

ita-liani, fascicolo 1, Torino, 15.1.1939.

12 Cfr. per es. elisa siGNori La

Svizzera e i fuoriusciti italiani. Aspet-ti e problemi dell’emigrazione poliAspet-ti- politi-ca 1943-1945, Milano, Franco

Ange-li, 1983 e Pietro r. FaNesi, Gli ebrei italiani rifugiati in America latina e l’antifascismo (1938-1945), “Storia

e problemi contemporanei”, VII, 1994, pp. 23-36.

13 Cfr. daVid G. FubiNi, harold browN, Let me explain. Eugene G. Fubini’s life in Defence of America,

Santa Fe, Sunstone Press, 2015; reNato CaMurri, Idee in movimen-to: l’esilio degli intellettuali italiani negli Stati Uniti (1930-1945),

“Me-moria e Ricerca”, 31, 2009, pp. 43-62; GiaNNa PoNteCorboli, America nuova terra promessa. Storie di ita-liani in fuga dal fascismo, Milano,

Francesco Brioschi, 2013.

14 GiorGio Mortara, Ricordi della

mia vita, in Omaggio a Giorgio Mor-tara 1885-1967: vita e opere, Roma,

s.n., 1985, p. 36.

15 aNNalisa CaPristo, Gather What

You Can and Flee. Jewish Intellectual Emigration From Fascist Italy, New

York, CPL Editions, 2014, pp. 15-16.

Quella ebraica fu una tipologia di emigrazione com-pletamente differente da quella italiana comunemente in-tesa, sia in senso economico sia in senso politico. Da un lato, infatti, i rifugiati erano in gran parte esponenti della borghesia colta e ricca, in prevalenza dell’Italia centro-set-tentrionale; dall’altro chi lasciava il paese non svolgeva né aspirava a svolgere attività politica12, anche se alcuni fisici e ingegneri riparati negli Stati Uniti, come due dei figli di Fubini e Fano – Eugenio e Ugo – si sarebbero impegnati attivamente nei movimenti antifascisti e avrebbero colla-borato con le forze alleate in progetti militari e scientifici13. L’alternativa era quella che Mortara definì “la riduzio-ne ad una casta di paria”14: ovvero non solo la perdita dei diritti, ma anche lo stigma sociale e il completo oscuramen-to della propria immagine professionale.

La diaspora matematica

Costretti a sacrificare alla sintesi la precisione analitica, gli storici auspicavano ulteriori lavori, condotti su fonti di archivio oltre che sulla memorialistica, volti ad approfon-dire i flussi migratori di categorie specifiche, come quella dei matematici, rimaste in ombra15.

Fra il gennaio del 1939 e il novembre del 1943 sei ma-tematici e uno statistico (Giorgio Mortara, Gino Fano, Guido Fubini, Beniamino Segre, Alessandro Terracini, Beppo Levi e Bonaparte Colombo) scelgono di giocare la carta dell’emigrazione, nella speranza di ricostruire il filo interrotto delle proprie esistenze negli Stati Uniti, in Ame-rica latina, nel Regno Unito e in Svizzera.

Costretti a sfruttare gli spiragli di politiche migratorie sempre più selettive e a ‘elemosinare’ le briciole di una soli-darietà internazionale che si era già abbondantemente spe-sa per i colleghi in fuga dalla Germania nazista, dall’Austria e infine dalla Cecoslovacchia, questi studiosi si trovano ad affrontare una serie di gravi ostacoli. Di là dalle dichiara-zioni di intenti dei vari dicasteri di regime, per espatriare occorrevano infatti almeno tre cose: avere la forza di volon-tà e il coraggio di reinventare la propria vita e carriera all’e-stero, eventualmente in terre lontane e sconosciute; godere di mezzi di sostentamento adeguati e, soprattutto, poter contare su una rete di contatti internazionali.

Gli studiosi sopra citati sono fra i pochi a possedere questi tre ‘requisti’. In particolare essi possono fare affida-mento sul supporto di figure influenti in quelle catene di solidarietà, che si erano create spontaneamente dal 1933 per aiutare le vittime delle persecuzioni antisemite a ripa-rare all’estero. Matematici di notevole prestigio e potere quali O. Veblen, S. Lefschetz, J. Coolidge e V. Snyder per

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16 erika luCiaNo, Clara silVia roero, Corrado Segre and his Disci-ples. The Construction of an Interna-tional Identity for the Italian School of Algebraic Geometry, in, From Classical to Modern Algebraic Ge-ometry. Corrado Segre’s Mastership and Legacy, a cura di Gianfranco

Casnati, Alberto Conte, Letterio Gatto, Livia Giacardi, Marina Mar-chisio, Alessandro Verra, Basel, Birkhäuser, 2016, pp. 93-241.

17 reiNhard sieGMuNd-sChultze,

Rockefeller and the Internationali-zation of Mathematics between the Two World Wars, Basel, Birkhäuser,

2001.

18 Cfr. per es. Levi-Civita a Ve-blen, 30.10.1938 in Pietro Nastasi,

rossaNa tazzioli, Aspetti di mec-canica e di mecmec-canica applicata nella corrispondenza di Tullio Levi-Civita,

Quaderni P.RI.ST.EM. N. 14, Pa-lermo, Bocconi, 2003, p. 148 e, in Oswald Veblen papers, 1881-1960, Manuscript Division, Library of Congress, Washington, D.C., le let-tere di Veblen a Lefschetz e a Weyl dell’8.11.1938 e del 26.6.1940.

19 erika luCiaNo, Looking for a

Space of Intellectual Survival. The Jewish Mathematical Diaspora from Fascist Italy (1938-1948), Basel,

Birkhäuser, 2020 c.s.

20 Cfr. per es. Archivio privato David Fubini e Laurie Fubini Jacobs: G. García a G. Fubini, 4.11.1938 e 16.12.1938.

gli Stati Uniti, L. Roth, H.F. Baker, J.S. Milne e W.D. Hod-ge per il Regno Unito, G. De Rham per la Svizzera avevano infatti stretto vincoli di amicizia e di collaborazione scienti-fica con i geometri algebrici italiani sin dalla fine dell’Otto-cento. Tali legami si erano poi mantenuti nel tempo grazie agli incontri avvenuti durante i congressi internazionali e ai soggiorni di studio, per esempio quelli trascorsi da Co-olidge e Snyder a Torino, da Lefschetz e Zariski a Roma o quello di Fano ad Aberystwith16.

All’apice delle catene di solidarietà vi sono, per l’Ita-lia, Max Ascoli e Levi Civita. Quest’ultimo, advisor della Rockefeller Foundation dal 192317 più volte professore vi-sitatore nelle Americhe negli anni Venti e Trenta, nonché ambasciatore della matematica italiana dalla Russia all’A-merica latina, dagli USA al Giappone, aveva al suo attivo una rete di partenariati di lunga data con i maggiori cen-tri di ricerca a livello mondiale. Per questo motivo, subito dopo la promulgazione delle leggi razziali, Terracini, Fubi-ni e Segre si rivolgono a lui chiedendogli consiglio su come e dove trovare una posizione lavorativa all’estero, valutano con lui le possibili mète e gli chiedono uno o più

testimo-nials, cioè i documenti indispensabili per ottenere un visto.

Sarà Levi-Civita a mettere in contatto Terracini e Segre con Veblen, Lefshetz, Birkhoff, A. Einstein, J. von Neumann e H. Weyl, nel tentativo di trovare per loro una posizione all’Institute for Advanced Studies di Princeton, dove era riuscito a far chiamare l’amico Fubini18.

A favore dei matematici ebrei in fuga dall’Italia razzista si mobilita una rete di sostegno globale, che copre presso-ché tutto il mondo, dalle Americhe all’Australia, con una singolare lacuna: il mandato britannico di Palestina. Le 370 lettere e documenti di cui si sta curando la pubblicazione documentano con evidenza gli sforzi per trovare academic

openings a Cambridge, Chicago, New York, Ithaca, in

Il-linois, in Indiana, ecc.19 In questo frangente, per rinforza-re la propria offerta formativa e per affermarsi sulla scena della ricerca internazionale, alcune Università come quelle di Lima, Rosario, Tucumán e Rio sfruttano opportunamen-te i propri collegamenti culturali con l’Italia per attrarre i migliori matematici ebrei esuli. Alfred Rosenblat a Lima, un ex allievo di Castelnuovo ed Enriques a Roma, Achille Bassi e Gabriele Mammana a Rio servono da traits d’union fra l’Italia e l’America latina e da coordinatori di questa strategia di reclutamento20.

Il loro impegno costituisce una bella lezione di solida-rietà accademica e mostra il ruolo politico-istituzionale che i matematici possono assumere in frangenti drammatici, attraverso i canali della diplomazia scientifica. Purtroppo, la loro azione non sempre è sufficiente. Quando l’aiuto dei

(6)

21 Cfr. rolF NossuM, Emigration

of mathematicians from outside Ger-man-speaking academia 1933-1963, supported by the society for the pro-tection of science and learning,

“Hi-storia Mathematica”, 39, 1(2012), pp. 84-104; rolF NossuM, JaN ko -tulek, The Society for the Protection of Science and Learning as a patron of refugee mathematicians, “BSHM

Bulletin”, 30, 2(2015), pp. 153-167; bill williaMs, Jews and Other Fo-reigners. Manchester and the Rescue of the Victims of European fascism: 1933-40, Oxford, University Press,

2013.

22 Cfr. per es. Semple alla SPSL, 20.2.1939; SPSL a Semple, 1.4.1939; Semple alla SPSL, 20.4.1939; SPSL a W.L. Edge, H.S. Ruse, F.P. White, V.C. Morton, J.L. Wren, W.V.D.H. Hodge, L. Roth, J.A. Todd, P. Fra-ser, A.L. Dixon, D.W. Babbage, W.P. Milne, Londra, 1.5.1939.

23 Cfr. per es. Terracini a H.J. Buthchart, 3.3.1939 e allegati testi-monials di Castelnuovo, Levi-Civita e Fano; Terracini alla SPSL, 16.3.1939; SPSL a Terracini, 16.3.1939; Terraci-ni alla SPSL, 9.5.1939; Levi-Civita a Buthchart, 28.2.1939.

24 Cfr. stePheN duGGaN, betty drury, The Rescue of Science and Learning: The Story of the Emer-gency Committee in Aid of Displaced Foreign Scholars, New York, The

Macmillan Company, 1948. 25 Cfr. il curriculum di Terracini, datato 11.12.1938 con Some

Indica-tions on my scientific papers,

marzo-aprile 1939, in SPSL Archive, mss. 285/5, fols. 369-377. Analogamente si confrontino i due curricula di Be-niamino Segre, datati 27.12.1938 e aprile 1939, in Archive of EC, New York.

singoli non basta, non resta che rivolgersi agli organismi di soccorso alle vittime delle persecuzioni razziali, che co-ordinano e finanziano l’esodo degli studiosi e dei docenti universitari dall’Europa nazi-fascista. La diplomazia scien-tifica internazionale si muove attraverso due agenzie: la

Society for the Protection of Science and Learning (d’ora in

avanti SPSL) e l’Emergency Committee in Aid of Displaced

Foreign Scholars (EC).

La prima società, fondata da W. Beveridge, L. Szilard e E. Rutherford, fra il 1933 e il 1940 ricolloca quasi 800 studiosi nel Regno Unito e nell’impero coloniale britan-nico.21 Fra questi vi è Segre, che ottiene una fellowship a Cambridge e successivamente a Londra e a Manchester. Un gruppo di geometri inglesi, su iniziativa di Semple e Hodge, istituisce un fondo e raccoglie ben 128 sterline che, corrisposte a Segre mensilmente sotto forma di assegni di ricerca, gli consentono di mantenere la sua famiglia fino al 1942.22 Non va invece in porto l’intervento della SPSL a favore di Terracini, che presenta domanda per ricopri-re due cattedricopri-re di matematica vacanti nelle Università di Aberdeen e Durham23.

Sul fronte statunitense l’organismo di riferimento è

l’E-mergency Committee in Aid of Displaced German Scholars,

riconvertito in Emergency Committee in Aid of Displaced

Foreign Scholars dopo l’occupazione nazista della

Cecoslo-vacchia nel marzo del 1938. Fondato a New York presso l’Institute of International Education e diretto da R. Mur-row e S.P. Duggan, fra il 1933 e il 1941 esso trova una siste-mazione per oltre 300 studiosi24. Vi si rivolgono Terracini, Segre e Mortara, tutti invano25.

Per comprendere le ragioni di questi insuccessi biso-gna tener presente che, per valersi del sostegno di questi organismi, occorreva seguire una procedura articolata in tre passi: compilare un dettagliato questionario biografi-co, presentare un curriculum vitae, corredato dall’elenco delle pubblicazioni, e una o più lettere di presentazione, i cosiddetti testimonials. L’analisi di questi documenti, cu-stoditi negli archivi delle due società, è di notevole inte-resse storico e matematico, nella misura in cui mostra che molti candidati, come Fano, Terracini e Segre sottolineano esplicitamente, in un primo momento, la loro comune ap-partenenza alla Scuola italiana di geometria algebrica e la propria filiazione scientifica da un unico maestro, Corrado Segre, salvo poi attenuare queste dichiarazioni per ottenere un maggior sostegno dai matematici anglosassoni: Lefshetz

in primis, ma anche Hodge, Zariski, ecc. Nelle seconde

versioni dei loro curricula, perciò, l’enfasi sulla tradizione sintetica lascia il posto a quella sugli aspetti topologici e algebrici della loro produzione e del loro insegnamento.

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26 Cfr. per es. Zariski aVeblen, 3.11.1938; Segre all’ECA, 27.12.1938; Segre alla SPSL, 7.1.1939; Snyder a L. Farrand, 9.2.1939; Veblen a Coble, 6.5.1939; Coble a Veblen, 17.5.1939; Veblen a Coble, 22.5.1939; Veblen a Segre, 9.12.1939; Segre a Veblen, Coble, Lefschetz, Snyder e Zariski, 1.6.1940.

27 Terracini scrive ad esempio, nel suo necrologio di Fubini (“Revi-sta de la Unión Matemática Argen-tina”, 10, 1944, p. 28): “su gratitud hacia el país que le acogió́ y su en-tusiasmó por el Hemisferio occiden-tal parecieron infundir nueva vida”. 28 Cfr. liVia GiaCardi, Beppo

Levi in Argentina (1939-1961). “El fin de la vida es la vida digna y el fin de la ciencia es una ciencia digna”,

“Matematica, Cultura e Società, Ri-vista dell’Unione Matematica Italia-na”, 4, 1(2019), pp. 53-65.

29 Cfr. erika luCiaNo, Terracini,

Alessandro, in Dizionario Biogra-fico degli Italiani, Roma, Istituto

dell’Enciclopedia italiana, vol. 95, 2019, ad vocem.

Vecchie e nuove identità

Le esperienze dei matematici in fuga dall’Italia razzi-sta sono naturalmente assai differenti fra loro. Alcuni tratti globali sono comunque evidenziabili, al di là della diver-genza di traiettorie esistenziali e della molteplicità di conte-sti in cui i rifugiati si trovarono a vivere e a operare.

In primo luogo, con la sola eccezione di Colombo, tutti gli esuli riescono a inserirsi positivamente e in tempi velo-cissimi nelle università di accoglienza. Dimostrando un’a-dattabilità linguistica notevole, sono in grado di essere quasi immediatamente operativi non solo dal punto di vista della ricerca ma anche da quello dell’insegnamento. Terracini ini-zia i suoi corsi in spagnolo tre giorni dopo esser giunto a Tucumán; Segre tiene i suoi primi seminari in inglese a meno di due settimane dal suo arrivo a Cambridge26.

Indipendentemente dall’età (e alcuni rifugiati sono più che sessantenni), il soggiorno all’estero è estremamente produttivo. Il desiderio di rinegoziare la propria posizione nei nuovi milieu, la volontà di dimostrare la loro gratitudi-ne ai paesi che li avevano accolti27, l’imperativo morale a ‘fare il proprio dovere’ agiscono come molle motivazionali e infondono alle vittime delle persecuzioni nuovo entusia-smo. Tutti, ad eccezione di Colombo, riprendono infatti a pubblicare lavori nelle riviste delle nazioni ospite o di quelle amiche. Tutti riprendono l’attività di ricerca, anche chi come Fubini e Fano si sentiva ormai ‘al tramonto’.

La produzione, in termini quantitativi, è imponente e in molti casi è nettamente superiore a quella degli stessi au-tori negli ultimi anni prima del dispatrio. Dal punto di vista qualitativo, il nucleo più consistente è costituito da tradu-zioni, riprese e adattamenti di lavori apparsi in Italia prima del 1938, oltre ad articoli visibilmente nella scia degli studi condotti prima dell’emigrazione. Fubini e Segre, in minor misura Terracini, sono però capaci di ri-definire almeno in parte la propria attività di ricerca, in sintonia con i nuovi istituti in cui si trovano.

Per Terracini e Levi, il soggiorno a Tucumán e Rosario, inizialmente patito per la perdita delle proprie radici e della propria identità culturale, si trasforma anzi in un’autentica svolta professionale. Infatti, Levi in qualità di direttore del neonato Istituto di Matematica dell’Università del Litoral riceve riconoscimenti pari, se non superiori, a quelli otte-nuti in patria28. Da par suo, nelle vesti di presidente dell’U-nión Matemática Argentina, Terracini dà un contributo di rilievo alla comunità matematica di questo paese e, in un momento di boicottaggio sistematico delle relazioni inter-nazionali, prende parte a importanti programmi scientifici, come quello di creazione di un servizio di ricerca biblio-grafica panamericano29.

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30 Cfr. Terracini a Levi-Civita, 18.10.1939, in Pietro Nastasi, ros -saNa tazzioli, Aspetti scientifici e umani nella corrispondenza di Tullio Levi-Civita, Quaderni P.RI.ST.EM.

N. 12, Palermo, Bocconi, 2000, p. 403.

31 alessaNdro terraCiNi, Sobre

la ecuación diferencial y’’’ = G(x, y, y’)y’’ + H(x, y, y’)y’’, “Revista de

matemáticas y física teórica”, 2, 1941, pp. 245-329; Aportes al

estu-dio geométrico de la ecuación diferen-cial y’’’ = F(x, y, y’)y’’ + G(x, y, y’) y’’ + H(x, y, y’)y’’, “Revista de

ma-temáticas y física teórica”, 3, 1942, pp. 195-234.

32 Guido FubiNi, On a property of

W-congruences, “Annals of

Mathe-matics”, 2, 41(1940), pp. 356-364. 33 heNri F. baker, The

Non-Sin-gular Cubic Surfaces. A New Method of Investigation with Special Refe-rence to Questions of Reality. By B. Segre. Pp. xi + 180. (Oxford: Claren-don Press; LonClaren-don: Oxford Universi-ty Press, 1942.) 15s. net., “Nature”,

151, 1943, p. 39.

Inoltre, avendo fin da subito avvertito la distanza dell’ambiente locale dall’Europa e dalla sua produzione e volendo “affermare l’importanza nel campo scientifico”30 delle università che li avevano accolti, Levi e Terracini fon-dano e dirigono tre giornali: le Publicaciones dell’Instituto

de Matemática di Rosario (1939), le Mathematicae notae. Boletín del Instituto de matemática (settembre 1940) e la Revista, serie A, Matemáticas y física teórica

dell’Universi-dad Nacional di Tucumán (dicembre 1940) che sancisco-no l’esordio della stampa matematica specialistica in Ar-gentina. Nella loro costante ricerca di articoli per i propri giornali, Levi e Terracini costruiscono delle reti di relazioni con colleghi di tutto il mondo di dimensioni assai maggiori rispetto a quelle che avevano stabilito prima dell’esilio. Ad esempio, Terracini entra in contatto con realtà matemati-che emergenti quali quella cinese (Buchin Su, Chenkuo Pa, …) e, grazie all’intermediazione di Veblen, intensifica i legami con i geometri differenziali americani E. Kasner e J. de Cicco.

Di là dai destini individuali, la diaspora matematica ebraica dall’Italia fascista è caratterizzata da una cifra pe-culiare. Essa non è un mero insieme di esperienze indivi-duali di espatrio ma è la diaspora di un gruppo di ricerca, quasi nella sua interezza. Tutti gli esuli appartengono in-fatti alla Scuola Italiana di Geometria Algebrica, tutti loro sono legati da forti relazioni culturali con l’Università di Torino che li ha visti studenti e/o professori per lungo tem-po e tutti condividono la volontà di promuovere nelle loro nazioni ospite il meglio delle tradizioni di studio torinesi (non solo quella di Segre, ma anche quella logico-fonda-zionale di Peano). Ciò darà luogo a interessanti scenari di circolazione del sapere matematico fra centro e periferie, a casi di appropriazione e a episodi di ibridismo culturale di un certo interesse e successo. Così ad esempio, grazie ai contatti con Kasner, Terracini inaugura a Tucumán nel 1941 una nuova linea di ricerca su un particolare tipo di equazioni differenziali ordinarie del terz’ordine e i loro sistemi di linee integrali, che chiama equazioni e sistemi (F) e (G)31. Analogamente, nei contributi di Fubini sulle congruenze W32 convergono due distinte linee di indagine: quella torinese avviata da Fubini e E. Čech negli anni Venti e quella americana (i lavori di E.P. Lane, E.J. Wilczynski, H. Jonas). L’emblema per eccellenza di queste intersezioni, di questi ‘innesti’, è però costituito dal volume di Segre

The non-singular cubic surfaces. A new method of investi-gation with special reference to questions of reality, apparso

a Oxford nel 1942, per i tipi di Clarendon. “It is a direct product of war circumstances”33 – scrive H. F. Baker – e in effetti è un volume in cui si coniugano per la prima volta

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34 Evolución de las ciencias en la

República Argentina: 1923-1972,

t. I, Matematica, Buenos Aires, So-ciedad Cientifica Argentina, 1979, p. 201.

35 I quaderni manoscritti dei cor-si tenuti da Terracini fra il 1919 e il 1959 sono custoditi nella Biblioteca Speciale di Matematica ‘G. Peano’ di Torino, Fondo Terracini. Le le-zioni di Metodología costituiscono i quaderni nn. 19 e 20.

36 Cfr. per es. alessaNdro terra

-CiNi, Metodología, 1940, quaderno

n. 19, cc. 5-9.

37 Cfr. per es. alessaNdro terra

-CiNi, Metodología, 1940, quaderno

n. 19, cc. 9-15.

38 erika luCiaNo, Scienza in

esi-lio. Gustavo Colonnetti e i campi universitari in Svizzera (1943-1945),

Pristem/Storia. Note di Matemati-ca, Storia, Cultura 41-42, Milano, Egea, 2017, pp. 87-94.

39 Il manoscritto di queste confe-renze è custodito a Torino, nella Bi-blioteca Speciale di Matematica ‘G. Peano’ Fondo Fano, Appunti vari, cc. 53-62.

40 alessaNdro terraCiNi, Origines

de algunos conceptos geometricos,

“Pu-blicaciones del Instituto de Matemati-ca, Univ. Nacional del Litoral”, III, 6, 1941, pp. 158-199; bePPo leVi, Cor-rería en la Logica matematica, “Revista

de matematicas y fisica teorica, Univ. Nacional de Tucumán”, 3, 1942, pp. 13-78.

41 aNGelo GuerraGGio, Pietro Nastasi, Matematici da epurare,

Mi-lano, Egea, 2018.

i migliori risultati della tradizione italiana con l’indirizzo combinatorio di L.J. Mordell e J.A. Todd.

L’identità della Scuola italiana di Geometria algebrica, come è noto, non si definisce solo in rapporto alla ricerca, ma anche in relazione alla metodologia, all’epistemologia e all’insegnamento della matematica. Da questo punto di vista l’impegno degli esuli è particolarmente intenso, so-prattutto da parte di Levi e Terracini, tant’è che il loro arri-vo sarà unanimemente salutato come il “punto di partenza di un nuovo periodo nell’evoluzione degli studi matema-tici nel nord-est argentino”34. Oltre a illustrare temi mai affrontati prima quali la teoria dei gruppi e le algebre di Lie, Levi e Terracini contribuiscono con i loro corsi alla diffusione, in contesti nuovi, della visione e degli assun-ti didatassun-tici propri dei geometri italiani. Sotto questo pro-filo, spicca il corso di Metodología tenuto da Terracini a Tucumán nell’a.a. 1939-4035. Qui da un lato Terracini ri-prende, spesso testualmente, i contenuti delle lezioni tenu-te dal suo maestro Corrado Segre alla Scuola di Magistenu-te- Magiste-ro36. D’altra parte, mostrando di far tesoro del magistero di Peano, che era stato suo docente negli anni universitari (1907-11) e poi collega dal 1924 al 1932, Terracini espo-ne il sistema assiomatico per l’aritmetica sulla scorta del

Formulaire de mathématiques, accenna ad alcune questioni

meta-matematiche (coerenza e indipendenza), e avvia per-sino i suoi studenti alla lettura del linguaggio ideografico37. Emblematiche dello stile didattico torinese sono pure le

Lezioni di geometria descrittiva e analitica che Fano tenne

agli studenti del Campo di Internamento Universitario di Losanna e quelle di Matematiche speciali svolte da Colom-bo nel campo di Huttwill38.

Alla promozione dei contributi delle Scuole di Segre e di Peano sono infine dedicate numerose conferenze, se-minari, trasmissioni radiofoniche e interventi per il grande pubblico. Particolarmente suggestive quelle di Fano al Cer-cle Mathématique di Losanna, intitolate Quelques aperçus

sur le développement de la Géométrie algébrique en Italie pendant le dernier siècle (4 e 11 Maggio 1942) nelle quali

Fano celebra il glorioso Risorgimento geometrico italiano da Cremona a Segre39. Ugualmente, anzi forse persino più interessanti nella prospettiva epistemologica e fondaziona-le, sono i seminari sull’origine dei concetti geometrici di Terracini, tenuti all’Universidad du Litoral e le Correrías en

la Logica matematica, sviluppate da Levi a Tucumán

nell’e-state del 194140.

Le leggi razziali sono abrogate dal governo alleato nel 194441. Tutti i matematici che abbiamo citato, ad eccezio-ne di Beppo Levi e di Fubini, scomparso a New York eccezio-nel 1943, decidono di rientrare. I primi a farlo sono Fano e

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42 alessaNdro terraCiNi, Ricordi

di un matematico, un sessantennio di vita universitaria, Roma,

Cremone-se, 1968, p. 151.

43 Archivio Museo di Fisica, Roma, Fondo Persico: E. Persico a A. Terra-cini, 7.8.1946.

Colombo nel maggio del 1945, l’ultimo è Terracini, nel feb-braio del 1948. Tutti loro sono confortati dalla coscienza “di avere compiuto abbastanza bene il dovere di professo-re, e di avere così contribuito a una favorevole valutazione del lavoro compiuto dagli italiani”42, ma al contempo de-lusi per “la sbalorditiva amnistia che ha rimesso in circo-lazione delinquenti comuni e politici, tra cui rastrellatori e torturatori, eccetto quelli le cui torture erano particolar-mente efferate”43.

Osservazioni conclusive

Le esperienze di esilio di Mortara, Fano, Fubini, Segre, Terracini, Levi e Colombo sono alcuni, pochi, episodi di lieto fine all’interno di una tragica storia collettiva di perse-cuzione e di esodo. Per i più, partire e restare furono scelte obbligate, dettate sì da motivazioni culturali e ideali, ma anche da fattori contingenti e materiali.

Analizzare i percorsi e i destini individuali degli esuli ha però permesso di identificare vari tratti distintivi globali dell’emigrazione matematica ebraica dall’Italia fascista, per molti versi differente rispetto a quella dal Terzo Reich, e ha condotto a valutare in termini più precisi l’impatto che la legislazione razziale ebbe sul tessuto scientifico-culturale italiano e su quello delle nazioni ospite.

In particolare, sono emersi nuovi elementi per definire le dinamiche di diffusione all’estero di alcune tradizioni di pensiero squisitamente italiane quali la geometria algebrica e, in termini minori, la logica matematica peaniana.

La rete di interazioni venuta a crearsi fra comunità ma-tematiche (o Scuole) nazionali, costrette alla diaspora per motivi politici e/o razziali è risultata un fattore tutt’altro che trascurabile nella costruzione di nuove linee di ricerca e di nuove architetture di collaborazione.

Conseguentemente, un nuovo capitolo nella storia del-la circodel-lazione sovranazionale del sapere matematico può essere scritto.

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